BERSANI: "SI DIMETTA, ALTRIMENTI LO CHIEDEREMO NOI. OPPOSIZIONE FERMISSIMA AL DECRETO SULLA PROTEZIONE CIVILE"
Il segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani ha detto oggi di sperare che il sottosegretario e capo della Protezione civile Guido Bertolaso, indagato nell'ambito di un'inchiesta della magistratura fiorentina sulla corruzione negli appalti, lasci l'incarico, altrimenti il Pd ne chiederà le dimissioni. «Fin qui non abbiamo chiesto le dimissioni del capo della Protezione Civile», ha detto il leader del principale partito d'opposizione ai giornalisti a margine di un convegno a Perugia. «Sul piano personale sarà la magistratura a determinare i gradi di responsabilità, perché si è creata una situazione oggettiva». L'ordinanza del gip di Firenze indica che ci sono fondati elementi per sostenere che Bertolaso abbia usufruito di prestazioni sessuali procurategli da un imprenditore arrestato nell'ambito della stessa inchiesta in cambio di favori per le sue imprese appaltatrici. Ieri il numero uno della Protezione civile ha detto che forse si è «fidato troppo» di alcune persone, ma ha respinto le accuse di corruzione. Alla richiesta se ritiene che sia necessario che Bertolaso dia le dimissioni, però, Bersani ha risposto: «Spero che lo capisca da solo, perché sennò bisognerà chiederle». «La situazione non consente un governo della Protezione Civile in condizioni di serenità e di tranquillità». Nei giorni scorsi un altro partito d'opposizione, l'Italia dei Valori, ha presentato una mozione di sfiducia contro Bertolaso. Il sottosegretario aveva già presentato le sue dimissioni al premier Silvio Berlusconi appena lo scandalo era scoppiato, ma il Consiglio dei ministri le aveva respinte. Bersani ha aggiunto che il Pd farà «opposizione fermissima» contro il decreto del Governo che trasforma la Protezione civile in una Spa. «Se facciamo norme che aggravano il problema, come quelle che il Governo sta proponendo, è come se ci buttassimo nel pozzo», ha detto Bersani stamani a Perugia. «Si tratta di norme rischiose - ha continuato - se ora le applichiamo ad ambiti ancora più vasti, triplichiamo il rischio. Spero che il Governo ci ripensi. Ho visto qualche perplessità e qualche incertezza dentro la maggioranza», ha concluso il segretario del Pd.«Penso che poi i magistrati non si vergognino...», ha concluso Bersani a proposito delle frasi del premier contro i pm che indagano su Bertolaso. Bersani sottolinea che «ormai siamo abituati a queste sparate inqualificabili, ci siamo mitridatizzati. D'altronde pretendere che si smetta con questi toni è una petizione che pare ormai inutile. Bisogna che ciascuno, nonostante queste sparate, faccia tranquillamente il suo mestiere. Certamente la magistratura lo farà e lo farà per bene». Anche il capogruppo Pd Franceschini ribadisce la richiesta di uno stop al decreto che trasforma la protezione civile in spa. "Il governo si fermi. È irresponsabile, soprattutto dopo i fatti di questi giorni, insistere sull'approvazione di norme che trasformano la protezione civile in S.P.A. facendo scomparire ogni garanzia di trasparenza e regolarità". Se il governo non fa marcia indietro, annuncia il capogruppo Pd, mercoledì in aula interverranno tutti i 207 deputati del Pd sul decreto che trasforma la Protezione civile in Spa. « Norme incostituzionali - aggiunge - perchè introducono addirittura il divieto di avviare azioni giudiziarie di ogni tipo nei confronti delle gestioni commissariali, sospendendo quelle in