DAGLI STIPENDI AI MUTUI: ECCO COSA SIGNIFICA RITORNARE ALLA LIRA
Se ci fosse una scala per misurare il grado di populismo che un politico può raggiungere nel suo gioco al rialzo per conquistare il favore del pubblico, la pazza idea di Berlusconi di uscire dall'Euro si classificherebbe chiaramente tra le prime posizioni. Berlusconi ha dimostrato più volte di essere una macchina macina-tormentoni. Ora che il parito gli si sta dissolvendo sotto i piedi – e così i consensi – ha bisogno di istillare nuova linfa al suo popolo. Il costituzionalismo lo ha scaldato poco. E allora via con l'idea di stampare l'Euro attraverso Bankitalia, altrimenti ciao ciao Eurozona. Bene, siccome il populismo è una brutta bestia, proviamo a fare i conti con cosa significherebbe, nella realtà, un'uscita del nostro paese dall'Euro. 1 CORSA AGLI SPORTELLI- Ne vedremmo, di file agli sportelli di banche e poste. Il primo pavloviano riflesso di chiunque sarebbe quello di andare ad azzerare i propri conti per trasferire gli euro risparmiati nelle banche di paesi che non aderiscono. Il premio Nobel Paul Krugman, in un articolo di qualche tempo fa, ha immaginato la fine dell'Euro tout court, e ha ipotizzato una fuga dei correntisti in Germania. In uno scenario in cui l'Euro resistesse all'uscita dell'Italia, è probabile che molti porterebbero i propri soldi in Svizzera. Questa fuga ha una spiegazione logica: la lira andrebbe immediatamente incontro a una svalutazione (vedi punto successivo). 2 SVALUTAZIONE DELLA LIRA- E' probabile che nel momento in cui si scelga di ripassare al vecchio conio, la lira tornerebbe al valore che aveva nel momento del passaggio all'euro, e cioè 1euro=1936,27. Ma basterebbe aspettare la riapertura delle borse per vedere la propria moneta crollare sui mercati. La simulazione fatta qualche tempo fa della banca d'affari svizzera Ubs parla del 50% come minimo. L'effetto positivo è che le esportazioni ne guadagnerebbero – ma occhio alle contromisure degli altri Paesi illustrate al Punto 3. L'effetto negativo è che verremmo totalmente strangolati dai prezzi di materie prime che l'Italia non possiede (vedi alla voce petrolio). 3 PREZZI E INFLAZIONE ALLE STELLE
Per quanto riguarda le esportazioni, l'illusione che i prodotti italiani possano essere venduti di più grazie all'abbassamento dei loro prezzi è immediatamente frenata dal fatto che - come suggeriscono le simulazioni di Ubs - i Paesi del nord Europa che non aderiscono alla moneta unica imporrebbero subito accise di dogana di almeno il 50%. A tutto ciò si aggiunge il fatto che i prezzi di benzina, gas ed elettricità schizzerebbero alle stelle. E questo per il semplice motivo che l'Italia importa energia (petrolio in primis) dagli altri Paesi.4 STANGATA SUI MUTUI- Molto dipende dal tipo di mutuo. La differenza da fare è tra il tasso fisso e quello variabile. Nel primo caso formalmente non cambia nulla, salvo il fatto che la riconversione contestuale degli stipendi dopo il passaggio alla lira el'aumento dell'inflazione renderebbe anche i mutui a tasso fisso una spesa altamente incisiva su un reddito con meno potere d'acquisto rispetto a prima. Nel secondo caso si profila l’abbandono dell’Euribor. L'Euribor è il tasso a breve sull’euro, che verrebbe sostituito da un tasso corrispondente alla lira, con un conseguente aumento delle rate mensili da pagare - fino al raddoppio. 5 EFFETTI SULL'EURO, I COSTI PER I CITTADINI- Per molti osservatori è plausibile che un'uscita dell'Italia dalla zona euro causarebbe il fallimento della stessa moneta unica. Secondo le stime della banca d'affari svizzera, il collasso dell'euro costerebbe circa 10mila euro l'anno per almeno un decennio per ogni cittadino italiano (neonati compresi).