sabato 1 dicembre 2012


BERSANI A RENZI:«NON SFREGIARE LE PRIMARIE» IL SINDACO: «SE PERDO NESSUNO GRIDERÀ A BROGLI»

«Domami ci sarà l’epilogo di una splendida avventura che ha riavviato il rapporto fra politica e cittadini e che ha rimesso al centro del Paese il Pd e i progressisti, rafforzandoli. Tutto questo non merita né di essere turbato né sfregiato, ma rilanciato, messo a valore per la vera battaglia che ci aspetta tutti quanti, che è quella per il dopo».-Intervista a Matteo Renzi: mi attaccano ma sarà boomerang-Bersani ha appena lasciato Siena e sta raggiungendo Empoli. E durante il viaggio ragiona sulla tensione che si sta alzando proprio nelle ultime ore di campagna elettorale. È un clima che non gli piace. Anzi lo preoccupa.La vigilia del ballottaggio delle primarie è ancora infiammata dalla polemica sulle regole. Ai vari comitati provinciali sono arrivate 140 mila richieste di poter partecipare al voto da parte di chi non si è mai registrato. E il presidente dei garanti Luigi Berlinguer fa sapere che non può cambiare la platea elettorale e, come previsto dal regolamento, saranno accolte solo le domande di quelli che non hanno potuto farlo per gravi motivi.Ma intanto circolano email inviate dal sito domenicavoto.it attivato da Renzi in cui si invitano gli elettori ad andare comunque al seggio con la copia della richiesta. Il sindaco intanto attacca Bersan: da lui mi aspettavo più stile. Teme che possa sciupare le primarie e mandare un messaggio- Chi ha sfiducia nella politica «Io, sinceramente, spero che alla fine di questa storia possa essere stata accorciata un po’ di quella radicale sfiducia che le persone nutrono nei confronti della politica» dice. Ecco perché da Bersani arriva un duplice messaggio a Renzi. Un invito a non farsi reciprocamente del male. Perché al di là di quello che diranno le urne fra poche ore, poi ci sarà da pensare al lunedì.E allo stesso tempo un altolà a non far finire nel veleno una bella storia di partecipazione e democrazia. Che è anche la base su cui, da lunedì appunto, ricominciare assieme. «Sono convinto - ragiona Bersani - che tutti insieme riusciremo a fare anche di domenica una bella giornata di democrazia, rincuorando così tutti gli elettori del centrosinistra e facendoci guardare con attenzione, e perché no? anche con ammirazione, pure da chi non la pensa come noi.E così daremo un vero aiuto alla ricomposizione fra cittadini e politica senza la quale non c’è prospettiva per il Paese». Bersani arriva a Siena da Terni, dalle acciaierie. Nella città del Palio partecipa a una assemblea con tanta gente nell’aula magna dell’Università per stranieri. Ma prima, in un incontro ristretto, ha voluto parlare con alcune delegazioni di lavoratori delle aziende della zona. E lì prende appunti, segna nomi e problemi, quando gli spiegano che molte realtà sono in forte sofferenza: dall’agricoltura alla ricerca biomedica, al settore metalmeccanico.Gli dicono che i posti di lavoro si riducono e che la crisi che sta attraversando Mps e la Fondazione (che ne controlla gran parte del capitale) non fanno altro che togliere pezzi di speranza. Occorre invertire la rotta anche in una delle realtà da sempre in cima alle classifiche nazionali del benessere. Saranno poi le parole e le storie che si sente ripetere in serata a Livorno.Sollecitazioni a cui Bersani risponde spiegando che c’è da ritrovare il valore della parola uguaglianza. Che poi in concreto vuol dire che chi ha di più, deve dare di più e che anche il figlio di un lavoratore o di un cassintegrato deve avere la possibilità di andare all’università. «E invece per la prima volta - annota - sono calate le iscrizioni perché tante famiglie l’università non se la possono più permettere».Perché senza uguaglianza non si rimette nemmeno in moto la macchina produttiva del Paese. Se non si redistribuisce un po’ di risorse a chi lavora e a chi dà lavoro la spirale recessiva porterà sempre più giù questo Paese. Ecco, se il Pd invece di mettere «l’orecchio a terra» per ascoltare queste voci e per prepararsi a trovare le soluzioni quando gli toccherà di stare la governo, si divide su regole e cavilli, rischia grosso e quindi fa rischiare grosso anche il Paese.Il ragionamento di Bersani è sostanzialmente questo: «Le regole sono state condivise da tutte le forze politiche della coalizione, abbiamo fatto un patto. Anche i candidati le hanno condivise. Ma soprattutto sono state certificate da più di tre milioni di persone che, anche a prezzo di qualche sacrificio, hanno voluto partecipare».Quindi è una «turbativa» non riconoscerle anche perché questo sistema del doppio turno «ha una sua logica e una sua razionalità». Al ballottaggio per i sindaci non cambia la platea degli aventi diritto. La battuta che sintetizza tutto questo è che fra il primo e il secondo tempo di una partita non cambiano le regole del gioco. «È chiaro che cambiare le regole non è nella mia disponibilità, né in quella di Renzi» aggiunge. Ma anche se lo fosse, sarebbe sbagliato farlo. «Non daremmo un esempio giusto al Paese - spiega - perché chi si candida a governare, prima di ogni altra cosa, deve dare l’idea che nessuna regola può essere cambiata per questa o quella singola convenienza». Prima vengono le regole, poi il consenso, dice, perché sotto questo punto di vista «in questi anni abbiamo già dato». E così l’invito che fa ai suoi sostenitori è di andare a votare rispettando le regole e l’auspicio è che anche «Renzi dica le stesse cose ai suoi». Al segretario Pd soprattutto non va giù che proprio a lui che ha voluto le primarie ora arrivi l’accusa di voler limitare la partecipazione. «Ho fatto il massimo per promuoverla» dice mentre l’auto si avvicina a Empoli. E a dimostrazione di questo cita i successi ottenuti nelle grandi città dove «indiscutibilmente» c'è un forte voto d’opinione. Da parte sua del resto non fa mistero che i temi portati da Renzi e dagli altri concorrenti alle primarie siano un valore destinato a diventare patrimonio comune per il Pd e il centrosinistra. «La spinta al rinnovamento e al cambiamento ritengo che sia un mio impegno a farli diventare scelte concrete». Ma del «fuoco amico» il Pd e il centrosinistra non ne hanno bisogno. C’è già un abbondante fuoco nemico che ci ha messi nel mirino spiega Bersani.C’è la sfiducia, anche giustificata, del popolo nei confronti di politica e istituzioni da battere. E c’è la destra («una parola che il mio competitore non usa mai» annota con un po’ di malizia Bersani).Bersani vede un Berlusconi in campo e si aspetta che alle politiche ci sarà la «solita favola» sui comunisti che vogliono aumentare le tasse con l’aggiunta che tutta la crisi è colpa di Monti. Cercheranno cioè di nascondere il fatto che sull’orlo del baratro ci ha portato Berlusconi.Quanto a Monti, Bersani conferma che il Pd si muove sempre con lealtà e che non tutto ciò che è stato fatto l’ha trovato concorde. Ma rivendica anche dei successi significativi. Ultimo il sì all’ingresso della Palestina nell’Onu. «Siamo riusciti a far assumere al governo una posizione avanzata - spiega. - Una scelta per far vincere la pace e per far perdere le armi».
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giovedì 29 novembre 2012


