sabato 29 settembre 2012


LEGA, LA 'SVOLTA' DEL LINGOTTO MARONI, RIVOLUZIONE IN 12 PUNTI
 Sette ore di dibattito, confronto e analisi dei problemi del mondo produttivo del Nord. Al Lingotto di Torino, la Lega affronta la prova della "maturità" e lancia il nuovo manifesto: dodici «progetti concreti», dall'euro-regione del Nord ai tagli «drastici» alla politica, oltre allo stop agli incentivi di Stato per le «aziende decotte». Dalla due giorni di confronto (la kermesse è iniziata molto presto, alle 8.30 - «orario padano» - ha scherzato Maroni) con gli imprenditori del nord al Lingotto di Torino esce «la Lega che ascolta e che si rinnova» e che vuole continuare le sue battaglie investendo «su nuove proposte e sulla concretezza». Con lo stato maggiore della Lega al gran completo in platea e l'anziano ex leader Bossi in prima fila ma silente, è questo il segnale Roberto Maroni, segretario federale della Lega dal primo luglio scorso, ha voluto dare, esplicitamente, al primo importante appuntamento «politico» del nuovo corso.Il neo leader ha ostentato soddisfazione per l'esito degli «Stati generali del nord» di ieri e oggi, con cui ha messo a confronto imprenditori del nord, un centinaio, e rappresentanti delle Fondazioni e delle associazioni per trovare, assieme ai dirigenti del nuovo corso leghista, proposte «concrete» per il nord, come ha più volte sottolineato lo stesso Maroni, in una manifestazione per una volta senza simboli leghisti. Dopo la giornata di ieri, sei tavoli di lavoro di elaborazione di proposte su temi economici, Maroni ha incassato stamattina il riconoscimento, da parte del ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera, della giustezza di quella che lo stesso Maroni ha più volte definito la «novità», cioè la scelta del confronto aperto con la società civile. «Grazie per il metodo - ha detto Passera nel 'question time' con gli imprenditori condotto dallo stesso Maroni - credo nella politica che ascolta e che cerca di fare il meglio». Un apprezzamento ricambiato dall'ex ministro dell'Interno: «Sappiamo distinguere chi all'interno del governo intende assumere impegni per la crescita, il ministro Passera per esempio, rispetto a chi ha altre preoccupazioni». Dal canto suo, il ministro, ha anche affermato, tra gli applausi, che di federalismo «c'è bisogno». Maroni ha poi chiamato« a pronunciarsi sulle dodici »proposte concrete« presentate in tarda mattinata anche gli altri due »big« tra gli ospiti presenti: il segretario generale della Cisl Bonanni, che ha riconosciuto al Nord il ruolo di principale produttore di ricchezza del Paese e condiviso diverse delle proposte indicate dalla Lega; il leader di Confindustria Giorgio Squinzi, che ha condiviso la proposta di tagliare i sussidi alle imprese »decotte« in cambio di una riduzione del carico fiscale, senza la quale le imprese »stanno morendo«. Tra le altre proposte, il taglio di un milione di dipendenti pubblici delle regioni non virtuose, che però ha trovato il disaccordo di Bonanni, che ha giudicato l'idea »non verosimile: bisogna piuttosto riorganizzare il pubblico impiego«. Contrario all'introduzione delle gabbie salariali invece Giorgio Squinzi. Entrambi però si sono dichiarati a favore dell'eliminazione dell'Irpef per l'assunzione di giovani sotto i 35 anni. Tra riformulazioni di vecchi cavalli di battaglia e qualche idea nuova di zecca, Maroni ha snocciolato il frutto del lavoro congiunto: dimezzamento dei parlamentari, sistema scolastico su base regionale, Euroregione del nord, trattenere 75 per cento del fisco a livello regionale, fiscalità di vantaggio, commissariare le banche che non fanno credito alle imprese, rispettare i termini di pagamento da parte del pubblico e infrastrutture integrate con regole semplici e tempi certi. Tutte proposte, comunque, aperte a critiche e modifiche, e ch costituiranno »il patrimonio di azioni che la Lega intende sviluppare« perché »partiamo dal presupposto che il nord soffre« e che questa è »una sensazione diffusa dagli abitanti di chi vive al nord«, dove otto cittadini su dieci si ritengono »ingiustamente penalizzati«. Maroni ha promesso di replicare l'esperimento con il mondo dell'agricoltura, dell'ambiente, delle energie rinnovabili. Ma per il momento, l'appuntamento, è per domenica prossima con la »tradizione« leghista: la Festa dei popoli padani a Venezia.                                                                                                 r.p.c.

