sabato 15 dicembre 2012

PRIMARIE LOMBARDIA,AMBROSOLI VINCE CON IL 58%
Con il 98% delle sezioni scrutinate Umberto Ambrosoli vince con il 58% delle preferenze le primarie del centrosinistra in regione Lombardia. Andrea Di Stefano ha ottenuto il 23% e Kustermann il 19%. Oltre 130mila il numero dei votanti. AMBROSOLI, SFIDARE MARONI O ALBERTINI? ENTRAMBI «Tutti e due», così Umberto Ambrosoli, candidato alla primarie del centrosinistra per la Regione Lombardia, uscito vincitore dalla competizione elettorale, ha risposto ai cronisti che gli hanno chiesto se alle prossime regionali preferisse sfidare Albertini o Maroni. Interrogato su un suo eventuale gradimento di un accordo tra i due, ha detto: «nel centrodestra ci hanno abituato a tutto, come dalla compravendita di ruoli e responsabilità. mentre nel centrosinistra siamo abituati al fatto che è possibile vincere contro tutti». AMBROSOLI A CONTENDENTI: AVANTI TUTTI ASSIEME  «Ora avanti tutti assieme». Questo l'invito che ha lanciato Umberto Ambrosoli al suo arrivo al Pirellone, dove è stato allestito il quartiere generale del Patto Civico per la Lombardia, agli altri due candidati Andrea Di Stefano e Alessandra Kustermann. «Sono soddisfatto dei riscontri positivi al mio progetto», ha aggiunto Ambrosoli, che si è detto molto contento del fatto che «oggi 120mila lombardi hanno sfidato il freddo e hanno voluto esserci». Al suo arrivo Ambrosoli è stato accolto dai molti sostenitori e dal segretario lombardo del Pd Maurizio Martina. PISAPIA, DA DOMANI SI RIPARTE INSIEME PER VINCERE «Da domani si riparte tutti insieme. L'ampia coalizione di centrosinistra dovrà non solo vincere le elezioni amministrative per knock-out degli avversari, ma convincere i lombardi della bontà dell'alternativa proposta». Così Giuliano Pisapia commenta, sul suo profilo facebook, l'esito delle primarie per la scelta del candidato del centro-sinistra al Pirellone. «Dopo 17 anni, Palazzo Lombardia ha davvero bisogno di aria fresca e il centrosinistra con Ambrosoli porterà quel cambiamento che tutti aspettiamo», scrive il sindaco di Milano. 80% SPOGLIO, AMBROSOLI IN TESTA CON IL 58%
Secondo i dati quasi definitivi, con l'80% delle sezioni scrutinate, Umberto Ambrosoli è in testa col 58% nelle primarie del centrosinistra in regione Lombardia. Segue Andrea Di Stefano con il 22% e Alessandra Kustermann con il 20%. «Aspettiamo i dati definitivi, ma i primi numeri confermano le sensazioni positive raccolte da tanti cittadini lombardi in queste settimane». Questo il primo commento che Umberto Ambrosoli ha affidato a Twitter dopo aver letto i dati relativi allo scrutinio del 30% dei 1033 seggi. AMBROSOLI AL 56%, DI STEFANO AL 23%, KUSTERMANN AL 21% -Alle 21 sono stati scrutinati il 30% dei 1033 seggi della Lombardia. In testa, secondo i dati diffusi dal Patto Civico per la Lombardia, Umberto Ambrosoli con il 56%, segue Andrea Di Stefano al 23%, testa a testa con Alessandra Kustermann, al 21%.MARTINA, SU AFFLUENZA SCOMMESSA VINTA «La scommessa di queste primarie è stata vinta, anche per quanto riguarda l'affluenza». È il commento del segretario regionale lombardo del Pd Maurizio Martina sul dato dell' affluenza alle primarie regionali del centrosinistra in Regione Lombardia. L'obiettivo del comitato promotore infatti era quello di superare quota 100mila votanti. «Non si può fare un paragone con le primarie nazionali - ha proseguito - perchè in quel caso c'e stata una mobilitazione generalizzata, se ne è parlato per 5 mesi». Secondo Martina, «la Lombardia è stata una novità assoluta, perchè ad eccezione della Puglia siamo stati la prima regione a scommettere sulla partecipazione». «Si chiude con queste elezioni un'epoca durata 18 anni - ha sottolineato - tutti e tre i candidati si sono rivelati validi, ma secondo noi Ambrosoli è quello più in grado di interpretare questa sfida per il cambiamento». COME SI VOTA- Per votare basta presentarsi alla propria sezione con scheda elettorale e documento di identità, fornire i propri dati anagrafici e versare un contributo di un euro. resta l'incognita della partecipazione: l' obiettivo che si è posto il comitato civico è di raccogliere 100 mila voti. Almeno sulla carta, il favorito è Umberto Ambrosoli, figlio dell «eroe borghese» Giorgio, il commissario liquidatore della banca privata finanziaria assassinato nel luglio 1979 da un sicario di Michele Sindona. LA SFIDA A TRE-Quarantunenne, di professione avvocato penalista, dei tre in corsa Ambrosoli è senza dubbio il candidato più moderato e, soprattutto per questo, può contare sul sostegno dei vertici del Pd ma anche su quello di Giuliano Pisapia e della cerchia di collaboratori del sindaco di Milano. Alessandra Kustermann è invece una storica rappresentante della sinistra meneghina fin dai tempi del Pci: primario dell'ospedale Mangiagalli (prima donna a ricoprire questo ruolo all'interno della casa di cura milanese) è iscritta al Pd e beneficia dell'appoggio di alcune frange del partito oltre che di quello di diverse liste civiche. Più difficile aspettarsi sorprese dall'outsider Andrea Di Stefano, giornalista quarantottenne di radio popolare e direttore della rivista 'Valori' (periodico specializzato in economia sociale, finanza etica e sostenibilità) sostenuto dalla sinistra radicale.L'ALTRO FRONTE- Dall'altra parte della barricata, invece, regna il caos. Roberto Maroni è candidato della Lega Nord, che scommette ancora una volta sulla consultazione dal basso. Al punto che il Carroccio ha organizzato per sabato e domenica oltre 1100 gazebo nelle piazze dei principali centri della regione (una cinquantina solo a Milano) per suggerire al segretario federale (a sua volta in corsa dopo aver vinto una sorta di primarie tutte interne al partito) le linee guida del futuro programma indicando su una scheda le priorità che la prossima amministrazione regionale dovrà affrontare.C'è poi l'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, in corsa con il sostegno della lista «Lombardia civica», sponsorizzato dal governatore uscente roberto formigoni ma senza aver incassato l'appoggio del Pdl. A conferma del clima di confusione sono arrivate le parole di Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano per tre legislature, che ieri ha lanciato la candidatura di Viviana Beccalossi. Ma sul nome che il partito di Silvio Berlusconi schiererà nella sua regione roccaforte Roberto Formigoni è al vertice del Pirellone dal 1995) è ancora giallo.

