venerdì 4 dicembre 2009

«CON LO SPIRITO SARÒ IN PIAZZA L’UNICO SPAZIO CHE CI È RIMASTO»

Andrea Camilleri è tra i firmatari dell’appello per il No B. Day. Poiché, anche in passato, non si è mai sottratto all’incombenza di far sentire la sua “voce politica”, o di far vibrare la “corda civile”, per dirla con Sciascia, scrittore che ama, torniamo a rivolgergli qualche domanda ora che i nodi al pettine berlusconiano sembrano essersi fatti ancora più stretti. Camilleri, domani, ancora una volta in piazza per dire no al governo Berlusconi. Lei ci sarà? Non ci sarà? O sarà presente in spirito, come mi disse in una delle ultime manifestazioni di questo tipo? «No, dice bene, ci sarò in spirito». Non avverte il rischio che,manifestando manifestando, passino gli anni e i guasti nel nostro Paese divengano sempre più incalcolabili e, quando sarà, di difficile soluzione? «Lei pensa che sia più facile risolvere il problema non manifestando? Oggi mi pare che l’unico spazio che sia concesso ai cittadini è la piazza ». Come valuta questo nuovo Pd, guidato da Pier Luigi Bersani, il quale è convinto che l’uomo politico più bravo non sarà quello che strilla di più contro Berlusconi, ma quello che lo farà cadere? «Se riesce a trovare un modo di far cadere Berlusconi in Parlamento sarò il primo a congratularmi con lui». Rispetto alle settimane di papi, Noemi e Patrizia, Berlusconi le appare più debole o più fortificato nella sua azione di governo?«Io credo che sia uscito da tutta questa vicenda piuttosto indebolito. Non tale, tuttavia, da poter minare sensibilmente il consenso che tuttora lo sostiene». Si scrive “governo Berlusconi” ma si legge: “Berlusconi”; visto e considerato che ministri, sottosegretari, onorevoli e senatori Pdl sembrano altrettanti usignoli canterini.Come ne usciranno gli italiani? «Per avere osato dire che i membri del governo Berlusconi erano suoi “replicanti” mi attirai le invettive anche della cosiddetta sinistra. Gli italiani ne usciranno, come si usa dire dalle mie parti, cornuti e mazziati ». C’è uno solo, nella gabbia governativa, che canta di testa sua: Gianfranco Fini. Dire che, politicamente parlando, cercano di impallinarlo è poco. Ora è persino esploso lo scandalo del fuori onda. Ma Fini dice cose tanto strampalate? «Fini sta cercando in tutti i modi di proporre in Italia una destra autenticamente democratica e proprio per questo è oggetto di una fortissima polemica interna al Pdl. Se i fuori onda sono diventati l’unico modo per ascoltare parole di buon senso su quanto di drammatico sta accadendo in Italia, ben vengano persino i fuori onda. Io, a Fini, non posso che fare i miei auguri. E mi creda: era da tanto che non facevo gli auguri ad un esponente della destra ». Ha sentito che Berlusconi si è messo in testa di sconfiggere la mafia? «Sì, ho sentito che il suo governo ha preso provvedimenti contro la mafia più degli altri governi. È la stessa esatta frase che Giulio Andreotti disse in televisione, e che io ascoltai, quando venne processato per l’appoggio dato alla mafia. Si mettano d’accordo loro due». Ha sentito che Marcello Dell’Utri definisce Vittorio Mangano un eroe? Ricorda quando Andreotti definì Sindona “il salvatore della lira?” Alte scuole di memoria patria, non c’è che dire. «Ricordo bene. Preferisco altri eroi. Comunque ritengo che occorra poco senso del pudore per definire “eroe” un uomo condannato all’ergastolo per omicidio mafioso». Si può sconfiggere la mafia mettendo al bando la magistratura? «Naturalmente no, come non si sconfigge la mafia facendo enormi tagli alle forze dell’ordine e infiltrando in parlamento persone che in un modo o nell’altro con la mafia hanno trafficato».
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