lunedì 27 febbraio 2012




«IO STO CON L'UNITÀ»: LA SOLIDARIETÀ DI CGIL E PSE

Ancora messaggi di solidarietà per l’Unità «espulsa» dalla Fiat. Il Comitato direttivo della Cgil ha approvato un ordine del giorno all'unanimità: «La Cgil considera grave e profondamente antidemocratica la scelta di rimuovere le bacheche con l'Unità in alcuni stabilimenti di aziende appartenenti al gruppo Fiat. La libertà di diffusione de l'Unità così come di ogni altro giornale nei luoghi di lavoro del nostro Paese è un tratto distintivo della storia del movimento sindacale italiano e della sua vocazione alla libera circolazione delle idee e dei diversi orientamenti della cultura e della politica. Ogni tentativo di limitare tale libertà non può che essere respinto. Il Cd della Cgil chiede che quel provvedimento sia ritirato dalla Fiat e che il principio di diffusione della libera informazione (principio costituzionalmente garantito) continui ad essere garantito nei suoi stabilimenti. La Cgil conferma la sua partecipazione alla campagna “al lavoro con un quotidiano”».Oggi giornata di grande mobilitazione in difesa de l’Unità e, a monte, in difesa della libertà di stampa e del diritto dei lavoratori ad essere informati. La Cgil metterà in pratica l’appello lanciato da Twitter: «Portiamo una copia de l’Unità in tutti i luoghi di lavoro e appendiamola nella bacheca delle informazioni sindacali, difendiamo la libertà di stampa». In questi giorni il nostro quotidiano ha raccolto tantissime testimonianze di solidarietà, il che dimostra che si è trasformata in un boomerang per il gruppo Fiat la decisione di eliminare le bacheche dei sindacati per impedire che venga affisso il «giornale dei lavoratori», come avviene da sempre. Anche la larga simpatia che raccoglie il nostro giornale, il quale dà spazio alle battaglie della Fiom esclusa, a quelle degli altri sindacati e alle lotte unitarie, sta a dimostrare quanto sia stata controproducente la decisione Fiat. Secondo Massimo D’Alema, intervistato a Ravenna dal direttore Claudio Sardo, questo è un «brutto episodio di arroganza inaccettabile che tutti i sindacati uniti» devono denunciare. Un segnale negativo che fa tornare la Fiat al passato: «È stata la fabbrica in cui la rappresaglia antisindacale e contro la sinistra è stata la più aspra del dopoguerra». Infatti «la Fiat di Valletta fu la grande azienda che realizzò su vasta scala i licenziamenti per rappresaglia politica e sindacali, che poi sono stati una delle ragioni che hanno portato all’articolo 18». «Avevamo guardato con interesse allo sforzo di rilancio e di modernizzazione dell’azienda tentata da Marchionne in questi anni», ma ora D’Alema non nasconde che «c’è una vena autoritaria che ha prodotto molti danni e che rischia di incrinare il rapporto tra Fiat e Paese». Insomma, D’Alema ricorda ai dirigenti Fiat che «operano in un Paese democratico» e che gli spazi sindacali sono «una tradizione e non un ostacolo alla produttività». Dalle fabbriche alle scuole Su Twitter la campagna «iostoconlunità»raccoglie consensi. Molte le testimonianze di sostegno: «Tutta la mia solidarietà all’Unità. Se questa sarà la futura Confindustria, povero Paese», è il messaggio di Sergio Cofferati, ex segretario nazionale della Cgil. Da Milano il sindaco Giuliano Pisapia scrive: «Vietare l'affissione di un giornale infabbrica non è un segno di modernizzazione, ma significa riportare indietro l'Italia di cinquant’ anni. Con amicizia e solidarietà». «Oggi ho comprato due copie dell'Unità. La libertà di stampa va sostenuta con gesti concreti», ha scritto su Twitter il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. Spiritoso Antonio Bassolino, ex presidente della Regione Campania: «#iostoconlunità a prescindere... come avrebbe detto il Principe». Piero Sansonetti, che dell’ Unità è stato condirettore, twitta così: «La modernizzazione di Marchionne ci porta dritti negli anni Cinquanta. Questo è...». Lettori, studenti, sindacalisti, una pioggia di messaggi. C’è chi propone di esibire una copia de l’Unità sul cruscotto delle auto Fiat, i Giovani Democratici di affiggere il giornale nelle scuole e nelle università. Roberto Natale, presidente della Federazione della Stampa spiega: «Io sto con l’Unità perché viene reinterpretata una pessima “aria del tempo”: quando una voce non mi piace... la caccio», è il metodo del sistema tv. Una scelta simile però rivela il vero volto della «presunta modernità, al punto da farla coincidere con l’Ottocento, anche spingendo sempre più alla concertazione tra il datore di lavoro e il singolo lavoratore, saltando il ruolo del sindacato». Secondo Natale, infine, ciò che colpisce è che si considerino «le fabbriche come luoghi in cui non devono circolare le idee, l’operaio è visto come addetto alla produzione e non cittadino pensante. Il bello è che questa mossa così sguaiata ha suscitato reazioni così ampie, perché si è compreso che chi attacca il diritto d’espressione di una voce attacca quello di tutti».                                                                c.p.m.s.
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