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venerdì 14 dicembre 2012



IL PPE VUOLE MONTI. BERLUSCONI RIPIEGA: ANCH'IO 


Il Ppe vuole Monti e lo ha detto a chiare lettere il presidente del Partito popolare europeo, Wilfred Martens. «Il risultato di questa riunione a Bruxelles è un appoggio marcato all'azione politica di Monti da parte del Ppe, non solo per ciò che ha fatto in Italia, ma al di là dell'Italia, dove è stata essenziale per conseguire la relativa stabilità di cui gode oggi l'euro», ha detto Martens alla fine del vertice definito come «un chiarimento» sulla situazione politica in Italia. E dove si sono ritrovati faccia a faccia Silvio Berlusconi e Mario Monti, invitato a sorpresa, di fronte ai capi di governo e di partito. «Se Monti scomparisse dalla vita politica sarebbe una perdita, ma la decisione su chi sarà il candidato premier del centro destra deve essere presa in Italia; noi diciamo solo - ha precisato il presidente del Ppe - che devono proseguire gli elementi essenziali che apprezziamo nell'azione politica di Monti». Il 'processo' al Cavaliere «PPE APPOGGIA MONTI E NON BERLUSCONI»
Il Partito popolare europeo «sostiene Mario Monti e non Silvio Berlusconi». Lo ha detto il primo ministro olandese Mark Rutte, a margine del vertice del Ppe a Bruxelles. «I popolari europei- ha aggiunto apprezzano i risultati raggiunto da Monti». DOCUMENTO A SOSTEGNO AZIONE POLITICA MONTI- I leader del Ppe sostengono l'azione politica e le riforme realizzate in Italia dal Governo Monti, perchè hanno contribuito alla stabilizzazione dell'euro. I leader del Ppe esprimono l'auspicio che i leader italiani di centrodestra trovino un modo per continuare su questa strada. Questi i contenuti principali, secondo quanto si apprende da fonti del Ppe, del documento che i Popolari europei hanno approvato questa sera nella riunione a Bruxelles, presenti il Presidente del Consiglio Monti e il leader del Pdl Silvio Berlusconi. Le stesse fonti del Ppe sottolineano che nessuno ha chiesto a Monti di candidarsi, tanto meno Angela Merkel. Monti ha incassato il sostegno del Ppe con soddisfazione. D'altronde era stato Angelino Alfano, segretario del Pdl, partito che aderisce al Ppe, a dichiarare in aula alla Camera di «considerare conclusa» l'esperienza Monti. Resta da stabilire se ora il Pdl seguirà le indicazioni del Ppe oppure se seguirà un'altra strada.BERLINO: MERKEL NON SI E' ESPRESSA SU MONTI- Fonti governative di Berlino hanno smentito le posizioni attribuite ad Angela Merkel da alcuni organi di stampa italiani, secondo cui la cancelliera tedesca avrebbe chiesto al premier Mario Monti di candidarsi come leader della coalizione di centro destra alle prossime elezioni, durante il vertice dei leader del Ppe oggi a Bruxelles. Merkel «non si è espressa a proposito di specifiche candidature» alle elezioni,«spetta al popolo italiano scegliere», si precisa nella dichiarazione.RIUNIONE DEL PPE CON MONTI A SORPRESA-E'cominciato poco dopo le 14 con l'arrivo a sorpresa del presidente del Consiglio, Mario Monti, nella sede dell'Academie Royale de Belgique a Bruxelles, il vertice del Ppe che tradizionalmente precede il Consiglio europeo.Monti è entrato senza fermarsi con i giornalisti pochi istanti dopo l'arrivo della cancelliera Angela Merkel. Berlusconi era arrivato poco prima delle 13. Nella stessa sala sono anche presenti i vertici Ue, il presidente del Consiglio Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso, oltre al presidente dell' Eurogruppo e premier lussemburghese, Jean-Claude Juncker.Il premier Mario Monti partecipa al vertice del PPE a Bruxelles su invito del presidente Wilfrid Martens. Lo si apprende da fonti europee.Da presidente del consiglio, Monti ha partecipato all'incontro del gruppo PPE di Fiesole di settembre. Ma è la prima volta che partecipa ad un pre-vertice dei popolari prima dei summit dei leader Ue.A spiegare il motivo della sua presenza è lo stesso premier italiano, che dice di essere intervenuto per spiegare i motivi della crisi italiana. «Qualunque sarà l'esito delle elezioni italiane - rassicura il premier - ci sarà in Italia un governo che si collocherà nella linea tradizionale di un forte appoggio all'integrazione europea», perché questo «é nell'interesse nazionale italiano».Monti non risponde ad una domanda su una sua eventuale candidatura nelle prossime elezioni.«Nessun commento.Non sarebbe questo il momento e il luogo», ha affermato. C'è però chi lo vedrebbe di nuovo in campo. La cancelliera tedesca Angela Merkel gli avrebbe infatti chiesto di ricandidarsi.A tirarlo per la giacca, ancora una volta, è poi Berlusconi, presente anche lui a Bruxelles. «Monti si deve candidare», avrebbe detto il Cavaliere, secondo quanto si apprende da fonti popolari.Ma per Berlusconi, annunci a parte, non è una giornata facile. Joseph Daul, capogruppo del Ppe al Parlamento Ue, ha ribadito la sua stigmatizzazione contro «contro chi non dice la verità ai cittadini sperando di ottenere voti con vane promesse populistiche».E Barroso rincara la dose. «Ho parlato con Silvio Berlusconi e gli ho ribadito molto francamente l'importanza di avere un'Italia stabile e che prosegua sulla strada delle riforme. Questo è cruciale per l'Italia e per l'Europa».E se il messaggio non fosse chiaro, Barroso ha poi aggiunto lodi al presidente del consiglio Monti per le riforme avviate e i risultati conseguiti finora per risolvere la crisi in Italia.
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giovedì 13 dicembre 2012