VENDOLA AI SUOI:«VOTATE BERSANI»

Nichi Vendola intervistato da Lilli Gruber a Otto e 1/2 su La7. «Penso che stia dicendo parole che profumano di sinistra», ha detto oggi riguardo a Bersani. E poi nel programma fa il suo «endorsment» e invita a votare per Bersani domenica al ballottaggio: «Non è un cinico ed è vicino al socialismo europeo. Io sono contro il liberismo che sta soffocando l'Europa». SE VINCE RENZI SINISTRA A RISCHIO-Renzi cinico, domanda la giornalista? "E' il più vicino all'Europa conservatrice", risponde il leader di Sel. Se vince Renzi il rischio è che si sgretoli il centro sinistra", dichiara Vendola PERPLESSO SU DL ILVA DEL GOVERNO «Se il decreto fosse un modo per riprendere la produzione, esautorando la magistratura, sarebbe un fatto grave e di dubbia costituzionalità. Io sono per la primazia della salute». Lo afferma il Presidente della regione Puglia, che sottolinea come in questi anni la Puglia sia stata all'avanguardia sui temi della salute e della produzione. Vendola: «Noi dobbiamo rispondere alla parola 'cancro'. Non possiamo privare la magistratura del suo potere».SULL'ILVA HO LAVORATO PER DIRITTO ALLA SALUTE E AL LAVORO-La prima domanda della giornalista è sull'Ilva: non si era accortodi cosa accadeva non ha nulla da rimproverarsi? "Nel 2005 - risponde il governatore della Puglia - come primo atto da governatore con il Governo parlai dell'Ilva, feci avviare i monitoraggi con uno scienziato come Assennato. Nel 2008 avevamo i dati sulle diossine, affrontammo il problema in solitudine e senza l'attenzione dei mass media. E la materia ambientale non è di competenza della regione ma del governo: ambientalizzare gli apparati produttivi è stato uno dei nostri punti cruciali". "Ho ottenuto - dice ancora - che l'Ilva mettesse un ambulatorio Inail nella fabbrica. Ho il dovere di parlare con l'azienda, la mia preoccupazione era far avanzare il diritto alla salute e non far chiudere la fabbrica". VENDOLA: BERSANI DICE COSE DI SINISTRA «Penso che stia dicendo parole che profumano di sinistra». Nichi Vendola parla così di Bersani, con i giornalisti a proposito del ballottaggio per le primarie di domenica. E domani, giovedì 29 novembre 2012, alle 20, il segretario del Pd e il leader di Sel partecipano insieme a una manifestazione pubblica a Napoli, al Teatro Politeama in via Monte di Dio 80. Vendola usa il concetto evocato il giorno dopo il primo turno, come condizione per l'appoggio: «Bersani è un bravo socialdemocratico europeo, è stato un ministro molto attento, molto competente e molto operativo. È un leader politico che ha una qualità rara sulla scena pubblica; è un uomo di grande umanità, non è un cinico». «Trovare un leader che non sia un cinico - aggiunge - è per me veramente sorprendente. Quindi ho una grande amicizia e un grande affetto personale nei suoi confronti». A chi gli chiede se qualche giovane vendoliano potrà votare per Renzi risponde: «Io non sono il possessore dei 500mila voti che si sono riversati su di me domenica scorsa, né capisco cosa significhi giovane vendoliano. Se uno è vendoliano - conclude - vuol dire che è totalmente libero e che ha anche qualche tendenza anarchica». L'appuntamento di Napoli lo hanno organizzato i i segretari regionale e napoletano del Pd Enzo Amendola e Gino Cimmino e i vertici regionali di Sel Giuseppe De Cristofaro e Arturo Scotto che hanno celebrato oggi la loro comunione di intenti a sostegno di Bersani.                                                                                                                     

