venerdì 15 febbraio 2013





MONTI: È UNA NUOVA TANGENTOPOLI. BERSANI: 'DA DESTRA CATASTROFE MORALE' IL CAVALIERE: 'MAI DETTO 'TANGENTI', SONO UN REATO E VA PUNITO

"Mi sento più ferito quando sento certi cialtroni che dicono che hanno lasciato in ordine l'Italia mentre io l'avrei affossata che non più orgoglioso per gli apprezzamenti di Obama". Lo ha detto il premier Mario Monti durante la trasmissione Agora su Rai3. "Dopo tanti anni di governo Berlusconi non c'è una legge anti-corruzione. L'Italia - ha aggiunto Monti - è un paese importante, è un paese del G8, e certo può anche cadere nel ridicolo come è accadutoper l'atteggiamento ridicolo tenuto da qualcuno in passato". A Monti è stato chiesto se è possibile un parallelo con Tangentopoli: "Purtroppo sì - ha replicato - ma con una speranza minore. Nel 1993 ci fu un'azione liberatoria della magistratura, e si pensava che l'azione della magistratura e la coscienza dei cittadini avrebbero posto fine a quel fenomeno. L'azione dei magistrati è andata avanti ma la coscienza degli italiani che guidano gli altri italiani si è seduta". "Questi lunghi anni della destra ci hanno consegnato una situazione che assomiglia un po' a una catastrofe: economica, morale, etica", ha detto il leader del Pd Pier Luigi Bersani a Repubblica tv. "C'é - ha aggiunto - un disamore radicale in giro per il Paese e quindi immagino ci voglia un governo da combattimento perché bisogna che governi ma anche ricostruisca". "La storia non si ripete mai negli stessi termini, non credo tecnicamente si possa definire una tangentopoli simile a quella di quegli anni", ha detto Bersani. Tuttavia, si tratta di qualcosa che "segnala una distruzione di anticorpi" e, a proposito di Berlusconi, aggiunge: "Ci manca solo di giustificare".Berlusconi esclude invece "nella maniera più assoluta" che sia in corso una nuova Tangentopoli. "Non ho mai pronunciato la parola tangenti. Sono un reato e va evitato. E quando accade va punito", ha detto. "Siamo in testa e vinceremo. Quindi non ci sarà bisogno di alcuna grande coalizione", ha aggiunto Berlusconi. Una nuova Tangentopoli? "Non so se se ne sia mai andata", replica invece il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. "Ma certo è che - ha aggiunto - bisogna fare pulizia, senza guardare in faccia a nessuno e tenendo presente che c'é da salvaguardare anche una realtà economica e industriale molto importante per il nostro Paese". "Naturalmente - ha proseguito Casini - bisogna avere fiducia nella magistratura e confidare nell'equilibrio. Gli eccessi non hanno mai portato da nessuna parte. Naturalmente bisogna andare fino in fondo, senza rispettare santuari di nessun tipo". "Ventuno anni dopo l'arresto di Mario Chiesa che fece scoprire tangentopoli la politica è rimasta la stessa della prima Repubblica e oggi vedo girare in manette persone che avevo già fatto arrestare io", ha affermato Antonio Di Pietro, a margine di un'iniziativa elettorale di Rivoluzione Civile in corso a Pisa. "E il cambiamento non c'é stato - ha spiegato Di Pietro - perché le facce della politica sono rimaste le stesse. Per voltare pagina servirebbero parlamentari che non avessero il conflitto d'interesse con tangentopoli ma lavorassero per punire le illegalità e il malaffare. Invece, ho sentito dire a Berlusconi che vuole ripristinare l'immunità parlamentare perché non vuole essere arrestato".Monti ha ricordato come il suo governo "ha fatto fatica, a causa della resistenza del Pdl, a far approvare un'adeguata legge anti-corruzione". Questa norma è arrivata dopo che, "dopo tanti anni di governo Berlusconi", non ne era stata approvata ancora una. Queste normative sul piano interno, ha spiegato ancora Monti, vanno accompagnate con azioni a livello internazionale: "Uno che ha governato tanti anni come Berlusconi doveva fare qualcosa a livello internazionale. L'Italia è un Paese importante, è nel G8, e certo può anche cadere nel ridicolo come è accaduto per l'atteggiamento ridicolo tenuto da qualcuno in passato". E' stato quindi chiesto a Monti a chi si riferisse: "Non ho bisogno di ricordare - ha replicato - le pressioni ricevute in questi giorni". Ci sono "le stesse possibilità" che Scelta civica faccia un'alleanza post-elettorale con il centrosinistra o con il centrodestra, purché senza Berlusconi, ha spiegato Monti. A Mario Monti fu offerto il Quirinale "oppure una posizione di quasi vertice o di vertice nel governo" se non si fosse candidato alle politiche, ha riferito lo stesso premier, senza però rivelare chi fece questa offerta. Monti ha riferito di esser voluto entrare in politica per difendere le riforme fatte dal suo governo e per portarle avanti in futuro con Scelta civica. "Questa decisione - ha detto - mi ha fatto rinunciare a possibili posizioni di privilegio". Alla domanda se gli fosse stato offerto il Quirinale in caso di rinuncia alla propria candidatura, Monti ha risposto: "Anche, ma non solo". Dopo alcune domande gli intervistatori sono ritornati su questo punto, domandando quali altre posizioni gli erano state offerte: "Il Quirinale-ha detto Monti - oppure posizioni di quasi vertice o di vertice nel governo". Quindi i giornalisti hanno chiesto se gli fu offerto Palazzo Chigi:"Non con certezza, ma era una possibilità", ha replicato il premier. Monti non ha però voluto rivelare chi ha avanzato questa offerta: "Nelle conversazioni politiche - ha spiegato - esiste una parte r p.c.m.s.r.d.g.












