SCRIVI A MARCHIONNE: «RIDACCI L'UNITÀ»
Il Direttore Claudio Sardo e i lavoratori de l'Unità hanno scritto una lettera indirizzata ai dirigenti della Magneti Marelli e del Gruppo Fiat affinché l'Unità sia rimessa al suo posto, nelle bacheche da cui è stata rimossa dopo cinquant' anni. Scrivi anche tu a Marchionne e firma l'appello de l'Unità. La tua firma sarà pubblicata nel giornale cartaceo e inviata a Sergio Marchionne.La forza de l'Unità nella fabbrica della censura. Giuseppe è stanco. E non solo perché ha appena finito il turno iniziato alle sei del mattino. La fabbrica adagiata nella bassa bolognese scoppia di commesse tanto che dallo scorso gennaio si lavora tutti i sabati, nessuno escluso. Ma anche l’espulsione dell’Unità dalla Magneti Marelli di Crevalcore e dalla sua gemella bolognese è un ulteriore segno, secondo lui, dell’arretramento dei diritti che si sta verificando sotto i colpi del “marchionnismo”.Giuseppe prende una copia del volantino contenente alcuni articoli del nostro giornale, preparato dagli ex delegati Fiom che lo distribuiscono davanti ai cancelli della sede di Crevalcore al cambio di turno delle 14, e sospira. «Non è giusto che non si possa più esporre l’Unità nelle bacheche, ma che vuole, questo è solo l’ultimo atto di una guerra senza quartiere contro i diritti portata avanti dalla Fiat e dai suoi simpatizzanti. Marchionne oggi ha il coltello dalla partedel manico osserva l’operaio metalmeccanico pensando alle file di disoccupati che si ingrossano giorno dopo giorno. Chi ha un lavoro oggi se lo tiene ben stretto e ha paura di perderlo. È quello che sostiene Bruno che spiega così la scarsa opposizione alla cura Marchionne da parte dei lavoratori. «Mio padre lavorava alla Fiat di Torino e mi dice sempre che noi operai oggi non abbiamo fegato - racconta Bruno -. All’epoca si sarebbe fatto fuoco e fiamme per un gesto come quello di cacciare l’Unità dalle fabbriche. Oggi c’è chi abbassa la testa pensando che se si acconsente a tutto non si perde il lavoro, ma se continuiamo così arriveremo a breve ai licenziamenti arbitrari e allora saremo tutti schiavi».Secondo Giulio il nostro giornale infastidisce il Lingotto perché, spiega, « è scomodo avere in fabbrica un giornale che riporta anche la voce e l’opinione dei lavoratori, oggi in Fiat è concesso solo ascoltare quello che vuole Marchionne. Non fa piacere avere delle voci diverse da quel che vuole il capo. Comunque,- conclude Giulio - qui da noi ancora non siamo arrivati ai livelli di Melfi e Pomigliano. Anche noi guardiamo i video in Internet dove si mostrano i lavoratori umiliati ed offesi gratuitamente dai caporeparto». Nel frattempo arriva la notizia che in mattinata alla Maserati di Modena, i lavoratori si sono presentati a lavoro con in mano una copia ciascuno del nostro giornale. Alberto sorride ma non nutre molte speranze per il futuro: « È vero che la scelta di Fiat di eliminare le voci dissenzienti è un segno di debolezza di Marchionne - afferma l’operaio - ma è anche vero che fino ad ora sta riuscendo a fare quello che vuole. L’eliminazione delle voci dissenzienti è una di queste, non a caso non è stato fatto il referendum tra i lavoratori sul nuovo contratto».Gli operai apprezzano la disponibilità mostrata dalla Cisl bolognese nei giorni scorsi di attaccare l’Unità nella bacheca sindacale Fim - Cisl, anche se le divisioni sindacali sul nuovo contratto bruciano ancora e inizia a serpeggiare anche una certa diffidenza reciproca tra colleghi. Intanto giunge voce di iniziative pro-Unità anche in altre fabbriche emiliane del gruppo Fiat.Oltre al volantinaggio a Crevalcore, ieri alcuni ex delegati Fiom della Magneti ex Weber di Bologna hanno distribuito davanti ai cancelli di via del Timavo circa 20 copie dell’Unità. Alla Maserati di Modena hanno fatto ancora meglio: una nota della Fiom locale segnala che ieri mattina i lavoratori sono entrati tutti con una copia del giornale in mano. Un delegato chiama la redazione di Bologna: «Ci tenevo a farvelo sapere. Diversi colleghi (sette-otto nel mio turno) sono entrati con l’Unità in tasca o infilata nella giacca». Un modo allegro e scanzonato per dire a Marchionne che i loro cervelli non sono in vendita e la Fiom, anche se formalmente cacciata dalla Fiat, è ancora in mezzo ai lavoratori.