martedì 20 novembre 2012
SPINELLI, MA IL DOSSIER SU FINI E DE BENEDETTI, SILVIO L’HA VISTO?SEQUESTRO-LAMPO PER IL RAGIONIERE DI BERLUSCONI: VOLEVANO 35 MILIONI PER DOCUMENTI SUL LODO MONDADORI. IL FATTO DENUNCIATO CON 24 ORE DI RITARDO: 6 ARRESTI. GIALLO SU 8 MLN DI EURO DI RISCATTO
«Dissi a Berlusconi che il filmato con Fini e i magistrati era autentico e che queste persone erano disposte a cederlo in cambio di una grossa somma di denaro, 35 milioni, il 6% di 560 milioni di euro la cifra che la Fininvest era stata condannata a pagare». Ecco chi è Spinelli, il "bancomat" delle "olgettine". Giuseppe Spinelli viene sentito dalla polizia giudiziaria il 17 ottobre e srotola un verbale di sei pagine che fa acqua da tutte le parti, per la dinamica dei fatti e per il contenuto del misterioso dossier anti De Benedetti. Un verbale, e una storia, che racconta l’ennesimo ricatto estorsione con relativa offerta di materiale esplosivo di cui è costellata la vita dell’ex premier negli ultimi anni. I dossier di Lavitola su Fini, il giro di donne di Tarantini, le pen drive e le intercettazioni rubate sul caso Unipol offerte sotto l’albero di Natale dall’imprenditore Fabrizio Favata: tutte vicende per cui sono in corso processi e indagini e dove il Cavaliere in un modo o nell’altro è sempre parte offesa. Bersaglio di faccendieri senza scrupoli e di appetiti illegali. Un uomo costantemente sotto ricatto. Questo volta tocca al fedelissimo Spinaus, come lo chiamavano Nicole Minetti e le altre olgettine, inesauribile bancomat di vizi, molti, e virtù (meno). Il dossier di turno riguarda il nemico storico del Cavaliere, l’ingegner Carlo De Benedetti. E sfiora un altro assillo del Cav, Gianfranco Fini. Racconta Spinelli che il Capo della banda «mi ha fatto vedere un foglio A4 un po’ ingiallito e sgualcito su cui c’era scritto in alto Lodo Mondadori, De Benedetti, l’indicazione di due avvocati di cui una donna, i nominativi dei magistrati di primo grado, il dottor Forno, questo nome lo ricordo bene, secondo grado, c’era il nome di un presidente e di un giudice a latere ma non ricordo i nomi dei magistrati indicati». Nello stesso foglio, una sorta di indice che rinvia a un materiale più corposo, è scritto anche «di una cena di Fini con i magistrati e i nominativi». Il testo del foglio A4 - l’unica cosa realmente vista dal ragioniere - finisce qua. «Mentre leggevo - racconta ancora Spinelli - il terzo uomo mi dice a voce che nel corso di questa cena Fini avrebbe parlato ai magistrati pregandolo di aiutarlo a mettere in difficoltà Berlusconi e che per questo (Fini, ndr) gli sarebbe stato grato tutta la vita». Mentre parla, il Capo della banda «estrae dalla tasca e appoggia sulla testata del divano una chiavetta e un Dvd dicendomi che in quei supporti informatici c’erano sette ore e 41 minuti di registrazione di cose che avrebbero danneggiato De Benedetti sempre in relazione alla vicenda del Lodo Mondadori». Il verbale prosegue con l’esilarante racconto di come la banda e il ragionieri non siano riusciti in alcun modo a visionare né la pen drive nè il dvd. A casa Spinelli non esistono computer o altro in grado di leggere quel materiale. Gli albanesi riescono, notte tempo, e mentre fanno riposare i coniugi nella loro camera da letto «rimboccando loro la coperta (sic), ad accendere il computer della figlia. Tutto inutile. Il dossier è lì con tutto il suo carico di prova dal valore di 35 milioni ma nessuno riesce a vederlo. Almeno così sembra. Ma la verità potrebbe essere diversa. Spinelli racconta che Berlusconi e Ghedini «si mettono a ridere per quella frase riportata e cioè che Fini avrebbe dichiarato che sarebbe stato grato a vita se i magistrati lo avessero aiutato». Dicono che «non è nello stile di Fini» e che dunque tutta sta roba «poteva essere un falso». Spinelli riferisce ai sequestratori che «l’operazione si può fare ma prima bisogna vedere le carte». Vedere cammello, la prima regola di ogni commercio. «Mi spesi molto con il Cavaliere dicendo che si doveva fidare di me, che quello che avevo visto (ma in realtà Spinelli non ha mai visto nulla, ndr) era valido e che conveniva pagare. Per questo mi convocò ad Arcore e lui avrebbe rinviato i suoi impegni». Fin qui lo stentato verbale di Spinelli. Il punto è che il ragioniere va ad Arcore la mattina del 16. A mani vuote, però. Almeno così risulta. È vero anche che Berlusconi annulla per quel giorno e quello a seguire tutti i suoi impegni. Che per 24 ore Spinelli sparisce in località segreta con la scorta del Cavaliere. Che la denuncia del sequestro arriva 36 ore dopo i fatti. E che nelle cassette di sicurezza della banda compaiono 8 milioni di euro. C’è parecchio da scoprire, ancora. d.c.r.m.p.s.