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giovedì 14 febbraio 2013



BANCAROTTA, ARRESTATO ANGELO RIZZOLI INDAGATA SUA MOGLIE, DEPUTATO PDL ACCUSA PER ENTRAMBI DI BANCAROTTA FRAUDOLENTA: CRACK DA 30 MILIONI DI EURO. SEQUESTRATI BENI PER 7 MILIONI DI EURO

Arrestato dalla Guardia di Finanza del Comando provinciale di Roma il noto produttore televisivo e cinematografico, nonché ex editore, Angelo Rizzoli, in qualità di amministratore unico della 'Rizzoli Audiovisivi s.r.l.' (oggi Tevere Audiovisivi s.r.l.) società holding in liquidazione, con l'accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale per aver cagionato con dolo il fallimento di 4 delle società controllate (Produzioni Internazionale s.r.l., Ottobre Film s.r.l., Delta Produzioni s.r.l. e Nuove Produzioni s.r.l.). Indagata per concorso in bancarotta fraudolenta anche la moglie di Rizzoli, Melania De Nichilo,deputata del Pdl.Contemporaneamente sono stati sequestrati beni del valore stimato di circa 7 milioni di euro, compresi la residenza della famiglia Rizzoli ai Parioli (composta da 21 vani), la tenuta 'Cà de dogi' e diversi terreni a Capalbio (Grosseto) ed alcune quote societarie. L'operazione rappresenta l'epilogo di complesse indagini del Nucleo Polizia Tributaria di Roma, coordinate dalla Procura della capitale (procuratore aggiunto Nello Rossi e i sostituti procuratori Francesco Ciardi e Giorgio Orano), avviate a seguito dell'istanza di concordato preventivo presentata il 30 aprile 2012 dalla Tevere Audiovisivi (già Rizzoli Audiovisivi s.p.a. e poi S.r.l.), storica casa di produzione televisiva e cinematografica costituita e diretta da Angelo Rizzoli, capogruppo di una holding composta da altre società operanti nel medesimo settore, tutte fallite tra il gennaio 2011 ed il marzo 2012. Gli accertamenti compiuti e la minuziosa ricostruzione dei fatti gestionaliche hanno riguardato prima le società fallite in serie e poi la RizzoliAudiovisivi in liquidazione, hanno consentito agli investigatori delle Fiamme Gialle di Roma di accertare come Rizzoli fosse il dominus assoluto delle predette imprese, mentre gli amministratori di diritto delle stesse si limitavano unicamente a svolgere una funzione di «prestanome», essendo essi privi di qualsiasi potere decisionale e percependo per il loro ruolo solo saltuarie remunerazioni da Rizzoli stesso, che invece incamerava tutti gli utili.Basti pensare che dal 2004 al 2011 Rizzoli ha prelevato dalle casse della Rizzoli Audiovisivi soltanto a titolo di compenso di amministratore oltre 6 milioni di euro, in controtendenza rispetto all'andamento economico della società ed al progressivo aumento della sua esposizione debitoria. In pratica Rizzoli utilizzava le società controllate (poi dichiarate fallite) per la produzione in subappalto dalla controllante RizzoliAudiovisivi di prodotti cinematografici e televisivi, i cui proventi venivano poi incamerati interamente dalla controllante stessa. Quest'ultima ometteva di pagare le fatture delle controllate operative, rendendo le stesse non ingrado di far fronte ai debiti assunti nei confronti dei propri fornitori e soprattutto dell'Erario (per oltre 14,5 milioni di euro) e degli Istituti Previdenziali (Inps ed Enpals), per oltre 6 milioni di euro. Da qui l'istanza di fallimento presentata dall'Agente della riscossione Equitalia. Tra le produzioni televisive realizzate dalle società poi fallite si citano le note fiction tv «Capri», «Il Generale della Rovere», «Ferrari», «Cuore», «Marcinelle» e l'opera cinematografica «Si può fare». Di fatto le indagini del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma hanno evidenziato come Rizzoli abbia fatto fallire le società del suo gruppo non per salvaguardare l'equilibrio patrimoniale della holding (peraltro anch'essa in stato di insolvenza), ma per il profitto personale proprio e della sua famiglia. A prescindere dei risultati economici dell'attività produttiva, infatti, le risorse economiche della Rizzoli Audiovisivi sono state sistematicamente distratte e dissipate nel corso degli anni a favore della costituzione di un notevole patrimonio immobiliare (oggi sottoposto a sequestro), concentrato in un'altra società partecipata, la Gedia s.r.l.,quest'ultima amministrata dalla moglie di Angelo Rizzoli.Tale ultima società ha beneficato di continui finanziamenti - per oltre 6,7 milioni di euro - provenienti dalla Rizzoli Audiovisivi per sostenere le spese per l'acquisizione, la ristrutturazione, la gestione ed il mantenimento delle possidenze immobiliari in uso ai coniugi Rizzoli, tra cui la residenza aiParioli e la tenuta di Capalbio. Successivamente, con atto di scissione, lasocietà Gedia s.r.l. (una vera e propria cassaforte di famiglia), usciva dalgruppo Rizzoli, in modo da sottrarre ai creditori in sede di concordato ilpatrimonio immobiliare che avrebbe ben potuto garantire l'ingente buco delgruppo, pari ad oltre 30 milioni di euro. Rizzoli, 70 anni, è un imprenditore, produttore televisivo, produttore cinematografico ed ex editore italiano. È figlio di Andrea Rizzoli, presidente dell'omonima casa editrice, negli anni settanta il primo gruppo editoriale italiano. Precedente.
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mercoledì 13 febbraio 2013


