BERSANI A RENZI:«NON SFREGIARE LE PRIMARIE» IL SINDACO:
«SE PERDO NESSUNO GRIDERÀ A BROGLI»
«Domami ci sarà l’epilogo
di una splendida avventura che ha riavviato il rapporto fra politica e
cittadini e che ha rimesso al centro del Paese il Pd e i progressisti,
rafforzandoli. Tutto questo non merita né di essere turbato né sfregiato, ma
rilanciato, messo a valore per la vera battaglia che ci aspetta tutti quanti,
che è quella per il dopo».-Intervista a Matteo Renzi: mi attaccano ma sarà
boomerang-Bersani ha appena lasciato Siena e sta raggiungendo Empoli. E durante
il viaggio ragiona sulla tensione che si sta alzando proprio nelle ultime ore
di campagna elettorale. È un clima che non gli piace. Anzi lo preoccupa.La
vigilia del ballottaggio delle primarie è ancora infiammata dalla polemica
sulle regole. Ai vari comitati provinciali sono arrivate 140 mila richieste di
poter partecipare al voto da parte di chi non si è mai registrato. E il
presidente dei garanti Luigi Berlinguer fa sapere che non può cambiare la
platea elettorale e, come previsto dal regolamento, saranno accolte solo le
domande di quelli che non hanno potuto farlo per gravi motivi.Ma intanto
circolano email inviate dal sito domenicavoto.it attivato da Renzi in cui si
invitano gli elettori ad andare comunque al seggio con la copia della
richiesta. Il sindaco intanto attacca Bersan: da lui mi aspettavo più stile.
Teme che possa sciupare le primarie e mandare un messaggio- Chi ha sfiducia
nella politica «Io, sinceramente, spero che alla fine di questa storia possa
essere stata accorciata un po’ di quella radicale sfiducia che le persone
nutrono nei confronti della politica» dice. Ecco perché da Bersani arriva un
duplice messaggio a Renzi. Un invito a non farsi reciprocamente del male.
Perché al di là di quello che diranno le urne fra poche ore, poi ci sarà da
pensare al lunedì.E allo stesso tempo un altolà a non far finire nel veleno una
bella storia di partecipazione e democrazia. Che è anche la base su cui, da
lunedì appunto, ricominciare assieme. «Sono convinto - ragiona Bersani - che
tutti insieme riusciremo a fare anche di domenica una bella giornata di
democrazia, rincuorando così tutti gli elettori del centrosinistra e facendoci
guardare con attenzione, e perché no? anche con ammirazione, pure da chi non la
pensa come noi.E così daremo un vero aiuto alla ricomposizione fra cittadini e
politica senza la quale non c’è prospettiva per il Paese». Bersani arriva a
Siena da Terni, dalle acciaierie. Nella città del Palio partecipa a una
assemblea con tanta gente nell’aula magna dell’Università per stranieri. Ma
prima, in un incontro ristretto, ha voluto parlare con alcune delegazioni di
lavoratori delle aziende della zona. E lì prende appunti, segna nomi e
problemi, quando gli spiegano che molte realtà sono in forte sofferenza:
dall’agricoltura alla ricerca biomedica, al settore metalmeccanico.Gli dicono
che i posti di lavoro si riducono e che la crisi che sta attraversando Mps e la
Fondazione (che ne controlla gran parte del capitale) non fanno altro che togliere
pezzi di speranza. Occorre invertire la rotta anche in una delle realtà da
sempre in cima alle classifiche nazionali del benessere. Saranno poi le parole
e le storie che si sente ripetere in serata a Livorno.Sollecitazioni a cui
Bersani risponde spiegando che c’è da ritrovare il valore della parola
uguaglianza. Che poi in concreto vuol dire che chi ha di più, deve dare di più
e che anche il figlio di un lavoratore o di un cassintegrato deve avere la
possibilità di andare all’università. «E invece per la prima volta - annota -
sono calate le iscrizioni perché tante famiglie l’università non se la possono
più permettere».Perché senza uguaglianza non si rimette nemmeno in moto la
macchina produttiva del Paese. Se non si redistribuisce un po’ di risorse a chi
lavora e a chi dà lavoro la spirale recessiva porterà sempre più giù questo
Paese. Ecco, se il Pd invece di mettere «l’orecchio a terra» per ascoltare
queste voci e per prepararsi a trovare le soluzioni quando gli toccherà di
stare la governo, si divide su regole e cavilli, rischia grosso e quindi fa
rischiare grosso anche il Paese.Il ragionamento di Bersani è sostanzialmente
questo: «Le regole sono state condivise da tutte le forze politiche della
coalizione, abbiamo fatto un patto. Anche i candidati le hanno condivise. Ma
soprattutto sono state certificate da più di tre milioni di persone che, anche
a prezzo di qualche sacrificio, hanno voluto partecipare».Quindi è una
«turbativa» non riconoscerle anche perché questo sistema del doppio turno «ha una
sua logica e una sua razionalità». Al ballottaggio per i sindaci non cambia la
platea degli aventi diritto. La battuta che sintetizza tutto questo è che fra
il primo e il secondo tempo di una partita non cambiano le regole del gioco. «È
chiaro che cambiare le regole non è nella mia disponibilità, né in quella di
Renzi» aggiunge. Ma anche se lo fosse, sarebbe sbagliato farlo. «Non daremmo un
esempio giusto al Paese - spiega - perché chi si candida a governare, prima di
ogni altra cosa, deve dare l’idea che nessuna regola può essere cambiata per
questa o quella singola convenienza». Prima vengono le regole, poi il consenso,
dice, perché sotto questo punto di vista «in questi anni abbiamo già dato». E
così l’invito che fa ai suoi sostenitori è di andare a votare rispettando le
regole e l’auspicio è che anche «Renzi dica le stesse cose ai suoi». Al
segretario Pd soprattutto non va giù che proprio a lui che ha voluto le
primarie ora arrivi l’accusa di voler limitare la partecipazione. «Ho fatto il
massimo per promuoverla» dice mentre l’auto si avvicina a Empoli. E a
dimostrazione di questo cita i successi ottenuti nelle grandi città dove
«indiscutibilmente» c'è un forte voto d’opinione. Da parte sua del resto non fa
mistero che i temi portati da Renzi e dagli altri concorrenti alle primarie
siano un valore destinato a diventare patrimonio comune per il Pd e il
centrosinistra. «La spinta al rinnovamento e al cambiamento ritengo che sia un
mio impegno a farli diventare scelte concrete». Ma del «fuoco amico» il Pd e il
centrosinistra non ne hanno bisogno. C’è già un abbondante fuoco nemico che ci
ha messi nel mirino spiega Bersani.C’è la sfiducia, anche giustificata, del
popolo nei confronti di politica e istituzioni da battere. E c’è la destra
(«una parola che il mio competitore non usa mai» annota con un po’ di malizia
Bersani).Bersani vede un Berlusconi in campo e si aspetta che alle politiche ci
sarà la «solita favola» sui comunisti che vogliono aumentare le tasse con
l’aggiunta che tutta la crisi è colpa di Monti. Cercheranno cioè di nascondere
il fatto che sull’orlo del baratro ci ha portato Berlusconi.Quanto a Monti,
Bersani conferma che il Pd si muove sempre con lealtà e che non tutto ciò che è
stato fatto l’ha trovato concorde. Ma rivendica anche dei successi significativi.
Ultimo il sì all’ingresso della Palestina nell’Onu. «Siamo riusciti a far
assumere al governo una posizione avanzata - spiega. - Una scelta per far
vincere la pace e per far perdere le armi».