martedì 20 novembre 2012


SPINELLI, MA IL DOSSIER SU FINI E DE BENEDETTI, SILVIO L’HA VISTO?SEQUESTRO-LAMPO PER IL RAGIONIERE DI BERLUSCONI: VOLEVANO 35 MILIONI PER DOCUMENTI SUL LODO MONDADORI.  IL FATTO DENUNCIATO CON 24 ORE DI RITARDO: 6 ARRESTI. GIALLO SU 8 MLN DI EURO DI RISCATTO


«Dissi a Berlusconi che il filmato con Fini e i magistrati era autentico e che queste persone erano disposte a cederlo in cambio di una grossa somma di denaro, 35 milioni, il 6% di 560 milioni di euro la cifra che la Fininvest era stata condannata a pagare».  Ecco chi è Spinelli, il "bancomat" delle "olgettine". Giuseppe Spinelli viene sentito dalla polizia giudiziaria il 17 ottobre e srotola un verbale di sei pagine che fa acqua da tutte le parti, per la dinamica dei fatti e per il contenuto del misterioso dossier anti De Benedetti. Un verbale, e una storia, che racconta l’ennesimo ricatto estorsione con relativa offerta di materiale esplosivo di cui è costellata la vita dell’ex premier negli ultimi anni. I dossier di Lavitola su Fini, il giro di donne di Tarantini, le pen drive e le intercettazioni rubate sul caso Unipol offerte sotto l’albero di Natale dall’imprenditore Fabrizio Favata: tutte vicende per cui sono in corso processi e indagini e dove il Cavaliere in un modo o nell’altro è sempre parte offesa. Bersaglio di faccendieri senza scrupoli e di appetiti illegali. Un uomo costantemente sotto ricatto. Questo volta tocca al fedelissimo Spinaus, come lo chiamavano Nicole Minetti e le altre olgettine, inesauribile bancomat di vizi, molti, e virtù (meno). Il dossier di turno riguarda il nemico storico del Cavaliere, l’ingegner Carlo De Benedetti. E sfiora un altro assillo del Cav, Gianfranco Fini. Racconta Spinelli che il Capo della banda «mi ha fatto vedere un foglio A4 un po’ ingiallito e sgualcito su cui c’era scritto in alto Lodo Mondadori, De Benedetti, l’indicazione di due avvocati di cui una donna, i nominativi dei magistrati di primo grado, il dottor Forno, questo nome lo ricordo bene, secondo grado, c’era il nome di un presidente e di un giudice a latere ma non ricordo i nomi dei magistrati indicati». Nello stesso foglio, una sorta di indice che rinvia a un materiale più corposo, è scritto anche «di una cena di Fini con i magistrati e i nominativi». Il testo del foglio A4 - l’unica cosa realmente vista dal ragioniere - finisce qua. «Mentre leggevo - racconta ancora Spinelli - il terzo uomo mi dice a voce che nel corso di questa cena Fini avrebbe parlato ai magistrati pregandolo di aiutarlo a mettere in difficoltà Berlusconi e che per questo (Fini, ndr) gli sarebbe stato grato tutta la vita». Mentre parla, il Capo della banda «estrae dalla tasca e appoggia sulla testata del divano una chiavetta e un Dvd dicendomi che in quei supporti informatici c’erano sette ore e 41 minuti di registrazione di cose che avrebbero danneggiato De Benedetti sempre in relazione alla vicenda del Lodo Mondadori». Il verbale prosegue con l’esilarante racconto di come la banda e il ragionieri non siano riusciti in alcun modo a visionare né la pen drive nè il dvd. A casa Spinelli non esistono computer o altro in grado di leggere quel materiale. Gli albanesi riescono, notte tempo, e mentre fanno riposare i coniugi nella loro camera da letto «rimboccando loro la coperta (sic), ad accendere il computer della figlia. Tutto inutile. Il dossier è lì con tutto il suo carico di prova dal valore di 35 milioni ma nessuno riesce a vederlo. Almeno così sembra. Ma la verità potrebbe essere diversa. Spinelli racconta che Berlusconi e Ghedini «si mettono a ridere per quella frase riportata e cioè che Fini avrebbe dichiarato che sarebbe stato grato a vita se i magistrati lo avessero aiutato». Dicono che «non è nello stile di Fini» e che dunque tutta sta roba «poteva essere un falso». Spinelli riferisce ai sequestratori che «l’operazione si può fare ma prima bisogna vedere le carte». Vedere cammello, la prima regola di ogni commercio. «Mi spesi molto con il Cavaliere dicendo che si doveva fidare di me, che quello che avevo visto (ma in realtà Spinelli non ha mai visto nulla, ndr) era valido e che conveniva pagare. Per questo mi convocò ad Arcore e lui avrebbe rinviato i suoi impegni». Fin qui lo stentato verbale di Spinelli. Il punto è che il ragioniere va ad Arcore la mattina del 16. A mani vuote, però. Almeno così risulta. È vero anche che Berlusconi annulla per quel giorno e quello a seguire tutti i suoi impegni. Che per 24 ore Spinelli sparisce in località segreta con la scorta del Cavaliere. Che la denuncia del sequestro arriva 36 ore dopo i fatti. E che nelle cassette di sicurezza della banda compaiono 8 milioni di euro. C’è parecchio da scoprire, ancora.                                                                                  d.c.r.m.p.s.
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lunedì 19 novembre 2012


SEQUESTRO-LAMPO PER SPINELLI, CASSIERE DI SILVIO E' GIALLO, PERCHÉ LA DENUNCIA DOPO 48 ORE?