BERLUSCONI ATTACCA I PM E LITIGA CON GIANNINO...

Silvio Berlusconi torna ad attaccare la magistratura che «sta mandando in malora l'Italia con una interpretazione giacobina: siamo di fronte ad un'offensiva dei magistrati senza alcun limite. Il governo era già privo di poteri, così è completamente disarmato». Il leader del Pdl, nel corso della Telefonata di Maurizio Belpietro su Canale 5, si riferisce a tutte le ultime vicende giudiziarie da quella che ha coinvolto Finmeccanica e ha «decapitato i vertici con conseguenze gravissime sulla nostra economia e un danno agli interessi del paese». Fino a quelle che hanno coinvolto Formigoni e Fitto.  L'Anm: «Nessuna manovra giudiziaria». «Sono certo» che le recenti iniziative giudiziarie influiranno sul voto. sottolinea Berlusconi. Ieri - osserva - «è arrivata questa accusa per Formigoni per associazione a delinquere proprio nei dieci giorni decisivi per la campagna elettorale e anche qui occorre che la gente faccia due più due perché c'è una manina, anzi direi una manona giudiziaria, che entra nella campagna elettorale». «Questa notte Raffaele Fitto, che è stato prima bravissimo governatore della Puglia e poi ottimo ministro e che aveva avuto otto anni di accanimenti giudiziari contro di lui, improvvisamente - dice Berlusconi - si è visto arrivare una condanna senza fondamento, e lo posso dire perché ho letto tutte le carte, dopo che con una accelerazione incredibile sono state fissate 4-5 udienze a ritmo serrato in piena campagna elettorale. Una condanna a dieci giorni dal voto e si tenga presente che io oggi vado a fare una visita in Puglia e che la Puglia è una Regione in bilico». BERLUSCONI: GIANNINO È ANDATO FUORI DI TESTA «Oscar Giannino è andato fuori di testa». Lo afferma Silvio Berlusconi a 'La telefonatà su Canale 5. «Era un liberale convinto, ho letto il suo programma, tutti i suoi punti sono compresi nel nostro più ampio programma e adesso - osserva - ha addirittura dichiarato che il suo fine è quello di far perdere Maroni in Lombardia. Si vede che la campagna elettorale ha dato alla testa a troppa gente». GIANNINO, BERLUSCONI E’ UN GUITTO «Berlusconi è un guitto che ha perso la credibilità di fronte al mondo». Così Oscar Giannino ad Agorà, su Rai Tre, replica al presidente del Pdl che stamattina ha accusato il leader di Fare, per fermare il declino di aver perso la testa e di voler far perdere Maroni in Lombardia. Poi rivolgendosi ad Antonio Leone (Pdl), presente in studio, Giannino ha aggiunto: «piantatela di dire che sono colorato (oggi Giannino indossava una vistosa giacca viola, ndr). Berlusconi è un fuoco di artificio quotidiano, insulta le donne tutti i giorni, è colorato come un clown».
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martedì 12 febbraio 2013