                                                                                                              d.c.r.m.p.s.Aggregatore notizie RSSShareContatore visite gratuito



mercoledì 28 novembre 2012


TRA I DANNATI DELLE POLIZZE COSÌ L'INA SFRUTTA I PRECARI

Questo articolo inizia con un’avvertenza: le persone che troverete citate non hanno nome e cognome ma delle sigle. Sono riconoscibili con dei numeri. L’anonimato è una scelta concordata. Chi parla con noi ha paura di conseguenze legali o teme il licenziamento. D’altronde sono abituati ad essere trattati come numeri. Così li considera Ina Assitalia agenzia di Milano, la società per la quale lavorano o hanno lavorato, svilendo la loro dignità, spesso il loro conto in banca, quasi sempre la loro persona. Numeri, si diceva, utilizzati per rimpinguare il conto economico di una società che nelle assicurazioni è una corazzata e nel ramo delle polizze pensionistiche un modello di riferimento, ma che per molti dei dipendenti rappresenta solo un girone dantesco. Chi ci introduce negli inferi della sede in via della Liberazione, nella zona est della città, è il “lavoratore numero 1”. È un manager, meglio, un ex manager, visto che ha lasciato l’agenzia da qualche mese - la società fa capo alla Leonardo Assicurazioni srl di Gian Luca Buzzetti -, ma per noi è qualcosa di più: è anche una guida. Perché conosce tutta la struttura, gli ingranaggi, i metodi da «medioevo» utilizzati dall’assicurazione per fare soldi sulla pelle dei propri dipendenti. Il nostro viaggio all’interno dell’Ina Assitalia di Milano inizia dalla descrizione della sua struttura. La società ha una forma piramidale. In cima, come detto l’agente generale, che dirige sei responsabili di struttura, che controllano cinque o sei manager a testa, che a loro volta hanno mani libere sui consulenti a partita iva, (circa trecento persone frazionate in gruppi da 10-15 persone) «il carburante che alimenta una macchina che macina quattrini» come ricorda “lavoratore numero 2”, ventisei anni ancora assunto. All’interno del girone si accede attraverso il reclutamento fatto, ci dice «numero 1» da «una decina di belle ragazze incaricate di trovare le persone da inserire». Il verbo trovare è quello esatto «perché sono pagate in base al numero di individui che riescono a incastrare: e per questo ricevono gli incentivi». Non conta da dove vengono. Ad esempio, “lavoratore numero 3”, che ha ventiquattro anni e che si è licenziato poco prima dell’estate, ci spiega che lui il curriculum a Ina Assitalia non l’ha «mai mandato. L’avevo spedito ad un’altra azienda ma mi hanno contattato loro». I candidati – secondo il racconto di “numero 1” «devono avere due caratteristiche: «Una parte deve essere molto forte per poter crescere e diventare, un giorno, manager, gli altri devono essere plagiabili per poter fornire nuovi nominativi».Questi sono il valore aggiunto che l’azienda chiede ai suoi consulenti: la rete di conoscenze, i rapporti di parentela, gli amici, tutti numeri telefonici da poter contattare e poter far confluire in un “data base”: in una parola l’agenda. «Le referenze – dice “numero 4”, come molti venuti a Milano dal profondo Sud - sono obbligatorie. Quando entri la prima cosa che ti chiedono». Il reclutamento è a ciclo continuo. «Di media inseriscono 40 persone al mese – dice “numero 1” - questo fattore è decisivo perché più persone immetto in struttura più nominativi da chiamare possiedo, più contratti posso stipulare». Più che altro pensioni integrative. Come spiegano nel corso di preparazione al lavoro, fatto di sorrisi, strette di mano e illusioni. “Numero 4” racconta: «Non ti spiegano altro al di fuori delle polizze pensione, perché è il prodotto su cui puntano». Le polizze pensione sono quelle che creano più valore per l’azienda perché vincolano l’assicurato a versamenti per lunghi anni. E sono la polpa della rete commerciale, quella che assicura linfa alla società. «I responsabili di struttura e i manager - racconta “numero 1” vengono pagati con un fisso (da 1500 a 8000 al mese) più degli incentivi a raggiungimento del risultato. Significa che ogni mese viene deciso dall’agente generale un budget di area da raggiungere: se il manager raggiunge il budget, oltre al suo fisso riceve anche l‘incentivo, altrimenti riceve solo il fisso». Se non si raggiunge il budget un manager può essere degradato. I consulenti, invece, hanno un stipendio di 1000 euro lordi al mese e ricevono delle provvigioni sulle polizze che fanno (una da 1200 euro anno concede provvigioni intorno a 360 euro). Nonostante siano considerati dei liberi professionisti hanno un orario di lavoro dalle 8,30 alle 20,00 e sono obbligati ad una riunione alla mattina e una alla sera,in più sono costretti ad effettuare telemarketing (chiamate al mercato) dalle 18,00 alle 20,00. I consulenti devono produrre (fare polizze). “Numero 4”: «Lavoro 12-14 ore al giorno. Mi chiamano al telefono anche di notte, mi costringono a lunghissime sessioni telefoniche». Tutti i consulenti sono sottoposti a regole stringenti. «Nel contratto – spiega “numero uno”-sono imposti dei minimi produttivi al consulente. Deve fare almeno 3 polizze al mese altrimenti non riceve né il fisso previsto dal contratto, né le provvigioni”. Per sfruttare al massimo la macchina si crea un sistema di punizioni: al consulente si impongono orari di lavoro ulteriori, si impongono momenti di isolamento oppure si sottopone il lavoratore a una seduta di insulti (o «motivazione»).I consulenti non solo devono fare polizze ma devono controllare che i clienti continuino a pagare queste polizze. L’Ina di Milano non ha il problema del rischio di impresa, perché lo scarica sui consulenti. Nel caso in cui il cliente non paghi una rata questa viene scalata dallo stipendio del consulente. Se il cliente non paga anche le successive 2 rate al consulente vengono tolte le provvigioni che gli sono state versate. L’esempio ce lo fornisce l’ex manager “numero 1”: «Vendo una polizza da 1200 euro l’anno e ricevo 360 euro di provvigione. Se un giorno il cliente (per suo problemi personali) non paga la mensilità, vengono tolti 100 euro di stipendio. Se il cliente continua a non pagare vengono tolti altri 100 euro il secondo mese e 100 euro il terzo: dopo il terzo mese mi scalano tutta la provvigione: 360 euro». L’ultimo stipendio conquistato da “numero 4”, ad agosto, è stato di 70 euro. Questo comporta che i consulenti, quando si trovano costretti a fare polizze, cercano tutti i modi, legali od illegali per sopravvivere.Dice “numero uno”: «I responsabili di struttura ed i manager sono spietati: hanno potere di vita e di morte sui consulenti. Per tale motivo molto spesso è migliore diventare amico del manager o del responsabile: gli amici mantengono il lavoro». Gli antipatici vengono sempre, prima o poi, accompagnati alla porta anche se nel frattempo hanno portato dei risultati. Il licenziamento viene sempre evidenziato, per educare chi rimane. Formalmente nessuno si dimette, tutti vengono licenziati, perché non è immaginabile che qualcuno possa lasciare la compagnia. E poi ci sono le multe: il consulente che per sbaglio abbia contattato una persona iscritta al registro delle opposizioni rischia di dover pagare la multa dell’autority all’agenzia che arriva fino a 10mila euro. Per evitare questo la «lista dei non contattabili» viene esposta «ufficialmente» negli uffici: peccato che il consulente con la pagine bianche in mano debba fare telefonate continue per ore e non possa consultare mai questa lista. Naturalmente in azienda il sindacato è fuori legge: «Da noi – spiega Mimma Fersini della Fisac Cgil – arrivano molti ragazzi che ci chiedono aiuto. Forniamo assistenza legale, aiutandoli a recuperare i crediti, ma abbiamo le mani legate. Giuridicamente sono solo consulenti e anche se avviassimo una causa di lavoro nessuno di loro ha intenzione di tornare là dentro». Per chi parla, poi, c’è lo spettro dell’ufficio legale. I consulenti operano su mandato un contratto di 60 pagine che al momento della firma non è possibile leggerlo. «Chi chiede di leggerlo – dice “numero 1” - molto spesso viene mandato via subito. Ed è sempre fatto presente a tutti di non poter parlare di quello che succede negli uffici». Nessuno deve sapere. D’altronde sono numeri, non persone.                                        d.c.r.m.p.s.
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domenica 25 novembre 2012