Non torna nulla in questa storia il cui canovaccio supera di gran lunga ogni immaginazione anche più fervida. E che vede in scena addirittura il sequestro lampo del Ragiunatt (ragioniere in dialetto milanese), quel Giuseppe Spinelli, collaboratore di fiducia di Silvio Berlusconi, al centro dei processi Ruby e che tuttora stipendia le ragazze a vario titolo ospiti delle serate eleganti ad Arcore. Ecco chi è Spinelli, il "bancomat" delle "olgettine". Berlusconi in trappola tra Ruby e Nicole. E il ragionier Spinelli paga...La notizia irrompe di prima mattina, è il caso di segnalare, all'inizio di una settimana decisiva per il futuro del Pdl. Sei persone, tre italiane e tre albanesi, sono state arrestate con l'accusa di sequestro di persona a scopo estorsione in danno di Spinelli e di Silvio Berlusconi. La sera del 15 ottobre, intorno alle 22, mentre Spinelli tornava a casa, a Bresso, hanno fatto irruzione armati con due pistole nell'appartamento dove il ragioniere vive con la moglie. Li hanno immobilizzati, "con modi rudi", spiega Alessandro Giuliano capo della squadra mobile di Milano, e hanno proposto un patto tanto incredibile quanto scellerato: la richiesta di 35 milioni di euro in cambio di un dossier in possesso della banda in base al quale Berlusconi potrebbe ribaltare il verdetto in sede civile, di cui si attende a settimane il giudizio della Cassazione, che lo ha già condannato in primo e secondo grado a risarcire oltre 560 milioni di euro alla CIR di Carlo De Benedetti per il Lodo Mondadori. "Non abbiamo ancora trovato il dossier e non ci risulta essere stata pagata alcuna cifra" precisa Giuliano in conferenza stampa con il vice questore Marco Ciacci, responsabile della polizia giudiziaria presso la procura di Milano. Le indagini sono in corso e in queste ore gli investigatori stanno eseguendo decine di perquisizioni.I fatti, prima di tutto. Con due premesse fondamentali: gli unici testimoni al momento sono le due vittime le cui dichiarazioni, in questo mese di indagini, sono state riscontrate da verifiche sulla rete cellulare e immagini tratte da telecamere; passano 48 ore dai fatti alla denuncia degli avvocati di Berlusconi in procura. La sera del 15 ottobre, intorno alle 22, Spinelli torna a casa. Sul pianerottolo viene aggredito da tre persone a colto coperto e armate di due pistole. Lo costringono ad entrare in casa dove c'è la moglie di Spinelli. Le prime ore sono molto convulse. Mai, però, si spiega, viene usata violenza. La banda, che intorno alle due di notte viene raggiunta dal capo, Francesco Leone, nome noto agli archivi come "inventore" specializzato nei sequestri lampo. La richiesta - per come è stata ricostruita sinora la faccenda - è di contattare Berlusconi per spiegare l'esistenza del dossier e la relativa richiesta economica. Il dossier, va precisato, andrebbe a favore del Cavaliere. Spinelli spiega ai sequestratori che fino alla mattina dopo non può contattare il Cavaliere. La notte trascorre tranquilla, i sequestratori mangiano e riposano, in attesa della mattina. Solo alle nove del mattino del 16 ottobre Spinelli contatta Berlusconi e, alla presenza dei banditi, illustra l'esistenza del dossier. L'ex premier, si spiega in questura, "riceve la richiesta e quasi sicuramente capisce che Spinelli è sotto minaccia".Primo mistero: dopo la telefonata, i quattro lasciano l'abitazione di Spinelli e restano d'accordo di risentirsi. Il contabile del Cavaliere a quel punto lascia la sua abitazione di Bresso dove farà ritorno solo nel pomeriggio del 17 quando riceve una seconda telefonata della banda. Solo dopo quella telefonata Spinelli, tramite i legali, fa la prima segnalazione in questura. Segnalazione che sarà formalizzata il giorno dopo, il 18, dai legali dell'ex premier. Da quel momento scattano le indagini. Che portano agli arresti di oggi. il capo della banda è Francesco Leone, "inventore" in Italia dei sequestri lampo. Suoi stretti collaboratori sono Alessio Mayer, precedenti per traffico di auto rubate, e Pierluigi Tranquilli. I tre albanesi sarebbero il bracco operativo. Le indagini sono in corso. Spinelli afferma di aver visto il dossier che però non è stato ancora trovato. Ma non aggiunge altro. Così come afferma che "mai c'è stato passaggio di denaro". E allora, è la prima domanda, perché attendere così tanto la denuncia? E poi, cosa è successo in quelle 24 ore trascorse tra la telefonata a Berlusconi il 16 mattina e la seconda ricevuta da Spinelli il 17? E dove è stato Spinelli in quelle 24 ore? Le indagini sono affidate alla direzione distrettuale antimafia e coordinate dall'aggiunto Ilda Boccassini. L'ex premier è stato sentito come teste.Nonostante la professionalità, sono le facce stese degli investigatori che mostrano perplessità e incredulità. Non torna nulla in questa storia. Che definire un giallo è sin troppo poco.SEI ARRESTI,IL CAPOBANDA TRADITO DALLE SCARPE DEL MILAN- A permettere agli investigatori della Squadra Mobile di Milano di individuare (e poi arrestare) i presunti autori del misterioso sequestro lampo del «contabile» di Silvio Berlusconi, Giuseppe Spinelli, sono stati un'impronta del presunto capobanda Francesco Leone lasciata nella casa sequestrati e delle vistose scarpe da ginnastica rosse con i lacci neri che l'ex collaboratore di giustizia barese, tifoso milanista, indossava durante il sequestro. Gli agenti le hanno ritrovate questa mattina nel corso della perquisizione nella sua abitazione di Paliano (Frosinone), al termine di un lungo lavoro di osservazione e pedinamento che tra l'altro li aveva portati a seguire Leone anche allo stadio Meazza di Milano dove il 51enne si era recato il pomeriggio dell'11 novembre scorso per assistere a Milan-Fiorentina. Dato che i sequestratori indossavano i passamontagna, le scarpe erano l'unico elemento che aveva attirato l'attenzione del ragioniere e di sua moglie, che le avevano descritte agli investigatori. Decisivi sono stati anche gli accertamenti sulle sim intestate a nomi di fantasia utilizzate dai membri della banda e i filmati delle telecamere di sicurezza nei pressi di casa Spinelli, dai quali gli investigatori sono riusciti a risalire alla targa di un'auto. Ad Alessio Maier, per esempio, i poliziotti sono risaliti grazie allo studio del traffico di sms che inviava con una sim intestata ad un cittadino straniero a Leone che si trovava nella abitazione di Spinelli. Per quanto riguarda i tre pregiudicati albanesi arrestati per il sequestro, Marjus Anuta (residente a Follonica, nel grossetano) e i fratelli Laurenc e Ilirjan Tanko, residenti nel trevigiano, sono stati tutti arrestati a Rovato (Brescia) presso le abitazioni dove vivono le sorelle dei Tanko.
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domenica 18 novembre 2012