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venerdì 28 settembre 2012


LIBERO S'INVENTA IL RETROSCENA «SALLUSTI IN CARCERE PER SVUOTARLE»

A Sul caso Sallusti, com'era prevedibile, sono state scritte molte cose. E' stata ricostruita la vicenda della ragazzina che ha abortito e che ha scatenato l'ira di Dreyfus su Libero, poi si sono fatte ipotesi su chi fosse questo Dreyfus che auspicava la morte del giudice e dei genitori della ragazzina, infine si è osservato Renato Farina alla Camera ammettere: “Sono io, non prendetevela con Sallusti”. Anche per noi di Claudio Sardo- Troppo tardi. Il suo ex direttore è stato condannato. Ma a quanto pare, dietro tutta questa vicenda, si nasconde una clamorosa macchinazione per (testuali parole) “svuotare le carceri italiane”. E' il retroscena sotto il gigantesco titolo in prima pagina di Libero. E dunque, chi mai ha potuto ordire un piano del genere? Barbara Romano non ha dubbi: «Il caso (…) per il capo dello stato diventa il grimaldello per ritirare fuori gli 'svuota carcere' dal cassetto». Perciò un pò tutti (compreso Sallusti stesso, che alla vicenda neanche accenna) devono aver capito male. Il dimissionario direttore del Giornale altro non sarebbe che «il cavallo di Troia del Quirinale in Parlamento per l'amnistia e l'indulto». Ma c'è di più. Dietro la possibile depenalizzazione del reato di diffamazione (che resterebbe circoscritto all'ambito civile) ci sarebbe un altro 'inciucio' (termine caro a Libero). E il sospetto è attribuito a Berlusconi in persona. Che non si fiderebbe del centrosinistra, il quale vorrebbe proporre un baratto: «Noi diamo il via libera alla depenalizzazione se voi ci date carta bianca sul ddl anticorruzione». Pensa, la cancellazione condivisa di una legge che tutti criticano, per l'approvazione che l'intera Europa ci chiede. Ci deve essere del marcio. Disicurosi tratta di  «una furbata di Napolitano».                                                                                                                                                                                                                                                 

                                                                                                          r.d.c.p.c.m.s.