CORRUZIONE, CANCELLIERI AI PARTITI: «NON CANDIDATE PERSONE NON SPECCHIATE»

Corruzione, forte monito del ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri al mondo della politica sul tema spinosissmo della formazione delle liste elettorali. Il provvedimento sulla corruzione "e' gia' definito ed e' un segnale forte perche' i cittadini devono stare tranquilli. Ma serve anche un appello alla politica perche' non candidino persone che non sono specchiate". Lo ha detto, Cancellieri, arrivata a Casalecchio per partecipare alla rassegna culturale "Politicamente scorretto" curata dallo scrittore Carlo Lucarelli. Avvicinata dai giornalisti, Cancellieri ha poi affrontato altri temi sul tappeto del dibattio istituzionale. Primo fra tutti quello relativo agli scontri accaduti nei giorni scorsi. Primo problema quello dell'identificazione dei poliziotti. "Sono processi lunghi-ha spiegato Cancellieri-che richiedono riscontri, è una discussione abbastanza lunga, che prevede un eventuale percorso anche con un confronto sindacale. Sono tutte questioni che si sviluppano nel tempo". In ogni caso su questo il governo è impegnato: "Vogliamo dare un segnale forte perché i cittadini devono stare tranquilli". Sempre sul tema delle manifestazioni, dopo i disordini della settimana scorsa e la ''bella giornata in cui ha vinto la democrazia'' di ieri, secondo il ministro dell'Interno e' necessario lanciare ''un messaggio di rispetto reciproco''.Sul tema della criminalità organizzata infine il ministro dell'Interno ha parlato della necessità di una norma sulle imprese confiscate alle mafie, ha giudicato l'operazione di Milano importantissima e ha ammonito: "Bisogna tenere alta la guardia".
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sabato 24 novembre 2012


ROMA,PETARDI CONTRO MINISTERO ALCUNI STUDENTI:«DISTRUGGERE ISRAELE»STUDENTI IN PIAZZA ANCHE IN ALTRE CITTÀ D'ITALIA: PROTESTANO CONTRO I TAGLI ALLA SCUOLA E PER IL DIRITTO ALLO STUDIO

