mercoledì 12 dicembre 2012


BERSANI: «CANDIDATURA MONTI? NON TEMO LA CONCORRENZA» 

Non è «preoccupato» dall’eventuale candidatura di Mario Monti. Sono altre le  questioni  che  adesso impensieriscono Pier Luigi Bersani.Come evitare che i candidati in Parlamento del Pd siano dei «nominati», per esempio:questione di cui discuterà oggi con la segreteria allargata ai segretari regionali. Oppure, con quante e quali liste andare alleati al voto di febbraio per ottenere una netta maggioranza anche al Senato: questione discussa ieri con Nichi Vendola e con Bruno Tabacci, che sta lavorando a una lista dei moderati insieme a Giacomo Portas e a Massimo Donadi. Ma soprattutto, ad occupare adesso i pensieri di Bersani è la strategia per rassicurare i mercati e le cancellerie europee sul fatto che il centrosinistra al governo rispetterà gli impegni internazionali e manterrà la linea del rigore,anche se verrà affiancata da misure per una maggiore equità e per aumentare il tasso di occupazione. È nell’ottica di questa strategia, tesa anche a dimostrare che all’estero non tutte le speranze sono appese a un Monti bis, l’iniziativa organizzata per sabato a Roma: nella capitale arriveranno per la prima Conferenza internazionale dell’alleanza dei progressisti i leader di tutti i maggiori partiti di centrosinistra dell’Europa ma anche dell’America Latina, dell’Asia, dell’Africa e degli Stati Uniti. A discutere con Bersani di come affrontare la crisi economica e rilanciare le politiche progressiste ci saranno il direttore generale del Wto Pascal Lamy e il direttore generale della Fao José Graziano da Silva, il leader del Partito socialista francese Harlem Désir e quello dalla tedesca Spd Sigmar Gabriel. Ma Bersani vuole far arrivare anche al di là dei confini della famiglia progressista il suo messaggio rassicurante. Per questo nell’intervista che fa al canale economico Class Cnbc dedica una sola battuta al commento di Berlusconi sullo spread e sull’accusa che l’ex premier fa al governo Monti di subalternità rispetto alla Germania: «Penso che siano stupidaggini. Ritengo che lo spread sia preoccupante e che certamente sia necessario discutere con la Germania da amici, da pari a pari ma in modo amichevole». Ma per il resto, le parole del leader Pd sono tutte tese a ricordare che il centrosinsitra è lo schieramento che ha portato l’Italia nell’euro, che oggi «è la forza più europeista che ci sia in Italia». Un concetto su cui Bersani insiste anche in un’intervista al Tg1 della sera. Parlando con alle spalle in bella vista un Tricolore e una bandiera dell’Ue, il leader del Pd smentisce che sia preoccupato da un’eventuale candidatura di Monti («Smentisco drasticamente questa voce, se Monti si presenterà io rispetterò la sua decisione, ma sarebbe meglio se fosse al riparo da contese elettorali»), ribadisce che in assenza di una maggioranza chiara dopo il voto non ci sarebbero larghe intese ma nuove elezioni («ma gli italiani sanno benissimo che adesso ci vuole governabilità e quindi io non penso affatto che la prospettiva sia quella di frammentazione») e dice che dalla Germania non è arrivato nessun altolà a governo progressista: «Sono preoccupati. Ma noi staremo saldamente in Europa e non faremo meno riforme, ne faremo certamente di più. Naturalmente a modo nostro». La ricetta? «Quella di Monti più qualcos’altro, perché ci vuole rigore ma ci vuole anche un po’ di lavoro, equità e credo che sul tema della moralità e del lavoro Monti sia stato tratte-nuto da una maggioranza spuria». Ma nell’immediato i problemi che deve affrontare Bersani sono quelli riguardanti le liste elettorali, sia per quel che riguarda quelle del Pd che quelle alleate. Oggi la segreteria e i segretari regionali valuteranno se sia possibile fare le primarie per scegliere i candidati parlamentari con le urne fissate il 17 o il 24 febbraio. Al di là della questione tempo (le liste elettorali vanno depositate verso la metà di gennaio) Bersani dovrà fronteggiare due spinte contrapposte: da una parte c’è una bella fetta del gruppo dirigente che frena, dall’altra ci sono regioni che hanno già annunciato che faranno le primarie, checché si decida a Roma. Come la Liguria, che ha già fissato in agenda un paio di date. O come l’Emilia Romagna, che farà un “Selection day”. Come la Toscana, dove non ci sono soltanto i renziani a voler evitare il rischio “paracadutati”. O come il Piemonte, dove la segreteria ha approvato un ordine del giorno pro-primarie. E poi ci sono le 2000 firme già raccolte da Civati e Vassallo per una petizione che chiede le primarie il 13 gennaio. La soluzione di una consultazione tra gli iscritti rischia di non essere accetta- ta da tutti. Il secondo rebus riguarda le liste alleate. Bersani è convinto che il centrosinsitra farà «bene anche al Senato», dove il premio di maggioranza viene assegnato su base regionale:«Ritengo che non ci sarà un problema numerico. Tuttavia, noi sappiamo di dover avere una politica aperta, e ci rivolgeremo a formazioni di centro europeiste, costituzionali, che siano contro il populismo di Berlusconi edella Lega».Il centrosinistra dovrà evitare di perdere terreno al centro, per conquistare i premi di maggioranza nelle regioni chiave. Per questo ieri Bersani ha deciso con Tabacci che alleata al Pd ci sarà una lista moderata, a cui lavoreranno l’assessore di Pisapia, Portas e Donadi.
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