BERSANI: «PD PRIMO PARTITO BERLUSCONI PERDERÀ LE ELEZIONI» IL LEADER PD CON LA STAMPA ESTERA: «OCCUPIAMOCI DELL'ITALIA». MONTI? «LO ABBIAMO VOLUTO NOI. MA NOI VOGLIAMO FARE PIÙ RIFORME». LETTA: «DOBBIAMO GIOCARE ALL’ATTACCO FINO AL GIORNO DELLE ELEZIONI»

«Noi stiamo cercando una nuova forma di partito per il nuovo secolo. Dentro a questa ambizione c'è la dimensione internazionale, superando le 'antiche' famiglie politiche e costruendo un network di progressisti. Costruire un grande network significa individuare i temi del confronto e uno di questi temi è la sovranità». Lo ha detto il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, durante una conferenza presso l'Associazione stampa estera di Roma.«Il Partito democratico nasce come un esperimento inedito di fusione di culture diverse, di diverse matrici. Non è più un esperimento ma una realtà, è il primo partito». «Verrebbe una tentazione. Di fare anche dal nostro lato un pò di giravolte. Ma io sono esterrefatto del tentativo di Berlusconi, con una giravolta di avere le prime pagine dei giornali. Ma lui perderà, non vincerà. Sta solo tentando di salvare il salvabile. Berlusconi non è una barzelletta. Ma gli italiani hanno tutti gli elementi per decidere e decideranno che Berlusconi perde. Io non mi metto a fare la campagna elettorale su Berlusconi sì, Berlusconi no». Così Bersani commenta le parole di Berlusconi sul passo indietro.Pier Luigi Bersani non farebbe un passo indietro se Monti scendesse in campo. «Per noi il rigore è irrinunciabile e Monti lo abbiamo voluto noi. Ma noi vogliamo fare piu» riforme, non meno riforme, e vogliamo un'agenda del cambiamento«, dice il segretario Pd rispondendo a chi gli chiede se lui farebbe un passo indietro nel caso in cui Monti si candidasse. «Esiste un partito democratico che è il prodotto di diverse culture. Quanto alle nostre alleanze, Vendola e Nencini hanno sottoscritto il patto con noi». Così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, durante una conferenza presso l'Associazione stampa estera di Roma. «Vendola è una forza politica saldamente europeista - ha detto - anche se con dei punti di dissenso. Sul tema ambientale e sul tema dei diritti il partito di Vendola è prezioso».MONTI DEVE CONTINUARE AD AVERE RUOLO IMPORTANTE «Io ho detto a Monti che deve continuare ad avere un ruolo in questo Paese. Dopo le elezioni, se vinco, il primo colloquio lo farei con lui. Confermo la mia assoluta intenzione di vedere il presidente Monti ancora impegnato». BERSANI,DOPO VOTO APRO COMUNQUE AL CENTRO «Io sono sicuro che non ci sarà ingovernabilità sia per i numeri sia per la politica perchè in qualsiasi condizione numerica siamo disponibili ad un dialogo con le forze del centro europeiste e costituzionali». BERSANI: MIA CAMPAGNA NON SARÀ PROMETTERE MIRACOLI
«La mia campagna non sarà promettere miracoli e penso di vincere proprio perché le favole non le racconto». BERSANI: SUI GRANDI ASSI POLITICI IN SINTONIA CON RENZI «Sui grandi assi della politica, l'europeismo e l'antipopulismo, il centrosinistra non ha nessun problema. Poi si potrà discutere sui diritti civili, sulla precarietà, ma sulle grandi questioni c'è un elemento coesivo del centrosinistra». Così Pier Luigi Bersani, parlando alla Stampa Estera,. sintetizza le differenze di programma con lo sfidante alle primarie Matteo Renzi.
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mercoledì 12 dicembre 2012


BERSANI: «CANDIDATURA MONTI? NON TEMO LA CONCORRENZA» 