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giovedì 27 settembre 2012


SANREMO 2013: 14 BIG IN GARA CON DUE BRANI, NO ELIMINAZIONI

di Paola Maurizio

Due brani inediti a testa e niente eliminazioni in corsa per i 'big' all'edizione 2013 del Festival di Sanremo, in programma dal 12 al 16 febbraio. Lo ha detto il conduttore Fabio Fazio durante la presentazione del regolamento, in grande anticipo rispetto alle ultime edizioni. E non ci saranno super ospiti italiani: solo internazionali e musicisti/ cantanti. Quasi sicura Luciana Littizzetto come co-conduttrice per la gioia (e la disperazione, va da sé, di Fazio): la comica scioglierà la riserva domenica sera a “Che tempo che fa”. «Faccio affidamento su Luciana - ha detto il conduttore -, sarebbe un grande aiuto e conforto. Se ci fosse mi piacerebbe che faccia la co-conduzione, che giocasse a fare il Festival, anche perchè non le capiterà più...». Roberto Saviano ci sarà? “Al momento non è una presenza prevista né fissa” ha risposto il conduttore. Il festival si terrà dal 12 al 16 febbraio 2013. Con questa formula c'è da sperare che le serate non si trascinino troppo. I quattordici cantanti già affermati nelle prime due serate proporranno le loro canzoni. Saranno affiancati in gara da otto giovani, due dei quali selezionati da Area Sanremo, che per la prima volta dovranno avere un'età compresa tra i 18 e i 33 anni e aver già pubblicato almeno due brani singoli. La selezione del brano dei big da scartare avverrà con un sistema misto basato sul televoto e sulla giuria della stampa di pari peso. Gli unici ospiti saranno musicali e stranieri, tra i big ci sarà anche Gino Paoli che ha risposto «ci provo, va bene» all'invito di Fazio, ma deve ancora trovare le canzoni adatte. «Abbiamo fatto queste scelte - ha detto Fazio - per mettere le canzoni al centro. Tutti i big rimarranno in gara fino alla fine e questo speriamo dia tranquillità agli artisti. È una soluzione che consente loro una vera e propria esibizione con due brani che in quel momento li rappresentano e un classico della storia del Festival per la serata di venerdì». Sugli ospiti al momento - ha precisato Fazio - non ci sono nomi., oppure nelle serate dove ci sarà 'minorè affollamento di eventi legati alla rassegna in onda su Rai1. La tv garantisce un ridimensionamento delle spese, ovvero del compenso degli ospiti internazionali. GIURIA DI QUALITA' E BAGLIONI CO-CONDUTTORE Tornerà la Giuria di Qualità, sarà abolita la giuria demoscopica, molto probabilmente Claudio Baglioni farà da co-conduttore della serata-evento del venerdì,'Sanremo Story'.CACHET DI FAZIO COME 5 ANNI FA La Rai, come sempre, mantiene una totale riservatezza sul cachet del presentatore. Ma la trattativa per Fazio è stata affrontata da tempo. Il contratto tra il presentatore e la Rai, che risale a 5 anni fa, già prevedeva le condizioni che si sarebbero applicate nel caso in cui fosse stato chiamato sul palco dell'Ariston. Alla scadenza, il presentatore non ha ritenuto di dover rinegoziare quel capitolo del nuovo contratto che avrà validità fino al 2014. Le condizioni, dunque, che allora prevedevano trattamenti «ampiamente in linea» con Sanremo, sono 'ferme' a 5 anni fa. Perciò i collaboratori dello staff dicono che «non percepirà di più» di quanto è stato corrisposto negli ultimi anni e, forse, semmai, il contrario.
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mercoledì 26 settembre 2012


MAXI TANGENTE PER 40 AUTOBUS SCATTANO PERQUISIZIONI A ROMA

Perquisizioni nella sede di Roma Metropolitana, all'Ente Eur e alla Breda Menarini di Bologna (gruppo Finmeccanica) sono in corso nell'ambito dell'inchiesta su un giro di false fatturazioni legate ad una commessa del 2009 di 40 bus all'azienda trasporti di Roma Atac per la quale sarebbe stata pagata una maxi tangente. L'inchiesta, del sostituto Paolo Ielo, riguarda una fornitura di 40 bus al Comune di Roma. Una partita dal valore di 20 milioni di euro dietro la quale, secondo l'ipotesi di lavoro della procura, ci sarebbe stata una tangente da 500 mila euro frutto del meccanismo delle sovrafatturazioni. Nell'inchiesta ci sono quattro indagati: tra loro l'ad dell'Ente Eur Riccardo Mancini e l'ex ad di Breda Menarini Roberto Ceraudo. Le ipotesi di reato sulle quali lavora Ielo sono la corruzione e la frode fiscale. L'inchiesta sulla maxitangente per la fornitura di bus all'azienda romana è nata dalle rivelazioni del commercialista Marco Iannilli e costituisce uno stralcio dell' indagine Enav e Selex. Da qui le perquisizioni del nucleo tributario della Guardia di Finanza e dei Carabinieri del Ros nel corso delle quali sono stati acquisiti gli atti relativi all'appalto per la fornitura degli automezzi ed anche i documenti dell'assegnazione dei lavori. In particolare l'Ad dell'Ente Eur Riccardo Mancini è sospettato di avere 'oliato' il meccanismo degli accordi e di avere fatto da garante per il pagamento della tangente da 500 mila euro. In cambio, secondo la Procura, Mancini avrebbe ricevuto l'appoggio di Finmeccanica per essere nominato amministratore delegato dell'Ente Eur.                                  
                                                                                                                                                                         p.r.s.d.m.c.
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martedì 25 settembre 2012





POLVERINI LASCIA: «ORA DIRÒ TUTTO» LOMBARDIA, VACILLA FORMIGONI?

