domenica 23 maggio 2010

MANOVRA, TFR CONGELATO PER TRE ANNI

Quel centinaio di articoli che circolano nelle stanze del Palazzo sono una bomba a orologeria. Nella bozza della manovra Giulio Tremonti ha azzerato tutti i centri di potere fin qui costruiti dai suoi alleati/concorrenti. In una fitta rete di articoli viene demolito l’impero Bertolaso: aboliti i grandi eventi, depotenziati gli interventi d’emergenza, ordinanze sottoposte al controllo del ministero dell’Economia, limitate le deroghe per le assunzioni. Come dire: il plenipotenziario delle calamità non esiste più. Sarà forse per questo che voci parlamentari riferiscono di un Tremonti accerchiato da colleghi di governo inferociti, incluso il «semprecalmo» Gianni Letta? Se Letta piange, La Russa non ride. E con lui il suo attivissimo sottosegretario Guido Corsetto, vero «inventore» della Difesa Spa, oggi abrogata con un tratto di penna. Senza tanti giri di parole se ne va la «scatola magica» da cui Corsetto prometteva di far sgorgare fiumi di risorse per lo Stato, con diritti d’immagine su marchi e divise militari e con la gestione degli immobili. Così come si riduce il fondo per il riordino delle carriere militari (cui attinge anche la polizia): colpiti gli ambienti vicini all’area finiana. Furioso pare sia anche Renato Brunetta, che si è visto congelare tutte le sue «rivoluzioni». L’accusa per il ministro è sempre la stessa: fa il gioco della Lega. Il partito di Bossi è pronto ad accettare anche una tosatura agli enti locali, pur di blindare il titolare del Tesoro e correre verso il federalismo. Ma la pressione su Tremonti è diventata quasi ingestibile: i conti vanno peggio di quanto si dica e il governo è in tumulto. La data di martedì per il varo a questo punto appare sempre più incerta. Ministri a parte, la manovra fa piangere soprattutto i cittadini, in particolare quelli meno rappresentati dal Carroccio (i dipendenti pubblici) e chi rispetta le regole. L’impianto complessivo si basa, come sempre, su una tantum. Dopo lo scudo, ora arriva la sanatoria edilizia, che le indiscrezioni cifrano per 5-6 miliardi, una somma assolutamente irrealistica dopo i condoni già passati. Indiscrezioni inquietanti anche sul fronte dei pubblici. Gli uffici starebbero preparando una misura sulle liquidazioni molto dura: il Tfr sarebbe spalmato in tre anni, anziché erogato entro tre (o sei) mesi dal pensionamento. Per l’intera platea degli statali si prospettano anni di impoverimento. Nella scuola si prevede che «per il personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario gli anni 2010-11-12 (cioè già da quest’anno, ndr) non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali». Niente scatti, niente progressioni: tutto perso. Sui rinnovi contrattuali si scrive che «non si dà luogo, e senza possibilità di recupero». La spesa per consulenze, convegni, sponsorizzazioni, missioni e formazione è dimezzata rispetto ai livelli del 2009: l’Italia torna indietro. Il testo circolante conferma il taglio per ministri e membri del governo (-10%). Sui dirigenti è previsto un taglio del 5% sulla quota variabile e nessun aumento al rinnovo. In generale, poi, c’è il taglio del 10% sugli stipendi superiori ai 75mila euro. Ma tutta questa partita potrebbe subire una frenata per via delle minacce di ricorsi già partite dalle associazioni di categoria. Stangata nella sanità: ticket di 7,5 euro per i non esenti e di 3 euro per gli attuali esenti. Sembra sfumare l’ipotesi di un pedaggio sul Grande raccordo anulare. Nebbia fitta sul fronte fiscale, anche perché l’81% delle imprese chiuderà in perdita, dunque niente acconti.

Contatore visite gratuito Aggregatore notizie RSSAggregato su Addami