«Lo Stato rischia l’autogol sul fronte della lotta
all’evasione con le ultime disposizioni della delega fiscale sull’abuso di
diritto». Così scrive Oreste Saccone sulla rivista «Fiscoequo »
dell’associazione per la legalità e l’equità fiscale. In altre parole, il testo
varato dal governo qualche giorno fa potrebbe tradursi in un aiuto ai grandi
evasori, cioè banche e grandi gruppi multinazionali, sia in termini di
definizione dell’abuso di diritto, che potrebbe portare a una sorta di
«condono» delle operazioni poste in essere finora, sia perché le disposizioni
escludono espressamente la rilevanza penale dei comportamenti ascrivibili a
fattispecie abusive. Sono loro, infatti, gli «esperti del settore». Avendo a
disposizione schiere di fiscalisti e analisti finanziari, sono loro che mettono
in atto operazioni, spesso molto raffinate, al solo scopo di eludere il fisco.
Spesso si tratta di triangolazioni con l’estero, o di cessioni di azioni in usufrutto
per l’incasso di dividendi con relativi sgravi o crediti d’imposta. Insomma,
vere e proprie ingegnerie finanziarie che non hanno obiettivi economici, ma
esclusivamente vantaggi fiscali, sui quali l’Agenzia delle Entrate ha acceso da
tempo i riflettori. Nel solo 2011 ai grandi contribuenti sono stati accertati
5,5 miliardi e ne sono stati incassati 1,7 «con una crescita dell’800% rispetto
al 2007», spiega Saccone. Molto di quel «salto» è dovuto alla giurisprudenza in
fatto di abuso di diritto. Il tema era dibattuto da tempo, ma nel 2008la Corte
di Cassazione ha fatto chiarezza definitivamente con tre storiche sentenze,
nelle quali si afferma un principio generale antielusivo che ha un fondamento
nella stessa Costituzione. Insomma, per l’Alta Corte il divieto dell’abuso di
diritto è intrinseca alle norme fiscali italiane, anche in assenza di una
specifica legge che ne fa divieto. In questo modo, tra l’altro, l’Italia ha
seguito il solco già indicato dai giudici comunitari, che nel 2006 (sentenza
Halifax) avevano considerato l’abuso di diritto immanente alle direttive
dell’Unione per quanto riguarda i tributi armonizzati a livello europeo, come
l’ Iva. A questo punto, una volta che la giurisprudenza ha tracciato il
percorso, bisognava varare una norma ispirata a quei principi. Ma, secondo
Saccone, la delega non fa esattamente questo. Non si fa alcun rinvio al
principio della Cassazione. Anzi, si sostiene che si dovrà inserire una «nuova
norma» valida per il futuro. In altre parole, si modifica le norme attuali, rischiando
che per le operazioni già varate (ma non ancora accertate) vi sia una
sanatoria. Il testo, poi, introduce tutta una serie di paletti per definire le
varie fattispecie, ma tentando di definire il caso crea anche delle maglie per
eluderlo. Infine «la delega volutamente depotenzia la disciplina antielusiva
escludendo espressamente la rilevanza penale dei comportamenti ascrivibili a
fattispecie abusive - scrive Saccone - In concreto ai fini penali viene
introdotto un discrimine tra i grandi contribuenti e tutti gli altri. Nell’
ottica del governo le mega-frodi di svariati milioni di euro pianificate
attraverso l’ abuso del diritto dai grandi contribuenti per pagare meno tasse
non sono percepite come comportamenti particolarmente pericolosi che meritano
la sanzione penale, come avviene, invece, nei casi più rilevanti di infedele
dichiarazione».Insomma, proprio mentre la Guardia di finanza fa i suoi blitz
nei piccoli negozi e nei bar dei grandi centri turistici, e mentre sui
contribuenti onesti si abbatte una raffica di imposte, i grandi gruppi
potrebbero perfino ottenere vantaggi. Che in questi casi non sono mai pochi.
Basta guardare le cifre. Negli ultimi mesi sono finiti sulle cronache dei
giornali diversi casi di mega- contenziosi fiscali. Hanno fatto scalpore quelli
relativi ai big del credito italiano. «Attraverso l'abuso del diritto l'Agenzia
delle entrate ha contestato a molte banche italiane l'illegittimità di
raffinate operazioni di pianificazione fiscale illecite realizzate al solo scopo
di ridurre il prelievo fiscale - osserva Saccone - Intesa Sanpaolo, per
esempio, ha chiuso col fisco un accordo che le è costato circa270milioni di
euro. Interessate anche Credem, Bpm, Popolare di Novara, Montepaschi, Banca
Carige e altri istituti bancari. L'accusa di una presunta mega evasione
(operazione Brontos) grava ancora su Unicredito per aver realizzato
un'operazione di finanza strutturata che le avrebbe consentito un illecito
risparmio fiscale di circa 245 milioni di euro ». d.c.r.p.s.m.