UNA STRADA LUNGA UN SECOLO


È un racconto. È il respiro di una memoria, la sua, di Francesco De Gregori, in un disco già in circolazione, Sulla strada, nove canzoni che fluiscono suggestive e irrompono a passo marziale. «È il Novecento, ci sono piantato dentro, sono nato a metà del secolo (nel ‘51)». Una narrazione che usa molti materiali espressivi per un tempo che «ci ha portato la guerra dentro casa e ci ha coccolato con l’arte, la musica, le comodità, il progresso. Un secolo contraddittorio, al quale sarò sempre affezionato: ho vissuto gli anni sessanta, quelli che passavano a cento all’ora, poi i settanta, cupi, pesanti. I nostri genitori hanno conosciuto il fascismo, i nostri figli la leggerezza degli ultimi decenni. Ognuno alimentato da un carburante culturale diverso. Ma sono anni che resteranno». Per Eric Hobsbawm fu un «secolo breve»: lo bloccò dentro due date, l’inizio della Grande Guerra e la caduta del muro. Nel mezzo «un fallimento dei programmi vecchi e nuovi per gestire e migliorare la condizione del genere umano». Profetico (oggi) dove allora sembrava partigiano e marxista. Questo lo storico, che deve tracciare una riga, e concludere. L’autore di canzoni si ferma prima della riga: spesso a De Gregori viene chiesta una supplenza: «Parlaci di politica, cosa ne pensi, cosa faresti», o peggio ancora: parliamo dei politici. «Mi annoiano. Non corro ad accendere la televisione per ascoltarli a ogni ora, ogni trasmissione, rimpallarsi responsabilità. Ma non è un disimpegno: non gonfio certo le truppe dell’ antipolitica. E tutti sanno da che parte sto». Per questo i suoi occhi sono fondamentali, la sua testimonianza da ascoltare, a volte più diffidente che ammirata, altre volte più dolce che storica. Il punto di vista - «sereno» - è quello del protagonista di una canzone di un giovane e sfortunato diamante del secolo breve, «quel verso di Otis Redding in Sittin’ on the dock of the bay: seduto sulla banchina di un molo a passare e sprecare il tempo». Un personaggio già emerso in Calypsos, nella magnifica canzone In onda, e che traghetta dentro questo disco ispirato e importante. La prima canzone è quella che intitola tutto il lavoro, Sulla strada, affiorata dall’omonimo libro di Jack Kerouac che De Gregori ha letto «a sessant’anni, e sono contento di averlo fatto ora, ho potuto soffermarmi su altre cose, al di là dell’ impudenza giovanile». È una canzone promettente e forse fasulla e sicuramente spavalda come un viaggio senza arrivo, «non si vede granché / ma dev’ essere strada». La misura e la velocità del disco sono indicate in Passo d’uomo, «altro passo non conosco / altra parola non sono». Una cometa di inizio Novecento attraversa la Belle époque, una camminata nel disordine d’inizio secolo, per strade che brindano alla nostalgia, così distratte da non accorgersi di covare i tempi dell’odio. Uno dei simboli di quegli anni era il Titanic (dipinto nei quadri, fotografato, salutato dal molo), che De Gregori trent’anni fa elevò a simbolo «del fallimento di un’idea ottusa di progresso, di una modernità che non può essere sacra. La rete - oggi - può dare molto ma non può essere il totem della civiltà. Ha toccato le nostre vite, ha stravolto il mio lavoro, ma se il mercato discografico si è arreso di fronte a questa invasione di musica è solo perché non ha saputo reinventarsi. Le novità obbligano a cambiare, a ripensare, a trasformare, a maneggiare con il proprio talento tutte le possibilità. Faremo più concerti e meno dischi: non è per forza negativo. In generale, c’è troppa musica intorno, a tutte le ore, c’è una distrazione continua: non scegliamo più cosa ascoltare, ma siamo scelti come ascoltatori di ciò che altri vogliono. Non è una preoccupazione ma solo un dato di fatto». Belle époque, ancora: il sergente che si perde nel freddo e nei bordelli è il poeta Dino Campana. I genitori - afflitti dalle sue stranezze - pensarono d’inquadrarlo dentro un’accademia militare. «Come sempre, Dino fuggì». La canzone è cruda come una vita perduta, incompresa, dentro e fuori dai manicomi, «un dolore che l’elettroshock ha portato fin dentro l’anima e le ossa di Campana»: è la barbara elettricità che illumina la Belle époque, il trapasso di due secoli, ed è «un omaggio a un poeta spiantato, al suo pellegrinaggio, alla sua tomba bombardata, come il suo ricordo e la sua opera volutamente dimenticata, combattuta dai coetanei (Giovanni Papini che lo tenne a distanza, e Ardengo Soffici, che ne perse - o nascose - il manoscritto dei Canti Orfici)». Come e più ancora di Pasolini, altro irregolare cantato da De Gregori ma più capace di manifestarsi nelle sue doti, Campana è «una figura disallineata rispetto al suo panorama, al suo sfondo». Cammina al ritmo rebetiko, l’intellettuale: ci sono nel disco molti generi che si contaminano. «Ho assimilato tutto, da ragazzo mi sono nutrito di musica anglosassone, Dylan e i Beatles, e anche caraibica... al Folkstudio ho conosciuto Caterina Bueno (sue erano «le spalle da uccellino» di Caterina) e Giovanna Marini, e mi sono innamorato della musica popolare italiana, quelle strofe storiche, significative che paiono disadorne e poi d’improvviso prendono fuoco, esplodono». Eccola, quella semplice potenza: è nel ritornello di La guerra, vista accanto a sentimenti disperati del soldatino, che lascia sola a casa una moglie «disarmata», che ripensa «al suo rancio disgraziato», che non può mai vincerla, la guerra, perché la violenza vuole qualcosa in cambio (la perdita della pietà), anche quando è legittima. La guerra è una rapina. Il Novecento, ripete De Gregori, «ce l’ha portata nelle stanze». La canzone è una marcia ad orologeria, un meccanismo emozionante e perfetto. Poi nel disco arriva Omero. «Proprio lui, cieco, immenso. Pensavo a questo raduno musicale, festoso, una specie di sagra e allora ho ricordato il Cantagiro, anche questo è un impulso del mio vissuto: lo guardavo in televisione, Morandi, Caterina Caselli...». E Omero: «Volevo che salisse sul palco un cantante qualsiasi con quel curioso soprannome. Poi suonando la canzone, ascoltandola...mi è parso bello che per miracolo apparisse veramente Omero e cantasse l’Odissea, commuovendo il pubblico». Omero al Cantagiro è «la rivendicazione del ruolo di una canzone, del turbamento che sa provocare», in qualunque forma, colta, popolare, ricercata o semplice. È anche un prodigio di creatività, un dono che ancora fortunatamente tormenta De Gregori, dopo tanta musica. «Succede, nemmeno io so come e perché. Chissà: sento un ritmo, provo tre note, rammento l’impressione di un libro. Poi accade». Verso la fine c’ è una presa di distanza, guarda che non sono io. Dieci anni fa, con sempre e per sempre De Gregori marcò la sua presenza - privata - e la sua rintracciabilità, «dalla stessa parte / mi troverai». Adesso racconta la sua separazione pubblica. «Non sono io / quello che ti spiega il mondo». Percepisce lo sgomento dell’ ammiratore. E rassicura: «È l’altra faccia della stessa medaglia. Ho un patto d’ amore con gli altri. Ed è onesto essere sinceri: mi riconoscono per una canzone, non per quello che sono. Divento un loro sentimento, una loro immagine, mi fermano mentre rincaso con le buste della spesa in mano e mi dicono: ho chiamato mia figlia Alice, in suo onore. E posso solo rispondere: credi di conoscermi / ma guarda che non sono io». Lui è sul molo, che batte il tempo con il piede: questo è il punto di osservazione. È una bella dichiarazione di privilegio. Alcune canzoni arrivano immediate, altre vogliono un ripasso. Sono scritte con superbia stilistica, e straordinaria ricchezza, esattamente limate, punteggiate di immagini affascinanti. Sul molo, appunto, ma con le spalle al mare. De Gregori guarda piccoli o grandi corsi d’acqua risalire l’enorme montagna, le espressioni preferiscono la complessità del falso piano. Vorrebbe un compagno accanto, con cui passare il tempo e ricordare il suo secolo infinito. «Vorrei ci fosse Fellini. L’artista autentico, puro, che sapeva raccontare se stesso e allacciarsi al suo tempo e al suo mondo, e renderlo, rappresentarlo con tenerezza e ferocia, raccontarlo con soavità e senza sconti».       

