martedì 6 luglio 2010

«GOVERNO STA ARRIVANDO ALLA FINE DEL FILM»

«Siamo al secondo tempo di un film che non può essere protratto a lungo». Pier Luigi Bersani intravede i titoli di coda di un governo in declino e commenta le polemiche interne alla maggioranza sulla manovra e il ddl intercettazioni. «La soluzione -dice- non spetta a noi, ma non si può andare avanti così, con un governo paralizzato da divisioni non componibili. La maggioranza prenda atto che in questo modo si creano danni seri al paese». «Anche sul tema delle intercettazioni siamo arrivati al capolinea» ribadisce il segretario del Pd. «Abbiamo delle norme che sono contro la legalità, non solo dal lato della libertà d'informazione ma anche dal lato della lotta alla criminalità. Qui vogliono farci votare norme -continua Bersani- che sono state giudicate negative da chi lavora sul fronte antimafia, dalla magistratura inquirente e dai procuratori della Repubblica». Come giudica Pier Luigi Bersani lo scontro in atto tra il presidente del Consiglio e il presidente della Camera? «Siamo a un punto di crudezza dei problemi -risponde Bersani- che riguardano i profili costituzionali, al punto che forse è giusto che comincino a traballare i vincoli di maggioranza». Poi il leader Pd parla anche della manovra finanziaria: «Ci sono norme irrazionali che noi avremmo discusso. Ma che si tolgano 2 miliardi con una telefonata mentre insegnanti, poliziotti e disoccupati non sanno nulla di quello che succede è molto inelegante». Bersani commenta così la telefonata tra Emma Marcegaglia e Giulio Tremonti, in base alla quale gli industriali avrebbero ricevuto rassicurazioni sulla manovra economica. «Anche se capisco -aggiunge bersani- che in questo momento c'è odore di pistola alla tempia... perché questo è un governo che, se concede qualcosa, pretende consenso immediato». L'ipotesi di un governo ponte con un programma limitato alla riforma della legge elettorale ed altri pochi punti, lanciata da ultimo da Antonio Di Pietro? «Non credo che Berlusconi abbia voglia di cambiare alcunché...». «La legge elettorale è il problema numero uno -dice Bersani- da lì originano i 50 decreti, le molte fiducie e un parlamento costituito da persone nominate. con questa legge si soffoca la discussione e si instaura un meccanismo di conformismo e ubbidienza. Certo, non credo che Berlusconi voglia cambiarla -dice bersani a proposito delle parole di Di Pietro- ma ora il problema è un altro, e cioè che il paese non è governato».
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