sabato 23 gennaio 2010

MEDIATRADE, IL PDL IN DIFESA DEL PREMIER L'OPPOSIZIONE: LA GIUSTIZIA FACCIA IL SUO CORSO
Il Pdl fa quadrato intorno al premier Silvio Berlusconi, indagato insieme al figlio Piersilvio e a Fedele Confalonieri per il caso Mediatrade. Al premier e al figlio si contestano i seguenti reati: appropriazione indebita e frode fiscale: secondo l'ipotesi della procura sarebbero stati sottratti al fisco 34 miliardi. Da Gasparri ad Alfano, tutti fanno quadrato. Il ministro della Giustizia Alfano contesta implicitamente le accuse rivolte dai magistrati al premier, sostenendo che "Berlusconi da anni si dedica esclusivamente al bene del Paese", e non alle sue imprese mentre Gasparri parla di «copione logoro». L'opposizione chiede invece che si lascino agire serenamente i magistrati. "Voglio credere che la giustizia sarà in condizione, come avverrebbe per ogni altro cittadino, di accertare la verità su fatti così gravi", ha detto il segretario del Pd Bersani. Per Massimo D'Alema l'unico interesse del Pdl è "fermare i processi dei giudici". "Con tutti i problemi che ci sono, abbiamo tre disegni di legge per fermare i giudici: per essere sicuri di farcela - ha scherzato - ne hanno fatti tre". «La giustizia fa il suo corso, le leggi della Casta altrettanto. Il processo breve, illegittimo impedimento e la legge sulle intercettazioni, il cui iter riprenderà a breve, sono i rasoi con cui verranno recisi i processi passati e futuri, quello Mediatrade-Rti compreso». Così il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. «L'indignazione mostrata in queste ore per l'esito delle indagini è tutta una pantomima: Silvio e Pier Silvio - prosegue - sanno benissimo che le leggi, con cui il papi sta intasando il Parlamento mentre il Paese cade in disgrazia, li salveranno insieme ai compagni di evasione». Ieri la Procura di Milano ha contestato a Silvio Berlusconi e ad altri indagati (Frank Agrama, Daniele Lorenzano, Roberto Pace e Gabriella Ballabio) un'appropriazione indebita di quasi 35 milioni di euro, mentre al presidente del Consiglio, a due cittadini cinesi, a Piersilvio Berlusconi, Fedele Confalonieri, Frank Agrama, Daniele Lorenzano, Roberto Pace, Gabriella Ballabio, Giorgio Del Negro, viene attribuita una frode fiscale per circa otto milioni di euro. L'avviso di conclusione delle indagini è previsto dall'articolo 415 bis del codice di procedura penale e, solitamente, prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, con la quale viene esercitata l'azione penale. Il pm, infatti, non deve informare l'indagato se decide di chiedere l'archiviazione delle indagini preliminari. L'avviso di conclusione delle indagini ha funzione di garanzia per l'indagato e contiene la sommaria enunciazione del fatto e le norme violate. La garanzia principale data all'indagato è che egli viene avvertito che può prendere visione ed estrarre copia del fascicolo delle indagini: è il momento della “discovery”, cade la segretezza e l'indagato viene a conoscenza non solo del fatto contestato, ma anche degli atti sui quali si regge l'accusa. Entro 20 giorni dal ricevimento dell'avviso di conclusione delle indagini - che viene notificato anche al difensore - l'indagato può presentare richieste o memorie, chiedere al pm il compimento di ulteriori indagini o chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio. Queste attività, salvo l'ultima, non pongono un obbligo per i pm; l'unico obbligo è l'interrogatorio, che deve essere compiuto perché è un momento di esercizio del diritto di difesa. Dopo la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini, degli esiti degli accertamenti eventualmente disposti su richiesta della difesa e del contenuto dell'interrogatorio (se richiesto dall'indagato), il pm valuta se esercitare l'azione penale con la richiesta di rinvio a giudizio dell'indagato (che solo allora diventa imputato) o richiedere al gip l'archiviazione delle indagini preliminari. «Le contestazioni mosse hanno dell'incredibile sia per il contenuto delle stesse sia per gli anni a cui si riferiscono, periodo in cui Silvio Berlusconi non aveva la benché minima possibilità di incidere sull'azienda», ha detto Niccolò Ghedini.
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