 ALCUNI MANIFESTANTI "ISRAELE VA DISTRUTTO" «Lo stato di Israele va distrutto». Lo hanno urlato alcuni manifestanti alla testa del corteo ora in Piazza Venezia e diretto al Colosseo. Lo slogan è stato seguito da urla e insulti, oltre a un coro di approvazione.BOTTIGLIE E PETARDI A MINISTERO GIUSTIZIA-Lancio di bottiglie e petardi contro il ministero della Giustizia a via Arenula dove sta sfilando il corteo degli studenti a Roma. Il ministero è protetto da blindati e un cordone delle forze dell'ordine. Durante il passaggio al megafono glistudenti hanno scandito i nomi delle «vittime della polizia: Carlo Giuliani e Gabriele Sandri» PISA, BRUCIATA BANDIERA DEL PD- A Pisa alcuni manifestanti hanno bruciato una bandiera del Pd. «Ci preoccupa che ci sia qualche gruppo o qualche singolo che vuole, come un apprendista stregone, sfruttare il disagio sociale di tanti cittadini che perdono il lavoro per colpa della recessione e le comprensibili proteste degli studenti e degli operatori della scuola in difesa della scuola pubblica». Lo affermano in una nota i segretari provinciale e cittadino del Pd di Pisa, Francesco Nocchi e Andrea Ferrante. «Bruciare in piazza la bandiera di un partito politico - aggiungono - è un gesto di enorme gravità, che ricorda momenti tristi e bui della nostra storia. Oltre che un'espressione di violenza e di intolleranza, è una manifestazione di inciviltà e povertà culturale. Non accettiamo un gesto di questo genere. C'è qualcuno che cerca di dare al disagio e alle proteste una veste violenta. Il Pd, in Parlamento e nel Paese, è il solo partito che si è impegnato per contrastare i progetti di riforma della scuola pubblica che riteneva inaccettabili e di riforma del mercato del lavoro che non condivideva». BERNOCCHI, 10MILA AL CORTEO COBAS- Cresciuto lungo il percorso che da piazza della Repubblica lo ha portato in piazza s. Andrea della Valle, il corteo dei Cobas in difesa della scuola dichiara 10mila partecipanti. «Sono entusiasta - ha affermato il portavoce Pietro Bernocchi - Quella di oggi è stata una giornata di massima democrazia, in cui quest'ultima ha fatto un passo importante, in un paese che ne ha tanto tanto bisogno».Quanto all'autorizzazione, ottenuta da parte delle Forze dell'Ordine, per la deviazione del percorso e l'arrivo a pochi passi da palazzo Madama, Bernocchi ha tenuto a sottolineare che «oggi siamo arrivati a 40 metri dal Senato dove lunedì si comincerà la discussione per la legge di instabilità. Perché - ha chiesto - non ci hanno fatto arrivare fin qui il 14 novembre? Perché l'Italia è l'unico paese dell'Europa occidentale nel quale non si può manifestare liberamente sotto i palazzi del Governo?». Riguardo infine alla mancata adesione alla manifestazione della Cgil, che ha scelto un presidio in piazza Farnese, il portavoce dei Cobas ha ricordato che «la Cgil non ha voluto manifestare con noi per paura di scontri. Invece è stata una manifestazione pacifica, come potrebbe e dovrebbe essere sempre se polizia e governo si comportassero come oggi». STUDENTI BLOCCATI DA FORZE DELL'ORDINE ALLA FINE DI CORSO VITTORIO-Roma, le forze dell'ordine stanno blindando la fine di corso Vittorio Emanuele, all'altezza del Lungotevere, dove sta arrivando latesta del corteo degli studenti. A corso Rinascimento un cordone di Finanzieri in tenuta anti-sommossa blocca il passaggio verso il Senato.STUDENTI, IN PIAZZA DA TREVISO A PALERMO PER CAMBIAMENTO- In una nota congiunta la rete degli studenti medi e l'unione degli universitari scrivono: «Oggi, 24 novembre, in concomitanza con lo sciopero generale della scuola, anche gli studenti italiani sono in piazza, per denunciare le drammatiche condizioni delle scuole e delle università. Le scuole cadono a pezzi, una su due non è a norma e un istituto su dieci è ospitato da privati. l'università vive un aumento delle tasse che negli ultimi 10 anni è stato del 75%, 45 mila studenti sono senza borsa di studio, anche se ne hanno diritto inquanto capaci e meritevoli ma privi di mezzi». «Siamo in piazza, da Treviso a Palermo - spiega Daniele Lanni, portavoce nazionale della rete degli studenti medi - , al grido di 'siamo il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo', con cortei oceanici ovunque. Vogliamo fermare il disegno di legge Aprea, vogliamo una legge quadro nazionale sul diritto allo studio. vogliamo un cambiamento vero nel nostro paese, partendo da noi». Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell'unione degli universitari spiega: «Oggi gli studenti sono in piazza al fianco dei lavoratori della scuola perché abbiamo bisogno di cambiare questo paese, partendo dagli investimenti su scuola, università e cultura. non siamo disposti ad aspettare, il cambiamento del nostro paese deve iniziare oggi e le folle oceaniche che sono in piazza in tutta italia sono il grido di speranza della nostra generazione».ROMA, FORZE ORDINE BLOCCANO ACCESSO A LUNGOTEVERE- Il corteo di studenti è alla fine di corso Vittorio Emanuele, a Roma. Le forze dell'ordine al momento bloccano l'accesso al Lungotevere con due blindati e un ingente schieramento di uomini. ROMA, CAMIONETTE POLIZIA FANNO PASSARE CORTEO A CORSO VITTORIO- Le camionette della Polizia si sono spostate da Corso Vittorio per lasciare passare il lungo corteo