venerdì 21 gennaio 2011

CANONE RAI, LA TASSA PIÙ INDIGESTA LO RIVELA UNA RICERCA DEL CENSIS

La grande maggioranza degli italiani giudica troppo elevato il carico fiscale. Ma l'imposta più odiosa è quella per il possesso del televisore. Seguono bollo auto e tassa sull'immondizia

E' il canone Rai la tassa che gli italiani non possono proprio digerire. Lo rivela un'indagine realizzata dal Censis per il Consiglio nazionale dei commercialisti sul rapporto dei contribuenti con il fisco. Dell'imposta per il possesso degli apparecchi radiotelevisivi - da pagare fra l'altro entro in 31 gennaio onde evitare di incorrere in sovrattasse ancora più odiose - ne fabbero volentieri a meno il 47,3% degli interpellati. Al secondo posto si piazza il bollo auto (14,5%) e a seguire l'Ici (12,7%), la tassa sulla nettezza urbana (12,1%) e l'Irpef (11,6%).Nel complesso, la grande maggioranza degli italiani (l'81,1% del campione) giudica troppo elevato il carico fiscale. La percezione che gli italiani hanno del fisco continua a essere sostanzialmente negativa: ingiusto per il 36,2%, inefficiente per il 25,5% ed esoso per il 23,7%. Solo il 9,9% lo giudica efficiente e il 4,7% solidale. Per una riforma del sistema fiscale ''solo'' il 23,4% chiede di abbassare il livello dell'imposizione e il 22,1% di semplificare il sistema tributario. Aumentare le forme di tutela è la priorità per il 20% del campione, per il 16,6% la soluzione è il federalismo fiscale, per il 12,5% l'introduzione del quoziente familiare, ossia la tassazione del reddito medio dei membri della famiglia secondo il modello francese, che secondo l'Eurispes comporterebbe un risparmio medio annuo d’imposta di circa 800 euro a nucleo familiare.Dalla ricerca del Censis emerge che le tasse non sono giudicate troppo alte in assoluto, quanto in relazione alla qualità dei servizi ricevuti (per il 58,1% degli intervistati). Il 55,7% del campione, infatti, sarebbe disposto a pagare più tasse in cambio di servizi migliori. Il Canone Rai, ad esempio, è indigesto proprio perché la maggioranza dei contribuenti non è soddisfatta dei programmi televisivi trasmessi dal servizio pubblico.Negli ultimi anni diverse associazioni di consumatori si sono battute per abolire la tassa di possesso del televisore, spesso considerata anacronistica (risale al 1938) e ingiusta. L'Aduc, ad esempio, ha fatto della lotta al canone Rai uno dei suoi cavalli di battaglia. Grazie all'associazione, a suon di interrogazioni parlamentari, studi e inchieste sono emerse molte ambiguità legate a questa tassa. Ancora oggi, infatti, non è del tutto chiaro se anche i possessori di una Adsl o di un telefonino di nuova generazione debbano pagare. Non si tratta, in fondo, di apparecchi “atti alla ricezione di programmi televisivi”, come recita il regio decreto? Sul sito della Rai, per esempio, è possibile vedere tutti i programmi del digitale terrestre in streaming. Un altro aspetto molto nebuloso è quello del “canone speciale”. Dovrebbero pagarlo tutti i baristi, i negozianti, le redazioni e gli uffici in possesso di un televisore. Una misura discutibile soprattutto per i piccoli commercianti e coloro che svolgono un'attività privata, obbligati a pagare due canoni: quello ordinario per la casa e quello speciale per il lavoro. Secondo uno studio Aduc la Rai ha rinunciato, di fatto, a perseguire queste categorie. Le ispezioni a domicilio sembrano quindi un'esclusiva riservata solo ai privati cittadini. Il risultato? Nel 2007 quasi il 96% delle imprese evadeva il canone Rai. Numeri che fino ad oggi non sono cambiati in maniera significativa. Secondo un'indagine presentata dall'Associazione contribuenti italiani, invece, l'evasione dei privati si attesterebe “solo” al 38%. Proprio per combattere questo fenomeno, di recente il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha ritirato fuori la proposta di legare il pagamento del canone al contratto di fornitura di energia elettrica di casa o dell'ufficio. L'idea però, come sottolinea ancora l'Aduc, si scontra con un banale problema tecnico: non esiste un unico fornitore di energia elettrica, ma centinaia piccoli e grandi, ognuno con propri problemi, anche economici, e tutti dovrebbero versare all'Erario/Rai la relativa imposta. Lo farebbero gratis o i contribuenti finirebbero per pagare in più per questi nuovi esattori? Inoltre ogni cittadino può essere titolare di più utenze elettriche, non tutte necessariamente collegate alla presenza di un televisore. Da quando è partito lo switch-off del digitale terrestre le proteste contro il canone Rai sono aumentate. Molti italiani, infatti, hanno scelto di non comprare il decoder digitale terrestre e di vedere la tv attraverso il satellite. Anche il pacchetto Sky, infatti, consente di vedere i canali generalisti. Molto spesso, però, la Rai (così come Mediaset) oscura sul satellite alcuni dei suoi programmi. Soprattutto eventi sportivi, fiction e film in prima serata. Il problema però, è che il canone Rai non dipende da quanti e quali canali si possono vedere, ma dal semplice possesso di un televisore. E allora, l'unico modo per sottrarsi alla tassa è quella di vendere o disfarsi del proprio apparecchio oppure “impacchettarlo”, ovvero ottenerne la "sigillatura". Si può chiedere, infatti, alla Rai di mandare la Guardia di Finanza a chiudere l'apparecchio in un sacco di juta accuratamente sigillato per renderlo inutilizzabile.
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