«Vado via senza colpa ma a testa alta, questi signori li mando a casa io. Ma prima ho azzerato tutti i fondi dei partiti. Mi sentivo in gabbia in questo sistema, umiliata dai malfattori. Spero abbiano la giusta pena per un comportamento indegno. Ora sono una persona libera, dirò tutte le cose raccapriccianti che ho visto. E continuerò a fare politica». Renata Polverini alla fine sorride e fa sapere che «stanotte dormirò serena». Il feuilleton della Pisana finisce alle otto di sera. La governatrice si è dimessa. Il Lazio è senza guida. Si va (quasi certamente) a elezioni. La governatrice ha comunicato la sua decisione a Monti e Napolitano. Ha informato Berlusconi. Casini è ai microfoni del Tg3 proprio mentre “Renata” ringrazia l’Udc per «sostegno e vicinanza incredibili». Perché solo adesso l’addio? «Ho giudicato subito la matassa non ricomponibile. La festa era già finita». Ma, dice, ha voluto vedere «fin dove arrivavano la codardia del consiglio regionale e le falsità dell’opposizione». Il consiglio è «indegno», la sua giunta pulita. Lascia «per una faida interna al Pdl»ma ne stima i dirigenti: Alfano, Verdini, Gasparri. Un grazie a Storace, contrarissimo alla decisione. La svolta è maturata tra domenica e ieri. Polverini non si fida più del Pdl, è convinta che l’abbiano trascinata a fondo in mezzo ai giochetti di partito. Casini l’ha messa in guardia più volte. I suoi consiglieri stanno per aggiungere le loro dimissioni a quelle dell’opposizione: il numero legale vacilla. L’intervento della Corte dei Conti è stato molto forte, quello della Cei devastante. All’ incontro negli uffici di Montecitorio con Alfano l’ex leader sindacale arriva furibonda: «Se mi aveste lasciato dimettere subito, forse avrei potuto ottenere un nuovo mandato. Avremmo potuto salvare la situazione. Adesso è troppo tardi. E io non intendo più farmi umiliare per colpe che non ho». La governatrice si sente con le spalle al muro, pensa che abbiano «lavorato per i loro interessi mandando me allo sbaraglio». Quando Alfano e Cicchitto riescono a frenarla, è evidente che la partita è persa. Lo dimostra anche il profilo rasoterra di Gianni Letta, che pochi minuti dopo l’inizio, lascia la riunione. In campo è scesa la Chiesa. Ieri il cardinal Bagnasco per il secondo giorno consecutivo ha tuonato contro «scandali e corruttele che la politica sottovaluta». Un segnale chiaro. Anche Maurizio Lupi capisce che non conviene esporsi. Il segretario del Pdl prova a chiedere tempo: qualche giorno per riorganizzare la strategia. Berlusconi, infatti, in queste ore ha cambiato idea. Ha capito che “Renata” non è come Formigoni, non riuscirebbe a resistere in sella di fronte allo tsunami mediatico che si annuncia. Per non parlare dei prossimi sviluppi dell’inchiesta, con i pm immersi nei conti del consiglio. Così il Cavaliere ha deciso che l’unico modo di sopravvivere all’impatto è anticiparlo. Lasciare al Pd, e in subordine all’Udc, il vessillo della «pulizia» sarebbe esiziale. Inoltre, è propenso ad approfittare del caos per liberarsi finalmente della «zavorra», quel Pdl ormai balcanizzato tra correnti che si odiano, e ripartire per le elezioni in «assetto leggero». Il gioco del cerino- Ma è più facile a dirsi che a farsi. Di tempo non ce n’è più. Ormai nella maggioranza laziale è una corsa a chi resta con il cerino in mano. Casini è in allerta massima. La raccolta firme del Pd (cui aderiscono IdV e, in serata, il finiano Pasquali, con la disponibilità dei Radicali) per far venir meno il numero legale di consiglieri rischia di metterlo in mora. Il centrista Savino Pezzotta twitta: «Culpa in vigilando, ascoltiamo Bagnasco e usciamo dalla giunta». Il leader però sta lavorando per un’altra soluzione, che non lo veda al traino di nessuno. Il problema non è la scarsa propensione ad abbandonare la poltrona dei consiglieri centristi: Casini sul punto è piuttosto ruvido. Ma da via Due Macelli filtra una moral suasion «ai massimi livelli» per convincere la Polverini a lasciare. Prima della riunione Udc fissata per stamattina. Si muove anche Berlusconi. Chiede alla Polverini un’altra dilazione temporale. Promette che sosterranno la sua scelta.                                                       p.r.s.d.m.c.
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lunedì 24 settembre 2012