degli studenti e dei Cobas, salutate dagli applausi dei manifestanti. Ora il corteo percorre Corso Vittorio in direzione di piazza della Chiesa nuova. ROMA, CORTEO STUDENTI SI UNISCE A COBAS - Il corteo degli studenti, dopo aver raggiunto Piazza Venezia, ha proseguito a piazza del Gesù, piazza di Torre Argentina e Corso Rinascimento e si è unito a quello dei Cobas. Vanno verso il Lungotevere. Chiuse dalla polizia le strade laterali di accesso a Parlamento e Senato.PISA; CORTEO SU AURELIA, TRAFFICO IN TILT PER UN'ORA-Traffico bloccato per circa un'ora sull'Aurelia a Pisa a causa del corteo studentesco e dei Cobas che da stamani sta sfilando per le vie della città. Il serpentone con circa 250 manifestanti dopo avere attraversato il centro e avere sostato alcuni minuti davanti alla sede chiusa di Confindustria, ha invaso l'Aurelia provocando forti rallentamenti al transito dei veicoli. Dopo quasi un’ora studenti e militanti dei Cobas hanno ripreso la marcia verso il centro e attraversato di nuovo i lungarni fino a sciogliere la manifestazione in pieno centro storico.ROMA,LE STRADE CHIUSE E LE LINEE DEVIATE-Nell’aggiornamento delle 12.45,l'Agenzia per la mobilità di Roma fa sapere che il corteo dei Cobas si trova in via dell'Aracoeli e si sta dirigendo verso piazza Sant'Andrea della Valle. Chiuse tutte le strade di accesso a piazza Venezia, corso Vittorio Emanuele II e corso Rinascimento.Per quanto riguarda la manifestazione degli studenti partita da Piramide,il corteo si trova sul Lungotevere in direzione piazza Venezia.Deviate le linee della zona. Linea tram 3 ripristinata su intero percorso. La linea 116 risulta ancora deviata in corso Vittorio Emanuele II a causa della manifestazione della Cgil a piazza Farnese.STUDENTI A ROMA:”OLTRE 20MILA IN PIAZZA VENEZIA”Gli studenti sono arrivati a piazza dell'Ara Coeli Roma.«Siamo oltre 20mila in piazza»,dicono gli studenti che da stamattina sfilano in corteo per le vie della Capitale in protesta contro i tagli alla scuola,alla ricerca e per il diritto allo studio.Gli studenti sono a piazza dell'Ara Coeli,nei pressi di via Vittorio Emanuele,e dovrebbero arrivare a piazza Sant'Andrea della Valle,a pochi metri dal Senato.Per ora tutto tranquillo. Dopo avere percorso il Lungotevere, teatro degli scontri del 14 novembre, una volta arrivati a Piazza Venezia «decideremo cosa fare», dicono alle agenzie.Ma resta l'intenzione di «arrivare ai palazzi del potere».FIRENZE, STUDENTI OCCUPANO BINARIO: BLOCCATI TRENI-A Firenze un gruppo di circa duecento studenti si è staccato dal corteo principale ed è entrato nella stazione centrale di Firenze durante la manifestazione di protesta in centro. Un centinaio si è seduta sul binario 10 di Santa Maria Novella, davanti al treno Frecciargento che era in partenza per Venezia. Limitata la circolazione ferroviaria da circa tre quarti d'ora per motivi di sicurezza. Risultano in orario i treni a lunga percorrenza, fermi i regionali.LE STUDENTESSE: 'PICCHIAMI SONO UNA DONNA'«Picchiami, sono una donna», recita uno striscione rosa, retto solo da studentesse passate alla testa del corteo degli studenti. Le ragazze inscenano una corsa davanti alle forze dell'ordine.Lo sprint ricorda una carica.Pacifica ovviamente.Le studentesse spiegano di voler ricordare così la giornata contro la violenza sulla donne che si celebra domani.Intanto la manifestazione, dopo aver percorso via della Marmorata,è sul Lungotevere in direzione Bocca della Verità.BLITZ DONNE, FORBICI PER DIFENDERCI DA VIOLENZA-Durante la manifestazione, giunta sul Lungotevere, un gruppo di studentesse e precarie ha esposto uno striscione rosa dalla scritta: «Picchiami sono una donna».Le manifestanti espongono anche dei cartelli con la scritta «l'autodifesa non è violenza» con l'immaginedi alcune forbici.L'iniziativa è stata messa in atto in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne,che ricorre domani. In un flash mob è stato rivendicato il diritto «alla difesa dagli uomini violenti anche con le forbici».COBAS VERSO IL SENATO- I manifestanti del corteo dei Cobas sono arrivati a piazza Venezia, dove stanno sostando.Al megafono uno di loro ha annunciato: «attraversiamo la piazza diretti al Senato, a Sant' Andrea della Valle». Il corteo, dunque, non si fermerà a piazza SS. Apostoli come previsto. «La polizia ha accordato l'allungamento del percorso, fino a piazza Sant'Andrea della Valle - spiega il portavoce nazionale del Cobas, Piero Bernocchi-gli studenti stanno ancora a Testaccio, noi ci avviamo». STUDENTI SFILANO CON SCOLAPASTA IN TESTA-Scolapasta in testa per polemizzare contro le dichiarazioni del prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro,che ieri ha annunciato denunce contro chi avesse partecipato al corteo di oggi con il casco in testa.Alcuni studenti sfilano indossando scodelle al posto dei caschi.STUDENTI: LA CULTURA NON SI VENDE«La cultura non si vende».Questo è scritto su uno striscione che gli studenti hanno affisso davanti al Macro-Museo d'Arte contemporanea di Roma. Un altro cartello è stato messo davanti a 'Porta futuro', ovvero l'agenzia di orientamento al lavoro della Provincia di Roma: «il futuro non è uno slogan' e accanto la A di anarchia.
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venerdì 23 novembre 2012


