BOSSI: FREGATI DA ROMA LADRONA ROSI MAURO:PORCHERIE
«A
mio parere sa tanto di organizzato, noi siamo nemici di Roma padrona e ladrona,
dell’ Italia, uno Stato che non riuscirà mai ad essere democratico», ha detto Umberto Bossi a
proposito delle inchieste che riguardano la Lega. «Maroni non è Giuda» e ha «solo
fatto una specie di corrente, i barbari sognanti, che non penso sia con me ma
neppure contro di me»,
ha aggiunto. «La Lega è
pericolosa, perché è sotto l’ occhio non solo di Roma farabutta che ci ha dato
questo tipo di magistrati ma anche della militanza, quindi bisogna fare le cose
giuste che interessano la gente».
Sull’ ipotesi di ricandidatura ha spiegato: «Non abbiamo deciso ancora, quando faremo il congresso,
allora ve lo diro'».
Bossi ritiene che il nuovo tesoriere della Lega Stefano Stefani «debba rintracciare tutta una
faccenda molto oscura, anche l’ avvento di questi che poi si scoprono legati
alla mafia».«Nelle casse della Lega Nord
sono entrati anche soldi 'in nero»,
ha però detto la segretaria amministrativa del Carroccio, Nadia Dagrada, ai pm
di Milano e di Napoli, che l’ hanno interrogata come testimone il 3 aprile. La
donna ha così confermato ai magistratiquanto era emerso da alcune
intercettazioni. Sulla vicenda è intervenuto anche il vescovo di Como: «Forse il fatto che ci sia un
ricambio al vertice potrebbe aprire una stagione nuova per la Lega, una
stagione di riflessione e di dialogo, evitando toni di tipo rivoluzionario ed
anti-costituzionale che, forse, hanno fatto anche il male della Lega, in
passato», ha detto
mons. Coletti a Radio Vaticana. Rosi Mauro, su
di me solo porcherie della stampa- «Non sono solita commentare le notizie di stampa che
spesso riguardano la mia persona. Ma mi trovo costretta a ribattere alle
'porcherie' che i giornali si stanno inventando, per salvaguardare il bene più
prezioso, il Sindacato, che ho creato con enormi sacrifici». Lo dice in una nota Rosi
Mauro che «nega ogni
addebito». «Nego nel modo più assoluto-
precisa la vicepresidente del Senato, nonché segretario del Sindacato Padano-
ogni addebito, contesto questa campagna mediatica denigratoria in ogni sua
forma; ogni questione riguardante la mia persona o il Sindacato è assolutamente
legale e ciò verrà dimostrato documentalmente in ogni sede. «I nostri detrattori-
sostiene la senatrice del Carroccio - vogliono affossare il Sindacato ma non
glielo permetterò». «Proprio per questa ragione-
conclude Rosi Mauro- da oggi in poi non starò più a guardare in silenzio, ma
risponderò personalmente agli attacchi e alle accuse prive di ogni fondamento
che ormai quotidianamente mi vengono fatte, ciò anche avanti le autorità
competenti, contro tutti coloro, anche individualmente, che mi stanno
infamando, tutto quanto come per legge».
Segretaria: avvisai Bossi irregolarità Belsito- «Io stessa avevo avvisato Bossi delle irregolarità» commesse da Belsito. È quanto ha detto ai pm di
Milano e Napoli Daniela Cantamessa, segretaria particolare del leader della
Lega dal 2005. Nell’ interrogatorio di due giorni fa la donna sottolinea anche
di aver detto a Bossi che Rosy Mauro «era
un pericolo». Maroni,
Siamp più forti di prima «Per
noi giorno della passione e del dolore, ma da oggi si riparte»: cosi' Roberto Maroni ha
scritto sul suo profilo Facebook al termine della giornata in cui Umberto Bossi
si è dimesso da segretario federale. «Lasciate
perdere i giornalisti prezzolati e le trasmissioni tv che ci sparano addosso-
ha scritto Maroni, che ha postato sul suo profilo un’ immagine che lo ritrae
con il senatur-, oggi per noi leghisti è il giorno della passione e del dolore,
ma da domani si riparte. No non molliamo mai, chi ci da per morti ci allunga la
vita. Iettatori fottetevi tutti, la Grande Lega è tornata piu' forte di prima.
