VENDOLA: NON SI VINCE AL CENTRO MA CON IL POPOLO DEL REFERENDUM
«Non si vince al centro, si vince quando la politica viene percepita come strumento di cambiamento reale».E «la politica del centrosinistra sarà vincente solo se si riconnette alla vita». Per questo «il principale alleato da cercare è il popolo del referendum». Lo ha detto il leader di Sel, Nichi Vendola, aprendo l'assemblea nazionale del partito in corso a Roma. «Il centrosinistra - ha ricordato - ha giocato molto sulla spallata parlamentare» ma nelle elezioni amministrative, nei ballottaggi, nel referendum «il politicismo e la politologia hanno perso. Ha perso lo schema delle alleanze a tavolino, la costruzione della cronologia che porterà alla vittoria». Nonostante ciò «persiste ancora l'idea che si vinca al centro. E non vale la domanda: 'cos'è il centro?' È quello che mette al centro la famiglia tradizionale? E chi ha portato oggi quella famiglia alla povertà? Bisogna uscire da questi schemi perché non significano niente, smettere di inseguire formule alchemiche con cui la politica cerca di individuare l'identikit del leader vincente che tende ad assomigliare sempre al candidato avversario». «L'Italia che abbiamo di fronte - ha concluso Vendola - ci è largamente sconosciuta perché è spaventata dal futuro». Con le ultime consultazioni elettorali e referendarie, però, ha rivendicato «un diritto di ingerenza su questioni in cui normalmente non l'aveva. È accaduto improvvisamente e questo non è riconducibile a una lettura politicistica. Chiedersi quanto questa spinta si traduca in consenso elettorale è una cosa meschina. A me non interessa». Bisogna invece allearsi con questo popolo, con i movimenti, secondo il leader di Sel: «Il nuovo centrosinistra deve essere un cantiere aperto. È il momento di allargarsi ma non al centrodestra ma al popolo del referendum» perché «vinciamo quando interloquiamo con tutto ciò che si muove al di fuori dei partiti».Quanto al partito unico con Pd e Idv, Vendola osserva: «Non ho proposto un partito unico. Certo il tema del partito del progresso del XXI secolo è posto ma rischiamo di essere tutti con gli attrezzi di lavoro arrugginiti. Bisogna prima sgomberare il campo dalle magliette ideologiche».«Con questo centrodestra è difficile che ci sia un terreno di scambio politico su qualunque questione, a parte le regole del gioco». Vendola ha ribadito così il suo 'nò al dialogo con la Lega che viene . Secondo il governatore della Puglia «non c'è nessuna possibilità di interlocuzione con un partito razzista e xenofobo». Allo stesso modo, Vendola ha detto no a una interlocuzione con Tremonti. «Mi auguro - ha aggiunto - che la stessa valutazione venga fatta dalle altre forze di opposizione che puntano al governo dell'alternativa». «Dialogo» e «porte aperte» ai Verdi e alla Federazione della sinistra anche se «vivono prevalentemente di una esercitazione polemica contro Sel». «Se polemizzano con noi non fa niente. Discutiamo con tutti serenamente». «Non voglio essere - ha proseguito - per la seconda volta protagonista della costruzione di un partito e poi inquisito per il reato del suo scioglimento. Rivedere il film di Rifondazione comunista mi provoca l'orticaria. La costruzione del socialismo del XXI secolo è aperta. Ma socialismo non è una parola esaustiva di tutto quello che è necessario per il cambiamento». «Parlare di primarie» pensando «che si tratta solo scegliere un leader sarebbe riduttivo», dice Vendola rivolgendosi al segretario Pd: «A Bersani voglio dire questo: siamo tutti impegnati nella lotta al leaderismo ma non vorrei che alla fine diventasse una gara tra leader a chi è più anti-leaderismo». Il leaderismo, continua Vendola, «si combatte solo allargando la platea degli attori che decidono, si combatte con la democrazia». Invita quindi i vertici dei partiti del centrosinistra a fare «una disputa sulle primarie» che «non resti prigioniera dentro il ceto politico». La disputa, continua, «non resti prigioniera della biografia» altrimenti «è una disputa col torcicollo che guarda al passato, su come eravamo». r.d.c.