LA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA HA PROCLAMATO PER LUNEDÌ PROSSIMO LO SCIOPERO DEI GIORNALISTI TELEVISIVI E DELLA CARTA STAMPATA CONTRO LE NORME DEL DDL DIFFAMAZIONE


La Fnsi conferma dunque lo sciopero dei giornalisti per lunedì 26 novembre. L'astensione dal lavoro scatta per protesta controil provvedimento sulla diffamazione all'esame del Senato e che prevederebbe anche il carcere per i giornalisti condannati. La Fnsi parla di «sciopero inevitabile» di fronte all'atteggiamento delle forze politiche in merito alla delicata questione e parla anche di attacco diretto alla stampa e al diritto di informare, oltre che di messa in discussione del diritto dei cittadini ad essere informati. È in preparazione il documento con cui la Federazione nazionale della stampa indicherà le modalità attraverso cui lo sciopero sarà attuato. L'astensione dal lavoro riguarderà anche la Rai, pur non rispettando - da parte della Fnsi - la procedura che prevede un preavviso di dieci giorni nel caso di coinvolgimento del servizio pubblico. Come annunciato ieri dal segretario generale della Fnsi Franco Siddi durante il congresso nazionale dell'Usigrai a Salerno, il sindacato è pronto ad assumersi la responsabilità che ne deriverà con il mancato preavviso in relazione allo sciopero dei giornalisti Rai, pagando le eventuali multe.COMUNICATO FNSI «I giornalisti italiani hanno proclamato, per il 26 novembre prossimo, la giornata del silenzio dell'informazione per protestare contro il progetto di legge sulla diffamazione, in discussione al Senato, che si va configurando come un disegno di aggressione a un'intera categoria professionale senza riparare eventuali lesioni della dignità e dell'onore delle persone per errori o orrori di stampa». A comunicarlo è la Federazione nazionale della stampa in una nota in cui precisa anche le modalità dell'astensione dal lavoro. «Si tratta di una protesta inevitabile - continua il sindacato dei giornalisti - dopo l' emendamento approvato oggi, in contrasto anche con il Governo che aveva opposto un suo no tecnico per l' incostituzionalità sostanziale di norme che modificano irritualmente il codice penale, le regole sulla stampa e non garantiscono equilibrio tra diritti costituzionalmente protetti: quello all'informazione indipendente e libera dovuta ai cittadini e la tutela della dignità delle persone. Con il carcere possibile solo per tutti i giornalisti italiani, alimentando differenze e disparità di attenzione, si crea un mostro giuridico che non risolve alcun problema di interesse pubblico. Di contro si realizza, con un atto di ingiustizia palese, una minaccia e una grave intimidazione che mortificano il giornalismo investigativo tutto, limitandone possibilità di ricerca e proposta di verità. Per queste ragioni, per richiedere al Parlamento, in adesione piena ai principi costituzionali di convivenza, di bloccare questo disegno di legge insensata e brutale e perchè sia riformata la legislazione sulla libertà dei cittadini e dei giornalisti, introducendo la rettifica documentata, vincolante e riparatrice, e il Giurì per la lealtà dell'informazione, i giornalisti sono chiamati allo sciopero nella giornata di lunedì 26».SCIOPERO, LE MODALITA' I giornalisti italiani si asterranno dal lavoro con le seguenti modalità:- i giornalisti dei quotidiani, dei service e delle strutture sinergiche nazionali e locali si asterranno dal lavoro nella giornata di lunedì 26 novembre per impedire l'uscita dei quotidiani nella giornata di martedì 27 novembre; - i giornalisti delle agenzie di stampa si asterranno dal lavoro dalle ore 07.00 di lunedì 26 novembre alle ore 07.00 di martedì 27 novembre; - i giornalisti delle testate web e dei siti on-line, ancorchè collegate a testate stampate, quotidiane o periodiche, si asterranno dal lavoro dalle ore 06.00 di lunedì 26 novembre alle ore 06.00 di martedì 27 novembre. I comitati ed i fiduciari di redazione delle stesse testate e degli stessi siti sono chiamati a verificare, con le rispettive direzioni, la possibilità di oscurare nella stessa giornata la parte informativa della testata o del sito sostituendola con comunicati, immagini illustrative ed informazioni sulle iniziative sindacali per il diritto di cronacae il diritto dei cittadini all'informazione; - i giornalisti free-lance, i collaboratori ed i corrispondenti si asterranno dal lavoro secondo le modalità previste per i giornalisti della testata per la quale prestano la loro opera;- i giornalisti degli uffici stampa si asterranno dal lavoro per l'intera giornata di lunedì 26 novembre;- i giornalisti dell'emittenza radiotelevisiva pubblica e privata analogica e digitale, nazionale e locale, dei giornali telematici, dei siti web, dei portali internet e dei canali tematici satellitari legati o no a network terrestri si asterranno dal lavoro a partire dalle ore 06.00 di lunedì 26 novembre alle ore 06.00 di martedì 27 novembre. Nel corso della manifestazione del silenzio, nelle emittenti radiotelevisive, saranno assicurati soltanto i notiziari in forma ridotta previsti da eventuali accordi aziendali. Pertanto, si prevede che non vada in onda nessuna trasmissione o rubrica giornalistica, che abbiano come conduttori o protagonisti giornalisti, nè avvenimenti sportivi con la cronaca di giornalisti. In ogni caso sarà assicurata la presenza dei comitati di redazione in tutte le redazioni al fine di predisporre notiziari straordinari in presenza di eventi di particolare gravità e interesse per l'utenza; - i giornalisti dei periodici parteciperanno alla giornata del silenzio con astensione dalle prestazioni e sospensione dell'aggiornamento degli eventuali siti web della loro testata il giorno 26 novembre p.v. I comitati e fiduciari di redazione delle testate periodiche sono altresì chiamati a richiedere la pubblicazione sul primo numero utile della loro testata di comunicati sulle motivazioni della giornata del silenzio e a sollecitare le rispettive direzioni perchè siano fatti conoscere ai lettori i motivi della protesta».
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giovedì 22 novembre 2012


