venerdì 15 ottobre 2010

MEDIASET, INDAGATI PER REATI FISCALI IL PREMIER E BERLUSCONI JUNIOR


Silvio Berlusconi ed il figlio Piersilvio sono convocati in procura a Roma il 26 ottobre prossimo, secondo quanto si è appreso, nell'ambito del filone capitolino dell'inchiesta sulla compravendita dei diritti Mediaset. La data è indicata nell'invito a comparire notificato a i due indagati. Il premier e il figlio, stando alle indiscrezioni, potrebbero non presentarsi. La procura di Roma ha ipotizzato una frode sugli anni 2003 e 2004 per gli acquisti Mediaset, attraverso società direttamente collegate, di diritti televisivi da 'major' statunitensi. Ci sarebbero state “sovrafatturazioni” e questo avrebbe sottratto al fisco 10 milioni di euro. Sempre secondo gli inquirenti, con la differenza tra le somme realmente versate e quelle indicate nelle fatture, Mediaset avrebbe creato fondi neri attraverso società con sede nell'Estremo Oriente. Niccolò Ghedini, deputato Pdl e legale del presidente del Consiglio, dice che «dall'eventuale prosieguo delle indagini si potrà agevolmente evidenziare come i prezzi dei diritti fossero assolutamente congrui e acquistati da società terze e che pacificamente il presidente Berlusconi e Piersilvio Berlusconi sono totalmente estranei ai fatti in oggetto, dovendosi quindi pervenire ad una pronta archiviazione». Ma è Daniele Capezzone a dare la reazione politica al caso: «Non esiste un solo caso nell'Occidente avanzato e nella storia delle democrazie moderne, in cui un plurivincitore delle elezioni, un leader scelto e più volte confermato da una larga maggioranza di cittadini, sia stato e sia oggetto di una così massiccia, sistematica, inesauribile serie di attacchi, inchieste, procedimenti giudiziari». «E così, è proprio il caso di dire: a ciascun giorno la sua inchiesta», dice il portavoce Pdl che ribadisce: «Chiunque dovesse pensare di poter battere Berlusconi per via giudiziaria mostrerebbe di non aver capito nulla nè di Berlusconi nè della maggioranza degli italiani. In democrazia, i governi li scelgono gli elettori, non le procure». È invece Fabrizio Cicchitto a rilevare che la novità «è la dimostrazione che fino al '94 la magistratura non si è occupata di Berlusconi mentre dal '94 in poi ha iniziato a occuparsene perchè lui fa politica». E questo, ha aggiunto, «è un grande problema per la democrazia del paese». Ed è polemica per le parole con le quali il Pdl Francesco Casoli invita «i giudici che amano stare sotto ai riflettori» a «fare molta attenzione perchè il clima politico è molto pesante, e se disgraziatamente dovesse accadere qualcosa le toghe non saranno esentate dal non avere la coscienza macchiata». «Al netto della loro inquietante vaghezza, la parole di Casoli sono di gravità inaudita», replica il Pd Emanuele Fiano, sottolineando che così si tende «a intimidire i giudici, a stravolgere l'equilibrio tra i poteri costituzionali e a procurare un allarme nelle popolazione tanto pericoloso quanto indimostrato».
Contatore visite gratuitoNella foto> Silvio e Piersilvio Berlusconi
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