mercoledì 5 maggio 2010

EPIFANI, «LAVORO È LA PRIORITÀ». AL VIA IL CONGRESSO CGIL A RIMINI

L'affetto della Cgil per chi perde il lavoro, un congresso dedicato ai più deboli. Così Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, comincia la sua relazione congresso nazionale della Cgil a Rimini. "Alle persone che hanno perso il lavoro senza colpa e responsabilità - dice il leader della confederazione tra gli applausi - a chi si ritrova su un'isola o in un presidio a lottare per il proprio avvenire, ai tanti precari che hanno perso per primi il lavoro, ai tanti giovani disoccupati del Mezzogiorno, e ai tanti anziani soli in condizioni di povertà, va il pensiero, l'affetto, la vicinanza di tutta la Cgil. Insieme alla riconferma di un impegno che è la stessa ragione fondativa per la quale abbiamo senso di esistere”. “Ci vuole in sostanza un piano straordinario per il lavoro e l’occupazione fatto da tre componenti: uno stimolo importante e mirato di carattere fiscale agli investimenti in ricerca, innovazione e formazione nella filiera manifatturiera, unica possibilità per conservare in valore quello che si perde in quantità prodotta e venduta nei mercati internazionali; un allentamento del patto di stabilità degli enti locali soprattutto in rapporto ai lavori di messa in sicurezza di campagne, quartieri e città, di riconversione ecosostenibile, di risparmio energetico di abitazioni, uffici, impianti industriali: una riapertura del turn over nella scuola, nell’università, nelle pubbliche amministrazioni almeno per tre anni, allo scopo di favorire nelle forme corrette l’ingresso dei giovani laureati e diplomati chiudendo anche tutte le sacche di precariato ancora esistenti. Di fronte a una disponibilità del governo a muoversi in questa direzione, siamo pronti ad armonizzare i rinnovi contrattuali che vanno definiti nei settori pubblici e nella scuola come una parte di questa scelta”. Sono questi i tre punti del Piano del lavoro straordinario proposto oggi dal segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani nella sua relazione introduttiva. Secondo Epifani è necessario sostenere la proposta con un piano di investimenti pubblici e privati direttamente orientati alla ricerca e allo sviluppo. Solo con le ricadute immediate di un piano di questo genere sarebbe possibile creare 150 mila nuovi posti di lavoro, mentre la riconversione verso la green economy produrrebbe in tre anni almeno 70 mila posti di lavoro. Un piano di micro opere infrastrutturali creerebbe altri 150 mila posti, mentre la sospensione per tre anni del blocco del turn over produrrebbe altri 400 mila posti. In generale, ha detto Epifani, una manovra di questo genere puntata sulla creazione e la difesa dei posti di lavoro “abbasserebbe la percentuale dei tassi reali di disoccupazione dal 10% del quarto trimestre del 2010 al 7,5% del quarto trimestre del 2013. (PA) Restituzione immediata di una quota di drenaggio fiscale degli ultimi anni. Questa la principale proposta della Cgil sul fisco ribadita da Guglielmo Epifani dal palco del congresso. Non c'è nella proposta della Cgil soltanto equità distributiva e giustizia sociale. Occorre riformare - ha detto Epifani - il meccanismo dell'attuale cuneo fiscale sui salari, sulle retribuzioni, sulle pensioni, e anche sul tfr, "tassato oltre ogni ragionevole misura". La Cgil chiede un fisco meno pesante con le imprese con bassi profitti e molta manodopera. Basta poi con condoni, scudi, sanatorie di ogni tipo, elusioni ed evasioni non giustificabili. (PSL). L’Italia ha bisogno di una vera politica economica e di una vera politica industriale che sono necessarie per rilanciare l’economia bloccata dalla crisi. Lo ha ribadito oggi il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Una vera politica industriale richiede di affiancare a una base manifatturiera di qualità alle nicchie di produzione di eccellenza, a medie e grandi imprese in grado di allargare filiere e catene di valore, una forte componente interna delladomanda degli investimenti e dell’occupazione per evitare di essere solo dipendenti dalle altre economie e dalla ciclicità della crisi. Ma tutte queste cose non sono neppure