Non è «preoccupato» dall’eventuale candidatura di Mario Monti. Sono altre le  questioni  che  adesso impensieriscono Pier Luigi Bersani.Come evitare che i candidati in Parlamento del Pd siano dei «nominati», per esempio:questione di cui discuterà oggi con la segreteria allargata ai segretari regionali. Oppure, con quante e quali liste andare alleati al voto di febbraio per ottenere una netta maggioranza anche al Senato: questione discussa ieri con Nichi Vendola e con Bruno Tabacci, che sta lavorando a una lista dei moderati insieme a Giacomo Portas e a Massimo Donadi. Ma soprattutto, ad occupare adesso i pensieri di Bersani è la strategia per rassicurare i mercati e le cancellerie europee sul fatto che il centrosinistra al governo rispetterà gli impegni internazionali e manterrà la linea del rigore,anche se verrà affiancata da misure per una maggiore equità e per aumentare il tasso di occupazione. È nell’ottica di questa strategia, tesa anche a dimostrare che all’estero non tutte le speranze sono appese a un Monti bis, l’iniziativa organizzata per sabato a Roma: nella capitale arriveranno per la prima Conferenza internazionale dell’alleanza dei progressisti i leader di tutti i maggiori partiti di centrosinistra dell’Europa ma anche dell’America Latina, dell’Asia, dell’Africa e degli Stati Uniti. A discutere con Bersani di come affrontare la crisi economica e rilanciare le politiche progressiste ci saranno il direttore generale del Wto Pascal Lamy e il direttore generale della Fao José Graziano da Silva, il leader del Partito socialista francese Harlem Désir e quello dalla tedesca Spd Sigmar Gabriel. Ma Bersani vuole far arrivare anche al di là dei confini della famiglia progressista il suo messaggio rassicurante. Per questo nell’intervista che fa al canale economico Class Cnbc dedica una sola battuta al commento di Berlusconi sullo spread e sull’accusa che l’ex premier fa al governo Monti di subalternità rispetto alla Germania: «Penso che siano stupidaggini. Ritengo che lo spread sia preoccupante e che certamente sia necessario discutere con la Germania da amici, da pari a pari ma in modo amichevole». Ma per il resto, le parole del leader Pd sono tutte tese a ricordare che il centrosinsitra è lo schieramento che ha portato l’Italia nell’euro, che oggi «è la forza più europeista che ci sia in Italia». Un concetto su cui Bersani insiste anche in un’intervista al Tg1 della sera. Parlando con alle spalle in bella vista un Tricolore e una bandiera dell’Ue, il leader del Pd smentisce che sia preoccupato da un’eventuale candidatura di Monti («Smentisco drasticamente questa voce, se Monti si presenterà io rispetterò la sua decisione, ma sarebbe meglio se fosse al riparo da contese elettorali»), ribadisce che in assenza di una maggioranza chiara dopo il voto non ci sarebbero larghe intese ma nuove elezioni («ma gli italiani sanno benissimo che adesso ci vuole governabilità e quindi io non penso affatto che la prospettiva sia quella di frammentazione») e dice che dalla Germania non è arrivato nessun altolà a governo progressista: «Sono preoccupati. Ma noi staremo saldamente in Europa e non faremo meno riforme, ne faremo certamente di più. Naturalmente a modo nostro». La ricetta? «Quella di Monti più qualcos’altro, perché ci vuole rigore ma ci vuole anche un po’ di lavoro, equità e credo che sul tema della moralità e del lavoro Monti sia stato tratte-nuto da una maggioranza spuria». Ma nell’immediato i problemi che deve affrontare Bersani sono quelli riguardanti le liste elettorali, sia per quel che riguarda quelle del Pd che quelle alleate. Oggi la segreteria e i segretari regionali valuteranno se sia possibile fare le primarie per scegliere i candidati parlamentari con le urne fissate il 17 o il 24 febbraio. Al di là della questione tempo (le liste elettorali vanno depositate verso la metà di gennaio) Bersani dovrà fronteggiare due spinte contrapposte: da una parte c’è una bella fetta del gruppo dirigente che frena, dall’altra ci sono regioni che hanno già annunciato che faranno le primarie, checché si decida a Roma. Come la Liguria, che ha già fissato in agenda un paio di date. O come l’Emilia Romagna, che farà un “Selection day”. Come la Toscana, dove non ci sono soltanto i renziani a voler evitare il rischio “paracadutati”. O come il Piemonte, dove la segreteria ha approvato un ordine del giorno pro-primarie. E poi ci sono le 2000 firme già raccolte da Civati e Vassallo per una petizione che chiede le primarie il 13 gennaio. La soluzione di una consultazione tra gli iscritti rischia di non essere accetta- ta da tutti. Il secondo rebus riguarda le liste alleate. Bersani è convinto che il centrosinsitra farà «bene anche al Senato», dove il premio di maggioranza viene assegnato su base regionale:«Ritengo che non ci sarà un problema numerico. Tuttavia, noi sappiamo di dover avere una politica aperta, e ci rivolgeremo a formazioni di centro europeiste, costituzionali, che siano contro il populismo di Berlusconi edella Lega».Il centrosinistra dovrà evitare di perdere terreno al centro, per conquistare i premi di maggioranza nelle regioni chiave. Per questo ieri Bersani ha deciso con Tabacci che alleata al Pd ci sarà una lista moderata, a cui lavoreranno l’assessore di Pisapia, Portas e Donadi.
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martedì 11 dicembre 2012


