BERSANI: «CANDIDATURA MONTI? NON TEMO LA CONCORRENZA»
Non è «preoccupato» dall’eventuale candidatura di Mario
Monti. Sono altre le questioni che adesso impensieriscono Pier Luigi
Bersani.Come evitare che i candidati in Parlamento del Pd siano dei «nominati»,
per esempio:questione di cui discuterà oggi con la segreteria allargata ai
segretari regionali. Oppure, con quante e quali liste andare alleati al voto di
febbraio per ottenere una netta maggioranza anche al Senato: questione discussa
ieri con Nichi Vendola e con Bruno Tabacci, che sta lavorando a una lista dei
moderati insieme a Giacomo Portas e a Massimo Donadi. Ma soprattutto, ad
occupare adesso i pensieri di Bersani è la strategia per rassicurare i mercati
e le cancellerie europee sul fatto che il centrosinistra al governo rispetterà
gli impegni internazionali e manterrà la linea del rigore,anche se verrà
affiancata da misure per una maggiore equità e per aumentare il tasso di
occupazione. È nell’ottica di questa strategia, tesa anche a dimostrare che
all’estero non tutte le speranze sono appese a un Monti bis, l’iniziativa
organizzata per sabato a Roma: nella capitale arriveranno per la prima
Conferenza internazionale dell’alleanza dei progressisti i leader di tutti i
maggiori partiti di centrosinistra dell’Europa ma anche dell’America Latina,
dell’Asia, dell’Africa e degli Stati Uniti. A discutere con Bersani di come
affrontare la crisi economica e rilanciare le politiche progressiste ci saranno
il direttore generale del Wto Pascal Lamy e il direttore generale della Fao
José Graziano da Silva, il leader del Partito socialista francese Harlem Désir
e quello dalla tedesca Spd Sigmar Gabriel. Ma Bersani vuole far arrivare anche
al di là dei confini della famiglia progressista il suo messaggio rassicurante.
Per questo nell’intervista che fa al canale economico Class Cnbc dedica una
sola battuta al commento di Berlusconi sullo spread e sull’accusa che l’ex
premier fa al governo Monti di subalternità rispetto alla Germania: «Penso che
siano stupidaggini. Ritengo che lo spread sia preoccupante e che certamente sia
necessario discutere con la Germania da amici, da pari a pari ma in modo
amichevole». Ma per il resto, le parole del leader Pd sono tutte tese a
ricordare che il centrosinsitra è lo schieramento che ha portato l’Italia
nell’euro, che oggi «è la forza più europeista che ci sia in Italia». Un
concetto su cui Bersani insiste anche in un’intervista al Tg1 della sera.
Parlando con alle spalle in bella vista un Tricolore e una bandiera dell’Ue, il
leader del Pd smentisce che sia preoccupato da un’eventuale candidatura di
Monti («Smentisco drasticamente questa voce, se Monti si presenterà io
rispetterò la sua decisione, ma sarebbe meglio se fosse al riparo da contese
elettorali»), ribadisce che in assenza di una maggioranza chiara dopo il voto
non ci sarebbero larghe intese ma nuove elezioni («ma gli italiani sanno
benissimo che adesso ci vuole governabilità e quindi io non penso affatto che
la prospettiva sia quella di frammentazione») e dice che dalla Germania non è
arrivato nessun altolà a governo progressista: «Sono preoccupati. Ma noi
staremo saldamente in Europa e non faremo meno riforme, ne faremo certamente di
più. Naturalmente a modo nostro». La ricetta? «Quella di Monti più
qualcos’altro, perché ci vuole rigore ma ci vuole anche un po’ di lavoro,
equità e credo che sul tema della moralità e del lavoro Monti sia stato
tratte-nuto da una maggioranza spuria». Ma nell’immediato i problemi che deve
affrontare Bersani sono quelli riguardanti le liste elettorali, sia per quel
che riguarda quelle del Pd che quelle alleate. Oggi la segreteria e i segretari
regionali valuteranno se sia possibile fare le primarie per scegliere i
candidati parlamentari con le urne fissate il 17 o il 24 febbraio. Al di là
della questione tempo (le liste elettorali vanno depositate verso la metà di
gennaio) Bersani dovrà fronteggiare due spinte contrapposte: da una parte c’è
una bella fetta del gruppo dirigente che frena, dall’altra ci sono regioni che
hanno già annunciato che faranno le primarie, checché si decida a Roma. Come la
Liguria, che ha già fissato in agenda un paio di date. O come l’Emilia Romagna,
che farà un “Selection day”. Come la Toscana, dove non ci sono soltanto i
renziani a voler evitare il rischio “paracadutati”. O come il Piemonte, dove la
segreteria ha approvato un ordine del giorno pro-primarie. E poi ci sono le
2000 firme già raccolte da Civati e Vassallo per una petizione che chiede le
primarie il 13 gennaio. La soluzione di una consultazione tra gli iscritti rischia
di non essere accetta- ta da tutti. Il secondo rebus riguarda le liste alleate.
Bersani è convinto che il centrosinsitra farà «bene anche al Senato», dove il
premio di maggioranza viene assegnato su base regionale:«Ritengo che non ci
sarà un problema numerico. Tuttavia, noi sappiamo di dover avere una politica
aperta, e ci rivolgeremo a formazioni di centro europeiste, costituzionali, che
siano contro il populismo di Berlusconi edella Lega».Il centrosinistra dovrà
evitare di perdere terreno al centro, per conquistare i premi di maggioranza
nelle regioni chiave. Per questo ieri Bersani ha deciso con Tabacci che alleata
al Pd ci sarà una lista moderata, a cui lavoreranno l’assessore di Pisapia,
Portas e Donadi.