corso come prevede il comma 5 dell'art. 3 del decreto. E proprio lo straordinario sistema di efficienza, volonariato e organizzazione delle protezioni civili che non merita di essere trascinato in una prospettiva priva di ogni trasparenza e garanzia. Le voci critiche che si stanno levando anche nella maggioranza confermano che è possibile bloccare quelle norme. Se questa scelta non avverrà nelle prossime ore, e a maggior ragione se il governo decidesse di porre la fiducia, la maggioranza sappia che siamo pronti ad una battaglia parlamentare durisima per eliminare quelle norme e impedire la conversione del decreto»."La storia non è edificante, ma se siamo gente seria prima di decapitare le persone che hanno servito il Paese dobbiamo pensarci non una, ma dieci volte", frena Pier Ferdinando Casini. «Bertolaso ha fatto tanto per una Protezione civile che oggi è invidiata nel mondo ed è una persona che ha dimostrato una grandissima competenza sulle emergenze - ha ricordato Casini -. Certamente qualcosa non è andato per il verso giusto: le indagini facciano allora il loro corso per faremergere tutte le storture». In difesa di Bertolaso intervengono i ministri Matteoli, Gelmini e Calderoli. «Deve restare alla guida della protezione civile perchè ha dimostrato di essere professionalmente capace ed efficiente», dice Matteoli. «Non potrà essere un'inchiesta in corso su accuse da dimostrare che lo può obbligare a farsi da parte. Non sarebbe nè giusto nè opportuno neppure sul piano politico. Bersani, con la sua uscita dimostra ancora una volta di essere condizionato e purtroppo eterodiretto dal partito dei giustizialisti, Di Pietro in testa. Noi invece da garantisti, crediamo nella buona fede e nei comportamenti corretti di bertolaso».«Guido Bertolaso non si tocca. Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di diffamare uno dei simboli del buon governo di questa maggioranza, di screditare un esponente di un esecutivo che presenta fatti e non parole, che risolve le emergenze e che è vicino alla gente», rincara la Gelmini.E Calderoli aggiunge: «La richiesta di dimissioni di Bertolaso da parte del segretario Bersani e del Pd purtroppo sono la dimostrazione che non sono un partito né di opposizione né di governo, ma soltanto un partito "gelatinoso", che rischia di implodere dopo le elezioni Regionali. Si confrontino nel merito delle questioni, e la smettano di inseguire Di Pietro, perché tra l`originale e la copia la gente sceglierà sempre l`originale, come già sta accadendo».
sabato 13 febbraio 2010
IL SISTEMA DI0 GUIDO: SOCIETÀ AMICI, OPERE DI BENE IN PATRIA
E FUORI
Al di là di tutto, degli ingegneri e dei costruttori, del sesso e dei massaggi, delle auto e degli arredi merce di scambio per entrare nel gran giro degli appalti, è un intero sistema di potere quello sotto inchiesta da parte della procura di Firenze. La «cricca di delinquenti» del Dipartimento Sviluppo e Turismo, scrive il gip Lupo nell’ordinanza, «godeva di poteri illimitati grazie alla normativa», cioè il potere di ordinanza e di spesa in nome dell’ urgenza senza vincoli di cui gode il Dipartimento della Protezione Civile. Occorre allora provare a capire se esiste e in cosa consiste il sistema di potere di Bertolaso e della sua Protezione Civile. La famiglia, ad esempio . «Nel pur breve periodo di monitoraggio-si legge nell’ordinanza - emergeva che in evidente conflitto di interesse il cognato di Bertolaso, Francesco Piermarini, è stato impiegato nei cantieri della Maddalena per il