venerdì 6 maggio 2011

RUBY, CHIESTO IL PROCESSO PER MORA, FEDE E MINETTI


Processo per Minetti, Mora e fede. La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora, con l'accusa di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile per il caso Ruby. La richiesta è stata inoltrata al gup Maria Grazia Domanico. Secondo gli inquirenti milanesi, a carico del direttore del tg4, dell'agente dei vip e della consigliera lombarda del Pdl, ci sono prove sufficienti per un rinvio a giudizio. Il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, si è anche soffermato sulle polemiche sollevate nei giorni scorsi dai difensori di Emilio Fede, pronti a puntare il dito sulla Procura di milano e sull«'errore grossolano» che a loro giudizio avrebbero commessso gli inquirenti confondendo l'utenza telefonica di Mora con quella di Fede. «Gli atti formali - è la replica di Bruti Liberati - sono esatti, l'errore compare soltanto in una copia stampata del tabulato. i documenti originali - ha ribadito il capo della procura di Milano - sono esatti». per Bruti Liberati, si è trattato di «un errore di trascrizione». Emilio Fede, in una conferenza stampa aveva contestato alla Procura di aver confuso il suo numero di telefono con quello di Ruby. Circostanza che, a dire del direttore del Tg4, avrebbe dimostrato che non era stato lui a portare ad Arcore la giovane marocchina ma era stato Lele Mora.Ribadiscono che «l'impianto accusatorio è totalmente infondato» gli avvocati Nadia Alecci e Gaetano Pecorella, difensori di Emilio Fede. I due legali, in una nota, dichiarano «di non essere affatto sorpresi che i pubblici ministeri non siano tornati sui propri passi rinnegando un'indagine mediaticamente per loro così importante, ma sono invece stupiti e fortemente rammaricati del fatto che gli stessi non abbiano ritenuto di prendere in alcuna considerazione la richiesta di indagini integrative contenuta nella memoria depositata il 28 aprile scorso». In particolare, nell'istanza difensiva si chiedeva di ascoltare come teste a discarico di Fede un agente dello spettacolo che, per primo, incontrò Ruby a Milano e che poi l'avrebbe indirizzata da Lele Mora. «Si ribadisce - concludono i difensori - che l'impianto accusatorio è totalmente infondato e che negli stessi atti vi è la prova del non coinvolgimento di Emilio Fede in nessuna delle vicende di cui è chiamato a rispondere: il giudice per l'udienza preliminare, di conseguenza, non potrà che proscioglierlo da ogni accusa».
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