martedì 25 ottobre 2011

IL 'SIC' È TORNATO A CASA, GIOVEDÌ I FUNERALI ATTESE OLTRE 80MILA PERSONE, DOMANI LA CAMERA ARDENTE A CORIANO. CI SARANNO ROSSI E TOMBA

Polemica sui soccorsi rovesciato
per terra da barellieri

di Sergio Conti

Sarà lutto cittadino a Coriano giovedì, il giorno dei funerali di Marco Simoncelli, con bandiera comunale a mezz'asta e chiusura di scuole, uffici e attività commerciali. Lo ha decretato il Commissario prefettizio, Maria Cristina Rizzo. L'accesso alla Chiesa - conferma una nota dell' Amministrazione comunale - sarà riservato ai familiari, ai componenti del Team Gresini, agli sportivi, alle autorità sportive e amministrative. All'esterno, per consentire a tutti di seguire la cerimonia funebre, saranno allestiti tre megaschermi: al Centro Sportivo in Via Piane, in piazza Mazzini e in piazza Don Minzoni. La Prefettura, assieme al Comando dei Vigili di Coriano, Riccione e Rimini, alla Polizia Stradale, ai Carabinieri, alla Polizia sta predisponendo un piano di blocco delle strade di accesso al comune: "il paese non è in grado di reggere oltre 10.000 presenze", specifica una nota. Pertanto, man mano che la folla arriverà a Coriano, il Comando unificato dei Vigili deciderà i blocchi di accesso, sempre più ravvicinati a Rimini e a Riccione. In queste ore si stanno predisponendo le aree attorno al paese per realizzare parcheggi. A Coriano sono già presenti tv nazionali e locali, oltre alla tv spagnola. Rai sport garantirà la diretta dei funerali. Ed è stato deciso che sarà il vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, a celebrare i funerali. Secondo la protezione civile, sono attese 80.000 persone. Gli applausi, qualche bandiera, mazzi di fiori e l'abbraccio di tutto lo sport italiano. Marco Simoncelli è stato accolto cosi' al rientro in Italia nel suo viaggio più triste dopo il tragico incidente di domenica sulla pista di Sepang. La salma di 'Sic' è sbarcata a Fiumicino poco dopo le sei di questa mattina e un centinaio di operatori aeroportuali ha salutato l'arrivo del feretro con un lungo e sentito applauso. Sullo stesso volo il papà del pilota, Paolo Simoncelli, distrutto dal dolore e la fidanzata Kate, ma anche Valentino Rossi, amico e compagno di Marco, che al gp malese con Colin Edwards ha inconsapevolmente investito Simoncelli quando era già a terra: ad accoglierli il presidente del Coni, Gianni Petrucci, e il segretario generale, Raffaele Pagnozzi, a rappresentare tutto il mondo sportivo. Un cuscino tricolore, a nome del Coni, è stato adagiato sul feretro del campione. A Fiumicino era presente anche il presidente della Federmoto, Paolo Sesti. "Al papà ho detto poche frasi - le parole di Petrucci -. Domenica quando abbiamo disposto il minuto di raccoglimento, prima delle partite, c'é stata una totale dimostrazione di quanto fosse amato questo atleta. Era un ragazzo sempre sereno e disponibile. La nostra presenza qui è per dimostrare l'amore e l'affetto per questo ragazzo. In questi momenti bisogna solo pregare, e che Dio lo abbia in gloria. L'essere umano è fragile chi ha fede deve pregare, chi è nello sport spesso viene visto come un qualcosa di irraggiungibile e invece è fragile come tutti gli esseri umani. Marco rappresentava la gioia di vivere, se n'é andato un campione dello sport italiano". Il papà di Simoncelli in lacrime ha ringraziato tutti: "Marco è sempre stato disponibile con voi, spero anche io di fare altrettanto. Grazie veramente a tutti" le uniche parole prima di salire sulla macchian che ha seguito il carro con il feretro del figlio. Rossi, aria apparentemente tranquilla, cappellino con visiera e felpa nera: "Marco era un grande e non lo dimenticherò mai - ha detto il nove volte campione del mondo - non è stato bello in queste ore, non ho pensato a niente: ho parlato con Paolo, sta abbastanza male e lo abbiamo abbracciato tutti. Tanti i ricordi che mi porterò dietro, stavamo insieme tutti i giorni, ci allenavamo insieme, poi andavamo con tutto ciò che era a motore, la nostra passione. Ma noi lo sappiamo che è una cosa che può capitare". E smentisce le voci di un suo possibile ritiro dopo la tragedia: "Non l'ho mai detto, probabilmente è stata una dichiarazione fatta soltanto per vendere i giornali". Intanto In piazza Don Minzoni, la piazza centrale di Coriano, e davanti alle gradinate della chiesa di Santa Maria Assunta dove giovedì si terranno i funerali di Marco Simoncelli, si sono moltiplicati nelle ultime ore i mezzi di fiori e gli striscioni. "A te che hai tenuto aperto fino all'ultimo", si legge