G8. Sono emersi anche rapporti tra Piermarini e Anemone». Lavorare e avere società non è certo un reato. Comincia ad essere sospetto se queste società possono beneficiare di corsie privilegiate e short list. Di sicuro la famiglia Piermarini, Gloria è la moglie di Bertolaso, Francesco e Marilena i fratelli, è molto attiva nell’aprire e chiudere società. Alla Maddalena ha lavorato Ecorescue che si occupa di rifiuti e raccolta differenziata. Prima c’è stata Sviluppo Tevere (conferenze e convegni), chiusa da poco Mystic river (grandi manifestazioni), in mezzo Flumen urbis srl, convegni e noleggio di imbarcazioni. Un vortice di attività solo agli ultimi anni. Gli investigatori stanno cercando di capire se il conflitto di interessi, oltre a Ecorescue, riguarda anche altre società di famiglia. È un fatto che tra le principali attività della Protezione Civile c’è l’organizzazione dei Grandi Eventi. Bertolaso ama il suo lavoro quasi più di se stesso. Lo dice. Si vede. È il suo cruccio più grande in queste ore: teme che il dubbio possa insinuarsi tra l’affetto delle persone. Ma qualche macchia c’è già. A Napoli, dove è stato Commissario per l’emergenza rifiuti, era indagato per traffico di rifiuti e truffa ai danni dello Stato perché avrebbe derogato ad alcune regole nell’affidamento degli incarichi favorendo, tra le altre, Impregilo. Che strana inchiesta quella: Bertolaso ha fatto di tutto per non essere iscritto al registro (la sua vice De Gennaro e altri 24 sono invece già a processo), la procura lo ha ascoltato, lo ha stralciato e per un inghippo ora è tutto a Roma. In ogni caso, per non sbagliare, il decreto sulla Protezione Civile spa offre lo scudo giudiziario ai Commissari straordinari. Per finire, sempre a Napoli e sempre per i rifiuti, è indagato Claudio De Biasio. Se non ci fosse stata l’inchiesta sui rifiuti, con gli inevitabili link con la camorra, sarebbe diventato vicario di Balducci alla Maddalena. A Bari Bertolaso è stato tirato nell’ingorgo Tarantini-D’Addario per via di amici di amici. L’imprenditore Giampy Tarantini, oltre a vendere protesi con la Tecnohospital e a piazzare escort nei saloni di palazzo Grazioli e villa Certosa, ha anche un’attività di consulenza, la G.C. consulting. Tra i clienti, «per offrire nuove opportunità», l’imprenditore Enrico Intini che, tra gli altri, è stato presentato a Guido Bertolaso. «Mai fatto nulla con quello» ha risposto piccato il n°1 della Protezione Civile. E però, mai disperare: è di pochi giorni fa la notizia che la sua Tecnohospital, in grosse difficoltà, è stata acquistata per 300 mila euro da Gian Luca Calvi. E chi è il benefattore? Il fratello di Gian Michele, presidente di Eurocentre, società senza scopo di lucro fondata dalla Protezione Civile e soggetto attuatore del progetto C.A.S.E all’Aquila, la famose casette per terremotati, orgoglio di Berlusconi. Ma nulla vien per caso. Eurocentre ha realizzato nel 2008 il Ponte Italia sul fiume Payee in Sudan, «grande opera - si legge sul sito della Protezione Civile - per collegare la zona della diocesi di Rumbek, quasi isolata, con quella del Nilo Bianco». Il ponte è costato un milione e mezzo di euro, è stato finanziato via sms e con il fondo della Protezione Civile, ed è stato montato dai tecnici di via Ulpiano. Tutto si tiene nella grande famiglia: ponte, progetto Case, acquisto Tecnohospital. «Un sistema gelatinoso» scrivono i magistrati. Dove i quattro arrestati e Bertolaso «costituiscono una catena di comando omogenea ed efficiente».