USA,UNA VITA DA BOIA…ORA SI PENTE: BASTA ESECUZIONI

Una vita da boia, un futuro contro la pena di morte. Si può sintetizzare così la vita di Jerry Givens. Per 17 anni è stato responsabile in capo delle esecuzioni, in un momento in cui la Virginia mise a morte più persone di qualsiasi Stato Usa, Texas a parte. Il boia ha giustiziato 62 persone. Per tutti quegli anni ha rasato i condannati, ha posto la sua mano sulla loro testa pelata e ha implorato per loro il perdono di Dio, prima di legarli alla sedia elettrica. Ma da quando ha lasciato il suo lavoro, nel 1999, Givens è diventato un deciso oppositore della pena capitale. Il percorso interiore di Givens è simile a quello della Virginia e di tutto il Paese, ha sottolineato ieri il Washington Post. Perché se i sondaggi mostrano che la maggioranza degli abitanti dello Stato è ancora favorevole alla pena di morte, la Virginia ha però vissuto negli ultimi anni un’inversione di rotta che è lo specchio della svolta in atto in tutto il Paese. Negli ultimi cinque anni, la Virginia ha infatti messo a morte meno persone rispetto a ogni altro periodo di tempo a partire dal 1970. Robert Gleason, giustiziato il 16 gennaio scorso, è stato il primo giustiziato nell’ultimo anno e mezzo. A livello nazionale, nel 2011 e nel 2012 il numero di esecuzioni è stato il più basso di sempre, con un calo del 75% dal 1996, stando ai dati diffusi dal Death Penanlty Information Center.  Cinque Stati nel frattempo hanno bandito del tutto la pena capitale e il governatore del Maryland, Martin O’Malley, ha ratificato un piano per una moratoria. Il viaggio di andata e ritorno fatto da Givens verso la camera della morte non è avvenuto in modo rapido o facile. Per mettere in discussione il sistema, all’ex boia da Richmond, 60 anni compiuti, è servito molto l’aver quasi tolto una vita innocente, ma soprattutto esser finito lui stesso dietro le sbarre.  «Dalle 62 vite che ho preso, ho imparato molto», ha detto Givens. A rafforzare l’opposizione alla pena capitale è stata innanzitutto la consapevolezza di poter mandare a morte un innocente, come accadutogli nel 1993, quando il test del Dna rivelò l’errore giudiziario commesso contro Earl Washington Jr., condannato nel 1984 per lo stupro e l’uccisione di una ragazza di 19 anni, madre di tre figli a Culpeper. Washington, che aveva un quoziente intellettivo di appena 69, ammise l’omicidio, anche se molte delle sue risposte erano in contrasto con i fatti. La sua esecuzione fu fermata in extremis nel 1985 per ulteriori indagini. Il governatore di allora, il democratico L. Douglas Wilder, commutò la sua condanna in ergastolo e l’uomo fu completamente scagionato 8 anni dopo dal test genetico. Washington fu la prima persona «assolta» in Virginia con questo metodo. La sua vicenda ebbe grande impatto a livello locale e nazionale e fu uno dei primi casi assoluzione basati sul Dna. Da allora sono stati 302 i casi in tutto il Paese, tra cui 18 condanne a morte, ricorda oggi il Washington Post. «Se uccidi un uomo innocente, non sei migliore delle persone detenute nel braccio della morte», ha sottolineato Givens. Nel 1999 Givens fu accusato di riciclaggio di denaro e di aver mentito al tribunale federale. Givens si è sempre dichiarato innocente, ma fu condannato e costretto a dimettersi dal dipartimento di Stato. Da guardia carceraria divenne detenuto, trascorrendo 4 anni dietro le sbarre. Dopo il suo rilascio nel 2004, trovò lavoro come camionista, ma soprattutto iniziò a frequentare i movimenti contro la pena di morte. Iniziò a tenere interventi in tutto il Paese sulla sua esperienza come capo carnefice e la sua opposizione alla pena di morte. Ha anche scritto un libro. Tuttavia, si chiede ancora se ci fossero innocenti tra le 37 persone che ha messo sulla sedia elettrica e le 25 a cui ha fatto un’iniezione letale. L’uomo che pregava per il perdono dei condannati ha detto che ora è lui ad averne bisogno.
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lunedì 11 febbraio 2013


