Non sarà facile per i sindaci trovare il giusto punto di
equilibrio per evitare salassi alle famiglie e garantire entrate sufficienti
per l’amministrazione. Senza contare che per i primi cittadini c’è un’altra
pesantissima grana: l’Imu degli immobili comunali. A Roma si parla di una spesa
di circa 100 milioni. Tornando alle abitazioni, da indiscrezioni che filtrano
dal Campidoglio, le prime simulazioni sui possibili effetti nella Capitale non dicono
nulla di buono per la maggior parte dei proprietari. Scarica e leggi le analisi
d'impatto.I tecnici del Comune hanno preso in considerazione due unità
immobiliari tipo: un’abitazione civile (A2), che a Roma rappresenta la
tipologia più ricorrente coprendo il 48,68% del patrimonio immobiliare
abitativo, e un’abitazione popolare (A4), cioè un immobile di minor pregio, che
a Roma rappresenta il 16,68 del totale. In tutti e due i casi si sono
ipotizzati 5 vani. Oltre alla tipologia dell’immobile, gli uffici hanno
ipotizzato tre diverse collocazioni:zona centrale (dentro le mura Aureliane),
zona semicentrale (immediatamente al ridosso delle mura) e infine zona
periferica, costituita dall’ edilizia dell’ultimo trentennio. La simulazione
ipotizza quattro aliquote: dal 4 per mille (aliquota ordinaria), al 4,6, al 5
ed al 6 per mille. Ebbene: il raffronto con l’ ultimo versamento Ici è
preoccupante. Tutti gli immobili mostrano aumenti, salvo quelli periferici, che
in alcuni casi riescono addirittura ad azzerare il prelievo grazie alla
detrazione di 200 euro prevista per le prime case. Senza contare che i 200 euro
possono aumentare di 50 euro per ciascun figlio, fino a un massimo di 400 euro.
Il prelievo resta comunque pesante, non tanto per l’aliquota, quanto per il
moltiplicatore deciso per gli estimi con cui si definisce il valore base a cui
applicare l’aliquota. Con l’Imu il moltiplicatore è 160, rispetto a 100 della
vecchia Ici. A mostrare gli aumenti più consistenti sono le case residenziali
del centro storico, che con l’aliquota più alta arrivano ad aumentare di oltre
800 euro. In termini percentuali, però, nel centro storico aumentano di più le
case popolari: con l’aliquota più alta il prelievo sale del 113,64% (ma «solo»
di 357 euro). Sempre considerando un’aliquota al 6 per mille. Con un prelievo
al 4,6 gli aumenti per le due tipologie di immobili sono di circa 408 euro per
il residenziale e 154 per la casa popolare. Nella zona semicentrale gli aumenti
maggiori con l’aliquota più alta arrivano a oltre 600 euro per il residenziale,
e 255 per l’abitazione popolare. Con l’aliquota intermedia del 4,6 per mille
gli aumenti calano decisamente: circa 290 euro per l’alloggio residenziale e
meno di 100 per quello popolare. In periferia la fotografia cambia. In quasi
tutti i casi le abitazioni popolari avranno una riduzione del prelievo rispetto
alla vecchia Ici. Soltanto con l’aliquota al 6 per mille anche per queste si
prevede un incremento, pari a circa il 155%, equivalente a 52 euro. Con la
stessa aliquota, l’aumento per un alloggio residenziale sarà di oltre 167 euro.
Nel caso di un’aliquota al 4 per mille (la più bassa) anche le residenziali in
periferia mostrano una riduzione, anche se è solo una limatura dell’1%. Per la
casa popolare in questo caso c’è l’azzeramento del prelievo. Con un’aliquota al
4,6 per mille, invece, la tipologia residenziale aumenta il prelievo rispetto
alla vecchia Ici di circa 50 euro, con un aumento del 35%, mentre la popolare
scende di 14 euro, cioè del 42,45%. p.r.c.s.d.m.