ECCOLA, LA "CRESCITA" BY SILVIO TAGLI A MEDIASET, VOCE PER VOCE

La sforbiciata più grossa, quella da cento milioni di euro, interessa le produzioni, gli appalti e le risorse artistiche. E pazienza se i dirigenti e i big della televisione vedranno diminuire sensibilmente i loro cachet. Non saranno soli: a soffrire la spending review di casa Mediaset ci sono anche il cinema, gli investimenti in tecnologia,la televisione a pagamento, la distribuzione cinematografica, il costo del lavoro e i consulenti.Il Biscione l’ha annunciato da tempo: l’obiettivo è la riduzione dei costi per 450 milioni di euro in tre anni. Ma i dettagli del piano sono emersi solo adesso in un documento sindacale. Si tratta di una cura da cavallo che serve a far fronte al drastico calo del mercato pubblicitario (meno 15 per cento in nove mesi) e più in generale ad una perdita netta, la prima del gruppo, di circa 45 milioni di euro nei primi nove mesi del 2012. Il confronto con il 2011 è pesante: a settembre di un anno fa, quando ancora il Cavaliere era premier il bilancio era positivo per 164 milioni di euro. Quest’ anno invece la crisi si è spinta fino a Cologno Monzese. Da qui la necessità di tagliare le spese.I DETTAGLI- I risparmi arriveranno per settanta milioni di euro dai cosiddetti «diritti Library», che comprendono anche la compravendita di prodotti come i film per la televisione. Stessa cifra verrà sottratta agli investimenti tecnici. In cinquanta milioni è calcolato il taglio in casa Medusa, che prevede di produrre solo venti film nei prossimi quattro anni. E ancora: altri cinquanta milioni dall’ ottimizzazione dei costi del segmento Premium, la pay tv. Revisione di 44 milioni per le spese destinate alla tecnologia e di 24 milioni per quelle legate alla struttura della holding. Straordinari e ferie incideranno (meno) per venti milioni, mentre il restyling delle strutture delle concessionarie di pubblicità, permetterà risparmi per 13 milioni di euro. Infine le consulenze e le collaborazioni, più leggere per nove milioni di euro. Totale: 450 milioni. Il piano è già in atto. Ne fanno parte anche la cessione avvenuta nel luglio scorso delle dieci sedi regionali di Videotime, la controllata di Rti che realizza i programmi per le reti del gruppo televisivo, ad una newco che ha riassorbito i 74 dipendenti della struttura. E la decisione di trasferire da Roma a Milano altri 77 impiegati amministrativi della controllata Rti. Una scelta, quest’ultima, osteggiata dai sindacati - Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom- Uil e organizzazioni di base - che leggono il trasferimento come un invito alle dimissioni. La partita è ancora aperta e un nuovo confronto dovrebbe partire da gennaio. Finora i sindacati hanno riconosciuto l’impegno dell’azienda a non restringere il perimetro aziendale né licenziare: addirittura, commentava poche settimane fa il segretario nazionale della Slc-Cgil, Riccardo Ferraro, «fino ad un anno fa Mediaset non avrebbe intrapreso iniziative come il trasferimento dei dipendenti da Roma a Milano». Ma è chiaro che in clima come questo le cose possano cambiare in fretta: secondo quanto trapela dall’ultimo faccia a faccia azienda sindacati, a fine anno il costo del lavoro peserà per 356 milioni di euro.Dalla stessa riunione sarebbe emerso inoltre che nel corso dell’ anno diversi investitori stranieri interessati ad acquisire quote del gruppo si sarebbero fermati per paura della crisi e di un fallimento dell’ Italia. «L’azienda si dichiara aperta a nuovi partner purché industriali e con tecnologie da condividere - si legge nell’ultimo comunicato sindacale - e smentisce categoricamente la necessità di vendere asset o parti del patrimonio». Forse un riferimento alle indiscrezioni circolate nelle scorse settimane sulla possibile cessione di canali come Mediashopping e Boing, mentre di recente si è parlato anche del possibile lancio di un nuovo canale tematico. Staremo a vedere. Se il 2012si chiude come l’annus horribilis, il 2013 si preannuncia comunque difficile. Chissà che il ritorno in campo politico del Cavaliere non faccia bene anche al Biscione. Del resto, ieri, alla prima occasione utile dopo l’annuncio della prossima candidatura a presidente del Consiglio di Silvio Berlusconi, in controtendenza con il resto del parterre di piazza Affari il titolo Mediaset ha chiuso in rialzo di oltre due punti percentuali.                                                                            p.r.c.d.s.m.
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lunedì 10 dicembre 2012


METEO, ARRIVA 'GIUNONE'  ED È ANCORA NEVE

Sull’Italia sta transitando una debole perturbazione responsabile di piogge e nevicate di non forte intensità, ma a bassa quota sulle regioni centrali e in particolare tra Lazio e Abruzzo, con tendenza in serata a moderato maltempo al centrosud e neve a quote basse sugli Appennini anche a 300-400 metri. Alpi, prima il gelo poi tanta neve-Arriva "Attila"Neve e arrivato per il ponte dell'Immacolata.Neve al Nord, allerta ghiaccio Valanga in Valle di Susa,muore sciatore modenese-Maltempo, l'Olona si ingrossaMa il fiume è sotto controllo- Meteo, prima neve su Milano e Firenze - Arriva la neve, è tempo di sci: impianti aperti all'Abetone. Antonio Sanò, direttore del portale iLMeteo.it, che segnala dal pomeriggio di giovedì 13 dicembre e nella serata un “nuovo colpo di scena: dall’Atlantico si avvicina ‘Giunone’ un nuovo vastissimo ciclone atlantico, la cui parte più avanzata raggiungerà l’Italia con nevicate diffuse copiose al nord, soprattutto sulla Lombardia e piogge entro venerdi’ anche su tutto il centrosud”. Intanto, tra domani e mercoledì tornerà a farci visita “Attila”, con l’ennesima incursione di aria gelida dalla Scandinavia, che riporterà le temperature ampiamente sottozero, con -6° gradi su molte città della Valpadana e temperature prossime a 0 anche sulla Capitale. Giovedì 13 al mattino farà molto freddo con gelate non solo al centro-nord, ma anche a bassa quota al sud. Poi La parte più attiva della perturbazione collegata a “Giunone” raggiungerà il nord Italia entro la sera di venerdì, quando su Milano e sulla Lombardia e sulle Alpi sono attesi 10cm ogni 6 ore, per un totale dai 20 ai 40cm di neve fresca.Inizialmente, nevicherà sul resto del nord anche in Liguria con tramontana scura,poi iventi meridionali trasformeranno la neve in pioggia su molte zone costiere, mentre nevicherà fino a sabato sulle Alpi e sulla Lombardia, prima di lasciare spazio a gelate intensissime, foschie, nebbie e temporali, che poi ‘scivoleranno’ verso il Sud. Altre perturbazioni sono in agguato fino a Natale, ma meno fredde.
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domenica 9 dicembre 2012



