Circa 7mila persone hanno reso l'ultimo saluto ai sette ciclisti morti domenica mattina a Lamezia Terme, in seguito ad un incidente, al loro ingresso nel campo dello stadio D'Ippolito, dove si sono tenuti i funerali. Un lungo applauso ha accolto le bare. Un gruppo di ciclisti in bici ha preceduto l'arrivo delle salme, scortate da altri amici del gruppo sportivo di cui facevano parte le vittime del disastro. A guidare i ciclisti Salvatore Mancuso, che si salvò per aver lasciato i compagni poco prima del sinistro. Dietro il corteo il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, visibilmente commosso. Tra le autorità presenti, in rappresentanza del governo, Michelino Davico, sottosegretario all'interno con delega agli enti locali. Gli atleti si sono disposti sui lati del tappeto sul prato dello stadio aprendo un corridoio attraverso il quale i sette feretri hanno raggiunto l'altare dove erano già state posizionate le foto. Ogni bara, su cui è stata posizionata una maglietta da ciclista, e per gli avvocati una toga, era accompagnata da una bicicletta. L’Amministrazione comunale ha proclamato il lutto cittadino con negozi e scuole chiuse.Il professore di educazione fisica, Franco Bernardi, fondatore della palestra Atlas che li aveva fatti conoscere, e poi Rosario Perri, Franco Stranges, Domenico Palazzo, Pasquale De Luca, Vinicio Puppin e Giovanni Cannizzaro. Un bidello, due avvocati, il meccanico, il giovane commerciante. Diversi per età, idee, professione, ma uniti dalla stessa passione per la bicicletta che ogni domenica li faceva partire di buon mattino per quei cinquanta, settanta chilometri di fatica.La celebrazione funebre è stata presieduta dal vescovo di Lamezia Terme, monsignor Luigi Cantafora. "Davanti alla morte noi restiamo attoniti. Davanti a queste morti siamo inermi e profondamente rattristati. Nel cuore della domenica, la notizia dell'incidente che ha coinvolto questi nostri fratelli ci ha travolti, ha gettato tutta la città in un turbine di dolore. Ha parlato al cuore di tutti gli uomini e di tutte le donne d'Italia" ha detto il vescovo Cantafora nel corso della sua omelia."Noi abbiamo sempre bisogno - ha aggiunto - di capire le dinamiche, spiegare le cause di fatti così terribili, attribuire le colpe. E quindi è cominciata la ridda di sentimenti contrastanti e di sfoghi legittimi. Ma, davanti a questi nostri fratelli, davanti al dramma della vita e della morte, le domande si fanno più profonde, cercano risposte, oltre che in noi, soprattutto nella parola di Dio. Dinanzi a questo grande dolore - ha proseguito - non ci resta che fissare il volto del Cristo morente, totalmente abbandonato al Padre: solo così quel cuore ha trovato pace. Siamo qui per esprimere fraterna solidarietà ai familiari. Ci sentiamo in questo momento coinvolti nella responsabilità di vivere il gesto più grande: comprendere, amare, perdonare".Dopo l'omelia del vescovo, hanno preso la parola parenti e amici delle vittime. "Papà continuerai ad essere con noi anche da lassù" ha detto la figlia di uno dei cicloamatori morti dal pulpito del palco allestito al centro dello stadio. "Vittime delle istituzioni" ha detto un'altro degli oratori, riferendosi "alle colpe di chi ha consentito al giovane investitore di continuare a guidare nonostante i suoi precedenti". Ripetuti applausi hanno scandito la fine dei vari interventi. "Ogni ciclista sogna di fare il Giro d'Italia. Voi ci siete riusciti,d a qualche giorno siete su tutte le televisioni del paese" è il ricordo di un atleta del Ciclo Club Lamezia . "Siete allineati alla griglia, non volete aspettare. È la prima tappa che avete sbagliato ad organizzare. Buon viaggio - ha concluso - un giorno vi riprenderemo".MALORI - Durante la cerimonia diverse persone hanno accusato malori a causa, oltre all'emozione, del forte sole che batte sullo stadio D'Ippolito e il caldo di oggi al di sopra della media stagionale. Una di queste è stata portata fuori dallo stadio in barella. Un giovane giocatore della Vigor Lamezia, locale squadra di calcio, ed una ragazza hanno hanno dovuto fare ricorso alle cure dei medici del 118 e degli operatori della Protezione Civile, che stanno curando l'assistenza insieme ad operatori della Croce rossa italiana.CAMERA ARDENTE - Nella camera ardente, per tutta la serata di ieri, una folla commossa ha reso omaggio agli sfortunati cicloamatori, falciati durante la loro pedalata domenicale da quell’auto che, dopo una curva, ha cominciato a sbandare ed è piombata addosso al gruppo senza possibilità di scampo. Erano dieci i ciclisti sulla Statale 18, in località Marinella. Solo tre sono rimasti in vita, uno è gravissimo all’Ospedale di Cosenza. Gli altri sette sono rimasti oltre ventiquattr’ore nell’obitorio del nosocomio lametino e poi sono stati trasferiti in chiesa. Al volante il giovane marocchino Chafik El Ketani, ventunenne, arrestato per omicidio colposo plurimo aggravato dall`assunzione di cannabis. L’intera comunità marocchina di venditori ambulanti, circa duemila persone hanno subito manifestato la volontà di partecipare ai funerali per stringersi accanto alle famiglie dei ciclisti. Ma la Questura ha sconsigliato la loro presenza alla cerimonia funebre. “Siamo vicini alle famiglie delle vittime - ha fatto sapere in serata la comunità marocchina - anche se le condizioni della grande disgrazia non ci permetteranno di essere presenti ai funerali. Ci teniamo ad informare che ci uniremo in preghiera per commemorare e ricordare la vita spezzata di questi nostri fratelli”. Oltre a quelle della comunità marocchina, sono state numerose le attestazioni di cordoglio pervenute ai familiari e al sindaco, tra cui quella del Capo dello Stato. Numerosa, ma discreta la presenza delle forze dell'ordine dentro e fuori lo stadio dove si sono celebrati i funerali.DAVICO: "PIU' SICUREZZA PER I CICLISTI'' - "Da appassionato ciclista sono particolarmente vicino ai familiari delle vittime così come a tutti gli amici del Cicloclub Lamezia così duramente colpiti. Da membro di questo Governo mi impegno a promuovere azioni concrete per garantire a ciclisti e pedoni una maggiore sicurezza". È quanto dichiarato dal sottosegretario all'Interno Michelino Davico presente alle esequie delle vittime di Lamezia Terme. "Quanto è accaduto ai sette ciclamatori calabresi - ha detto Davico -, è una tragedia che poteva e doveva essere evitata. Non più tardi di tre giorni fa, a Valenza Po, insieme alla Federazione ciclistica italiana, ho lanciato l'allarme sull'emergenza relativa alle vittime sulle strade tra ciclisti e pedoni: a fronte di un calo nel numero degli incidenti stradali, le vittime su due ruote sono in costante e drammatico aumento".