MARONI ALLA FESTA LEGHISTA: «VIA EQUITALIA DAL NORD»
«Disobbedienza civile, federalismo fiscale, via Equitalia
dal nord per affermare il nostro programma rivoluzionario». È uno dei passaggi
conclusivi del comizio di Roberto Maroni dal palco della Festa dei popoli a
Venezia, da dove ha invitato «tutti i sindaci, anche quelli che non sono della
Lega, a partecipare alla grande assemblea che faremo nel Veneto». L'assemblea,
ha detto, servirà per «lanciare la nostra azione di protesta, la protesta da
parte dei sindaci, contro il patto di stabilità e la rapina della tesoreria
comunale: dobbiamo riprenderci il nostro futuro». Dal palco il segretario
federale della Lega ha esortato gli amministratori ad «avere più coraggio sulle
nostre battaglie: in Sicilia hanno usato i forconi, il movimento dei forconi,
dobbiamo fare qualcosa di simile con i nostri sindaci, lo dico anche ai nostri
governatori: non solo protestare, ma passare ad azioni concrete». In una Riva
degli Schiavoni del tutto diversa da quella dell'era Bossi, Maroni ha debuttato
da nuovo Segretario all'appuntamento annuale con la 'festa dei popoli della
Padania', quest'anno senza la tre giorni di ampolle sul Monviso e risalita del
Po. «La rivoluzione può partire dal Nord ma è una rivoluzione gandiana verso l'indipendenza
nel segno della disobbedienza», ha detto Maroni illustrando il Manifesto in
dodici punti tradotti poi nella proposta di legge di riforma costituzionale per
la Macroregione del Nord sul quale la Lega 2.0 del nuovo segretario intende
raccogliere «milioni di firme» e promuovere un referendum. Quanto ad alleanze e
Governo, «siamo unica forza politica seria – rivendica Maroni - che osteggia il
governo Falli-Monti» e con il Pdl nessun nuovo dialogo fintanto che starà nella
maggioranza dell'attuale governo. Ha parlato anche Umberto Bossi: «Avremo
davanti un periodo da grande battaglia: non litigate per il mio posto o quello
di Maroni. Il nemico è il centralismo romano, è la che dobbiamo colpire».
D'altra parte, «di Roma non ci si deve fidare, Monti ha postato il federalismo
fiscale nel cestino della carta straccia. Responsabilità ce l'ha anche
Napolitano, ha chiamato Monti».