BRINDISI/ SCONTRO SUI BINARI TIR CONTRO TRENO, MORTO MACCHINISTA



Il macchinista è morto e varie persone sono ferite a bordo dell'Eurostar Freccia Argento 9351, Roma-Lecce, che a un passaggio a livello nei pressi di Cisternino (Brindisi) è finito contro un autoarticolato. In seguito all'impatto il treno è deragliato.Nell'impatto sono stati coinvolti anche alcuni passeggeri. I feriti, secondo quanto fanno sapere alle Ferrovie dello Stato, sono due nell'ospedale di Ostuni e due in quello di Fasano. Mentre tutti gli altri passeggeri del convoglio Frecciargento 9351 si trovano sul marciapiede della stazione di Cisternino in attesa del pullman che li porti a destinazione. Il binario Nord-Sud è potenzialmente libero e dovrebbe essere riaperto al traffico ferroviario non appena ci sarà il via libera delle autorità giudiziarie. «Da una prima ricostruzione - si legge in una nota di Rfi - risulta che un camion ha indebitamente attraversato il passaggio a livello sulla Strada Provinciale 7, violando il Codice della Strada (articolo 147), mentre le sbarre erano in chiusura rimanendo sulla sede ferroviaria. Inevitabile l'impatto con il treno Frecciargento 9351 (Roma - Lecce) che è uscito dai binari». «Sono in corso di acquisizione - prosegue Rfi - informazioni ufficiali circa feriti e contusi. I tecnici di Rete Ferroviaria Italiana e di Trenitalia sono immediatamente accorsi sul posto. Le Società del Gruppo FS, Rete Ferroviaria Italiana e Trenitalia, hanno già attivato le Commissioni d'inchiesta per stabilire la dinamica dei fatti». Il conducente del pesante automezzo, un cittadino straniero, è riuscito ad abbandonare in tempo la motrice e ad allontanarsi. Al momento l'uomo, un cittadino rumeno, viene ascoltato dagli investigatori.Lo scontro è avvenuto in località Pozzo Faceto. Al momento i vigili del fuoco sono impegnati nel tagliare il groviglio di lamiere del locomotore del treno, dove era il macchinista trovato morto. Il sistema della Protezione civile della Regione Puglia ha allestito un punto medico avanzato per poter prestare i primi soccorsi ai passeggeri - in tutto sarebbero 200 - numerosi dei quali sono in stato di choc. Sul posto sono intervenute quattro autoambulanze del 118.CODACONS, INDAGARE SU SICUREZZA PASSAGGI A LIVELLO Ennesimo incidente ferroviario sui binari italiani, con un Freccia Argento, partito da Roma e diretto a Lecce, scontratosi con un camion che avrebbe attraversato il passaggio a livello quando la sbarra si stava già chiudendo. «Si tratta di un incidente gravissimo, il cui bilancio poteva essere assai più tragico», afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi. Per Rienzi: «In Italia gli scontri di questo tipo stanno aumentando pericolosamente: lo scorso anno si sono registrati ben 18 incidenti in corrispondenza dei passaggi a livello, con 15 vittime e 3 feriti gravi. E l'aspetto più preoccupante è che il dato appare il peggiore degli ultimi quattro anni». «In attesa di chiarire le dinamiche precise dell'incidente, chiediamo venga fatta luce sulla sicurezza dei passaggi a livello esistenti sul territorio italiano - prosegue Rienzi - I dati dimostrano infatti un numero eccessivo di sinistri, che richiedono approfondimenti urgenti allo scopo di evitare nuove tragedie».                                                                           