ALLERTA METEO, VENTI FORTI E MAREGGIATE AL SUD EOLIE ISOLATE.  IN CALABRIA  -7 , NEVICA ANCHE NELLE MARCHE E IN ABRUZZO. DIECI TIR IN MARE A LARGO DI PALERMO

Nuova allerta meteo del Dipartimento della Protezione Civile: un vortice di origine artica porterà infatti nella giornata di domani venti forti sulle regioni meridionali e fohn sui settori alpini e prealpini della Lombardia. Sulla base delle previsioni disponibili e d'intesa con le regioni interessate cui spetta l'attivazione dei sistemi di protezione civile, gli esperti del Dipartimento prevedono a partire dalle prime ore di domani venti da forti a burrasca dai quadranti occidentali sulla Sardegna, in estensione dal pomeriggio a Sicilia, Calabria, Basilicata e successivamente alla Puglia.Possibili anche mareggiate lungo le coste esposte. Inoltre, dal pomeriggio di domani si prevedono venti forti di fohn sui settori alpini e prealpini della Lombardia. Il Dipartimento seguirà l'evolversi della situazione in contatto con le prefetture, le regioni e le strutture locali di protezione civile.CALABRIA-Neve anche a quote basse, 6-700 metri con temperature di-7 in Sila, pioggia e grandine. A Camigliatello e Lorica le precipitazioni nevose sono state abbondanti. Nevicate sulla Sila catanzarese, crotonese e sulle Serre.Stessa situazione a Gambarie d'Aspromonte con circa -3. Imbiancate le cime intorno a Catanzaro dove in mattinata è caduta pioggia mista a neve. Sulla A3 neve a Campotenese ma si circola regolarmente.Temperature in picchiata nella regione. ABRUZZO - Torna la neve e il freddo sull' Abruzzo, con temperature ovunque vicine allo zero, anche se per il momento non si segnalano particolari disagi sulle strade e autostrade regionali. Sta nevicando su tutta la regione, anche se sulla costa, grazie ad una temperatura più alta - circa tre gradi sopra lo zero - sta cadendo neve mista ad acqua; temperature più rigide all' interno, con due gradi sotto lo zero all' Aquila. Sulla rete autostradale si segnala neve nel tratto Valle del Salto (Rieti)-Teramo della A/24 e nel tratto Avezzano- Chieti della A/ 25; inoltre viene segnalato vento forte nei tratti Valle del Salto-Tornimparte (L'Aquila) e Assergi (L'Aquila)-Colledara (Teramo) della A/24 e Bussi (Pescara)-Casauria (Pescara) della A/25.PUGLIA - Fiocchi di neve su alcuni centri del Gargano, come Monte Sant'Angelo, e del Subappennino dauno e forte vento da nord ovest lungo la costa adriatica: questa la situazione legata al maltempo in Puglia dove finora non si registrano problemi legati alla viabilità. Il maestrale, con raffiche fino a 34 nodi, ha indotto gli organizzatori ad annullare la terza giornata del XIV campionato invernale d'altura a Bari alla quale erano iscritti 33 equipaggi. NEVE A MESSINA E PROVINCIA, EOLIE ANCORA ISOLATE - Ha piovuto e grandinato tutta la notte a Messina, che questa mattina si è risvegliata imbiancata sotto una coltre di neve come avviene di rado. I bambini sono scesi in strada e per poche ore hanno potuto godere di un panorama per loro inusuale. Ha nevicato anche in provincia, soprattutto sui rilievi. Sui Nebrodi, lungo la statale che collega Capo D'Orlando con Randazzo nella zona di Castell' Umberto sono in azione gli spazzaneve così come nella zona di Cesarò e Randazzo. Nevischio anche sul monte delle Felci a Salina nelle Eolie, dove le isole dell'arcipelago continuano ad avere i collegamenti interrotti. Forti raffiche di vento provenienti da nord-nord ovest con il mare che ha raggiunto forza 7, hanno bloccato aliscafi e traghetti nei porti. Situazione sempre più critica nelle isole minori che negli ultimi dieci giorni hanno avuto solamente qualche corsa di linea. A Ginostra, borgo di Stromboli, scarseggiano generi di prima necessità e farmaci. La neve è caduta in Sicilia, complice un repentino abbassamento della temperatura, anche nelle zone interne dell'isola e a Caltanissetta. Il maltempo, secondo le previsioni, dovrebbe continuare anche oggi.Dodici tir e semi rimorchi che erano imbarcati sul traghetto "Euro cargo Cagliari" della compagnia di navigazione Grimaldi sono finiti in mare questa mattina mentre la nave, proveniente da Livorno, era a circa sette miglia dal porto di Palermo in attesa di un miglioramento delle condizioni meteo. L'incidente è stato causato dal mare grosso e dalle forti raffiche di vento, che soffiavano ad oltre 40 nodi. Nessun danno all'equipaggio e ai pochi passeggeri. Un'onda anomala avrebbe fatto inclinare il cargo, che ha perso in mare parte del suo carico senza causare fortunatamente altri danni. La nave, il cui arrivo era previsto per le 6.30 di stamani, ha fatto il suo ingresso in porto trainata da due rimorchiatori in tarda mattinata. Sulla coperta sono visibili camion e rimorchi che si sono accatastati dopo avere rotto gli allacciamenti di sicurezza. Due degli autoarticolati finiti in mare erano carichi di frutta, uno era vuoto e gli altri trasportavano pacchi vari. "I mezzi sono caduti in acqua in un tratto di mare con una profondità di 500 metri - dicono alla capitaneria di Porto - li abbiamo individuati ma per ora le condizioni atmosferiche non sono buone. Vedremo nei prossimi giorni se sarà possibile recuperare qualcosa". Gli ufficiali della guardia costiera hanno eseguito un'ispezione a bordo per quantificare i danni e controllare se sono stati rispettate tutti le norme per la sicurezza.NEVE SU MACERATA E ASCOLI, RISPARMIATO INTERNO - Contrariamente a quanto accade di solito, la neve la scorsa notte ha dato il suo (forse ultimo) colpo di coda del week end sulle Marche, imbiancando, anche copiosamente, Ascoli Piceno e Macerata. Ad essere maggiormente interessate dal fenomeno sono infatti state le aree urbane dei due capoluoghi, mentre la neve ha interessato solo molto debolmente le aree interne del sud della regione.Unica eccezione il valico maceratese di Colfiorito, su cui, in effetti, è nevischiato, ma dove la polizia stradale consiglia ai veicoli in transito l'uso delle gomme termiche, senza però precludere il passaggio a chi dispone solo di catene. Sempre secondo la polizia stradale, ad Ascoli fino alle 4 di stamani sono caduti 15- 20 cm. di neve; gli spazzaneve, però, hanno già liberato le strade, dove la circolazione già ora avviene regolarmente. Qualche problema invece a Macerata, dove molte auto sprovviste di gomme termine o catene sono state bloccate lungo alcune delle principali vie d' accesso alla città dai circa 10 cm. di neve caduta ieri. L'ingorgo ha così impedito per varie ore a chi voleva di entrare nel centro (ubicato in collina).Stamane,dopol'intervento degli spazzaneve, la situazione è tornata regolare.                                                                     p.r.c.d.s.m.
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sabato 8 dicembre 2012