pensabili se non si individuano le risorse necessarie e se non si attuano scelte conseguenti. “Questo disegno – spiega il segretario della Cgil – richiede scelte, ordine di priorità, capacità di governare sistemi complessi. Richiederebbe, ad esempio, di investire subito nella banda larga e favorire un’offerta di servizi da parte delle nostre imprese”. Per non restare ultimi in Europa nell’accesso alla trasmissione veloce di dati e informazioni. Queste scelte richiederebbero di “posporre la costruzione del ponte tra Messina e Reggio Calabria per risolvere prima i collegamenti ferroviari e viari e la messa in sicurezza di quei territori, che come si è visto a Messina, franano a ogni pioggia. Secondo Epifani sarebbe al contrario necessario rimettere al centro delle scelte la ricostruzione de L’Aquila. Questa politica “richiederebbe con i tempi giusti che si facesse della ricostruzione dell’Aquila e del suo centro storico un grande progetto nazionale e internazionale – finanziato anche con una tassa di scopo – a cui fare concorrere il meglio dell’ architettura e delle scuole di restauro contemporanee.” Per quanto riguarda le scelte energetiche, Epifani ha detto che ha senso continuare la ricerca sul nucleare, ma è necessario soprattutto per i prossimi 15 anni “imboccare la strada del risparmio energetico, delle tecnologie delle fonti rinnovabili, della bioedilizia, facendo dell’ambiente il campo di un forte pacchetto di investimenti e occupazione”. Il governo non fa abbastanza per le situazioni di particolare difficoltà delle imprese. Se i paesi europei più grandi mettono in campo risorse e sostegni, "noi non lo facciamo". Lo dice Guglielmo Epifani nella relazione al Congresso. Eppure - rileva - non passa giorno che non porti parole pesanti. E cita i nuovi tagli alla Telecom, il ca Eutelia, i ventimila lavoratori dei call center, le fabbriche che chiudono a Terni, Faenza, Imola, Nocera, Fabriano, la chimica sarda, Porto Marghera. Riparte la cassa integrazione nel settore dell'auto in attesa dell'attuazione del piano Fiat che andrebbe sostenuto da una politica industriale che sviluppi in Italia ricerca e innovazione. Non si può uscire dalla crisi ricorrendo di nuovo al taglio delle spese correnti e all’imposizione di pesanti sacrifici per i lavoratori, la via che è stata imboccata per la Grecia anche a causa di gravi incertezze e ritardi dell’Europa. Lo ha detto il segretario della Cgil parlando della crisi e del caso greco. Secondo Epifani sono assolutamente sbagliate le soluzioni che stanno avanzando. Da una parte ci sono infatti molti economisti che considerano inevitabile la ripresa dell’inflazione una volta stabilizzata la situazione. Dall’altra ci sono le banche centrali che – come sempre – chiedono il contenimento delle spese correnti, a partire da quella per la sanità e le pensioni, anche se poi le stesse banche centrali non si chiedono come mai negli ultimi 15 anni, nessun grande paese sia effettivamente riuscito a ridurre la spesa, mentre gli avanzi primari sono stati ottenuti grazie a operazioni straordinarie. “Resta quindi la terza via, la migliore – ha spiegato Epifani – la più corretta, ma anche la più difficile: aumentare stabilmente il tasso medio di crescita del Pil, che è stato mediamente del 5% negli anni 1955-85 e negli ultimi 15 anni del 2%, con l’Italia sempre al di sotto di questo valore. Un progetto paese richiede l’assunzione esplicita di questo obiettivo, un programma di spesa, la capacità di attrarre investimenti dall’estero, l’aumento del valore e della qualità del nostro sistema industriale, la difesa della coesione sociale contro le scelte e le logiche corporative”. Secondo Epifani, la crisi di oggi è molto insidiosa anche perché i costi che hanno peggiorato i deficit pubblici avranno effetti nei prossimi decenni e riapriranno di sicuro un conflitto distributivo attorno alle poche risorse disponibili. Per questo si imporranno scelte inedite proprio perché “la crescita improvvisa dei deficit pubblici non ha precedenti nella storia dell’Occidente”. “Un vero e proprio disegno di controriforma dei diritti”, così Guglielmo Epifani definisce le iniziative del governo sulle politiche