                                                                                                              p.r.s.d.m.c.Aggregatore notizie RSSShare Contatore visite gratuito



domenica 23 settembre 2012


DOPPIOPETTO E APPLAUSI AI TECNICI ECCO LA NUOVA LEGA DI MARONI

Che ci fa Corrado Passera agli Stati generali del Nord convocati dalla Lega al Lingotto di Torino? E perché mai il sindaco di Verona Flavio Tosi, volto assai più che emergente della nuova Lega targata Maroni, si spreca in elogi per il Superministro dello Sviluppo, arrivando a dire che «la Lega non è contraria a priori ad un prossimo governo guidato da Passera»? In queste due domande, e nelle relative risposte, sta una traccia per capire la metamorfosi che il nuovo leader sta imprimendo al Carroccio, sempre più in doppiopetto, sempre più sensibile ai salotti buoni e sempre più lontano dalle ampolle, dai riti celtici e dai Borghezio. E soprattutto, sempre più bisognosa, la Lega, di costruire nuovi rapporti politici, per sfuggire alla strettoia mortale tra un nuovo abbraccio col Cavaliere, una corsa in solitaria o il proposito (ormai accantonato) di non partecipare alle prossime politiche per ritirarsi nella macroregione del Nord, in una sorta di sbiadita fotocopia della Cdu bavarese. Nella testa della nuova guardia leghista c’è sempre il «modello Verona», guarda caso l’unica grande città in cui la Lega ha vinto alle ultime amministrative. Con quale modello? Fagocitando pezzi del Pdl imploso, e aprendo la lista del sindaco Tosi a pezzi della società civile, a partire, appunto, dai poteri forti cittadini, fondazioni bancarie, imprenditori, salotti buoni. Lasciando il giovane sindaco a incarnare l’anima popolare, e anche popolana, con cui mascherare e rendere più friendly un sistema di potere ben congegnato, in stile vecchia Dc. Ecco, Maroni sta cercando di fare la stessa cosa, ma in scala assai più ampia, e dunque con tutte le inevitabili difficoltà. Per questo a Torino sono stati invitati Passera, molti imprenditori, il presidente di Confindustria Squinzi, il numero uno di Rete imprese Italia Giorgio Guerrini e poi un poker di banchieri capitanati da Giuseppe Guzzetti dell’Acri. Oltre a Oscar Giannino, giornalista economico ma soprattutto alfiere di una lista liberista che da un paio di mesi lavora fianco a fianco con Italia Futura di Montezemolo. Insomma, a Torino ci saranno due dei principali protagonisti della scena politica del nuovo centro, Giannino e Passera. Il primo con venature più destrorse, il secondo con lo sguardo più a sinistra. Ma la sostanza non cambia. È in questo risiko che la Lega di Maroni intende infilarsi. Arrivando fino a ipotizzare un alleanza elettorale, se dovesse restare il Porcellum. E se Passera dovesse imprimere un approccio “nordista” a un contenitore sempre mano iodentificabile con la vecchia Udc. Intanto, si comincia con il biglietto da visita di Torino. Con cui Maroni intende cancellare anni di pregiudizi sulla Lega xenofoba e urlante, e mostrare i gioielli della sua nuova classe dirigente. A partire da Tosi, di cui si parla da qualche tempo come possibile candidato premier del Carroccio. Lui smentisce, e non a caso parla di un governo Passera. I rapporti tra i due si sono intensificati da quando il ministro ha deciso di sponsorizzare (pare con una certa determinazione) il progetto di una nuova città metropolitana a Verona, e cioè la creazione di un polo del veneto occidentale che possa fare da contrappeso al potere di Venezia. Un progetto a cui, naturalmente, il sindaco scaligero tiene tantissimo. Un patto tra pragmatici, dunque. Che potrebbe essere foriero di novità politiche. Magari anche solo un sostegno della Lega a un prossimo governo di unità nazionale a guida Passera. Dopo mesi di piazze e di strali contro il governo Monti (da ricordare il No Imu Day a Verona, seguito dal pagamento della tassa da parte di Maroni), dunque, la Lega sembra pronta a cambiare strada. Nella minoranza ancora legata all’ortodossia bossiana la questione è stata accolta con un certo sarcasmo («Finiremo persino a rincorrere Casini e i ministri di Monti?»), ma nessuno sottovaluta la portata dell’operazione. Neppure Montezemolo, che pure al Lingotto non andrà. E che sul Carroccio è stato artefice di uno dei suoi frequenti mutamenti d’opinione, passando in pochi giorni dalle lodi per i «bravi amministratori» agli attacchi forsennati contro la «deriva xenofoba alla Le Pen». Ora che il rischio razzista si è molto attenuato, assicurano fonti del Carroccio, anche il patron Ferrari «è tornato a guardare a noi con attenzione». Soprattutto se deciderà di abbandonare i progetti centristi e deciderà di diventare il front man di un nuovo centrodestra. Magari con pezzi di Pdl post-scissione. Come è successo pochi mesi fa proprio a Verona.
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sabato 22 settembre 2012


