martedì 22 febbraio 2011

IL TAR DEL LAZIO BOCCIA AUMENTI SU AUTOSTRADE E GRA

Il Tar del Lazio ha disposto l'annullamento del decreto ministeriale che ha aumentato le tariffe sulle strade che si interconnettono con autostrade e raccordi autostradali in gestione diretta dell'Anas, compreso il Grande Raccordo Anulare di Roma. Il decreto, dicono i giudici amministrativi, non prende in considerazione l'esistenza di persone che percorrono le strade di interconnessione senza però entrare nelle autostrade, come nel caso del Gra di Roma. Non solo; lo stesso decreto è stato adottato anche in violazione delle norme comunitarie in materia. Sono queste in sostanza le motivazioni per le quali il Tar del Lazio ha disposto l'annullamento del decreto ministeriale con il quale il 25 giugno 2010 sono state individuate le stazioni di esazione per le quali dovevano essere applicati gli aumenti dei pedaggi a decorrere dal primo luglio scorso. Oggi la pubblicazione delle motivazioni delle sentenze con le quali i giudici hanno accolto i ricorsi proposti dalla provincia di Roma, ma anche dalle province di Firenze, Rieti, Ferrara e Pescara, nonchè dalla regione Toscana, dal comune di Fiano Romano (ma sono stati 41 i comuni che si sono schierati con la provincia di Roma) e dal Movimento dei cittadini. Secondo i giudici amministrativi è fondato il motivo di ricorso secondo il quale il decreto impugnato «avrebbe individuato caselli o stazioni di esazione collocati in luoghi non direttamente o comunque non necessariamente interconnessi con tratte autostradali per le quali è stato imposto il pagamento di un pedaggio - si legge nelle sentenze - con conseguente imposizione agli automobilisti di una prestazione patrimoniale aggiuntiva che prescinderebbe dall'utilizzo in concreto del tratto viario interessato dal pedaggio». In sostanza, «non vi sarebbe la necessaria ed imprescindibile corrispondenza tra chi è tenuto al pagamento del pedaggio e quanti utilizzano le tratte di strada interessate dal provvedimento». Il Tar ha ritenuto poi fondato anche l'ulteriore motivo di ricorso con cui l'amministrazione provinciale capitolina ha dedotto che il decreto ministeriale avrebbe violato la normativa comunitaria. Il decreto impugnato - si legge nella sentenza - è stato adottato in violazione delle norme comunitarie, nonchè della norma nazionale di recepimento delle stesse, giacchè «determina forfettariamente la maggiorazione per le classi di pedaggio, a prescindere peraltro dall' effettivo uso dell' infrastruttura». Le reazioni. «Si chiude una pagina davvero imbarazzante per il Governo, che ha tentato di mettere le mani nelle tasche dei pendolari senza motivo», dice il deputato e capogruppo del Pd in commissione Trasporti alla Camera, Michele Meta. «Si tratta di una clamorosa bocciatura della forzatura dei Ministri Tremonti e Matteoli - aggiunge Meta - che avevano pensato bene di scaricare sulle spalle dei cittadini i costi della crisi economica. Non bisogna però perdere di vista l'obiettivo più insidioso - sottolinea Meta - ovvero i nuovi pedaggi su 1300 chilometri di autostrade Anas, tra i quali il Gra di Roma ed altri raccordi strategici, che dovrebbero entrare in vigore dal prossimo primo Maggio. Per questo motivo abbiamo presentato un emendamento al decreto Milleproroghe, in discussione alla Camera in queste ore, per chiedere di rinviare i nuovi pedaggi alla fine dell'anno. Questo perchè l'intera procedura è viziata da confusione e impantanata sempre per responsabilità del Governo che non ha ancora emanato il decreto per individuare le tratte e le modalità di tariffazione, come prevede la legge».
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