FASSINO: «TREMONTI RINGRAZI PRODI SE L’ITALIA NON È COME LA GRECIA»
«Sono state le scelte di rigore di Prodi e Padoa-Schioppa a garantire all’Italia la stabilità finanziaria che ora ci mette al riparo dai rischi della Grecia, del Portogallo e della Spagna. E Tremonti, dopo aver definito quelle politiche irresponsabili, ne ha ottenuto grandi benefici e, contraddicendo se stesso, le ha proseguite». Piero Fassino guarda alla crisi greca e ai suoi riflessi per l’Europa e per l’Italia con lo sguardo di un europeista convinto, assolutamente non pentito. «Da questa crisi si uscirà solo con più Europa, andando oltre la moneta unica, non certo con dei passi indietro. Ora servono politiche economiche e fiscali coordinate, regole comuni nel mercato del lavoro, un Fondo monetario europeo». Come valuta l’azione dell’Europa e dell’Italia nella crisi greca? «Nelle ultime 48 ore è emersa una maggiore consapevolezza nell’Ue, le troppe incertezze delle ultime settimane sono state lasciate alle spalle e si è dato corso al piano di aiuti che consentirà alla Grecia, il 18 maggio, di pagare un notevole stock di interessi sui titoli in scadenza. Questa decisione poteva essere presa nelle settimane scorse. Ma c’è stato un forte rischio di sottovalutazione, soprattutto in Germania e Francia, dell’impatto drammatico che avrebbe avuto un abbandono della Grecia al suo destino. Sarebbe stata la dimostrazione che l’Europa non era in grado di difendere il suo processo di integrazione. La crisi ci dice che i paesi dell’Europa sono legati da un destino comune, nessuno può credere che se un pezzo di Europa è in crisi è un problema solo di quel paese, si è deciso di intervenire per evitare che il collasso di una parte portasse al collasso del tutto». L’Italia corre dei rischi? «Nessuno è immune, c’è il rischio che l’ondata speculativa colpisca il Portogallo e anche la Spagna, con un impatto ancora più drammatico. L’Italia ha dei fattori di maggiore stabilità, a partire dalle banche, da un apparato produttivo sano e da un debito pubblico contratto in gran parte all’interno e non con l’estero. Ma questi fattori non bastano, visto che abbiamo anche il debito più alto d’Europa e la crescita più bassa e che il governo non si sta muovendo per ridurre il debito e per finanziare lo sviluppo». Però è difficile ridurre il debito e contemporaneamente investire... «Non è impossibile e negli anni del centrosinistra lo si è fatto. Bisogna controllare la spesa pubblica, ridurre l’evasione fiscale e sollecitare le banche a mettere in campo risorse per rilanciare gli investimenti. E invece questo governo sta fermo: nessun intervento sulle opere pubbliche, nessuna riforma degli ammortizzatori sociali, nessun investimento su scuola e ricerca. Senza crescita, la stabilità finanziaria non è sufficiente». Lei loda l’intervento dell’Ue per la Grecia. Ma se dovessero saltare anche Spagna e Portogallo ci sarebbero le risorse per tamponare anche queste falle? «Le conseguenze sarebbero drammatiche, per questo l’Unione deve dare dei segnali chiari: non tollerare aggressioni speculative nei confronti dei paesi più deboli». In Grecia la crisi ha risvolti sociali pesantissimi, con rivolte e violenze. È uno scenario che si può allargare anche ad altri paesi? «La crisi può portare fenomeni di ribellione sociale e questo è un pericolo che ci riguarda tutti. Per questo l’Europa deve governare la crisi con piglio deciso, senza incertezze. E il nostro governo dovrebbe mettersi alla testa di questo processo, abbandonando definitivamente ogni forma di scetticismo e diffidenza verso l’Europa». Teme il diffondersi di sentimenti antieuropei anche in Italia? «C’è stata in questi anni una propaganda falsa e dannosa della destra populista che ha attribuito ogni problema all’Europa: dalla concorrenza cinese all’afflusso di immigrati. Ma sono messaggi falsi, perché davanti a giganti come Usa, Cina e India nessun paese europeo da solo può farcela. E non ci si può difendere certo con i dazi, ma solo rendendosi più competitivi dei cinesi. E per farlo l’Europa deve unire il suo potenziale finanziario, tecnologico e di capacità produttiva». A chi teme per i propri risparmi lei cosa si sente di dire? «Che l’euro ha salvato il valore dei redditi e delle pensioni. Con la lira oggi avremmo un’inflazione 3-4 volte superiore e se tornassimo indietro il valore dei nostri risparmi andrebbe rapidamente in fumo. Solo un euro forte può tutelarci».