GIRAFFA DEL CIRCO MORTA A IMOLA SIT-IN DI PROTESTA AL TENDONE

Un sit-in davanti al circo Rinaldo Orfei a Imola per dire 'no' ai circhi con gli animali esotici e protestare dopo il 'caso' della giraffa, scappata ieri mattina dal circo e morta dopo essere stata sedata, con due dardi di anestetico, dalla Polizia provinciale. Lo annuncia il vicepresidente del Consiglio comunale di Imola, Andrea Zucchini (gruppo misto), sceso in campo fin da ieri per chiedere spiegazioni sull'accaduto e dire che i circhi in Emilia-Romagna non sono i benvenuti. La manifestazione, che si svolgerà domani sera e sarà «pacifica», è stata organizzata insieme ad associazioni animaliste. L'ufficio stampa di Rinaldo Orfei in una nota diffusa da Liana Orfei precisa che non è il suo circo da cui è fuggito l'ungulato. Ma i mezzi che girano per Imola a pubblicizzare l'arrivo della carovana hanno il logo Rinaldo Orfeì. Lo stesso Ente Nazionale Circhi, in una nota diffusa ieri, parlava di circo Rinaldo Orfei. La nota del circo dice che Rinaldo Orfei “presta la sua consulenza artistica per il circo Dario Martini che si trova a San.Giuliano a Cremano (Napoli), mentre quello che è a Imola è del fratello Aldo Martini. Il quale sostiene che l'animale è fuggito perché qualcuno l'ha fatto scappare: «Appena è stato dato l'allarme - dice - ci siamo recati nel recinto, costatando che era stata tagliata la cinghia che si utilizza per fissare la recinzione». Il sit-in vuole «allontanare immediatamente il circo da Imola» (a nulla è servito l'appello fatto ieri dal sindaco Daniele Manca). L'appuntamento è per le 20 in via Pirandello, davanti ai tendoni del circo. Intanto, anche il Wwf dell'Emilia-Romagna prende posizione sulla morte della giraffa condannando l'attività dei circhi, che è «lesiva del diritto alla libertà e dignità degli animali» e «diseducativa» per i bambini, afferma in una nota la presidente Cinzia Morsiani.
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venerdì 21 settembre 2012






VENDOLA: «BERSANI LO SA, CON PD SOLO SE SI RIBALTA AGENDA MONTI»

«Una coalizione c'è se si capovolge l'agenda Monti. C'è se a pagare saranno le grandi ricchezze e non il lavoro dipendente. C'è se si assomiglierà a Hollande e non alla troika di Bruxelles». Lo ha detto il leader di Sel Nichi Vendola, intervenendo alla festa dell'Italia dei Valori a Vasto. «Quando ci siamo visti con Bersani quest'estate, io ho detto che Sel era disponibile a un'alleanza ma se si cambiava rotta rispetto al governo Monti», ha concluso Vendola. Per quanto riguarda le alleanze, il leader di Sel torna a ripetere: «Non la facciamo più questa discussione che riguarda l'Udc e Casini. 'incompatibilità è nelle cose». E aggiunge: «Quelli che noi chiamiamo moderati hanno impedito all'Italia di progredire nei costumi e nella vita civile. Abbiamo il dovere di costruire una coalizione per un vero cambiamento, non di mettere insieme come una forzatura le nostre agende e i nostri popoli». Cesa a Vendola, no con chi non appoggia Monti.Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc, replica al leader di Sel Nichi Vendola: «Una volta tanto siamo d'accordo col presidente Vendola: non ha senso parlare di alleanze tra chi, come l'Udc, è stato protagonista di una svolta di credibilità per il Paese col sostegno a Monti e chi, come Vendola, vorrebbe capovolgere l'agenda di governo con soluzioni populiste. Lo invitiamo a preoccuparsi meno di noi e più di governare la Puglia».                                                                             d.r.s.p.c.m.
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