martedì 25 settembre 2012





POLVERINI LASCIA: «ORA DIRÒ TUTTO» LOMBARDIA, VACILLA FORMIGONI?

«Vado via senza colpa ma a testa alta, questi signori li mando a casa io. Ma prima ho azzerato tutti i fondi dei partiti. Mi sentivo in gabbia in questo sistema, umiliata dai malfattori. Spero abbiano la giusta pena per un comportamento indegno. Ora sono una persona libera, dirò tutte le cose raccapriccianti che ho visto. E continuerò a fare politica». Renata Polverini alla fine sorride e fa sapere che «stanotte dormirò serena». Il feuilleton della Pisana finisce alle otto di sera. La governatrice si è dimessa. Il Lazio è senza guida. Si va (quasi certamente) a elezioni. La governatrice ha comunicato la sua decisione a Monti e Napolitano. Ha informato Berlusconi. Casini è ai microfoni del Tg3 proprio mentre “Renata” ringrazia l’Udc per «sostegno e vicinanza incredibili». Perché solo adesso l’addio? «Ho giudicato subito la matassa non ricomponibile. La festa era già finita». Ma, dice, ha voluto vedere «fin dove arrivavano la codardia del consiglio regionale e le falsità dell’opposizione». Il consiglio è «indegno», la sua giunta pulita. Lascia «per una faida interna al Pdl»ma ne stima i dirigenti: Alfano, Verdini, Gasparri. Un grazie a Storace, contrarissimo alla decisione. La svolta è maturata tra domenica e ieri. Polverini non si fida più del Pdl, è convinta che l’abbiano trascinata a fondo in mezzo ai giochetti di partito. Casini l’ha messa in guardia più volte. I suoi consiglieri stanno per aggiungere le loro dimissioni a quelle dell’opposizione: il numero legale vacilla. L’intervento della Corte dei Conti è stato molto forte, quello della Cei devastante. All’ incontro negli uffici di Montecitorio con Alfano l’ex leader sindacale arriva furibonda: «Se mi aveste lasciato dimettere subito, forse avrei potuto ottenere un nuovo mandato. Avremmo potuto salvare la situazione. Adesso è troppo tardi. E io non intendo più farmi umiliare per colpe che non ho». La governatrice si sente con le spalle al muro, pensa che abbiano «lavorato per i loro interessi mandando me allo sbaraglio». Quando Alfano e Cicchitto riescono a frenarla, è evidente che la partita è persa. Lo dimostra anche il profilo rasoterra di Gianni Letta, che pochi minuti dopo l’inizio, lascia la riunione. In campo è scesa la Chiesa. Ieri il cardinal Bagnasco per il secondo giorno consecutivo ha tuonato contro «scandali e corruttele che la politica sottovaluta». Un segnale chiaro. Anche Maurizio Lupi capisce che non conviene esporsi. Il segretario del Pdl prova a chiedere tempo: qualche giorno per riorganizzare la strategia. Berlusconi, infatti, in queste ore ha cambiato idea. Ha capito che “Renata” non è come Formigoni, non riuscirebbe a resistere in sella di fronte allo tsunami mediatico che si annuncia. Per non parlare dei prossimi sviluppi dell’inchiesta, con i pm immersi nei conti del consiglio. Così il Cavaliere ha deciso che l’unico modo di sopravvivere all’impatto è anticiparlo. Lasciare al Pd, e in subordine all’Udc, il vessillo della «pulizia» sarebbe esiziale. Inoltre, è propenso ad approfittare del caos per liberarsi finalmente della «zavorra», quel Pdl ormai balcanizzato tra correnti che si odiano, e ripartire per le elezioni in «assetto leggero». Il gioco del cerino- Ma è più facile a dirsi che a farsi. Di tempo non ce n’è più. Ormai nella maggioranza laziale è una corsa a chi resta con il cerino in mano. Casini è in allerta massima. La raccolta firme del Pd (cui aderiscono IdV e, in serata, il finiano Pasquali, con la disponibilità dei Radicali) per far venir meno il numero legale di consiglieri rischia di metterlo in mora. Il centrista Savino Pezzotta twitta: «Culpa in vigilando, ascoltiamo Bagnasco e usciamo dalla giunta». Il leader però sta lavorando per un’altra soluzione, che non lo veda al traino di nessuno. Il problema non è la scarsa propensione ad abbandonare la poltrona dei consiglieri centristi: Casini sul punto è piuttosto ruvido. Ma da via Due Macelli filtra una moral suasion «ai massimi livelli» per convincere la Polverini a lasciare. Prima della riunione Udc fissata per stamattina. Si muove anche Berlusconi. Chiede alla Polverini un’altra dilazione temporale. Promette che sosterranno la sua scelta.                                                       p.r.s.d.m.c.
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