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sabato 17 novembre 2012


CANCELLIERI FISCHIATA DAGLI STUDENTI CARABINIERI: FUMOGENI DA STRADA

Il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, è stata contestata poco fa dagli studenti, al Palazzetto dello Sport di Rimini, dove è in corso la Giornata della Legalità. Fischi, urla, proprio quando il ministro cominciava a parlare spiegando quello che il Governo intende fare per chiarire quanto avvenuto durante gli scontri, nella massima trasparenza, e dalle ultime file del palazzetto è comparso lo striscione 'stop violenze Polizia, identificativi sulle divise'. Alle contestazioni la Cancellieri ha reagito chiedendo agli studenti: «Sapete cos'è il fascismo, cosa sono le forme di squadrismo?». La situazione è poi tornata alla normalità e i giovani hanno continuato a tenere aperto lo striscione. All'incontro di Rimini nel palazzetto sono presenti circa 2mila studenti. Sul palco del palazzetto dello sport è poi salita una ragazza di un collettivo studentesco che ha tenuto un appassionato intervento: «Noi siamo qui perchè per noi è inaccettabile che il ministro Cancellieri che ha ordinato di manganellare gli studenti oggi sia qui a parlarci di democrazia» ha detto, «Chiediamo numeri identificativi per gli agenti affinchè non rimangano impuniti; l'Italia è uno dei pochi paesi europei che non hanno sulle divise i numeri identificativi degli agenti». Cancellieri è infine tornata sull'episodio dei lacrimogeni forse lanciati dal Ministero della Giustizia a Roma: «Sul caso ci sono due inchieste: una tecnica del ministro Severino,l'altra nostra che riguarda l'identificazione delle persone che appaiono particolarmente violente. Ci vuole del tempo per concludere, in ogni caso io vorrei dare dei segnali per quelli che hanno mostrato capacità di tenuta». Intanto, i carabinieri del Racis nella relazione sui lacrimogeni al ministero della Giustizia affermano: «La gittata degli artifizi è dell'ordine di 100-150 metri, coincidente con il posizionamento delle Forze di polizia all'altezza di Ponte Garibaldi, come osservabile dal video acquisito». «È di tutta evidenza che la traiettoria ondeggiante può essere prodotta solo in fase di ricaduta e non in fase ascendente». È un passaggio della relazione dei carabinieri del Racis sul lancio di lacrimogeni al ministero della Giustizia.           
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venerdì 16 novembre 2012


DARIO FO: «BRAVO GRILLO, RENZI NO, MEGLIO BERSANI»

«Io governatore della Lombardia? Una boutade. Ma conosco Grillo da vent'anni e guardandomi intorno preferisco lui agli altri. Non ha difetti, vedo solo pregi. Ha coraggio, si informa, non parla a vuoto. Siamo fortunati ad avere Grillo il tirchione». Lo dice Dario Fo alla 'Zanzara' su Radio 24. Sul Pd esclama: «Renzi? Il toscano non lo sopporto, è un 'ciancione' pieno di sé. Il ciancione è un personaggio della commedia dell' arte, un parolaio che parla con troppe certezze, mai un dubbio. E non è di sinistra, con quel finanziere Serra fanno proprio una bella coppia». Il premio Nobel insiste: «Non mi ricorda Berlusconi che era troppo banale, invece questo è intelligente, sa quello che dice, ma è un liberaloide molto ambiguo. Se andassero al ballottaggio voterei per Bersani, che ha tanti difetti ma è più umano mentre Renzi lo sento artificiale». Quanto all'editto anti -tv del leader del movimento 5 Stelle, «Grillo fa bene a vietare i talk show ai suoi ragazzini. In tre battute se li mangiano vivi, non hanno esperienza e furbizia. Il punto G? Ce l'abbiamo anche noi maschi, non era una cosa contro le donne». E Di Pietro? «Quello che è successo è tutta colpa sua - continua il premio Nobel - non ne ha azzeccato uno di candidato, è come uno che va raccogliere i frutti e si accorge dopo averli comprati che sono tutti marci. Gli dici di fare attenzione, lui dice di sì, ma sbaglia ancora. Ma fai un'inchiesta, sei un ex poliziotto! Lui la fa, ma sbaglia ancora prendendo un altro bandito...».              
                                                                   