BERLUSCONI: «ENTRO IN GARA PER VINCERE»

«Io non entro ingara per avere un buon posizionamento, entro per vincere. L'opinione di tutti era che ci volesse un leader come un Berlusconi del 1994 ma non c'era. E non è che non l'abbiamo cercato. L'abbiamo cercato».Così l'ex premier Silvio Berlusconi, parlando con i cronisti a Milanello dove è andato a seguire l'allenamento del Milan. «Ci eravamo dati - ha spiegato - una nuova dirigenza con il fantastico Angelino Alfano ma ci vuole tempo per imporsi come leader. Tutti i sondaggi davano il Pdl a un livello che non basta per contrastare la sinistra». Poi, l'ossessione dei giudici che torna sempre a galla: «Guardo alla magistratura con grandissimo senso di paura perché siamo di fronte a una magistratura onnipotente». «Noi abbiamo dato una prova di grandissima responsabilità e per un anno abbiamo sostenuto questo governo di tecnici, cercando di correggerne i provvedimenti dove non ci convincevano ma sempre dicendo che una politica di austerità su una economia che non cresce fa danni. Danni che sono stati fatti», ha continuato l'ex premier. «Con senso responsabilità continueremo ad approvare i provvedimenti che sono già in Parlamento, a partire dalla finanziaria. Continueremo a consentire che questi provvedimenti, su cui siamo convinti, vengano approvati. Poi «è giusto che l'Italia torni al voto e abbandoni questa "condizione germano-centrica" in cui l'ha portata il premier Mario Monti». «Ci contiamo» sul fatto che la legge elettorale venga cambiata prima del voto e «c'è tempo sufficiente» per farlo, ha detto Berlusconi, parlando con i cronisti.Mi sembra sia stato indicato il 10 marzo e mi sembra una data che va bene», ha dichiarato il leader Pdl parlando della data delle prossime elezioni.Palazzo Chigi è «una cosa che non mi è mai mancata nemmeno per un minuto»,dice l'ex premier.
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venerdì 7 dicembre 2012