BENEDETTO XVI LASCIA, STUPORE NEL MONDO 'SENTO IL PESO. LO FACCIO PER IL BENE DELLA CHIESA' L'ANNUNCIO IN LATINO DURANTE UN CONCISTORO: LA VOCE SERENA E SOLENNE, IL VOLTO STANCO. PADRE LOMBARDI: 'A MARZO IL NUOVO PONTEFICE. PAPA NON LASCIA PER UNA MALATTIA'

Il Papa lascia il pontificato dal 28 febbraio. Lo ha annunciato personalmente, in latino, durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto. Il Papa ha spiegato di sentire il peso dell'incarico di pontefice, di aver a lungo meditato su questa decisione e di averla presa per il bene della Chiesa. La ingravescentem aetatem cioé l'età avanzata. Questo tra i motivi addotti da Benedetto XVI, per le sue dimissioni. La sua decisione, annunciata in latino davanti al collegio cardinalizio e alla Casa Pontificia riunite per un concistoro di canonizzazione, è stata accolta nel più profondo silenzio e con smarrimento. Il Papa aveva una voce solenne ma serena e il volto un po' stanco. "Ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile2005", ha detto Benedetto XVI. "Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l'amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti", ha aggiunto il Papa. "Non risulta nessuna malattia in corso che abbia influito sulla decisione" del Papa. Negli ultimi mesi è diminuito il suo vigore. Sappiamo l'età che ha e che è normale per persone in età avanzata vivere un declino delle proprie forze ed il Papa lo ha sentito negli ultimi mesi e lo ha riconosciuto con lucidità", ha detto padre Lombardi. Il Papa soffre per dolori articolari e reumatici ma è anche il peso del suo ruolo a incidere sul suo stato generale: è quanto trapela da fonti mediche dello staff che lo segue. Il Pontefice è anche sofferente di fibrillazione atriale cronica ma, si è appreso, rifiuta i farmaci anticoagulanti prescritti. Il Papa ha indicato il 28 febbraio per il termine del pontificato e chiesto che si indica un conclave per l'elezione del successore. La "sede vacante" scatta dalle ore 20.00 del 28 febbraio. Lo ha detto il Papa annunciando ai cardinali la decisione di dimettersi. Dovrà quindi essere convocato un conclave per l'elezione del nuovo Papa. Nel mese di marzo, probabilmente, avremo il nuovo Papa, ha detto Lombardi. "Il Papa ci ha preso un pò di sopresa". Lo ha detto il portavoce Vaticano, Padre Federico Lombardi, aprendo una conferenza stampa. Il Papa, negli ultimi tempi, "non era assolutamente depresso, aveva serenità spirituale e padronanza del rapporto con gli alti. Non c'erano segni definiti di depressione o scoraggiamento, anche se può essere stato toccato da vicende difficili, ma non direi che ciò lo ha indotto a decisione". Lo ha detto padre Lombardi. "Un fulmine a ciel sereno". Con queste parole il decano del collegio cardinalizio, cardinal Angelo Sodano ha commentato la decisione. Georg Ratzinger, il fratello di papa Benedetto XVI, era da mesi al corrente dei piani di dimissioni annunciati stamani dal pontefice. "Ero stato messo al corrente", ha detto il religioso secondo quanto riporta il sito del quotidiano Die Welt in un flash delle 12:49: "Mio fratello si augura più tranquillità nella vecchiaia". La decisione del papa di rinunciare al pontificato "sarà, come lui ha detto, per il bene della Chiesa", ha detto il cardinale Angelo Scola nel corso dell'Omelia durante la messa per i malati alla parrocchia di Santa Maria di Lourdes a Milano. Il cardinale Scola ha parlato di "decisione clamorosa" presa da "un uomo dalla fede e dall'umilità assolutamente straordinaria". "Un uomo che per tutti questi anni ci ha comunicato l'intelligenza profonda della fede, della verità, e del suo magistero". "Anche se questa domanda ci riempie di sorpresa e a prima vista di domande - ha aggiunto-,come lui ha detto, sarà per il bene della chiesa". Papa Wojtyla decise di restare sul Soglio pontificio fino alla fine della sua vita perché riteneva che "dalla croce non si scende". Cosi' il cardinale di Cracovia Stanislaw Dziwisz, segretario personale di Giovanni Paolo II fino alla sua morte nell'aprile 2005. Su questa sua decisione di rimanere alla guida della Chiesa nonostante la malattia, ha detto Dziwisz, Giovanni Paolo II si consultava anche con il cardinale Jozeph Ratzinger, suo stretto collaboratore."Nel nostro ultimo colloquio traspariva come fosse provato e consapevole di una fatica difficilmente sostenibile". Con queste parole stamani il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fatto capire come Benedetto XVI - già una settimana fa, nel corso del loro ultimo colloquio in Vaticano - non gli avesse nascosto la propria decisione di lasciare il magistero di Pietro. L'incontro si è svolto lo scorso quattro febbraio, poco prima del concerto alla sala Nervi per l'84/mo anniversario dei Patti Lateranensi. Il Papa tedesco - si è appreso - si sarebbe confidato con il capo dello Stato: una conversazione definita dalla sala stampa vaticana "particolarmente intensa". Napolitano, subito dopo l'incontro, era apparso particolarmente colpito e visibilmente commosso. Oggi, dal Quirinale, il presidente ha commentato con i giornalisti il gesto del Papa definendolo "straordinariamente coraggioso" e ricordando quanto il mandato del pontefice della Chiesa cattolica sia "impegnativo da tenere sulle proprie spalle". In più, ha aggiunto, "si deve fare i conti con il prolungarsi della vita, e il prolungarsi della vita non sempre in condizioni egualmente sostenibili".                                                                                                     