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giovedì 15 novembre 2012


SPECIALE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRALE PRIME CINQUEMILA FIRMEGRILLO: «FIDUCIA A SALSI E FAVIA?  POCHE DECINE DI PERSONE»

La polemica del «punto G» sollevata da Beppe Grillo contro Federica Salsi, la consigliera comunale del Movimento 5 stelle a Bologna colpevole di aver partecipato come ospite a Ballarò, non era all'ordine del giorno. Ma anche se dopo la sua apparizione a Ballarò non ha più la fiducia di Beppe Grillo, Federica Salsi, la consigliera comunale bolognese del Movimento 5 Stelle che il comico genovese aveva attaccato, ha quella dei militanti bolognesi. È stata infatti, per lei, un successo l'assemblea periodica con la quale i consiglieri del M5s rendono conto ai loro elettori.Così, nel giorno in cui i deputati dell'Assemblea regionale siciliana decidono di restituire i rimborsi elettorali, chi a Bologna si attendeva un processo alla Salsi, ha dovuto prendere atto del sostegno che, nonostante le parole di Grillo, gode ancora fra i militanti. L'assemblea, alla fine, non si è chiusa con una votazione, ma il clima, gli applausi e il fatto che i critici siano stati pochi ed isolati hanno segnato un indiscutibile apprezzamento per Federica Salsi. «Ritengo importante - ha detto - far conoscere la collegialità del nostro movimento. Da un lato c'è Beppe che è il megafono e dà la sveglia, dall'altro ci siamo noi che lavoriamo nelle istituzioni. Il movimento è uno e spero che vada avanti unito anche con opinioni diverse e ritengo sia doveroso avere un confronto anche su opinioni diverse». Ma l'assemblea è stata anche un sostanziale  ricompattamento del gruppo, dopo che gli altri due consiglieri, Massimo Bugani e Marco Piazza, la avevano lasciata da sola in consiglio comunale. I militanti, in compenso, hanno ricoperto di urla ('vergogna, vergogna'), i giornalisti presenti, accusati di raccontare solo i dissidi interni al movimento. L'altro 'ribelle' bolognese, il consigliere regionale Giovanni Favia, non c'era, impegnato nell'assemblea semestrale per il rinnovo della fiducia a Ferrara. Ma dopo la vicenda del fuorionda con rispettiva denuncia di mancanza di democrazia dentro il movimento, che ha scatenato le ire di Grillo, ha lanciato una nuova iniziativa destinata a far  discutere: ha infatti chiesto ai militanti, via Facebook, cosa ne pensassero del fatto di aver chiesto una 'sponda parlamentare', al deputato Idv Barbato.Non si è fatta attendere la replica del leader del Movimento 5 Stelle: «I leader del M5S non li decide la stampa. Anzi, i «pennivendoli» ai quali Beppe Grillo conferma la 'presa' sul Movimento spiegando che, nonostante le voci fuori dal coro che hanno tanta presa sui media, questo sembra essere lo spirito del post di oggi, 5 Stelle non è il mitico «asilo Mariuccia». «I giornalisti insistono con la fiducia a questo o a quell'altro esponente del M5S data con l'applausometro o con il voto per alzata di mano di poche decine di persone la cui l'iscrizione al M5S non viene certificata formalmente», mette i puntini sugli i. «I ragazzi del M5S - ricorda ancora Grillo - da sempre si riuniscono per discutere con i loro portavoce, ma la fiducia va gestita in modo formale». «Non siamo all'asilo Mariuccia, cari pennivendoli», è il nuovo ruvido appunto di Grillo ai media che riporta un articolo dello 'statuto' M5S: «R come Remissione del mandato: il consigliere, il sindaco o il parlamentare non ha alcun obbligo di rimettere il mandato  periodicamente (ad esempio ogni sei mesi). Nel caso questo avvenisse deve essere preceduto da un'informazione pubblica e dettagliata del suo operato sul portale del M5S con una votazione estesa a tutti gli iscritti del Comune e della Regione di rifermento, o dell'intero corpo elettorale in caso del Parlamento».Anche ieri, Grillo ha guardato con grande attenzione all'esito  dell'incontro bolognese, in una regione che ormai è un feudo elettorale del M5s, ma anche il luogo da dove sono partite le principali  polemiche interne. E intanto se l'è presa con il candidato alle primarie Bruno Tabacci, «un uomo così smaccatamente di destra, centro  destra, destra centro, in Parlamento per quattro legislature, non  poteva che diventare una risorsa per la sinistra. Tabacci è il badante politico di Pisapippa». Nel suo blog ha montato un filmato in cui  compaiono fotomontaggi del candidato alle primarie del  centrosinistra in immaqini della propaganda sovietica con  l'Internazionale come colonna sonora. E ha commentato anche gli scontri nelle varie manifestazioni, lanciando un appello ai poliziotti: «Togliti il casco e abbraccia chi protesta,  cammina al suo fianco».                                                                              m.d.c.r.p.s.d.
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mercoledì 14 novembre 2012


SCIOPERI E CORTEI/SCONTRI IN TUTTA ITALIA GUERRIGLIA URBANA, FERITI E DECINE DI FERMI TRE ARRESTI, 14 FERMATI. TENSIONE ANCHE A MILANO: DANNEGGIATE VETRINE BANCHE. A TORINO GRAVE UN POLIZIOTTO

