LEGA ANNULLA PUNTATA DI "IN 1/2 H" ANNUNZIATA: CENSURI TUOI ELETTORI?
Doveva essere una puntata davvero speciale per Lucia Annunziata, con la troupe del suo «In 1/2 ora» pronta a trasmettere in diretta da Radio Padania per ascoltare le opinioni della base leghista. Ma le porte di via Bellerio, che raramente le apre alla stampa e tv, sono rimaste chiuse: diretta annullata, nessuna spiegazione da parte del direttore di Radio Padania se non una ragione di «opportunità» non meglio precisata. È stata la stessa Annunziata a formulare i primi interrogativi sulla disponibilità prima concessa e poi ritirata da parte del direttore di Radio Padania Matteo Salvini. «Che cosa succede veramente dentro la Lega? Perché temono le opinioni dei loro elettori a briglia sciolta su una televisione nazionale?», ha detto Lucia Annunziata nel breve collegamento in diretta su Raitre che è andato in onda al posto del suo programma e per la cui preparazione, ha precisato, «non ci sono stati dissidi». Ma quali possono essere stati questi motivi di «opportunità» tali da far saltare quasi all'ultimo momento una trasmissione concordata da giorni? In Lega bocche cucite sull'argomento, mentre il direttore di Radio Padania Matteo Salvini è risultato irraggiungibile per tutto il pomeriggio. Ma chi conosce, dall'interno, i meccanismi decisionali, non esclude che siano stati i vertici della Lega, forse Bossi in persona, a decidere uno stop ad una trasmissione che, con la modalità del «microfono aperto a tutti» e quindi senza una paternità identificabile degli interventi, avrebbe potuto dare voce a polemiche, in primis sull'Unità d'Italia, che la Lega non è interessata ad alimentare e a far irritare l'opposizione, in vista della conclusione dell'iter per il federalismo. Potrebbe aver avuto un peso nella decisione di Radio Padania di bloccare le telecamere dell' Annunziata anche la tensione che si è registrata nei giorni scorsi nella maggioranza proprio sulle commemorazioni per il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia, per il voto contrario dei ministri leghisti in Consiglio dei ministri sulla festività del 17 marzo. Già all'indomani della performance filo unitaria di Roberto Benigni a Sanremo erano giunte (e trasmesse in diretta) numerose telefonate di ascoltatori padani arrabbiati contro il comico.Sono mesi del resto che Bossi non perde occasione, nei suoi comizi e nelle interviste, per ribadire che occorre abbassare i toni con l'opposizione e quindi, a maggior ragione, con gli alleati di governo, per portare a casa il federalismo, che è l'obiettivo irrinunciabile della Lega. Nessun mistero, dunque, ci sarebbe alla base dell'improvviso dietrofront leghista, semmai un tardivo ripensamento su una disponibilità che avrebbe potuto provocare, in questo momento, più danni che benefici.Uno scenario confermato da un leghista di lungo corso: «Il popolo della Lega valuta la bontà dell'operato del Carroccio con il passaggio del federalismo». Passaggio che deve avvenire, necessariamente, entro il 14 maggio, quando scadrà la delega al governo. In aula, comunque, la votazione di un importante comma sulla legge di attuazione del federalismo potrebbe passare entro la metà di marzo. In contemporanea si trova in Commissione il quarto decreto attuativo sui costi standard della Sanità e sulla finanza provinciale e regionale. E l'ordine di scuderia è «non fare casino», «smorzare le polemiche» per non affossare le difficile trattative con l'opposizione sul federalismo.