mercoledì 25 gennaio 2012

SFOGO SANTANCHÉ: «SENZA LEGA CROLLIAMO A 15%»

«Non possiamo continuare così, senza la Lega se arriviamo al 15% è un miracolo». Lo sfogo di Daniela Santanché al termine della riunione del coordinamento lombardo del Pdl la dice lunga sugli umori a pochi mesi dalle amministrative. Lombardia e Veneto rischiano di più: se non si chiudono accordi con il Carroccio al primo turno, il pericolo che il Pdl non raggiunga il ballottaggio è concreto. In piccoli comuni del Milanese, a Como, a Monza. Meglio male accompagnati, insomma, che soli. E non esiste un piano B: tutte le speranze sono riposte nell’happy end con gli alleati riottosi. I dirigenti azzurri tra loro esorcizzano i timori più cupi. I numeri choc evocati dalla Santanché sono più che altro una sferzata. Ma in queste ore si svolgono sondaggi caserecci, che narrano di un 20% raggiunto a fatica e non dappertutto. Soglie da allarme rosso. Per un partito che l’anno scorso a Milano ha perso le comunali con un onorevole 28,7%. Ma anche Berlusconi ha sul tavolo cifre poco rassicuranti: un 23% nazionale che lo ha messo al lavoro sul premio di maggioranza. Per aiutare non più chi vince a governare, ma chi perde a limitare i danni. Legge elettorale ultima chiamata per l’alleanza con il Senatùr. Che continua a fare pressing per il voto subito. Facce tese, intanto, a Milano. C’erano La Russa, l’ex ministro Mariastella Gelmini, Mantovani, Romani, Laura Comi. È passato anche il governatore Formigoni, pur rassicurato sui suoi destini personali: un ampio rimpasto con vantaggi pratici per i fratelli-coltelli risolverà i problemi nell’immediato. E già ieri i toni dei lùmbard, a partire dal vicepresidente della regione Gibelli, si erano annacquati: staccare la spina? Non ancora. Tregua armata ma nel Pdl l’ansia resta alle stelle. È palpabile l’impossibilità di immaginare, e tanto meno costruire, uno scenario alternativo alla consueta alleanza. Serve l’intesa. Magari come a Legnano, siglata in fretta e furia intorno al candidato sindaco leghista Gelli. L’ordine impartito da via dell’Umiltà è abbassare i toni. Dare segnali di unità. Non frastornare un elettorato dove aumentano gli indecisi. Alla fine fissate le date dei congressi milanesi: il 12 provinciale, il 25 comunale. Spartizione delle quote raggiunta (o simulata) tra le diverse anime, i ciellini formigoniani e quelli che fanno capo a Lupi, i post-aennini, gli ex forzisti del falco Mantovani e di Podestà.Ora serve il passo successivo. Speranze riposte nel filo diretto tra Berlusconi e Bossi. Giura Valentina Aprea: «Per noi non è cambiato nulla, il governo Monti è una fase d’emergenza. Posso capire la pancia leghista che fibrilla, ma non c’è motivo per decidere politicamente di dividerci». Anche questo capitolo è tutt’altro che chiuso. L’ala dura del Pdl lombardo ha fatto un salto sulla sedia leggendo l’intervista di Di pietro al Quotidiano Nazionale in cui paventava l’inizio di una nuova Tangentopoli al Pirellone dopo gli ultimi fatti di cronaca. «Vogliono buttare giù Formigoni per via giudiziaria - è partito l’allarme - Non la Lega ma i magistrati». E resta una polveriera la Campania. Berlusconi ha firmato la nomina del commissario straordinario. A sostituire Cosentino sarà l’ex Guardasigilli Nitto Palma, voluto da Alfano. Un ex magistrato va a occuparsi delle relazioni pericolose a Sud. E ieri le facce dei parlamentari campani non erano entusiaste. Ultimo fronte: il futuro di Dell’Utri. Il 9 marzo la Cassazione si pronuncerà sul senatore.  
                                                                                                 r.d.c.m.
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