giovedì 13 maggio 2010

INCHIESTA G8: MANCINO, DA ANEMONE NESSUN REGALO

''Il signor Anemone non mi ha fatto alcun regalo''. Lo ha dichiarato il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, con riferimento a notizie apparse su alcuni quotidiani. "A seguito della mia nomina a ministro dell'Interno nel 1992 - ha precisato Mancino - vennero commissionati dal Sisde all'impresa del signor Diego Anemone lavori di messa in sicurezza dell'appartamento da me allora abitato in locazione a Roma in corso Rinascimento 11. Si trattò essenzialmente della blindatura di porte e di finestre". "Nel 2004-2005 una volta trasferitomi in via Arno, feci eseguire, a mie spese, - ha proseguito il vicepresidente - modesti lavori di messa in opera di due librerie a muro e di un armadio anch'esso a muro: fu naturale per me rivolgermi ad un'impresa che godeva della fiducia d'istituzioni prestigiose, e perciò dava garanzie di affidabilità. Ribadisco che da me l'imprenditore Anemone non ha avuto alcun tipo di protezione né io ho avuto da lui alcuna 'regalia', come si è scritto". "Poiché si fa riferimento anche ad altri immobili, è bene precisare che, quando la società del gruppo Pirelli, proprietaria dell'immobile di corso Rinascimento, mise in vendita gli appartamenti, io acquistai quello da me locato, intestandolo a mia figlia. - Ha detto ancora Mancino - successivamente, per comprare un appartamento in via Arno mia figlia ha venduto quello di corso Rinascimento, mentre mia moglie ed io abbiamo venduto il nostro appartamento di Avellino". LISTA ANEMONE,NOMI POLITICI E ISTITUZIONI - Ora sono in molti a tremare nei palazzi della politica: nell'inchiesta della procura perugina sugli appalti spunta una lista di nomi, che sarebbe stata sequestrata dalla Guardia di Finanza in un computer di Diego Anemone nel 2009. Un elenco di oltre 350 nomi tra cui politici, alti funzionari dello Stato e vertici delle forze di polizia che avrebbero usufruito dei lavori eseguiti dalle imprese del gruppo Anemone. E nell'elenco vi sarebbero non solo i nomi dei potenti, ma anche l'indicazione dei lavori eseguiti in alcuni dei più importanti palazzi del potere e in diverse caserme. La lista fu recuperata nel corso delle indagini sui mondiali di Nuoto a Roma: allora non aveva avuto particolare rilevanza investigativa, ma oggi, alla luce degli ultimi riscontri ottenuti dagli investigatori sui fondi del 'riciclatore' Angelo Zampolini utilizzati per coprire parte dell'acquisto di abitazioni di personaggi importanti tra cui l'ex ministro Scajola, assume tutt'altro rilievo. Nel documento trovato nel computer di Anemone non ci sarebbero invece gli importi pagati per i servizi ottenuti dal gruppo. I magistrati perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi vogliono ora chiarire se quei nominativi abbiano avuto lo stesso 'trattamento' ottenuto da coloro che sono già stati tirati in ballo da Zampolini: fra gli altri Scajola, Lunardi, Incalza e il generale della Gdf Pittorru.Nella lista anche il regista Pupi Avati, che però precisa: "Non ho mai ricevuto regali da Anemone". Il regista spiega che Angelo Balducci si offrì di procurargli e fargli istallare un montacarichi nella sua casa di Todi, cosa che avvenne nel 2002 o nel 2003 mentre il proprietario di casa era assente. Avati quindi non sa chi effettuò i lavori, ma assicura: "Ho pagato regolarmente" e "sono in grado di esibire (qualora mi venga richiesta) la matrice dell'assegno e il documento relativo". In procura a Perugia sono convinti che il vero ammontare del giro di soldi messo in moto da Anemone - secondo l'accusa per compensare i funzionari pubblici che avrebbero favorito le aziende della cricca negli appalti pubblici - sia ancora tutto da quantificare e comunque di molto superiore ai quasi tre milioni scoperti su un conto della Deutsche Banke intestato a Zampolini. Un fiume di denaro che gli investigatori perugini stanno cominciando