ROMA, MARINO SFIDA I 5 STELLE: «QUI NON DECIDE
GRILLO...» «FACCIAMO SAPERE AI ROMANI
CHE POSSONO SCEGLIERE ALLE PRIMARIE, SE VOTERANNO IN MOLTI NON CI SARÀ NESSUNA
FRAMMENTAZIONE»
Il teatro Eliseo è pieno per la presentazione del programma
da candidato sindaco di Ignazio Marino:Senatore, come pensa di affrontare la sfida dei grillini per
il Campidoglio? «In questo inizio di legislatura c’è stata l’irritazione del
leader carismatico, di Grillo, sulla questione della libertà o del rispetto
delle indicazioni di voto. Allora io vorrei sapere direttamente da loro cosa
pensano della mia proposta di referendum di indirizzo, se si dovrà scegliere di
spendere per un museo o per un parco. Sono cose che vanno al di là della
volontà del singolo leader, che sia Marino o sia Grillo, non ci sono poteri di
veto. Oppure cosa pensano dell’idea di investire sull’abbandono dell’auto,
perché muovere le gambe, andare in bicicletta fa bene a tutti, così come è
importante il controllo rigoroso delle polveri sottili. O ancora, della
proposta di destinare una parte degli introiti dei monumenti romani alla
riqualificazione delle periferie, di un wifi veramente libero nelle piazze e
nei parchi». Dal palco ha parlato molto di bambini. «La qualità della vita di
una bambina o di un bambino è un indicatore scientifico della qualità della
vita di una città, se una bambina va a scuola da sola, come facevamo noi quando
eravamo piccoli, e la mamma e il papà stanno tranquilli, allora significa che
si vive in una città sicura. Nella città dove stanno bene i bambini si respira
aria buona ma, per ottenere questo, bisogna far funzionare il trasporto
pubblico. E invece, all’Atac manca il 10% del personale. Gli autisti mi hanno
fatto vedere le buste paga con 100 giorni di straordinario». Lei dice «cambieremo
tutto», lo stesso slogan che ha portato fortuna a Nicola Zingaretti. Un buon
auspicio? «Nella mia attività di parlamentare, come lei sa, ho agito per
cambiare, non ho mai condiviso con il gruppo il voto per le authority o per il
Csm, perché credo che ci si debba confrontare su curriculum e competenza. Così,
nella nuova consiliatura, non una sola assunzione si farà senza selezione dei
curricula». A Roma ci saranno, oltre ad Alemanno e al candidato del
centrosinistra, anche il M5S e la lista civica di Alfio Marchini. Lo schema
bipolare è superato. Un primo problema riguarda le primarie, Ceccanti propone
il doppio voto per non frammentare l’elettorato. «La vera necessità è rendere
noto che, nella prima domenica dopo Pasqua, i cittadini potranno scegliere il
candidato sindaco. Sono convinto che la partecipazione ci sarà perché, con
tutto il rispetto di Renzi e di Bersani, per i romani il sindaco è molto
importante. Se parteciperanno 150.000 persone non ci sarà frammentazione ma chi
vincerà con il 50 per cento».Però alle «secondarie» si andrà al ballottaggio e
il risultato è molto incerto. «I sondaggi pronosticano la concorrenza fra noi,
Alemanno, e l’avvocato Marcello De Vito del M5S. Sarò un po’ naif ma penso sia
possibile ottenere al primo turno un voto sopra il 50%, i romani sanno che il
sindaco entrerà per 5 anni nelle loro case». Tornando su un aereo militare da
Barcellona Pozzo di Gotto, lei vide dall’alto le testuggini dell’Auditorium di
Piano. Cosa considera positivo delle giunte di centrosinistra e cosa superato?
«Intanto, quello che ho visto quella sera dall’aereo. Mi sono commosso perché
le tre testuggini sono un’opera d’arte. E io, che vivo a Roma da 45 anni,
ricordo cosa c’era prima, dove ora c’è l’Auditorium: un tappeto di preservativi
e di siringhe abbandonate. Ora, invece, le persone godono del verde, della
musica, dei punti di ristoro. È una eredità straordinaria lasciataci dalle
giunte di centrosinistra. Oggi, però, c’è la crisi. Bisognerà individuare
meccanismi nuovi per trovare le risorse da destinare al decoro della città e
valorizzare l’oro nero di Roma, che è il nostro immenso patrimonio culturale.
Da presidente della commissione di inchiesta sulla sanità, il mio ufficio,
insieme ai Nas, era a Sant’Ivo alla Sapienza, davanti al tortiglione di
Borromini». Divideva la sede con l’Archivio di Stato. «Cosa farebbero a Detroit
o a Pittsburg - due città industriali - se nel loro archivio avessero le carte
del Rinascimento? Investirebbero. Taglierebbero l’erba che spunta fra le
pietre, riparerebbero le crepe. Ma ci sarebbe anche la possibilità di un
ristoro o di affittare una seggiolina pieghevole, perché tanti turisti arrivano
e si fermano per ore a disegnare. E uno che paga 2500 euro per arrivare da
Sidney, ne pagherà volentieri 5 per sedere e disegnare comodamente a
carboncino. Un quarto di quei proventi li darei alla riqualificazione delle
periferie. E c’è un’altra cosa importante: fare incontrare le famiglie senza
casa e le tante case senza famiglia, il Comune deve far incontrare domanda e offerta
di locazione». A Roma si spara, anche, nelle strade. «Nel 1985 andai con dei
colleghi a Washington per l’espianto degli organi di una ragazza uccisa in
strada, con un colpo alla testa. Allora dissi con orgoglio ai colleghi che
questo, a Roma, non sarebbe mai successo. La città può tornare a essere sicura.
Soprattutto, ci deve essere tolleranza zero verso la violenza contro le donne.
È possibile, altre città sono riuscite a raggiungere questo obiettivo».
m.s.r.d.c.p.c.