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domenica 10 febbraio 2013


SIGILLI AL CANTIERE DI MANTOVANI NEI GUAI L'EMINENZA GRIGIA DEL PDL IL SINDACO DI ARCONATE MA SOPRATTUTTO COORDINATORE LOMBARDO DEL PDL, NEI GUAI PER UN PROGETTO EDILIZIO A BELLARIA-IGEA MARINA...

È l’eminenza grigia del Pdl in Lombardia. Ma l’influenza del senatore Mario Mantovani non ha confini, ovunque caratterizzata dal quel mix meneghino di politica e imprenditoria che ha fatto le fortune del grande capo. Di Mantovani - sindaco di Arconate ma soprattutto coordinatore lombardo del Pdl, capolista in Regione a Milano oltre che candidato al Senato - in questi giorni si parla molto a Bellaria-Igea Marina. La località adriatica è il luogo del buen ritiro balneare di Mantovani: qui, la scorsa estate, maturò l’idea di chiedere a Berlusconi di ricandidarsi tramite sollecitazione aeronautica («Silvio ritorna», c’era scritto nella coda trascinata da un aeroplanino passato sopra la testa di migliaia di bagnanti increduli), e qui, da anni, macina affari o offre sponsorizzazioni e tutele politiche. Il centrodestra che amministra il Comune gli deve molto, addirittura grazie a lui un giovanissimo assessore è finito nella lista Pdl alla Camera in posizione eleggibile. Ma quando nei giorni scorsi il sindaco, pure lui del Pdl, ha visto nella sua corrispondenza un esposto per un presunto abuso edilizio commesso dal senatore, proprio non ha potuto invocare immunità sulla fiducia. E, fattosi precedere da qualche messaggio mediatico in codice (traducibile così: «Mi scusi, ma devo proprio farlo...»), ha trasmesso l’azzardo di quel cittadino villano ai suoi vigili. Che - sorpresa, proprio nei giorni in cui Berlusconi lanciava il tema del condono edilizio - nel cantiere di una delle tante proprietà di Mantovani (una casa sulla spiaggia, in posizione stupenda) hanno effettivamente trovato situazioni tali da giustificare l’ordine immediato di sospensione dei lavori, il sequestro del cantiere stesso e la trasmissione degli atti alla Procura. Nei giorni scorsi Mantovani era, indirettamente, finito nel mirino del Pd di Bellaria-Igea Marina per una operazione urbanistica approvata dalla giunta di centrodestra che intende concedere a una associazione temporanea di imprese, di cui fa parte anche l’Immobiliare Vigevanese di Mantovani, la realizzazione di due torri di 15 piani e 100 appartamenti, ciascuna in riva al mare (l’attrazione immobiliar-marina per Mantovani deve essere irresistibile...). Il tutto avverrà nel quadro di un accordo pubblico-privato col quale il Comune riceverà, in cambio, una scuola. Uno scambio che non pare esattamente equo per la collettività. A Bellaria-Igea Marina nel corso del tempo Mantovani ha acquistato quattro colonie marine, due adattate a struttura ricettiva mentre di altre due ha conservato la cubatura che, per la particolare normativa urbanistica, può essere «spostata» all’interno della zona colonie. E ora la cubatura di una delle sue colonie verrà proprio trasferita nelle due torri. L’affare si presenta allettante per Mantovani. Ma come effetto collaterale avrà una colata di cemento che nella skyline adriatica starà sotto solo ai grattacieli di Rimini, Cesenatico e Cervia, venuti su nei deliri edilizi degli anni Cinquanta e Sessanta. Il Pd, che si sta opponendo con forza alla realizzazione delle due torri, dopo il clamoroso sequestro solleva anche la questione di opportunità e mette in guardia. Pare, al Pd, che il coinvolgimento di un così autorevole esponente politico in un’operazione di questa natura e delicatezza sia inopportuno e dovrebbe consigliare al Comune (a maggior ragione dopo il sequestro della cantiere sul mare) cautela nella scelta del privato col quale fare l’accordo.
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venerdì 8 febbraio 2013


