sabato 19 giugno 2010

NO DEL PD AL PALALOTTOMATICA. LA SINISTRA LANCIA LA SUA MANOVRA: «NOI, PER LA CRESCITA»
Il Pd si mobilita contro la manovra con la manifestazione di oggi al Palalottomatica di Roma. I sacrifici per rimettere a posto i conti pubblici,dirà ,come anticipato, il segretario Pierluigi Bersani nel suo intervento, non li devono fare i lavoratori dipendenti ma i «furbetti» delle rendite finanziarie, e dei capitali "scudati", quelli «che guadagnano come Berlusconi e che in questa manovra metteranno zero euro». Ieri è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti alla manovra: le proposte di modifica sono 2.550, quasi per metà (1.205) presentate dalla maggioranza. La convention al Palaeur Inizia con una raffica di fischi rivolti a Silvio Berlusconi. In un palazzetto pieno di bandiere del Partito democratico viene proiettato una sorta di "blob" di dichiarazioni del presidente del Consiglio e la platea risponde fischiando. Il video prosegue per alcuni minuti, sempre accompagnato dai fischi, e alterna anche immagini dei ministri Maria Stella Gelmini e Giulio Tremonti, prima della chiusa finale riservata a Corrado Guzzanti che imita il ministro dell'Economia. In sala, seduti in prima fila, i dirigenti del partito a cominciare da Walter Veltroni, Dario Franceschini e Piero Fassino. Assenti Franco Marini e Massimo D'Alema per impegni all'estero. Presente anche Susanna Camusso, destinata a succedere a Guglielmo Epifani alla guida del Cgil.Il discorso di BersaniUn Bersani a tutto campo contro la manovra, Berlusconi, la Lega e Tremonti. E infine, il lancio della campagna d'estate del Pd incentrata sui temi della democrazia e sociali. Accolto dallo sventolare di tante bandiere del partito, Bersani si rivolge alla platea dicendo che «questo è il Pd che io ho in testa. Un partito con mani, cuore, testa e piedi dentro la società, dentro i problemi della gente comune». Questo, insiste Bersani, «è il modo di essere che ci darà la strada di un grande partito popolare». Ma avverte il segretario, «questo non è il punto di arrivo, ma l'inizio, gambe in spalla inizia la campagna d'estate» che si svolgerà soprattutto nelle «migliaia di feste che saranno la nostra vetrina vivente». Il Governo «dà una pistola in mano alle Regioni e ai Comuni perché sparino al popolo», dice il segretario del Pd, per quanto riguarda le conseguenze dei tagli ai trasferimenti agli enti locali decisi dal Governo. L'articolo uno della Costituzione sancisce che la sovranità appartiene al popolo, ma secondo Bersani il premier non se lo ricorda. «Si vede chiaro dai suoi messaggi che la sua memoria, che pure è vivida, non arriva al secondo comma», ha detto il segretario del Pd nel suo intervento alla manifestazione contro la manovra, «allora glielo ricordiamo noi: quelle forme e quei limiti sono una magistratura indipendente, una libera informazione, e che tutti sono uguali di fronte alla legge». Ma, ha aggiunto, «tutto questo non si può cambiare e se non gli piace va a casa». L'esecutivo guidato da Berlusconi «è una macchina tarata per accumulare consenso, non per fare governo». Sulla manovra finanziaria è «depressiva, non ha niente per la crescita e lo sviluppo, non c'è un'idea. Saremo da capo dopo qualche mese, ma dopo avere dato una botta tremenda ai redditi», ha spiegato Bersani. Il segretario dei Democratici ha contestato, soprattutto, un aspetto: «La manovra è zoppicante perché ha un pilastro virtuale: sono stati messi già in conto i soldi che verranno dall'evasione. Ma li vedranno con il binocolo tutti quei soldi che hanno messo lì provenienti dall'evasione e se cade il pilastro cade tutta la casa, che è traballante». «Vorrei mandare un messaggio a Bossi, un messaggio a Pontida per dirgli: guarda Umberto che con il “Va pensiero” o tifando Paraguay non si mangia mica né si fa il federalismo», dice Bersani. «Questa Lega qua è dura sugli inni e sulla Nazionale di calcio ma con i miliardari è mollacciona», incalza Bersani. ChiamparinoLa manovra «incide nella carne viva e in gioco ci sono i servizi ai cittadini». Così Sergio Chiamparino è tornato a chiedere al governo di modificare la manovra. «Vogliamo che la manovra sia ritoccata, non