POLVERINI LASCIA: «ORA DIRÒ TUTTO» LOMBARDIA, VACILLA
FORMIGONI?
«Vado via senza colpa ma a testa alta, questi signori li
mando a casa io. Ma prima ho azzerato tutti i fondi dei partiti. Mi sentivo in
gabbia in questo sistema, umiliata dai malfattori. Spero abbiano la giusta pena
per un comportamento indegno. Ora sono una persona libera, dirò tutte le cose
raccapriccianti che ho visto. E continuerò a fare politica». Renata Polverini
alla fine sorride e fa sapere che «stanotte dormirò serena». Il feuilleton
della Pisana finisce alle otto di sera. La governatrice si è dimessa. Il Lazio
è senza guida. Si va (quasi certamente) a elezioni. La governatrice ha
comunicato la sua decisione a Monti e Napolitano. Ha informato Berlusconi.
Casini è ai microfoni del Tg3 proprio mentre “Renata” ringrazia l’Udc per
«sostegno e vicinanza incredibili». Perché solo adesso l’addio? «Ho giudicato
subito la matassa non ricomponibile. La festa era già finita». Ma, dice, ha
voluto vedere «fin dove arrivavano la codardia del consiglio regionale e le
falsità dell’opposizione». Il consiglio è «indegno», la sua giunta pulita.
Lascia «per una faida interna al Pdl»ma ne stima i dirigenti: Alfano, Verdini,
Gasparri. Un grazie a Storace, contrarissimo alla decisione. La svolta è maturata
tra domenica e ieri. Polverini non si fida più del Pdl, è convinta che
l’abbiano trascinata a fondo in mezzo ai giochetti di partito. Casini l’ha
messa in guardia più volte. I suoi consiglieri stanno per aggiungere le loro
dimissioni a quelle dell’opposizione: il numero legale vacilla. L’intervento
della Corte dei Conti è stato molto forte, quello della Cei devastante. All’
incontro negli uffici di Montecitorio con Alfano l’ex leader sindacale arriva
furibonda: «Se mi aveste lasciato dimettere subito, forse avrei potuto ottenere
un nuovo mandato. Avremmo potuto salvare la situazione. Adesso è troppo tardi.
E io non intendo più farmi umiliare per colpe che non ho». La governatrice si
sente con le spalle al muro, pensa che abbiano «lavorato per i loro interessi
mandando me allo sbaraglio». Quando Alfano e Cicchitto riescono a frenarla, è
evidente che la partita è persa. Lo dimostra anche il profilo rasoterra di
Gianni Letta, che pochi minuti dopo l’inizio, lascia la riunione. In campo è
scesa la Chiesa. Ieri il cardinal Bagnasco per il secondo giorno consecutivo ha
tuonato contro «scandali e corruttele che la politica sottovaluta». Un segnale
chiaro. Anche Maurizio Lupi capisce che non conviene esporsi. Il segretario del
Pdl prova a chiedere tempo: qualche giorno per riorganizzare la strategia.
Berlusconi, infatti, in queste ore ha cambiato idea. Ha capito che “Renata” non
è come Formigoni, non riuscirebbe a resistere in sella di fronte allo tsunami
mediatico che si annuncia. Per non parlare dei prossimi sviluppi
dell’inchiesta, con i pm immersi nei conti del consiglio. Così il Cavaliere ha
deciso che l’unico modo di sopravvivere all’impatto è anticiparlo. Lasciare al
Pd, e in subordine all’Udc, il vessillo della «pulizia» sarebbe esiziale.
Inoltre, è propenso ad approfittare del caos per liberarsi finalmente della
«zavorra», quel Pdl ormai balcanizzato tra correnti che si odiano, e ripartire
per le elezioni in «assetto leggero». Il gioco del cerino- Ma è più facile a
dirsi che a farsi. Di tempo non ce n’è più. Ormai nella maggioranza laziale è
una corsa a chi resta con il cerino in mano. Casini è in allerta massima. La
raccolta firme del Pd (cui aderiscono IdV e, in serata, il finiano Pasquali,
con la disponibilità dei Radicali) per far venir meno il numero legale di
consiglieri rischia di metterlo in mora. Il centrista Savino Pezzotta twitta:
«Culpa in vigilando, ascoltiamo Bagnasco e usciamo dalla giunta». Il leader
però sta lavorando per un’altra soluzione, che non lo veda al traino di
nessuno. Il problema non è la scarsa propensione ad abbandonare la poltrona dei
consiglieri centristi: Casini sul punto è piuttosto ruvido. Ma da via Due
Macelli filtra una moral suasion «ai massimi livelli» per convincere la
Polverini a lasciare. Prima della riunione Udc fissata per stamattina. Si muove
anche Berlusconi. Chiede alla Polverini un’altra dilazione temporale. Promette
che sosterranno la sua scelta. p.r.s.d.m.c.