BERSANI: «SE VINCE BERLUSCONI L'ITALIA VA CONTRO UN MURO»

«Si scherza col fuoco. C'è un dato oggettivo: o vinciamo noi o vince Berlusconi. Ma sento delle divagazioni, qualcuno che dice ma tanto il Pd ha già vinto, allora diamo un segnale dal centro o da sinistra», dichiara Pier Luigi Bersani a Biella: «I voti sono tutti utili, c'è quello per protestare che ha la sua dignità, c'è quello utile per segnalare una adesione ideologica, i voti hanno tutti la loro dignità». «Dopodiché se uno vuole battere la destra, c'è solo il voto al Pd. E noi andremo a questa battaglia, perché se vince l'altra logica l'Italia va contro un muro».Bersani, «Berlusconi fa l'inciucio con Monti»: CONFLITTO D'INTERESSI TRA LE NOSTRE PRIME LEGGI «Il conflitto di interessi sarà una delle prime leggi che porterò all`approvazione ed è mia intenzione far entrare l`Italia in Europa anche in materia di normative antitrust e di autonomia del servizio pubblico». Lo ha assicurato il leader Pd e candidato premier del centrosinistra Pier Luigi Bersani, nel messaggio con cui ha aderito all'appello di Articolo 21 sulla libertà d'informazione. All'appello aderiscono anche Nichi Vendola e Gianfranco Fini. Il segretario Pd oggi ha rilasciato diverse interviste: «Avremo il 40% di donne elette in Parlamento - ha detto all'Agenzia Vista - si tratta di una vera rivoluzione non a chiacchiere, sono contentissimo e così si vedrà fisicamente cos'è il cambiamento e chi è veramente europeista. Anche nel governo saremo coerenti con questa impostazione». «Con la nostra proposta esentiamo le fasce deboli e togliamo l'Imu, credo, al 90% delle prime case e invece carichiamo sui grandi patrimoni immobiliari. Questa è una proposta che sta in piedi», ha poi spiegato Bersani. Quella di Berlusconi, invece, «non sta in piedi, perchè la copertura basata sul condono con la Svizzera è sia una cosa sbagliata che una cosa futuribile. L'Imu ha bisogno di una copertura perchè le favole non possiamo raccontarle», conclude. «Le imprese sono nei guai, molte piccole imprese stanno saltando, non ci sono pagamenti, la Pubblica amministrazione per prima non sta pagando: emettiamo dei buoni dedicati a questa operazione di restituzione del dovuto alle imprese per una somma attorno ai 10 miliardi all'anno per cinque anni. È un modo per rimettere in giro liquidità, se parte la pubblica amministrazione io credo che anche l'altro sistema dei pagamenti, quello tra privati, possa rimettersi a girare». È la proposta ribadita dal segretario del Pd Pierluigi Bersani, intervistato dall'agenzia Vista. «In queste elezioni è in gioco non solo la vittoria o il governo del Paese, c'è in gioco la possibilità di chiudere una vicenda di venti anni e impostare un altro sistema politico rispetto a quello che abbiamo visto, organizzato attorno alle singole persone». Lo ha detto il leader del Pd Pier Luigi Bersani, nel corso di un incontro pubblico, oggi, a Borgosesia, nel vercellese. «Un fatto - ha aggiunto - che ci ha portato al disastro, il berlusconismo è diventato contagioso. Dopo Berlusconi cosa c'è? Dopo Monti cosa c'è? Dopo Grillo, dopo Ingroia cosa c'è? Noi possiamo continuare ad avere il Paese affidato a evenienze di questo tipo? Siamo i soli al mondo». Ed ancora, «dopo Bersani, invece, c'è il Pd. Sono l'unico che non ha il nome nel simbolo. Il problema è serissimo, siamo arrivati per questo meccanismo sull'orlo del precipizio». «Ma siccome vinciamo noi - ha concluso - non ci sarà solo un cambio di governo, noi costruiremo e obbligheremo gli altri a costruire un cambio di sistema della politica italiana. L'Italia va ricostruita anche a partire dal sistema politico».
                                                                                         p.c.m.s.r.d.g.
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giovedì 7 febbraio 2013


