domenica 24 marzo 2013


ROMA, MARINO SFIDA I 5 STELLE: «QUI NON DECIDE GRILLO...»  «FACCIAMO SAPERE AI ROMANI CHE POSSONO SCEGLIERE ALLE PRIMARIE, SE VOTERANNO IN MOLTI NON CI SARÀ NESSUNA FRAMMENTAZIONE»

Il teatro Eliseo è pieno per la presentazione del programma da candidato sindaco di Ignazio Marino:Senatore, come pensa di affrontare la sfida dei grillini per il Campidoglio? «In questo inizio di legislatura c’è stata l’irritazione del leader carismatico, di Grillo, sulla questione della libertà o del rispetto delle indicazioni di voto. Allora io vorrei sapere direttamente da loro cosa pensano della mia proposta di referendum di indirizzo, se si dovrà scegliere di spendere per un museo o per un parco. Sono cose che vanno al di là della volontà del singolo leader, che sia Marino o sia Grillo, non ci sono poteri di veto. Oppure cosa pensano dell’idea di investire sull’abbandono dell’auto, perché muovere le gambe, andare in bicicletta fa bene a tutti, così come è importante il controllo rigoroso delle polveri sottili. O ancora, della proposta di destinare una parte degli introiti dei monumenti romani alla riqualificazione delle periferie, di un wifi veramente libero nelle piazze e nei parchi». Dal palco ha parlato molto di bambini. «La qualità della vita di una bambina o di un bambino è un indicatore scientifico della qualità della vita di una città, se una bambina va a scuola da sola, come facevamo noi quando eravamo piccoli, e la mamma e il papà stanno tranquilli, allora significa che si vive in una città sicura. Nella città dove stanno bene i bambini si respira aria buona ma, per ottenere questo, bisogna far funzionare il trasporto pubblico. E invece, all’Atac manca il 10% del personale. Gli autisti mi hanno fatto vedere le buste paga con 100 giorni di straordinario». Lei dice «cambieremo tutto», lo stesso slogan che ha portato fortuna a Nicola Zingaretti. Un buon auspicio? «Nella mia attività di parlamentare, come lei sa, ho agito per cambiare, non ho mai condiviso con il gruppo il voto per le authority o per il Csm, perché credo che ci si debba confrontare su curriculum e competenza. Così, nella nuova consiliatura, non una sola assunzione si farà senza selezione dei curricula». A Roma ci saranno, oltre ad Alemanno e al candidato del centrosinistra, anche il M5S e la lista civica di Alfio Marchini. Lo schema bipolare è superato. Un primo problema riguarda le primarie, Ceccanti propone il doppio voto per non frammentare l’elettorato. «La vera necessità è rendere noto che, nella prima domenica dopo Pasqua, i cittadini potranno scegliere il candidato sindaco. Sono convinto che la partecipazione ci sarà perché, con tutto il rispetto di Renzi e di Bersani, per i romani il sindaco è molto importante. Se parteciperanno 150.000 persone non ci sarà frammentazione ma chi vincerà con il 50 per cento».Però alle «secondarie» si andrà al ballottaggio e il risultato è molto incerto. «I sondaggi pronosticano la concorrenza fra noi, Alemanno, e l’avvocato Marcello De Vito del M5S. Sarò un po’ naif ma penso sia possibile ottenere al primo turno un voto sopra il 50%, i romani sanno che il sindaco entrerà per 5 anni nelle loro case». Tornando su un aereo militare da Barcellona Pozzo di Gotto, lei vide dall’alto le testuggini dell’Auditorium di Piano. Cosa considera positivo delle giunte di centrosinistra e cosa superato? «Intanto, quello che ho visto quella sera dall’aereo. Mi sono commosso perché le tre testuggini sono un’opera d’arte. E io, che vivo a Roma da 45 anni, ricordo cosa c’era prima, dove ora c’è l’Auditorium: un tappeto di preservativi e di siringhe abbandonate. Ora, invece, le persone godono del verde, della musica, dei punti di ristoro. È una eredità straordinaria lasciataci dalle giunte di centrosinistra. Oggi, però, c’è la crisi. Bisognerà individuare meccanismi nuovi per trovare le risorse da destinare al decoro della città e valorizzare l’oro nero di Roma, che è il nostro immenso patrimonio culturale. Da presidente della commissione di inchiesta sulla sanità, il mio ufficio, insieme ai Nas, era a Sant’Ivo alla Sapienza, davanti al tortiglione di Borromini». Divideva la sede con l’Archivio di Stato. «Cosa farebbero a Detroit o a Pittsburg - due città industriali - se nel loro archivio avessero le carte del Rinascimento? Investirebbero. Taglierebbero l’erba che spunta fra le pietre, riparerebbero le crepe. Ma ci sarebbe anche la possibilità di un ristoro o di affittare una seggiolina pieghevole, perché tanti turisti arrivano e si fermano per ore a disegnare. E uno che paga 2500 euro per arrivare da Sidney, ne pagherà volentieri 5 per sedere e disegnare comodamente a carboncino. Un quarto di quei proventi li darei alla riqualificazione delle periferie. E c’è un’altra cosa importante: fare incontrare le famiglie senza casa e le tante case senza famiglia, il Comune deve far incontrare domanda e offerta di locazione». A Roma si spara, anche, nelle strade. «Nel 1985 andai con dei colleghi a Washington per l’espianto degli organi di una ragazza uccisa in strada, con un colpo alla testa. Allora dissi con orgoglio ai colleghi che questo, a Roma, non sarebbe mai successo. La città può tornare a essere sicura. Soprattutto, ci deve essere tolleranza zero verso la violenza contro le donne. È possibile, altre città sono riuscite a raggiungere questo obiettivo».                                                                     
                                                                                                           m.s.r.d.c.p.c.
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