GIOCO D'AZZARDO: PARADOSSI ITALIANI TUTTI GUADAGNANO
TRANNE LO STATO
Anatomia di un paradosso: l’Italia, nel 2012, sarà il
secondo Paese al mondo per diffusione del gioco d’azzardo, con un volume
d’affari che si assesterà fra gli 88 e i 94 miliardi di euro contro gli 80 del
2011. Eppure l’Erario incasserà circa il 10% in meno da giochi e dalle lotterie
rispetto all’anno precedente. Impossibile? Assolutamente no, stando almeno ai
risultati del dossier «Azzardopoli 2.0» redatto da Libera e ai risultati della
campagna nazionale “Mettiamoci in gioco” contro i rischi del gioco d’azzardo
condotta da un cartello di associazioni fra le quali Acli, Anci, Arci, Cgil,
Cnca, Uisp e Gruppo Abele. Numeri che certificano come, nonostante l’aumento
esponenziale del volume d’affari della «terza impresa italiana», il gioco
d’azzardo sia un affare colossale per le concessionarie private e per le mafie
ma rappresenti un investimento in perdita per le casse statali. Che dal gioco
d’azzardo, incredibilmente, incassano sempre meno in termini di tasse mentre
sono costrette a spese sempre maggiori per far fronte ai costi sociali, in
costante aumento, legati alle ludopatie e all’invasività delle mafie.UNO
SGUARDO AI DATI- Nei primi otto mesi del 2012, secondo lo studio di Matteo Iori
del «Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo», in Italia sono
stati giocati 56,9 miliardi di euro, con un aumento del 17,7% rispetto a quanto
successo nel 2011. Numeri che permettono di ipotizzare che il volume di affari
legale, alla fine dell’anno, si aggirerà fra gli 88 e i 94 miliardi di euro
contro gli 80 del 2011. Un aumento a cui non corrisponde il segno più per
quanto riguarda invece l’incasso per l’Erario: nel primo semestre dell’anno in
corso, infatti, l’Italia ha incassato 4,1 miliardi dal gioco d’azzardo con una
diminuzione del 9,9% rispetto allo stesso periodo del 2011.Per cui, se la
tendenza sarà confermata, alla fine dell’anno l’Erario incasserà dal settore
del gioco d’azzardo una cifra inferiore agli 8 miliardi, numeri simili a quelli
dell’anno 2008 quando però il volume d’affari complessivo era di circa la metà
dell’attuale. E se le entrate per lo Stato nel 2004 rappresentavano il 29,4%
del totale del fatturato, nel 2012 questo rapporto si assesterà ad un
incredibile 8,4.«Che significa - spiegano i curatori del rapporto - una cifra
più o meno simile di entrate fiscali mentre il fatturato è cresciuto di quasi
il 400%». Questo perché, secondo Iori, «i giochi introdotti negli ultimi anni
hanno una tassazione inferiore rispetto ai precedenti, a vantaggio del pay out
per i giocatori e dell’industria del gioco». Se infatti dei proventi del
Superenalotto l’Erario incassa il 44,7%, dai ben più«moderni» Poker Cash e
casinò on line lo stato italiano incassa in tasse soltanto lo 0,6%. UN PAESE DI
GIOCATORI- Nel 2011 l’Italia è stato il primo Paese europeo, il terzo al mondo,
per volume d’affari del gioco d’azzardo. Con 18,4 miliardi di euro, infatti, il
nostro paese ha rappresentato oltre il 15% del mercato europeo del gioco e più
del 4,4% del mercato mondiale a fronte dell’1% della popolazione del globo. Un
record non invidiabile che, secondo le stime, è destinato ancora a migliorare
nel 2012 quando il nostro paese salirà al secondo posto nella classifica del
pianeta.Segno che il gioco d’azzardo non conosce crisi e che gli italiani
continuano a spendere per giochi e lotterie nonostante si siano ormai abituati
a fare economia sulle spese alimentari (secondo l’Istat nel 2010 il 65,3% dei
nuclei familiari ha comprato meno cibo) e siano crollati i risparmi delle
famiglie (12%, il minimo dal 1995). La spesa pro capite degli italiani per il
gioco d’azzardo, infatti, ha toccato quota 1703 euro (1.450 se si considerano
anche i neonati) con picchi da 2.110 euro in Abruzzo e 2.078 nel Lazio. Impressionante
anche il dato delle persone che hanno problemi di dipendenza che si assesta,
secondo le stime, fra i 500 e gli 800mila. Numeri che costringono l’Italia a
spendere una cifra compresa fra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro annui per far
fronte ai costi sociali e sanitari che il gioco d’azzardo patologico comporta
per la collettività.LE MAFIE INGRASSANO-A questi, poi, vanno aggiunti i costi
difficilmente quantificabili legati alle infilatrazioni mafiose e alla crescita
del fenomeno dell’usura. Perché quello dei giochi è un settore di punta nel
business delle mafie: un volume d’affari che, secondo Libera, si aggira attorno
ai 15 miliardi annui. Questo spiega perché, su tutto il territorio nazionale,
sono stati censiti ben 49 i clan coinvolti nel controllo dei giochi illegali e
non. Nomi che coinvolgono il gotha mafioso come i Casalesi, i Bidognetti, i
Mallardo, i Santapaola, i Condello, i Mancuso, i Lo Piccolo e gli
Schiavone. p.r.c.d.s.m.