a rintracciare nei 1.143 rapporti bancari, di cui 263 conti correnti, intrattenuti da Balducci, Anemone, dai loro rispettivi familiari, dagli intermediari e dalle società a loro riferibili. Nei prossimi giorni gli ulteriori accertamenti svolti dalla guardia di Finanza su una serie di operazioni sospette segnalate dalla Banca d'Italia, nonché sui conti correnti intestati innanzitutto a Zampolini ma anche ad Alida Lucci, la segretaria di Anemone, dovrebbe cominciare a dare qualche risposta. In sostanza, nella movimentazione di quei conti la procura spera di trovare la 'prova' che il denaro sia servito per compensare i funzionari pubblici. Così come dovrà essere ancora chiarita l'ultima delle sei operazioni immobiliari compiuta da Zampolini e già accertate dalla Guardia di Finanza, quella che riguarda l'acquisto di un immobile in piazza della Pigna. E si è fatto sentire il legale di Peter Paul Pohl, l'immobiliarista altoatesino legale rappresentante della Schlanderser Bau Srl, la società che ha venduto l'immobile alla Immobilpigna di cui era legale rappresentante Diego Anemone e fiduciari i due figli di Angelo Balducci, Lorenzo e Filippo. Sostiene l'avvocato Michael Gruener che "il preliminare è stato stipulato il 25 novembre 2003 con l'architetto Angelo Zampolini come acquirente (per sé o per una persona fisica o giuridica)" per un importo di 350mila euro. Il 27 e 28 novembre l'architetto versa sul suo conto rispettivamente 200mila e 100mila euro in contanti.Il successivo pagamento - un milione e 100mila - viene fatto il 22 dicembre sempre tramite assegno. Gli investigatori vogliono dunque capire quale sia la provenienza di quel milione e mezzo pagato da Zampolini, convinti che si tratti dei soliti 'fondi' neri di Anemone. Il palazzetto di via della Pigna, secondo quanto è stato possibile ricostruire, è stato poi successivamente venduto alla 'Immobiliare Icr' e anche su questo atto gli inquirenti vogliono vederci chiaro. PDL ALL'ATTACCO DEI MEDIA «Siamo in una situazione per un verso paradossale per un altro verso gravissima: prima vengono offerti in pasto elenchi di nomi poi, chissà quando, verranno fatte le indagini. Nel frattempo ogni nome è offerto al massacro mediatico, indipendentemente dalle ragioni per cui esso si trova nel computer di Anemone. Ovviamente il segreto istruttorio è praticamente annullato da tempo e in compenso ci troviamo di fronte all'ennesima lista di proscrizione». È quanto dichiara il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto.BERLUSCONI, INCHIESTE? NON E' TANGENTOPOLI, MA CHI SBAGLIA FUORI - Silvio Berlusconi torna sulle inchieste che hanno coinvolto membri dell'esecutivo ed esponenti della maggioranza. Incalzato da alcuni imprenditori che nel corso della cena offerta dal presidente del consiglio a Palazzo Grazioli gli ricordavano le numerose inchieste emerse in questi mesi, il Cavaliere, a chi gli faceva notare che qualcuno parla di nuova Tangentopoli, ha replicato con un ragionamento che alcuni dei presenti hanno così riassunto: sono vicende che finché riguardano il comportamento dei singoli, fra l'altro tutte da dimostrare, non possono indebolire il governo che c'é, é solido e andrà avanti. Certo, ha aggiunto il premier, se dovesse emergere che qualcuno ha sbagliato ne pagherà le conseguenze con l'uscita dal governo o dal partito. Nel corso di questo ragionamento, secondo uno dei presenti, Berlusconi si sarebbe detto deluso dall'ex ministro Claudio Scajola. BERSANI: «Bisogna andare assolutamente a fondo perchè con tutta evidenza non si tratta di una somma di casi ma di un meccanismo che ha origini in un'intenzionalità politica di allargamento di appalti riservati e fuori gara in un'applicazione distorta delle direttive comunitarie». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani nega cautele o timori del Pd rispetto all'inchiesta G8.

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