del lavoro, dei diritti, della cittadinanza. Il segretario della Cgil ricorda l'accordo sul welfare sottoscritto con il governo, accordo "smantellato" dal governo ma sul quale la Cgil è stata "coerente" e "leale", "con quello che si è firmato e con il voto dei lavoratori". Il governo e la maggioranza hanno invece proseguito sulla strada dell'arbitrato, del testo unico sulla sicurezza, con il ddl sulla regolamentazione del diritto di sciopero, il libro bianco e la bilateralità "forzosa". E oggi - sottolinea Epifani - arriva l'annuncio del confronto sugli ammortizzatori sociali e lo statuto dei lavori. La Cgil condivide e apprezza la decisione di Giorgio Napolitano (molto applaudito) di rimandare il ddl sul processo del lavoro alle Camere. E nelle correzioni apportate dalla maggioranza e dal governo "non ritroviamo la risposta corretta alle osservazioni molto forti e fonmdate del Quirinale". Modifiche, quindi, "che non rendono la norma meno anticostituzionale". Un passaggio molto applaudito. “Nel suo convegno di Parma, la Confindustria ha chiesto al governo di fare di più partendo da un quadro di evoluzione delle dinamiche economiche degli ultimi decenni che portano a una conclusione molto vicina a quella a cui da tempo siamo pervenuti, intorno al tema del declino relativo del nostro sistema industriale”. Secondo Epifani, la stessa esigenza, quella di trovare una politica economica all’altezza della crisi, “viene ripetutamente avanzata dal mondo del commercio, della distribuzione, del turismo, dall’agricoltura, della piccola e media impresa, degli artigiani, delle costruzioni, da parte degli enti locali e dei Comuni, delle università, delle scuole, degli istituti di ricerca. Per il segretario della Cgil, il “governo deve riflettere su tutto questo e lo dico soprattutto al ministro dell’Economia impegnato in un ruolo non facile in una fase di turbolenze dei mercati finanziari che tornano a muoversi quasi come prima della crisi”. Epifani ha ricordato che la Cgil ha criticato da subito le politiche del governo nei confronti della grande crisi e si è anche mobilitata per questo. In realtà, l’Italia è l’unico paese in Europa e forse nel mondo che non ha deciso un reale sostegno agli investimenti, ai settori industriali più colpiti dalla crisi. Inizialmente era bollata come disfattista e sempre negativa. Ora ci sono importanti forze, a partire appunto dalla Confindustria, che cominciano a condividere le analisi sulla crisi e le critiche al governo Berlusconi. Ovviamente il segretario Cgil non ha risparmiato critiche alla Confindustria, che quest’anno ha deciso di partecipare al congresso con le sue più alte cariche. In particolare il punto di attacco di Epifani è stato sulla responsabilità di Confindustria dopo l’accordo separato, atto di eccezionale gravità. Un applauso accoglie il nome del capo dello Stato Giorgio Napolitano, citato da Epifani durante il suo passaggio sul ddl lavoro. Il segretario generale della Cgil ha ribadito la posizione del sindacato sulla riforma più generale del welfare.“Avanzeremo innanzitutto una proposta di riforma organica degli ammortizzatori sociali – ha spiegato Epifani nella sua relazione d’apertura al Congresso – una riforma che parta dai contenuti dell’accordo del 2007 e della riflessione sui problemi che la crisi ci consegna”. In particolare Epifani ha detto che la Cgil vuole “un sistema pubblico e universale incentrato su due istituti, riferiti l’uno a chi ha perso il lavoro, unificando le indennità di mobilità e disoccupazione, e l’altro a chi, pur mantenendo il rapporto con l’impresa, ne vive la fase di difficoltà e crisi”. Sempre secondo Epifani, i costi di questa operazione possono essere affrontati anche prevedendo una fase di transizione e di gradualità, “mentre non è rinviabile in Italia uno strumento di salvaguardia del reddito di ultima istanza per chi, avendo perso il lavoro, giunge al termine della copertura degli ammortizzatori”. Ovviamente non si possono scaricare i costi di queste scelte e di questi interventi necessari sui lavoratori. “Solo uno strumento finanziato dalla fiscalità generale e corredato da misure di rientro nel mondo del lavoro, nella