COSÌ SILVIO SEPPELLISCE IL PDL MA I COLONNELLI GLI FANNO
GUERRA
«Qui l’unica colomba rimasta è Gianni Letta. Gli altri si
sbranano tra loro» ammette un deputato con gli occhi sbarrati. Altro che pozzi
avvelenati. Altro che Santanché seminatrice di zizzania. Ormai nel Pdl è
divorzio breve tra leader e dirigenti. Molti dei quali cominciano a sentirsi
(politicamente) come gli sfortunati passeggeri di terza classe a bordo del
Titanic. Il progetto di Berlusconi di «prosciugare» il Pdl dall’interno
traslando le migliori energie - anche sul territorio - nel listone civico
nazionale sta seminando il panico in Parlamento. Il vertice di mercoledì ha
chiarito ai presenti - Verdini, Cicchitto, Gasparri, Quagliariello, Lupi, La
Russa, Matteoli, Corsaro - il disamore del Cavaliere verso la creatura fondata
insieme a Fini dal nome poco empatico. E viceversa: ascoltando le lamentele dei
suoi “colonnelli”; sentendosi dire in modo tremontiano che, alla fine, con
Montezemolo e Casini «il problema sei tu»; metabolizzando che le ennesime
dimissioni del “soldato Sandro” non impensierivano Verdini e La Russa,
Berlusconi ha alzato le braccia. Mentre Alfano si concentra sulla
«comunicazione» delle riforme costituzionali il vero progetto va avanti. Un new
deal di facce nuove, pulite, spendibili in tv, interocutori alla pari dei
grillini. Più innesti tecnici di peso, società civile e culturale. Un
«contenitore» aperto e proiettato ad alta velocità verso il 2013. Capace di
attrarre-in concorrenza con Casini-eventuali ministri, ma lo stesso
Montezemolo, che non ha ancora sciolto la riserva sul campo prescelto.
«Spacchettamento» e nuova legge elettorale: doppio turno alla francese per far
coabitare al momento clou la sezione italiana del Ppe e i neo-movimentisti.
Peccato che l’onda nuova lasci in secca il vecchio Pdl. Inchiodato dai sondaggi
al 17%. «Irriformabile» ha concluso Berlusconi stanco di ripicche e crocicchi.
Anche Alfano lo ha deluso. In privato scuote la testa: il delfino si è rivelato
«ostaggio degli ex An, prigioniero delle antiche liturgie della politica,
incapace di innovare». La rivoluzione è fallita, il rito dei congressi ha
prodotto solo altre liti e scandali di tessere gonfiate. Rotta verso l’
iceberg- Così, nel Pdl incagliato tutti si agitano. Temono che le correnti si ridurranno
a due: i sommersi (tanti) e i salvati (pochi). E l’ età diventa all’ improvviso
dirimente. È la vecchia guardia a identificarsi come la «terza classe» sulla
nave che va incontro all’ iceberg. La nomenklatura si aggrappa ad Alfano. Come
Cicchitto: «Autolesionista spacchettare in partitini old e baby, distruggere il
gruppo dirigente.A prescindere dall’età ci sono migliaia di persone in contatto
con i cittadini». Frattini ripete la litania della casa dei moderati, del
«rinnovamento per età ma anche competenze, credibilità e onestà». Persino
Cosentino twitta che «l’antipolitica si gonfia se le classi politiche non danno
risposte plausibili alle sfide». Anche tra gli alfaniani però una fascia
comincia a guardarsi intorno: Fitto e Lupi, quelli più in carriera. Ma, dicono,
anche Mariastella Gelmini, irrisa dal Pd come «sesta stella dei grillini» per
l’afflato movimentista. Al di là dei big, in mezzo al guado ci sono 337
parlamentari. Il fuggi fuggi è in atto. Verso dove però, in questo sconquasso
di sistema? Difficile trovare destinazione accogliente. Gli ex An ripropongono,
poco convinti, la secessione. Tra i filo-terzopolisti Pisanu è già altrove. Ma
Galan e Scajola, in prima linea nell’invocare l’«azzeramento», difficilmente
potranno riciclarsi nel listone. Gli ex Dc fanno rete: Rotondi, Giovanardi,
Cutrufo, Barbieri, flirtano con Buttiglione: «Se il Pdl si sdoppia scendiamo
alla prima fermata». Nessuno li fermerà. Chances per i “falchi” Santanché e
forse Brambilla. Partita aperta per le nuove leve: Annagrazia Calabria, pupilla
del Cav che si è distinta a Montecitorio per serietà e preparazione, Nunzia De
Girolamo, efficace in tv; il volonteroso Baldelli. Sommersi, salvati &
scordati.Ma la vera «terza classe» è il gruppone di ex malpancisti e caduti nell’oblio:
Bertolini, Napoli, Biancofiore, Pecorella, Giro, Martino, Moles, Stanca...
Tanti. Troppi anche per la proverbiale «bontà» di Silvio che non ha mai
licenziato nessun dipendente. Soprattutto vista l’aria che tira. Ieri a Bologna
si incontravano i giovani rottamatori di «Fuori». È passato Filippo Berselli,
non proprio un virgulto: «Non mi sento un rottamando». Oggi a Pavia c’è il
convegno de i ragazzi digitali di «Formattiamo il Pdl». Alfano non ci va,
Gelmini sì. Crosetto sbuffa: «Se continuano a stressarmi perché non vada, mi
porto la tenda». Ma chi glielo impedisce? «Mi avvalgo della facoltà di non
rispondere».
c.p.m.s.r.d.n.
c.p.m.s.r.d.n.