Giornata di scioperi segnata da scontri di piazza in tutta Italia. A Roma e Torino i più violenti. Feriti agenti delle forze dell'ordine. Occupate sedi e binari, lancio di uova contro banche. La Cgil, che ha indotto lo sciopero generale di 4 ore, ha condannato "tutti gli episodi di violenza che si sono registrati oggi". A Torino tre poliziotti feriti dagli autonomi, occupato il Palazzo della Provincia. A Roma sassi e bombe carta dagli studenti contro le forze dell' ordine, cariche e lacrimogeni in risposta: schierati anche i blindati. Scontri studenti-polizia anche a Milano, dove sono state prese di mira le banche. A Padova tre agenti feriti da bombecarta. A Brescia tre giovani arrestati per avere incendiato copertoni, a Bologna blitz in una sede della Cisl. Ad Ancona e Firenze uova e vernice contro Bankitalia, a Napoli occupati i binari della stazione. A Genova bloccati il varco per l'accesso ai traghetti al porto e la sopraelevata. ROMA - Un fitto lancio di pietre e bottiglie ha preceduto gli scontri tra forze dell'ordine e il corteo degli studenti sul Lungotevere della capitale. I manifestanti prima di essere caricati si sono chiusi a "testuggine" con scudi di gommapiuma e caschi, poi il lancio di oggetti e la carica. Per disperdere il corteo lanciati anche lacrimogeni. Divelti molti piccoli cassonetti di ghisa usati contro le forze dell'ordine. Non si è fatta attendere la reazione. Le forze dell'ordine sono avanzate con alcuni blindati mentre i manifestanti arretravano verso la Sinagoga. I manifestanti sono stati contenuti dalle forze dell'ordine anche con i lacrimogeni che però sono stati rilanciati assieme a numerose bombe carta. Per disperdere il corteo degli studenti sono state usate anche delle jeep blindate che hanno tentato di aprire la testa del corteo e disperdere cosi' i manifestanti. Nel corteo erano presenti molte studentesse minorenni,le piùspaventate. Molte piangono. Ed è stata vera e propria guerriglia tra le auto. I manifestanti hanno cercato di ritirarsi tra le strade circostanti e lanciato di tutto: pali segnaletici, bombe carta e bottiglie. Molti gli automobilisti spaventati.Fischi e contestazioni da parte dello spezzone del corteo degli studenti universitari al passaggio davanti alla Sinagoga di Roma. Il Tempio Maggiore era presidiato da alcuni agenti delle forze dell'ordine. Le contestazioni, accompagnate da inequivocabili gesti, sono partite dalla testa dello spezzone partito dall'Università La Sapienza. Gli studenti sfilavano dietro lo striscione: "Siamo l'Europa ribelle. Non vi dobbiamo niente". L'intenzione dei manifestanti era confluire a piazza della Repubblica nel corteo dei Cobas, ma hanno affermato anche di essere intenzionati a raggiungere Montecitorio. "Siamo in 50.000", hanno detto gli studenti.Dopo gli scontri, almeno una cinquantina di manifestanti risultano bloccati dalle forze dell'ordine. A decine sono stati perquisiti sul ponte del controviale nel porto di Riva Grande, dove si sono concluse le scene di guerriglia. I manifestanti, che sono stati identificati e perquisiti uno ad uno prima di essere rilasciati, hanno accennato cori come "tutti liberi". Tra di loro diversi minorenni. Dietro di loro hanno lasciato auto con specchietti rotti, segnali stradali e cassonetti in ghisa divelti. E una strada piena di bottiglie, sassi e residui di petardi. Sempre a Roma, tensione tra forze dell'ordine e militanti di Blocco studentesco: i manifestanti volevano forzare un cordone di sicurezza a via Ripetta per arrivare a Palazzo Chigi. Dopo un lancio di sassi contro le forze dell'ordine c'è stata una carica di alleggerimento. I manifestanti di Blocco studentesco erano circa un centinaio e si erano radunati a Piazza del Popolo all'altezza di vai di Ripetta per tentare di raggiungere Palazzo Chigi. Ma hanno trovato un cordone delle forze dell'ordine a sbarrargli il passo. I manifestanti hanno risposto con un lancio di oggetti e sassi. Poi la carica di alleggerimento per disperderli.Tre arresti dopo gli scontri, due eseguiti dalla Digos e uno dai carabinieri. Tra questi un operaio di 39 anni arrestato dai militari sul Lungotevere dei Tebaldi: è accusato di resistenza a pubblico ufficiale. I fermati sono per ora 14. Oltre 140 sono stati identificati e 16 feriti tra le forze dell'ordine. Tra i feriti 10 poliziotti, 5 carabinieri e un funzionario di Polizia."Mi chiedo cosa altro deve accadere per indurre il Governo e le autorità di pubblica sicurezza a dare una vera regolamentazione alle manifestazioni nella Capitale d'Italia. Non si può continuare su questa strada che rischia di travolgere la vita della nostra città". Così il sindaco di Roma Gianni Alemanno commenta gli scontri, il blocco del traffico e le scene davanti al Sinagoga al passaggio del corteo degli studenti.TORINO - Un poliziotto è stato gravemente ferito dagli autonomi davanti alla sede della Provincia di corso Inghilterra a Torino. E' stato accerchiato da una ventina di giovani, armati di bastoni e mazze da baseball, che lo hanno colpito alla testa spaccandogli il casco e a un braccio. Il poliziotto è stato portato all'ospedale Mauriziano. Altri due poliziotti risultano feriti.Uova e fumogeni contro la sede dell'agenzia delle Entrate di Torino. Dopo il blitz alla sede del ministero dell'Economia e delle finanze, gli studenti si sono infatti spostati nei vicini uffici dell'agenzia delle Entrate, in corso Bolzano. Sulla facciata è comparsa la scritta, realizzata con spray rosso, "usurai strozzini".Un gruppo di oltre cento persone mascherate e armate di bastoni e fumogeni ha fatto irruzione al piano nobile di Palazzo Cisterna, sede della Provincia di Torino e ha distrutto alcuni arredi. Gli autonomi hanno occupato per diversi minuti i balconi che affacciano su via Maria Vittoria e hanno issato la bandiera No Tav al posto di quella europea. Hanno divelto un cancello e hanno portato via sedie e mobili, accatastandoli in strada. Alcuni autonomi, uno dei quali stava per dare fuoco alla bandiera italiana, sono stati fermati dalla polizia.Alcune decine di manifestanti sono entrate nel cantiere del grattacielo di Intesa Sanpaolo, compiendo atti di vandalismo: sono state rotte vetrate dei container, bagni chimici, tirate uova. Le forze dell'ordine hanno allontanato i manifestanti. La