Godiamoci la santa Pasqua e poi alè, ripartiamo alla grande. Padania Libera». Bossi lascia, triumvirato
fino congresso- Quello che nessun leghista si sarebbe mai atteso è avvenuto:
Bossi, l’ uomo del fortunato slogan «mai
mulà» ha mollato e si è
dimesso da segretario della sua creatura oggi pomeriggio, in via Bellerio,
davanti al Consiglio Federale. Ha lasciato affidando la guida della 'sua' Lega
ma «fino al congresso
in autunno» ad un
triumvirato composto da Roberto Maroni, indicato da settimane come l’ uomo che
ha dato il via alla battaglia contro il cosiddetto Cerchio magico, da Roberto
Calderoli e dalla veneta Manuela Dal Lago. Ma è stato Roberto Maroni a
raccontare il momento di commozione e l’ abbraccio finale con Umberto. «C’è stata grande commozione-
ha spiegato con la voce tremante- quando Umberto ci ha detto che la sua
decisione era irrevocabile. Gli abbiamo chiesto di non farlo ma ha tenuto il
punto. Io gli ho detto che se in ottobre si presenterà candidato segretario lo
sostengo». In serata è
lo stesso Bossi ad ammettere le lacrime: «ho pianto, ma poi ho smesso perché piangevano tutti» dice negando di credere in
tradimenti di Maroni e assicurando che comunque non sparirà dalla scena
politica: «Io non avevo
nessuna voglia di star lì perchè è giusto che ci sia mano libera per lavorare.
Io ero solo d’ intralcio, era inutile per me restare. Ma questo- assicura- non
è un addio al partito. Resterò anche se solo come simpatizzante». Non aveva ceduto in mille
battaglie Bossi, non con avversari politici interni od esterni. Non davanti a
problemi giudiziari che coinvolsero la Lega negli anni '90 e neppure davanti
alla malattia nel 2004. Mai mula'. Ma oggi ha ceduto il testimone e la guida
della Lega fino a quel Congresso federale mille volte invocato negli ultimi
mesi dai leghisti più vicini a Maroni, ma non solo. E che ora appare come
un'ancora di salvezza nella tempesta che sta attraversando il Movimento fondato
ormai tre decenni orsono dall’ Umberto da Cassano Magnago. Nel giorno in cui
sembra trionfare la linea dei 'Barbari' sognanti maroniani e sembra scomparso
del tutto il cosiddetto Cerchio magico (uno di coloro che vengono iscritti da
tempo a quest'ultimo gruppo, Marco Reguzzoni, oggi non si è neppure presentato
al Federale), Bossi, sotto pressione per le inchieste giudiziarie che
coinvolgono la sua famiglia, entraa via Bellerio e dice «In Lega chiunque sbaglia paga, qualunque nome porti». Ora Giancarlo Giorgetti,
uno che a Bossi è sempre stato vicino, spiega che «Umberto covava da tempo la decisione dentro di se». Giorgetti non è uso alla
retorica ed è assolutamente parco nei commenti ma si sente che è sincero e
commosso. Eppure si fatica a credere che Bossi covasse da tempo la decisione.
Anzi, fino all’ ultimo ha compiuto gli atti che compie un leader, assumendo
sempre su di sé le decisioni, senza mai mollare di un centimetro lo scettro.
Anche poche ore fa ha ribadito che sua, e solo sua, era la decisione di far
dimettere il tesoriere Belsito, al centro dell'inchiesta e che lui avrebbe
indicato il sostituto. Così è stato.Nel contempo ha anche fatto il passo
indietro che nessuno delle migliaia di militanti che da più di 20 anni si
trovano sul prato di Pontida o a Venezia o nei mille comizi tenuti in paesini
dal nome mai sentito, si sarebbe mai atteso. Dicono i presenti che Bossi era
"sereno" al momento dell' annuncio, lo conferma anche lo schivo
Giorgetti (che era stato indicato come uno dei possibili triumviri) e che
tributa al capo parole di affetto profondo «Bossi ha
dimostrato anche oggi di essere un gigante. Ha agito per difendere la Lega e la
sua famiglia. Vuole più bene alla Lega che a se stesso». Nessuno dei maroniani o comunque degli oppositori del
Cerchio magico si sente oggi un traditore del 'capo' e tutti alzano le spalle
quando gli si chiede delle contestazioni ( compiute da una decina di militanti)
fuori da via Bellerio. Sembra proprio il giorno del tramonto del sole politico
di Bossi. Ma nessuno ci vuol credere. Non certo il suo vecchio amico Erminio
Boso dalla sua baita trentina: «Umberto
farà ancora grandi cose, aspettate e vedrete. Tranquilli. Per vedere il
tramonto c'é ancora tempo». p.c.m.s.d.r.