GIALLO SPINELLI PRIMI INTERROGATORI DEI COMPONENTI DELLA
BANDA SPUNTA UNA TALPA LEGATA AL GIRO DI ARCORE
Dicono di aver deciso di collaborare. La banda che ha
sequestrato il ragionier Spinelli, l’ufficiale pagatore delle serate ad Arcore,
comincia a rispondere alle domande della pubblica accusa. È un momento
delicatissimo per le indagini. I verbali sono stati subito secretati
dall’aggiunto Boccassini e dal pm Storari. I riscontri sono scattati
immediatamente: sui soldi, 8 milioni finiti forse in Svizzera, e sulla
tipologia della merce al centro della compravendita. Ma Silvio ha visto il dossier su Fini e De Benedetti? Evapora ora
dopo ora l’ipotesi iniziale che parlava di un dossier favorevole a Berlusconi,
tale da ribaltare a suo favore il risarcimento milionario sul Lodo Mondadori.
Emergono invece sempre maggiori indizi che portano ad Arcore. O meglio, al giro
delle serate di Arcore. E a una talpa, qualcuno del giro, forse il regista e il
mandante di tutta l’operazione che molto probabilmente la sera stessa del 15
ottobre, nelle ore del sequestro, consegna a Leone e Maier la pen drive e il
cd, per cui sono stati chiesti 35 milioni, che ancora oggi non sono stati
trovati e di cui nessuno dice di conoscerne il contenuto. «Nulla è ancora
chiaro in questa vicenda» ammette l procuratore Edmondo Bruti Liberati.
Significa che tutte le piste vengono setacciate in queste ore: il ricatto, la
compravendita di materiale che scotta (ma relativo a che cosa?), la truffa
finita male (per i malviventi). «Possiamo dire - butta là il procuratore - che
forse nessuno si aspettava che noi saremmo riusciti ad identificare i
componenti della banda così in fretta». Le immagini delle telecamere degli
esercizi pubblici, soprattutto bar e stazioni, decisive per identificare Leone
e compagni, «muoiono», vengono cancellate automaticamente dopo circa una
settimana. Polizia giudiziaria e squadra mobile sono arrivate giusto in tempo,
nonostante le 31 ore di ritardo nella denuncia, per recuperare quei fotogrammi
e assegnare un nome e un cognome, incrociando schede telefoniche, immagini e
targhe di auto, ai componenti della banda. Decisive le dichiarazioni di
Francesco Leone e Alessio Maier. Devono chiarire prima di tutto cosa ci
facevano sotto l’ufficio di Spinelli a Segrate dalle 22 e 11 alle 23 e 18
minuti della sera del 15 ottobre. Ore in cui Spinelli e la signora Anna sono
già nelle mani di Marius Anuta, 29 anni, e Ilirjan Tanko, entrambi albanesi. I
due infatti fanno irruzione nell’ appartamento di Bresso alle 21 e 45 di lunedì
15 ottobre. Marius è il «buono» del gruppo, quello che si preoccupa di
tranquillizzare la signora Anna («sia tranquilla signora, anch’io ho una
mamma»), le fa stringere il rosario e quando li mandano a dormire li copre con
una coperta. Ieri ha risposto alle domande del gip e ritaglia per sè un ruolo
di comprimario. Spinelli e signora raccontano a verbale che una volta
immobilizzati in casa, i due con il volto coperto da un passamontagna hanno
spiegato di non voler nè rubare nè fare del male, «dobbiamo aspettare l’arrivo
di una persona che deve portare del materiale». Fino alle due del mattino,
quando arriva Francesco Leone. L’indagine sulle celle telefoniche traccia tempi
e percorsi. Emerge così che le utenze telefoniche usate da Leone e Maier
lasciano la cella di Segrate, e quindi la zona dove insiste l’ufficio di
Spinelli, indirizzo tutt’oggi frequentato dalle ragazze di Arcore che
Berlusconi stipendia ogni mese con 2.500 euro, alle 23 e 18 del 15 ottobre.
Restano lì oltre un’ora. Perchè? L’ipotesi è che sia avvenuta in quel momento
la consegna a Leone del dossier informatico dal valore di 35 milioni. È un
fatto, anche questo documentato dalle celle, che Leone e Maier arrivano a
Bresso, dove abita Spinelli, a mezzanotte e 18 minuti del 16 ottobre. Entrano
in casa almeno un’ora dopo. Perchè? Spinelli racconta a verbale che Leone ha
con sè una pen drive e un cd con un filmato di 7 ore e 41 minuti. In casa del
ragioniere, però, non esiste un computer compatibile con la lettura dei
supporti informatici. E alla fine nessuno vedrà il contenuto.Viene mostrato a
Spinelli solo un foglio sgualcito formato A4 dove sopra sarebbero stati scritti
i nomi dei giudici impegnati nel Lodo Mondadori. Tra questi anche il giudice
Forno, «quel nome me lo ricordo bene», commenta Spinelli a verbale. Forno è
infatti l’aggiunto che per primo interroga Ruby nell’estate 2010. Chi ha
infilato il nome di quel giudice in mezzo al Lodo Mondadori e a Fini (il
presidente della Camera, ha riferito Spinelli, avrebbe pregato i giudici del
Lodo di inguaiare l’ex premier) sicuramente conosce le ossessioni del
Cavaliere. Ma le ha mescolate in modo sbagliato prima ancora che
inverosimile.La mattina del 16 ottobre, alle 10 e 11 minuti, la banda lascia
casa Spinelli. Nei fatti scompare se si esclude una telefonata del 17 intorno
alle 15 dove Spinelli comunica che non si può fare l’affare. Inizia, la mattina
stessa del 16 quando il ragioniere va ad Arcore, quel buco di 31 ore di ritardo
nel fare la denuncia. Che sarà presentata solo alle 16 e 22 del 17 ottobre. Un
fax firmato Ghedini-Longo direttamente all’ufficio del procuratore. Il ritardo
di 31 ore resta il mistero principale della storia. Con i soldi
introvabili.Ghedini nega ogni dietrologia, «tutto in regola». Cosa succede ad
Arcore e nella località segreta dove vengono portati i coniugi Spinelli il 16 e
il 17 ottobre? Viene, forse, visionato un video poi ritenuto non pericoloso
tanto che si procede alla denuncia? È un fatto che Berlusconi annulla i suoi
impegni istituzionali, pranzo con Monti e congresso Ppe, per restare ad Arcore.
E che Leone, sorvegliato speciale dopo una vecchia condanna, detto u’uastat, lo
sciroccato negli ambienti della mala barese, ha conoscenze nel giro delle
signore amiche di Tarantini, l’ennesimo ruffiano per le cene del Cavaliere.
d.c.r.m.p.s.