protesta è proseguita sulle strade attorno al cantiere, vicino alla stazione ferroviaria di Porta Susa, dove sono stati rovesciati alcuni cassonetti dei rifiuti. Molti manifestanti si sono poi diretti verso il Palazzo di Giustizia, presidiato da polizia e carabinieri.Due manifestanti sono stati fermati dalla polizia. Facevano parte del gruppo che hanno abbandonato il corteo organizzato dai Cobas per introdursi nel cantiere del grattacielo dell'istituto San Paolo.MILANO - Scontri con le forze dell'ordine, gravi problemi per il traffico a Milano per le manifestazioni di Cgil, studenti e lavoratori del San Raffaele. Nel corso del corteo degli studenti danneggiamenti a banche, una sede Enel e lancio di sassi, bottiglie e fumogeni nella stazione di Porta Genova dove ci sono stati momenti di caos coi passeggeri coinvolti negli scontri. Una decina gli agenti contusi. Nessun problema, invece, negli altri due cortei.Uno dei due tronconi del corteo degli studenti si è scontrato in due occasioni con un cordone di agenti in tenuta anti sommossa in corso Magenta, a due passi dalla rappresentanza del Parlamento europeo a Milano. I ragazzi hanno tentato di sfondare il cordone ma sono stati respinti entrambe le volte dalla polizia. I ragazzi, schierati in formazione a testuggine con scudi e caschi, hanno tentato due volte di sfondare il cordone di agenti che ha reagito caricandoli. Durante i due momenti di confronto dal corteo sono volati, in direzione delle forze dell'ordine, sassi, sampietrini, fumogeni e grossi petardi. Dopo il secondo tentativo di superare l'ostacolo che li frappone all'obiettivo, i ragazzi (principalmente dei collettivi universitari) sono indietreggiati, proseguendo il lancio di oggetti e petardi in direzione degli agenti.E poi ancora scontri dopo mezzogiorno tra studenti e forze dell'ordine, questa volta all'interno della stazione ferroviaria Porta Genova di Milano. I ragazzi, una volta entrati nella stazione, si sono scontrati con un cordone di carabinieri in tenuta antisommossa. Fitto il lancio di sampietrini, sassi, bottiglie di vetro e fumogeni contro le forze dell'ordine nell'androne della stazione.La protesta degli studenti contro le politiche di austerity si è rivolta anche contro le vetrine delle banche e in particolare contro quelle del Punto Enel di via Broletto, nel centro città. Qui, come nella filiale Unicredit poco prima, le vetrine vengono colpite e mandate parzialmente in frantumi, oltre a subire la consueta dose di vernice spray.Un ragazzo di 17 anni è stato aggredito a Milano dai manifestanti pare a scopo di rapina, ed è stato 'salvato' dall'intervento di 2 passanti, due lavoratori sudamericani. "Abbiamo visto quel ragazzino venire picchiato con dei pugni da alcuni altri giovani proprio durante i blitz contro le vetrate del Punto Enel - racconta uno dei due - siamo riusciti ad evitare che gli portassero via il portafogli e che non ci fossero conseguenze peggiori, ma poi abbiamo dovuto desistere perché dei manifestanti hanno cominciato a tirarci contro dei petardi".NAPOLI - I binari della Stazione centrale di Napoli sono stati occupati dagli studenti delle scuole medie e superiori che hanno sfilato per le strade della città. I manifestanti sono entrati nella stazione e si sono sistemati alla testa dei binari. Non ci sono stati incidenti. Dopo aver liberato i binari, gli studenti si sono poi allontanati, sempre in corteo, dalla Stazione.BRESCIA - Tre studenti sono stati arrestati dalla polizia locale questa mattina dopo che avevano incendiato alcuni copertoni in via Triumplina, a Brescia. Incendio doloso e travisamento le accuse. In segno di solidarietà, il corteo della manifestazione studentesca ha deviato il proprio percorso per dirigersi verso il comando di polizia locale. Successivamente gli studenti hanno raggiunto la stazione ferroviaria di Brescia, dove per circa mezz'ora hanno occupato alcuni binari. Si sono registrate alcune cariche da parte della polizia per tentare di allontanarli dai binari. Il corteo studentesco si è poi diretto verso il centro cittadino.PADOVA - Tre agenti feriti, un manifestante denunciato, ed un'altra trentina di dimostranti che saranno deferiti alla magistratura: è il bilancio degli scontri verificatisi stamane a Padova in occasione della giornata di sciopero che ha visto sfilare studenti, lavoratori e appartenenti all'area no global. Diversi i momenti di tensione, con la polizia costretta ad alcune cariche di alleggerimento per il tentativo di alcune decine di giovani dei centri sociali di entrare nella stazione ferroviaria. Uno dei tre agenti feriti è già stato dimesso; gli altri due sono sotto osservazione. Uno di questi ha riportato ferite ad una gamba provocate dallo scoppio di una bomba-carta.PISA - Il corteo contro la crisi in corso a Pisa ha raggiunto piazza dei Miracoli e qui un gruppo di manifestanti ha forzato il blocco della vigilanza riuscendo a salire sulla Torre pendente da dove ha calato uno striscione con la scritta: "Rise up. Non paghiamo la vostra crisi". L''occupazione' è finita dopo circa un'ora.Macerie davanti all'ingresso del palazzo della Provincia lasciate da un gruppo di studenti medi superiori per denunciare "lo stato disastroso delle nostre aule e delle nostre scuole". Un gruppo di ragazzi, circa una decina, si è staccato dal corteo che sta percorrendo le vie del centro per raggiungere la Provincia e mettere in atto il blitz di protesta. I giovani hanno acceso fumogeni e scaricato le macerie oltre ad affiggere uno striscione subito tolto dagli addetti alla vigilanza. L'azione è durata pochi minuti, seguita a distanza dalle forze dell' ordine, e si è conclusa senza disordini.FIRENZE - Uova piene di vernice contro la sede di Bankitalia a Firenze sono state lanciate al passaggio del corteo di Cobas e di studenti questa mattina. Il corteo ora é arrivato alla sua destinazione finale di piazza Annigoni e, al momento, non si registrano altre tensioni. Mentre il corteo sfilava sono stati lanciati anche alcuni petardi. Lasciate poi alcune scritte sui muri dei palazzi. In uno stabile, vicino a Bankitalia, c'é scritto "No al Governo delle banche e alle sue politiche", e anche "la cultura non si vende". Oltre 3.000, secondo gli organizzatori, i manifestanti.                       