disponibilità dei Comuni quanto a gestione dell’erogazione, può evitare di scaricare sugli ammortizzatori bisogni di contrasto alla povertà che più correttamente devono essere affrontati nell’ambito delle politiche sociali”. Epifani, nella relazione, respinge un modello corporativo del sindacato, che non porta ad includere e allargare i diritti e che porta invece a una confusione di ruoli e funzioni dove tutto si perde (il ruolo dello Stato, quello dell'impresa, quello del sindacato) in cui non si capisce bene chi sia controparte di chi. La Cgil sa bene che i rapporti di forza nel paese "non sono più quelli di una volta" e che conquista e difendere i diritti è un processo non più lineare. In questo ambito la divisione sindacale, anche sui questi temi, "indebolisce e favorisce il disegno del governo di imporre un modello ideologico basato su principi che sono il contrario di quelli che hanno visto impegnato il movimento sindacale italiano". Il modello neocorporativo conduce invece "ad uno svuotamento progressivo della contrattazione collettiva sia di quella nazionale sia di quella di secondo livello". Con una rappresentanza "divisa, incerta, debole, nei luoghi di lavoro e nei territori, l'assenza di regole esigibili per misurare correttamente e in maniera omogenea la rappresentatività di ognuno". "E per stabilire - continua - quando si possa firmare un contratto sulla base di una soglia legata al principio di maggioranza e come fare esprimere democraticamente i lavoratori, sulle intese e sugli accordi che li riguardano". Epifani è consapevole che non si possa restare "nel limbo di questa situazione", e propone: "Se la Cisl e la Uil vogliono lealmente e realmente prendere in mano il problema della democrazia sindacale, noi siamo pronti a ricercare le ragioni e i contenuti di un accordo tra i sindacati" sapendo che "la legge, il sostegno della legge è l'unico modo per rendere certo ed esigibile un quadro di regole democratiche". "Chiediamo al governo di confermare entro l'anno la rielezione di tutte le Rsu nei settori pubblici e nella scuola". Così Epifani in un passaggio molto applaudito della relazione.Se la scommessa della ricomposizione della rappresentanza resta un obiettivo rilevante, la Cgil non può restare nè subalterna nè nell'angolo sul fronte della contrattazione. "Restiamo decisivi - dice - per rafforzare e qualificare la contrattazione e per lavorare seriamente allo scopo di ricomporre e semplificare il numero e la dimensione dei contratti nazionali". Le resistenze vengono dalle imprese. La priorità della Cgil - osserva Epifani - è unificare il mondo del lavoro. E indica sei strade: 1) Unificare vuol dire ricomporre e non solo ridurre il numero dei contratti, lavorando sulle frantumazioni esistenti nei comparti e nei settori, anche nel pubblico impiego; 2) Unificare vuol dire assumere la scelta della clausola sociale come obiettivo di pratica comune; 3) Unificare vuol dire riguadagnare una capacità di controllo e di informazione preventiva su appalti, cessioni di ramo e terziarizzazioni; 4) Unificare vuol dire praticare la contrattazione di sito e di filiera; 5) Unificare vuol dire aprire un confronto sul lavoro pubblico o meglio sulla responsabilità pubblica nella gestione dei servizi; 6) Unificare vuol dire combattere nuove diseguaglianze tra nativi e migranti.Il segretario della Cgil ha parlato molto delle battaglie del sindacato contro il razzismo, ricordando le tante manifestazioni e la grande campagna nazionale “stesso sangue, stessi diritti”. “Siamo stati nelle piazze – ha detto Epifani – nelle manifestazioni, abbiamo ricordato i vent’anni dell’assassinio di Jerry Masso e scelto Rosarno come sede del Primo Maggio, come luogo simbolo del rapporto inaccettabile tra criminalità organizzata e domanda di lavoro di tanti immigrati trattati come schiavi moderni. “Con la determinazione che deriva da questo impegno – ha spiegato Epifani – da queste convinzioni profonde, di fronte al dibattito parlamentare che si accinge ad affrontare il tema dello jus soli, non crediamo che sia più un sogno, una fuga in avanti, battersi perché questa sfida di civiltà la si possa vincere davvero; e sperare che l’amore