SCONTRO AL CORSERA DELLA VALLE SE NE VA
Alla fine sono volati i piatti nel salotto del Corriere
della Sera, con Diego Della Valle che sbatte la porta ed esce dal patto degli
azionisti accusando la Fiat e Mediobanca. Sarà l’ effetto del governo tecnico,
oppure delle debolezze e gelosie del povero capitalismo italiano, o magari del
silenzioso dispiegarsi di nuove alleanze tra poteri e interessi finanziari e
industriali, sta di fatto che gli azionisti di comando di Rcs Mediagroup,
società che edita il Corriere e la Gazzetta dello Sport, hanno passato una
giornata turbolenta, tra litigi, contrasti e pare anche qualche imprecazione. I
soci del patto, che vincola il 67% del capitale della società, dovevano
risolvere un paio di questioni: sistemare la governance e designare il nuovo
consiglio di amministrazione da sottoporre all’assemblea degli azionisti
chiamata ad approvare un bilancio certo non brillante. Un asse formato da Fiat,
Mediobanca, con l’appoggio del saggio Giovanni Bazoli, presente al Corriere fin
dai tempi in cui lo salvò dal crac dell’Ambrosiano e della vecchia Rizzoli, ha
fatto passare tra i soci la proposta di ridurre a 12 il numero dei consiglieri
con la presenza di manager e tecnici e l’esclusione degli azionisti che finora
erano rappresentati direttamente. Apriti cielo! A questo punto Diego Della
Valle, che ha sempre sognato di crescere e di diventare forse l’editore del
giornalone di via Solferino, ha dato seguito all’opposizione già espressa nei
giorni scorsi, ha litigato con Elkann, e ha annunciato la sua uscita dal patto,
un divorzio approvato da tutti gli altri azionisti. Ma perchè? Come mai
l’industriale che fece la guerra a Cesare Geronzi, che lo spinse a dimettersi
dalle Generali, che era pronto a crescere in Mediobanca e al Corriere, ora viene
emarginato? «Sono convinto che il
Corriere della Sera debba rimanere assolutamente indipendente e rispondere solo
ai lettori e non a qualche azionista. Se Elkann e Pagliaro hanno idee diverse,
farebbero meglio a mettersi il cuore in pace e rendersi conto che i tempi sono
cambiati» ha detto il patron della Tod’s. «Su mia richiesta il sindacato Rcs ha
accettato all’unanimità di farmi recedere dal patto. Il comportamento maldestro
e pretestuoso di alcuni dei suoi membri in questi ultimi giorni mi ha spinto
con determinazione a richiedere di liberare il mio pacchetto azionario da ogni
vincolo». «Bisogna realisticamente prendere atto - aggiunge - che nella
composizione del patto Rcs ci sono due anime: quella di azionisti che, come
imprenditori, a casa loro, sono abituati a competere nei mercati cercando di
ottenere sempre i risultati migliori per le loro aziende e quella di altri che
vivono lontani dalla cultura dell’impresa e preferiscono ottiche di tipo
corporativo di vecchia scuola, senza rendersi conto che il mondo del lavoro e
dell’impresa va avanti nella direzione opposta». Accidenti che accuse alla Fiat
di Elkann e alla Mediobanca di Pagliaro. Chissà se Della Valle lancerà un’opa
per vendicarsi e magari metterà Carlo Rossella a fare il direttore del Corriere
come aveva proposto anni fa? La lista dei consiglieri, comunque, è composta da:
Umberto Ambrosoli, Roland Berger, Andrea Campanini Bonomi, Fulvio Conti, Luca
Garavoglia, Piergaetano Marchetti, Paolo Merloni, Carlo Pesenti, Angelo
Provasoli, Giuseppe Vita, Graziano Molinari, Laura Mengoni Bottani. Il
bocconiano Provasoli diventerà presidente al posto del notaio Marchetti che
resterà in consiglio come indipendente, perpetuando una tipica ipocrisia del
nostro capitalismo che consente a un amministratore prima di essere presidente
di tutti i soci e poi diventare indipendente. L’amministratore delegato
Perricone, un protetto di Montezemolo, che firma un bilancio gravato da maxi
svalutazioni degli investimenti in Spagna, se ne va, non senza aver incassato bonus
e liquidazioni. Chi sarà il successore? Ieri è circolata pure l’ipotesi di
spostare il direttore Ferruccio de Bortoli al posto di Perricone. Si aprirebbe
un vuoto al vertice del quotidiano. Ma in via Solferino può succedere di tutto.
r.d.p.c.m.s.