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martedì 13 novembre 2012


FRENATA DELL'INFLAZIONE: A OTTOBRE SI FERMA AL 2,6% AL 4% IL CARRELLO DELLA SPESA

Inflazione in netta frenata a ottobre: l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, comprensivo dei tabacchi, ha registrato una variazione congiunturale nulla e un aumento tendenziale del 2,6% contro il +3,2% di settembre. Il dato definitivo comunicato dall’Istat conferma la stima provvisoria.Il rallentamento della crescita su base annua dei prezzi al consumo, spiega l’istituto di statistica, coinvolge gran parte delle diverse tipologie di prodotto, scontando sia effetti di riduzione congiunturale in diversi comparti dei beni e dei servizi, sia un favorevole confronto con ottobre 2011, mese caratterizzato da forti rialzi congiunturali dei prezzi, ai quali aveva in parte contribuito l’aumento dal 20% al 21% dell’aliquota Iva ordinaria. L’inflazione acquisita per il 2012 si conferma al 3%. L’inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, scende all’1,5% (dall’1,9% di settembre). Al netto dei soli beni energetici, la crescita tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo rallenta all’1,7% (+2% nel mese precedente). Rispetto a ottobre 2011 il tasso di crescita dei prezzi dei beni scende al 3,4%, dal 4,1% del mese precedente, e quello dei prezzi dei servizi rallenta all’1,7% (era +1,9% a settembre). Di conseguenza, il differenziale inflazionistico tra beni e servizi si riduce di cinque decimi di punto percentuale rispetto al mese di settembre. I prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori risultano invariati su base mensile e il tasso di crescita su base annua scende nettamente, passando al 4%, dal 4,7% di settembre. Analizzando le voci dei prodotti della tavola, emerge il forte rialzo dei vegetali freschi (+2,7%, +8,3% in termini tendenziali) e del cioccolato (+0,6%, +4,2% su base annua). Nel capitolo energia invece cala rispetto a settembre, oltre alla benzina e al diesel, anche il prezzo del gasolio per riscaldamento (-0,3%), con una decelerazione del tasso di crescita annuo (9,3%, dal 10,3% di settembre). Quanto al settore regolamentato, l’Istat fa notare gli aumenti congiunturali dell’energia elettrica (+1,4%), il cui rialzo tendenziale sale al 15,9% (dal 14,4%), e del gas naturale (+1,1%), che registra un incremento su base annua del 9,2% (era +13,2% a settembre). A ottobre si fa sentire però il caro istruzione, con i prezzi in aumento dell’1,7% su base mensile e del 3,1% a confronto con lo scorso anno (in accelerazione rispetto al 2,0% di settembre). L’Istituto di statistica fa notare il rialzo del 3,8% (sia congiunturale che tendenziale) dell’istruzione universitaria. Tra l’altro sale anche il prezzo dei servizi offerti dalle mense scolastiche e di altri istituti di istruzione (+0,8% su settembre, +2,0% su base annua). In generale costa di piu’ farsi una cultura anche semplicemente acquistando libri di narrativa (+3,7% su base mensile, +2,7% a livello tendenziale).
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lunedì 12 novembre 2012


NAPOLI: TENSIONE A MANIFESTAZIONE PER VISITA FORNERO LANCIO PIETRE CONTRO FORZE ORDINE. SPARATI LACRIMOGENI

Tensione a Napoli alla manifestazione contro il precariato in occasione dell'incontro tra i ministri del Lavoro italiano e tedesco. A Piazzale Tecchio, i manifestanti hanno forzato l'alt di polizia e carabinieri e lanciato pietre e bottiglie verso le forze dell'ordine che hanno risposto con lacrimogeni e cariche.Lievemente feriti un ufficiale dei carabinieri e due poliziotti.  Secondo gli organizzatori del corteo anti precariato sono oltre 20 le persone rimaste ferite negli scontri nel quartiere napoletano di Fuorigrotta tra forze dell'ordine e manifestanti. "Hanno lanciato lacrimogeni ad altezza uomo-sostengono -e a uno studente universitario di 19 anni hanno spaccato tutti i denti". Al momento i manifestanti si trovano in piazza Sannazaro, controllati dall'alto da un elicottero della polizia. Il corteo si dirigerà verso la sede dell'Orientale, nel centro storico di Napoli. "Ho scelto Napoli per dare un segnale, un messaggio positivo a una città dove il problema del giovani è molto forte". Lo ha detto il ministro del Lavoro Elsa Fornero parlando con un gruppo di studenti dell'Iti Fermi Gadda di Napoli. Fornero, che oggi firma un accordo con la collega tedesca Ursula Von Der Neyer,ha detto che"bisogna puntare sull'apprendistato, che vuol dire apprendere perché a volte quando si esce dalla scuola e si va in una azienda si può avere un momento di difficoltà".Per il ministro del Lavoro, la sfida, in questa fase storica, "non si esaurisce nel pur difficile compito di porre in atto tutte le misure possibili per creare posti di lavoro per i giovani, ma anche - ha detto Napoli - di offrire loro i mezzi e di creare le opportunità per trovare un 'buon' lavoro". Per Elsa Fornero, "il problema della creazione di opportunità di lavoro per i giovani non è un problema circoscritto all'Italia, essendo ampiamente presente e dibattuto nelle sedi europee e internazionali". Fornero lo ha detto a Napoli nel corso del suo intervento alla conferenza italo-tedesca sul lavoro. La riforma del mercato del lavoro approvata ha "tra i suoi obiettivi primari il contrasto alla disoccupazione dei giovani". Ha riobadito a Napoli Elsa Fornero, la quale sottolinea che "gli obiettivi delle misure adottate sono quelli di favorire l'instaurazione di rapporti di lavoro più stabili". "Nello spirito e nella sostanza della riforma, l'apprendistato, in tutte le sue tipologie, dovrà rappresentare, da un lato, la tipica modalità di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, dall'altro, uno strumento importante per lo sviluppo professionale dei lavoratori", ha detto il ministro."L'apprendistato - ha spiegato durante la conferenza italo-tedesca 'Lavorare insieme per promuovere l'occupazione dei giovanì - è anche il terreno sul quale costruire un'efficace collaborazione tra i diversi attori istituzionali e sociali del nostro Paese. La sua governance richiama autorità locali, Regioni in particolare, e parti sociali a compiere tutti gli sforzi per definire un quadro applicativo completo, omogeneo ed efficiente in tutte le aree del Paese, orientato a offrire ai giovani concrete opportunità di lavoro e crescita professionale".                                                m.c.r.d.p.s.
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