«GLI ITALIANI SI VENDONO I GIOIELLI» COSÌ LE FAMIGLIE SOPRAVVIVONO

Italiani «oltre la sopravvivenza»: per contrastare la crisi hanno venduto i 'gioielli' di famiglia, oro, mobili e opere d'arte, hanno eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, mentre i redditi sono tornati indietro di vent'anni. È quanto emerge dal quarantaseiesimo rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese. «Negli anni '90 il reddito medio pro-capite delle famiglie - si legge nello studio - è aumentato, passando da circa 17.500 a 18.500 euro, si è mantenuto stabile nella prima metà degli anni 2000, ma a partire dal 2007 è sceso ai livelli del 1993:-0,6% in termini reali tra il 1993 e il 2011». Inoltre secondo il Censis, come ultima difesa di fronte al persistere della crisi, «2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro o altri oggetti preziosi negli ultimi due anni, 300.000 famiglie mobili e opere d'arte, l'85% ha eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, il 73% va a caccia di offerte e alimenti poco costosi».Sono dati che configurano, nella definizione del Censis, un vero e proprio «smottamento del ceto medio». «Il reddito medio degli italiani si riduce a causa del difficile passaggio dell'economia, ma anche per effetto dei profondi mutamenti della nostra struttura sociale, che hanno affievolito la proverbiale capacità delle famiglie di produrre reddito e accumulare ricchezza», spiega l'analisi. A fronte di un simile calo dei redditi, se negli ultimi vent'anni la ricchezza netta delle famiglie è aumentata del 65,4%, spiega il Censis, è grazie soprattutto all'aumento del valore degli immobili posseduti (+79,2%), laddove, invece, nel corso degli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria netta è passata invece da 26.000 a 15.600 euro a famiglia, con una riduzione del 40,5%. La quota di famiglie con una ricchezza netta superiore a 500.000 euro, si legge ancora nel rapporto, è praticamente raddoppiata, passando dal 6% al 12,5%, mentre la ricchezza del ceto medio (cioè le famiglie con un patrimonio, tra immobili e beni mobili, compreso tra 50.000 e 500.000 euro) è diminuita dal 66,4% al 48,3%. E c'è stato uno slittamento della ricchezza verso le componenti più anziane della popolazione. Se nel 1991 i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni detenevano il 17,1% della ricchezza totale delle famiglie, nel 2010 la loro quota è scesa al 5,2%.(AGI) - Roma, 7 dic. - Questa erosione del reddito del ceto medio ha avuto tra le conseguenze più evidenti un cambiamento delle abitudini di consumo e delle condotte economiche degli italiani. Con sempre maggiore frequenza si «mette in circuito» il patrimonio immobiliare affittando alloggi non utilizzati o inventandosi piccoli operatori alberghieri trasformando in bed & breakfast un appartamento o una parte della propria casa, un fenomeno che nelle città con più di 250mila abitanti riguarda il 2,5% delle famiglie. Sono invece 2,7 milioni gli italiani che coltivano ortaggi e verdura da consumare ogni giorno, 11 milioni quelli che preparano in casa pane, conserve e gelati. Diminuisce poi del 62,8% l'uso di auto e scooter (per non parlare degli acquisti di auto calati del 25% tra gennaio e settembre rispetto all'anno scorso) in favore della più ecologica, ma soprattutto economica, bicicletta. Nell'ultimo biennio, afferma lo studio, sono state vendute in Italia 3,5 milioni di biciclette. Un boom dettato dalla necessità, non da una moda. Un altro segnale preoccupante è costituito dalla caduta libera del numero di mutui concessi, che nel quadriennio 2008-2011 è sceso del 20%. Nel primo semestre del 2012 la domanda di mutui ha fatto registrare un'ulteriore contrazione del 44% rispetto allo stesso periodo del 2011».Sulle responsabilità della crisi economica che da qualche anno ha investito il nostro Paese, rendendo sempre più concreta la 'paura di non farcelà, quasi la metà degli italiani ha pochi dubbi: dipende anzitutto dal degrado morale della politica e dal dilagare della corruzione. Almeno il 43,1% degli italiani, stando al Censis, condivide questo pensiero. Il 26,6%, invece, attribuisce la colpa al debito pubblico legato a sprechi e clientele mentre un 26,4% chiama in causa l'evasione fiscale. Al quinto posto di questa classifica di fattori determinanti, c'è un 18% di italiani che punta il dito contro la politica europea e l'euro mentre il 13,7% se la prende con le speculazioni e i comportamenti delle banche di casa nostra. In questo momento di chiara difficoltà, il sentimento che accomuna il 52,3% dei cittadini è la rabbia, legata alla consapevolezza che la situazione drammatica di questi mesi imponga interventi drastici e fortemente penalizzanti per ampie quote di popolazione, soprattutto alla luce degli errori gravi che sono stati commessi nel passato. Seguono poi la paura (21,4%), la voglia di reagire (20,1%) e il senso di frustrazione (11,8%). Un 10,6%, però, si dice fiducioso che la realtà possa cambiare in meglio. Interrogati sulle proprie paure personali, invece, gli italiani - ricorda il Censis - temono per il futuro la malattia (35,9%) e la non autosufficienza (27%); a seguire il destino dei propri figli (26,6%), la situazione economica generale (25,5%), la disoccupazione e il rischio di perdere il lavoro (25,2%). Dall'indagine del Censis emergono le prove di quanto da noi sia radicato il malcostume e l'illecito: se la maggioranza dei cittadini europei è convinta che la corruzione sia un grosso problema nel proprio Paese, la percentuale sale in Italia all'87%. E ancora: mentre il 47% degli europei ritiene che negli ultimi tre anni la corruzione sia aumentata, in Italia tale percezione sale al 56%. Non solo, ma il 46% degli italiani, rispetto al 29% della media Ue, afferma di essere stato colpito personalmente dalla corruzione nella propria vita quotidiana. Questo spiega perchè il 64,1% degli italiani sia convinto che in futuro aumenteranno i comportamenti scorretti per fare carriera e che cresceranno l'evasione fiscale (58,6%), le tangenti negli appalti pubblici (55,1%) e la mercificazione del corpo (53,2%). Il doppio 'tsunamì della crisi economico-finanziaria e del crollo reputazionale di forze politiche e istituzioni ha travolto, inevitabilmente, i politici della Seconda Repubblica. E così nell'ultimo anno il 4,1% della popolazione (fra i giovani la quota sale al 13%) ha preso parte a iniziative di protesta contro la politica. Per il Censis, questa forte disponibilità dell'opinione pubblica all'indignazione e alla mobilitazione 'contrò si iscrive nel contesto più generale di crisi delle democrazie rappresentative che attraversa gran parte delle società europee, ma assume in Italia caratteri più radicali e una diffusione più consistente. Il risultato è che la politica rischia di rimanere sotto i riflettori solo come imputata, essendo ormai percepita dalla popolazione come un costo cui non corrispondono benefici, se non per i suoi adepti. Gli scandali giudiziari che si sono susseguiti negli ultimi mesi sembrano aver ormai smascherato una classe dirigente, rea, agli occhi di molti, di aver tutelato soltanto gli interessi personali.                 p.r.c.d.s.m.
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