E FUORI
Al di là di tutto, degli ingegneri e dei costruttori, del sesso e dei massaggi, delle auto e degli arredi merce di scambio per entrare nel gran giro degli appalti, è un intero sistema di potere quello sotto inchiesta da parte della procura di Firenze. La «cricca di delinquenti» del Dipartimento Sviluppo e Turismo, scrive il gip Lupo nell’ordinanza, «godeva di poteri illimitati grazie alla normativa», cioè il potere di ordinanza e di spesa in nome dell’ urgenza senza vincoli di cui gode il Dipartimento della Protezione Civile. Occorre allora provare a capire se esiste e in cosa consiste il sistema di potere di Bertolaso e della sua Protezione Civile. La famiglia, ad esempio . «Nel pur breve periodo di monitoraggio-si legge nell’ordinanza - emergeva che in evidente conflitto di interesse il cognato di Bertolaso, Francesco Piermarini, è stato impiegato nei cantieri della Maddalena per il G8. Sono emersi anche rapporti tra Piermarini e Anemone». Lavorare e avere società non è certo un reato. Comincia ad essere sospetto se queste società possono beneficiare di corsie privilegiate e short list. Di sicuro la famiglia Piermarini, Gloria è la moglie di Bertolaso, Francesco e Marilena i fratelli, è molto attiva nell’aprire e chiudere società. Alla Maddalena ha lavorato Ecorescue che si occupa di rifiuti e raccolta differenziata. Prima c’è stata Sviluppo Tevere (conferenze e convegni), chiusa da poco Mystic river (grandi manifestazioni), in mezzo Flumen urbis srl, convegni e noleggio di imbarcazioni. Un vortice di attività solo agli ultimi anni. Gli investigatori stanno cercando di capire se il conflitto di interessi, oltre a Ecorescue, riguarda anche altre società di famiglia. È un fatto che tra le principali attività della Protezione Civile c’è l’organizzazione dei Grandi Eventi. Bertolaso ama il suo lavoro quasi più di se stesso. Lo dice. Si vede. È il suo cruccio più grande in queste ore: teme che il dubbio possa insinuarsi tra l’affetto delle persone. Ma qualche macchia c’è già. A Napoli, dove è stato Commissario per l’emergenza rifiuti, era indagato per traffico di rifiuti e truffa ai danni dello Stato perché avrebbe derogato ad alcune regole nell’affidamento degli incarichi favorendo, tra le altre, Impregilo. Che strana inchiesta quella: Bertolaso ha fatto di tutto per non essere iscritto al registro (la sua vice De Gennaro e altri 24 sono invece già a processo), la procura lo ha ascoltato, lo ha stralciato e per un inghippo ora è tutto a Roma. In ogni caso, per non sbagliare, il decreto sulla Protezione Civile spa offre lo scudo giudiziario ai Commissari straordinari. Per finire, sempre a Napoli e sempre per i rifiuti, è indagato Claudio De Biasio. Se non ci fosse stata l’inchiesta sui rifiuti, con gli inevitabili link con la camorra, sarebbe diventato vicario di Balducci alla Maddalena. A Bari Bertolaso è stato tirato nell’ingorgo Tarantini-D’Addario per via di amici di amici. L’imprenditore Giampy Tarantini, oltre a vendere protesi con la Tecnohospital e a piazzare escort nei saloni di palazzo Grazioli e villa Certosa, ha anche un’attività di consulenza, la G.C. consulting. Tra i clienti, «per offrire nuove opportunità», l’imprenditore Enrico Intini che, tra gli altri, è stato presentato a Guido Bertolaso. «Mai fatto nulla con quello» ha risposto piccato il n°1 della Protezione Civile. E però, mai disperare: è di pochi giorni fa la notizia che la sua Tecnohospital, in grosse difficoltà, è stata acquistata per 300 mila euro da Gian Luca Calvi. E chi è il benefattore? Il fratello di Gian Michele, presidente di Eurocentre, società senza scopo di lucro fondata dalla Protezione Civile e soggetto attuatore del progetto C.A.S.E all’Aquila, la famose casette per terremotati, orgoglio di Berlusconi. Ma nulla vien per caso. Eurocentre ha realizzato nel 2008 il Ponte Italia sul fiume Payee in Sudan, «grande opera - si legge sul sito della Protezione Civile - per collegare la zona della diocesi di Rumbek, quasi isolata, con quella del Nilo Bianco». Il ponte è costato un milione e mezzo di euro, è stato finanziato via sms e con il fondo della Protezione Civile, ed è stato montato dai tecnici di via Ulpiano. Tutto si tiene nella grande famiglia: ponte, progetto Case, acquisto Tecnohospital. «Un sistema gelatinoso» scrivono i magistrati. Dove i quattro arrestati e Bertolaso «costituiscono una catena di comando omogenea ed efficiente».
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