che vengano toccati quei 24 miliardi ma altre cifre», ha detto il presidente dell'Anci nel suo intervento alla manifestazione del Pd. «I tagli sono insostenibili, iniqui e inaccettabili», ha insistito, «non chiedo che si modificano i saldi, ma che il governo intervenga sulle altre voci». Chiamparino si è poi rivolto direttamente al ministro del Tesoro, Giulio Tremonti: «ministro, ci sembra di non chiedere la luna. Siamo responsabili, ma non siamo arrendevoli», ha detto. Quanto agli sprechi, il sindaco di Torino ha rirato in ballo di nuovo il ministero del Tesoro. «Possibile che ci siano solo nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni? Vogliamo andare a fare un giro in qualche Ministero? Per esempio in via XX Settembre, dove c'è un supermercato interno. Allora si guardi un po in casa propria...». Chiamparino ha poi puntato il dito su quel federalismo di cui il governo ha fatto una bandiera: «ci sono più ministri al federalismo che federalismo», ha detto citando la nomina di Aldo Brancher. «Ministri troppi, federalismo nulla», ha insistito. Dunque, il presidente dell'Anci è tornato a chiedere all'Esecutivo di ascoltare le richieste degli enti locali. «La prepotenza centralistica può anche vincere, ma attenzione perchè alla fine perde l'Italia», ha ammonito.Il videoappello di Scalfaro«C'è un richiamo di giustizia sulla manovra economica su cui non ci sono obiezioni di principio, ed è fuori dubbio la necessità ed anche la quantità, ma i pesi della crisi cadono sulle spalle dei più deboli e cadono pesantemente». Così il presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, parla della manovra economica. «È una crisi grave che colpisce tutta l'Europa - osserva Scalfaro - e non solo, lasciando le persone che sono più ricche, più opulente, che hanno un'abbondanza di ricchezza e non pagano niente, o che pagano una virgola e questo grida vendetta». Secondo l'ex presidente della Repubblica «c'è un grido di giustizia che deve essere accolto ed esteso anche ad altro». L'accenno è al tema della giustizia dove il concetto «che la legge è uguale per tutti, un principio di civiltà fondamentale che viene colpito». Scalfaro ritiene che «la gente forse non è matura per una scelta politica o per una scelta di partecipazione ma per il cittadino che paga le tasse e ce la mette tutta è arrivato il tempo dei no su certe cose». Fabrizio GifuniIl passaggio più applaudito è quando si rivolge alla platea con le parole «compagne e compagni... è tanto che volevo dirlo». Ma l'intervento dal palco del Palalottomatica, dell'attore Fabrizio Gifuni è tutto molto sentito dal popolo del Pd. È un susseguirsi di applausi, soprattutto quando Gifuni confessa che «il sentimento che provo in questo periodo è la paura e non mi vergogno a dirlo anche se fa male. Poi penso alle parole di Giovanni Falcone, quando gli chiesero se aveva paura e lui rispose 'certo, solo gli incoscienti non hanno paurà. Ho paura di vivere in questo paese perchè sono tempi bui, opachi, molto molto pericolosi, perchè il genocidio culturale di cui parlava Pasolini è compiuto». Gifuni condanna anche la avvenuta «distruzione della memoria storica», definendola «uno degli obiettivi più perseguiti» da questo Governo«. L'attore sprona quindi il Pd a darsi da fare in prima linea, perchè »sono stanco di battaglie di retroguardia per difendere la cultura. Non voglio più che l'unica differenza tra un governo progressista ed uno di centrodestra è che il primo fa meno tagli alla cultura. Bisogna rimetterla al centro, perchè cultura, arte, scuola, formazione sono parte fondante del tessuto connettivo della società. Mi aspetto tanto - conclude - dal giorno in cui ci sarà un governo di persone più illuminate di quelle attuali e non voglio più che queste speranze siano tradite».Vinicio AlbanesiSubito dopo sale sul palco don Vinicio Albanesi, presidente della comunità Capodarco, che chiede al segretario del Pd, Pierluigi Bersani seduto in prima fila, di aggiungere alle sei proposte programmatiche presentate per emendare la manovra, un settimo punto: «la lotta contro la povertà» perché «non possiamo più aspettare di morire tutti».
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