ENI, INDAGATO PAOLO SCARONI «MAZZETTE A POLITICI ALGERINI»


È indagato dalla procura di Milano per corruzione internazionale Paolo Scaroni, a.d. dell'Eni in relazione alle tangenti pagate da società del gruppo a politici algerini. Una commessa di 11 miliardi di dollari e una maxi tangente da 197 milioni di euro. Una vicenda che coinvolge la Saipem, la holding Eni e il suo amministratore delegato, Paolo Scaroni. Per aggiudicarsi i lavori del progetto Medgaz e del progetto Mle in joint venture con l'ente di stato algerino Sonatrach, le due società italiane avrebbero versato alla società di Hong Kong, Pearl Partners Limited dell'intermediario Farid Noureddine Bedjaoui quasi 200milioni di presunte mazzette da distribuire a faccendieri, esponenti del governo algerino e manager della stessa Sonatrach.
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lunedì 4 febbraio 2013





SEI NAZIONI:ORA L'ITALIA FA PAURA ALL'ESORDIO CON LA FRANCIA UNA VITTORIA MEMORABILE

STAMPA FRANCESE, BLEUS 'MARTIRI', CHE SBERLA A ROMA - "Martiri di Roma". C'é tutta la delusione dello sport francese per la sconfitta della nazionale di rugby, ieri a Roma, nel titolo della prima pagina dell' Equipe, che non risparmia critiche taglienti ai Bleus. "Deboli tecnicamente e troppo limitati in carburante", nelle parole dell'inviato a Roma Pierre Michel Bonnot, che se la prende senza mezzi termini con i "bambini viziati del Top 14 (la serie A del rugby francese, ndr.), attribuendo uno "zero netto" alla loro prestazione romana. "Ma se i giocatori hanno certamente delle colpe di imprecisione e di sufficienza - commenta - se lo staff ha senza dubbio scelto un sistema difensivo troppo sofisticato, è di nuovo il rugby francese, il suo campionato bulimico e la sua formazione malridotta che sono colpevoli". Parole di elogio, invece, per gli azzurri. Certo, scrive L'Equipe, la loro vittoria "resta un exploit, ma dimostra che la squadra è ben cresciuta, in particolare grazie a di Jacques Brunel". Gli Italiani, scrive in un commento l'ex giocatore Fabien Galthié, "sono stati offensivi e ambiziosi, hanno preso dei rischi, sono andati a cercare i Bleus e li hanno dominati negli scontri, a livello del possesso, dell'occupazione e degli spostamenti". Critiche vibranti alla nazionale francese arrivano anche dal quotidiano di Parigi, Le Parisien, che in una finestra di prima pagina titola: "Che sberla!". E, nelle pagine interne, rincara la dose: "i Bleus, atoni, timorosi e permeabili, sono sembrati talmente fragili davanti all'Italia che non sapevano bene a che santo votarsi all'uscita dal campo". Colpa, secondo l'ex nazionale Alain Penaud, intervistato dal quotidiano, di una "flagrante mancanza di ambizione", lacuna "ricorrente" nella nazionale d'Oltralpe, che su questo piano "ha mostrato una disposizione catastrofica". GAVAZZI, SIAMO ALL'INIZIO DEL PERCORSO - La vittoria dell' Italrugby nella gara d'esordio del Sei Nazioni, a Roma contro la Francia vicecampione del mondo, fa subito gridare al boom della palla ovale: il presidente della Fir Alfredo Gavazzi chiede di non lasciarsi andare ai facili entusiasmi.'C'é stata una grande crescita in questo anno - dice Gavazzi a Radio Anch'io lo Sport -, giochiamo alla pari con dignità. Molto dipende dall'allenatore: è l'inizio di un percorso ma dobbiamo fare molto per dimostrare il nostro valore'.ITALIA ENTRA NELLA TOP TEN MONDIALE - L'Italia esulta per il successo sulla Francia nel Sei Nazioni, un successo che porta la nazionale azzurra al 9/o posto del ranking Irb e che viene celebrata per la prima volta tra le grandi. Jacques Brunel, il ct arrivato ad inizio 2012, e' il primo artefice di questa trasformazione ha portato Azzurra a disputare la miglior partita della sua storia ieri all'Olimpico.
Nella foto< Martin Castrogiovanni
                                                                                         p.c.m.s.r.d.g.
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