che si deve portare a una vita che nasce, sia fatto anche del riconoscimento della comune cittadinanza, oltre che dei doveri di umanità verso i bambini di un asilo o di una scuola, e verso i figli di chi si ritrova ad essere soltanto un clandestino. La lettera di quell’imprenditore di Adro che ha pagato la retta della mensa comincia con una frase che dice tutto: sono figlio di un mezzadro, ho imparato da mio padre il rispetto che si deve alle persone”.Epifani non nasconde, nella relazione, le difficoltà nei rapporti unitari con Cisl e Uil e cita l'ultimo caso, quello della firma dell'avviso comune sull'attuazione del ddl sull'arbitrato e il diritto del lavoro. Ma le circostanze (la crisi, gli errori del governo) sono tali che occorre che il sindacato sappia lottare e restare unito. "Avverto il bisogno - rileva ancora Epifani - di fermarci tutti a riflettere su queste divisioni e, pur avendo le mie certezze sulle responsabilità di questa deriva, penso che tocchi, ancora una volta, alla Cgil fare di più". E chiede alla sua organizzazione "di discutere e condividere un percorso che freni la completa lacerazione dei rapporti e dica su quali terreni ricostruire un percorso di lavoro comune". Su questi temi: le regole della democrazia; ricondividere il modello contrattuale; i contratti pubblici; la rinuncia ad avvisi comuni senza tentare prima una mediazione e un chiarimento tra le tre confederazioni. Epifani chiede poi che si riprenda a discutere di merito: di sicurezza sul lavoro, salute, ambiente, sui migranti, sui pensionati e sugli anziani, sul fisco. È stato un congresso vero, svolto in condizioni difficili di crisi in molti luoghi di lavoro. Non è stato né un rito né una passeggiata facile per nessuno, nonostante la mozione uno abbia largamente prevalso. Lo dice nella parte conclusiva della relazione Guglielmo Epifani, il quale osserva: “Saper gestire l'esito di un percorso democratico è una prova di responsabilità che riguarda tutta la Cgil, come pure va data attenzione ai temi contenuti della mozione che ha avuto la minoranza dei consensi". Al nuovo gruppo dirigente spetta valorizzare l'unità,i pluralismi, le competenze e il rinnovamento necessario, aggiunge. Circa le osservazioni e i richiami sulle modalità e le procedure della consultazione di base, Epifani dice che, finito il congresso, "rifletteremo su tutto quanto, analizzando dati e problemi in modo da rispondere ai principi di trasparenza e completezza della verifica democratica”. Non sappiamo se il confronto aperto nel governo all’interno della maggioranza porterà nuovi problemi al governo stesso e dove porterà il paese. In ogni caso “noi continueremo a stare in campo contrastando le scelte sbagliate, incalzando per dare una risposta ai problemi che salgono dal profondo della condizione del lavoro, dei pensionati, dei nostri giovani”. Così si è espresso oggi il segretario della Cgil per descrivere la nuova fase politica che si sta aprendo in questi giorni. Epifani ha ribadito le critiche alle scelte del governo e ha ribadito le posizioni della Cgil sul federalismo fiscale e l’unità del Paese. Ma nello stesso tempo ha voluto rivolgere un appello alle forze dell’opposizione affinché facciano riferimento ai valori e agli ideali che hanno segnato la storia del movimento dei lavoratori. “Per noi – ha detto Epifani – la parola federalismo è il contrario della parola secessione; autogoverno vuol dire più democrazia; non lasciare indietro nessuno vuol dire ripartire dagli ultimi, da chi, da solo, anziano, donna, migrante, precario, malato, non autosufficiente, emarginato, non ce la può fare. E paese civile è un paese che non assiste assente alla tragedia che si consuma ogni giorno dentro le nostre carceri”. Epifani, che ha voluto ricordare come da sempre i lavoratori hanno dato prova di quella che un tempo si sarebbe chiamata la responsabilità nazionale delle classi lavoratrici, ha ribadito che la Cgil sosterrà con tutte le sue forze la grande manifestazione di Milano del 2 giugno prossimo perché “la festa della Repubblica sia insieme anche la festa della nostra Costituzione”.
Contatore visite gratuito Aggregatore notizie RSSAggregato su Addami