su quello del Bar Centrale, il locale principale della piazza. Il Comune, intanto, sta allestendo la camera ardente pubblica che sarà aperta domani dalle 9 alle 22 nel Teatro Comunale. La salma del campione dovrebbe essere sistemata non sul palco, ma sotto; intorno saranno disposti due candelabri e un crocifisso. A quanto si è appreso sarebbero state date disposizioni per un allestimento sobrio. Intanto una camera ardente strettamente privata è stata allestita nell'abitazione della famiglia; l' ingresso della strada privata che porta alla villetta, fuori Coriano, è costantemente piantonato dai carabinieri. Poco dopo il ritorno a casa il babbo di Marco Simoncelli, Paolo, è uscito mano nella mano con la figlia Martina ed è andato a ringraziare i carabinieri per il servizio che stanno svolgendo in questi giorni. Soccorsi «scandalosi», «completamente errati», un metodo di soccorso «preistorico» che «per fortuna in Italia non abbiamo più da molti decenni». Livio De Angelis, medico esperto rianimatore e direttore dell'Ares 118 di Roma, giudica così i soccorsi in pista a Sepang su Marco Simoncelli, dopo il video-choc sul web in cui si vedono i barellieri addirittura cadere trascinando in terra il corpo esanime del pilota «Ero lì vicino, Marco era già morto», ha però tagliato corto il papà di Marco Simoncelli, Paolo, che ha voluto incontrare i giornalisti. Paolo Simoncelli 'assolve' i soccorritori, uno dei quali è scivolato trasportando la barella sull'erba del circuito di Sepang. «Ero lì a 10 metri, non sarebbe cambiato niente. Quando si sono rialzati ho preso la mano a Marco, ho provato a salutarlo, ma lui era già andato, non c'era niente da fare, non sarebbe cambiato niente. Quella è tutta gente che cerca di fare del proprio meglio. Se avesse lasciato la moto...Non lo ha fatto perchè era un guerriero». Il padre di Sic, come tutti chiamavano Marco, passa poi a ringraziare «le autorità
malesiane, l'ambasciatore italiano e i ragazzi del circuito che non ci hanno lasciato soli in questi due giorni passati tra ospedali, autopsie e carri funebri. Poi a Roma c'erano tutti, a partire dal presidente del Coni Gianni Petrucci; centinaia di persone che hanno smesso di lavorare per salutare Marco. Se dico di essere felice dico una stupidaggine, però mi fa piacere, è una cosa bellissima. Marco era una persona speciale, la gente ha capito com'era, se doveva dire la parolaccia la diceva e poi era onesto, era un puro. Viveva di cose semplici, il suo cane, la natura, il verde. Prima di partire e prima di una gara ci abbracciavamo sempre, sabato mi ha detto che era stanco e voleva tornare a casa, la preparazione per la gara in Malesia è sempre stata difficile». Quanto alle modalità di soccorso cui è stato sottoposto Sic, «il paziente - rimarca De Angelis - non viene sottoposto a nessun tipo di valutazione medica e clinica. Respira ancora? Il cuore batte? C'è una perdita di pressione, un' emorragia, serve un immediato intervento di rianimazione? Nessuno si preoccupa di capirlo, viene solo caricato sulla barella e frettolosamente portato via». In questi casi, invece, «spesso è necessario intubare sul posto con un tubo tracheale, ventilare, infondere liquidi per fermare il crollo della pressione, bisogna intervenire sul posto, cosa che non fanno». Poi c'è la gestione del trauma, che l'esperto giudica «preistorica»: «Usano una barella a cucchiaio, che noi utilizziamo solo per recuperare feriti nei fossi, non per il trasporto. Serviva una barella spinale, rigida, che assicura la gestione di eventuali fratture vertebrali. Il capo va immobilizzato, il corpo anche, un' altra cosa che non viene fatta». In sostanza, secondo De Angelis, «la gestione dal punto di vista clinico è stata pari a zero. Non sappiamo se Simoncelli fosse ancora vivo e se questo intervento così maldestro lo abbia in qualche modo danneggiato, ma tecnicamente è stato un soccorso totalmente errato». L'inciampo dei barellieri, poi, «è la cosa che salta più all'occhio, un incidente nell'incidente, ma è solo la conseguenza di questo caos. Pochi notano la cosa più grave: non c'è una via di fuga, i portantini sono costretti a scavalcare una barriera di metallo, una cosa folle. La gestione delle emergenze in pista a Sepang era assente, servivano almeno quattro ambulanze ai quattro lati del circuito, pronte a entrare per raccogliere il ferito sulla pista, con a bordo il personale sanitario adatto. Nessuno di noi si sognerebbe di eseguire un soccorso così su un politrauma così grave».
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