GIALLO SPINELLI PRIMI INTERROGATORI DEI COMPONENTI DELLA BANDA SPUNTA UNA TALPA LEGATA AL GIRO DI ARCORE

Dicono di aver deciso di collaborare. La banda che ha sequestrato il ragionier Spinelli, l’ufficiale pagatore delle serate ad Arcore, comincia a rispondere alle domande della pubblica accusa. È un momento delicatissimo per le indagini. I verbali sono stati subito secretati dall’aggiunto Boccassini e dal pm Storari. I riscontri sono scattati immediatamente: sui soldi, 8 milioni finiti forse in Svizzera, e sulla tipologia della merce al centro della compravendita.  Ma Silvio ha visto il dossier su Fini e De Benedetti? Evapora ora dopo ora l’ipotesi iniziale che parlava di un dossier favorevole a Berlusconi, tale da ribaltare a suo favore il risarcimento milionario sul Lodo Mondadori. Emergono invece sempre maggiori indizi che portano ad Arcore. O meglio, al giro delle serate di Arcore. E a una talpa, qualcuno del giro, forse il regista e il mandante di tutta l’operazione che molto probabilmente la sera stessa del 15 ottobre, nelle ore del sequestro, consegna a Leone e Maier la pen drive e il cd, per cui sono stati chiesti 35 milioni, che ancora oggi non sono stati trovati e di cui nessuno dice di conoscerne il contenuto. «Nulla è ancora chiaro in questa vicenda» ammette l procuratore Edmondo Bruti Liberati. Significa che tutte le piste vengono setacciate in queste ore: il ricatto, la compravendita di materiale che scotta (ma relativo a che cosa?), la truffa finita male (per i malviventi). «Possiamo dire - butta là il procuratore - che forse nessuno si aspettava che noi saremmo riusciti ad identificare i componenti della banda così in fretta». Le immagini delle telecamere degli esercizi pubblici, soprattutto bar e stazioni, decisive per identificare Leone e compagni, «muoiono», vengono cancellate automaticamente dopo circa una settimana. Polizia giudiziaria e squadra mobile sono arrivate giusto in tempo, nonostante le 31 ore di ritardo nella denuncia, per recuperare quei fotogrammi e assegnare un nome e un cognome, incrociando schede telefoniche, immagini e targhe di auto, ai componenti della banda. Decisive le dichiarazioni di Francesco Leone e Alessio Maier. Devono chiarire prima di tutto cosa ci facevano sotto l’ufficio di Spinelli a Segrate dalle 22 e 11 alle 23 e 18 minuti della sera del 15 ottobre. Ore in cui Spinelli e la signora Anna sono già nelle mani di Marius Anuta, 29 anni, e Ilirjan Tanko, entrambi albanesi. I due infatti fanno irruzione nell’ appartamento di Bresso alle 21 e 45 di lunedì 15 ottobre. Marius è il «buono» del gruppo, quello che si preoccupa di tranquillizzare la signora Anna («sia tranquilla signora, anch’io ho una mamma»), le fa stringere il rosario e quando li mandano a dormire li copre con una coperta. Ieri ha risposto alle domande del gip e ritaglia per sè un ruolo di comprimario. Spinelli e signora raccontano a verbale che una volta immobilizzati in casa, i due con il volto coperto da un passamontagna hanno spiegato di non voler nè rubare nè fare del male, «dobbiamo aspettare l’arrivo di una persona che deve portare del materiale». Fino alle due del mattino, quando arriva Francesco Leone. L’indagine sulle celle telefoniche traccia tempi e percorsi. Emerge così che le utenze telefoniche usate da Leone e Maier lasciano la cella di Segrate, e quindi la zona dove insiste l’ufficio di Spinelli, indirizzo tutt’oggi frequentato dalle ragazze di Arcore che Berlusconi stipendia ogni mese con 2.500 euro, alle 23 e 18 del 15 ottobre. Restano lì oltre un’ora. Perchè? L’ipotesi è che sia avvenuta in quel momento la consegna a Leone del dossier informatico dal valore di 35 milioni. È un fatto, anche questo documentato dalle celle, che Leone e Maier arrivano a Bresso, dove abita Spinelli, a mezzanotte e 18 minuti del 16 ottobre. Entrano in casa almeno un’ora dopo. Perchè? Spinelli racconta a verbale che Leone ha con sè una pen drive e un cd con un filmato di 7 ore e 41 minuti. In casa del ragioniere, però, non esiste un computer compatibile con la lettura dei supporti informatici. E alla fine nessuno vedrà il contenuto.Viene mostrato a Spinelli solo un foglio sgualcito formato A4 dove sopra sarebbero stati scritti i nomi dei giudici impegnati nel Lodo Mondadori. Tra questi anche il giudice Forno, «quel nome me lo ricordo bene», commenta Spinelli a verbale. Forno è infatti l’aggiunto che per primo interroga Ruby nell’estate 2010. Chi ha infilato il nome di quel giudice in mezzo al Lodo Mondadori e a Fini (il presidente della Camera, ha riferito Spinelli, avrebbe pregato i giudici del Lodo di inguaiare l’ex premier) sicuramente conosce le ossessioni del Cavaliere. Ma le ha mescolate in modo sbagliato prima ancora che inverosimile.La mattina del 16 ottobre, alle 10 e 11 minuti, la banda lascia casa Spinelli. Nei fatti scompare se si esclude una telefonata del 17 intorno alle 15 dove Spinelli comunica che non si può fare l’affare. Inizia, la mattina stessa del 16 quando il ragioniere va ad Arcore, quel buco di 31 ore di ritardo nel fare la denuncia. Che sarà presentata solo alle 16 e 22 del 17 ottobre. Un fax firmato Ghedini-Longo direttamente all’ufficio del procuratore. Il ritardo di 31 ore resta il mistero principale della storia. Con i soldi introvabili.Ghedini nega ogni dietrologia, «tutto in regola». Cosa succede ad Arcore e nella località segreta dove vengono portati i coniugi Spinelli il 16 e il 17 ottobre? Viene, forse, visionato un video poi ritenuto non pericoloso tanto che si procede alla denuncia? È un fatto che Berlusconi annulla i suoi impegni istituzionali, pranzo con Monti e congresso Ppe, per restare ad Arcore. E che Leone, sorvegliato speciale dopo una vecchia condanna, detto u’uastat, lo sciroccato negli ambienti della mala barese, ha conoscenze nel giro delle signore amiche di Tarantini, l’ennesimo ruffiano per le cene del Cavaliere.
                                                                                            d.c.r.m.p.s.
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mercoledì 21 novembre 2012


COUNT DOWN PER IL «SIC SUPERMOTO DAY» A LATINA L’1 E 2 DICEMBRE IN MEMORIA DEL GRANDE CAMPIONE DEL MOTOCICLISMO MARCO SIMONCELLI ANCHE VALENTINO ROSSI HA CONFERMATO LA SUA PRESENZA

di Sergio Conti

Sabato 1 e domenica 2 dicembre la Supermoto tornerà sul circuito internazionale Il Sagittario di Latina, teatro da un decennio di gare internazionali e mondiali della specialità, e lo farà per una manifestazione dal forte impatto emotivo. «Sic Supermoto Day» è un weekend di sport voluto da Federico Capogna, apprezzato organizzatore e direttore di gara frusinate che ha deciso di mettere a frutto la sua passione per le gare, come lui stesso dichiara: «E’ da aprile che lavoro a questa gara a favore della Fondazione Marco Simoncelli, ringrazio Paolo Simoncelli (papà di Marco) per la fiducia che mi ha dato e ribadisco che tutto l'incasso proveniente dalle iscrizioni gara e gli incassi della biglietteria, tolte le tasse, verrà devoluto alla Fondazione Simoncelli». Sarà stato un allestimento impegnativo, soprattutto mettere insieme tutte queste stelle del motociclismo? «Si è vero, sono stanchissimo, ma ogni giorno ricevere telefonate e mail da parte di tantissimi amici del SIC, mi carica e mi manda avanti, per questo vorrei riservare un grazie particolare a tutti i piloti, nessuno escluso, che partecipano a questa gara. In questo periodo ho parlato un pò con tutti e tutti mi hanno detto voglio correre per Marco, mi scuso con coloro che ci hanno chiesto di correre e non abbiamo potuto accontentarli poiché le griglie sono complete, anzi abbiamo delle riserve. Un grazie anche al Circuito Il Sagittario, al Moto Club Zeta Team e al 747 Motorsport per l'aiuto che mi stanno dando e a tutte quelle persone che lavorano nell'ombra ma stanno rendendo grande questo evento». L’occasione servirà per ricordare Marco Simoncelli, uno dei più grandi piloti italiani di MotoGP, a poco più di un anno dal terribile incidente di Sepang, in Malesia, che gli è costato la vita a soli 24 anni. Era il 23 ottobre 2011 e da allora Marco, il Sic, il ragazzo genuino che è stato accolto nel cuore di tutti è entrato per sempre nella storia del motociclismo. Per questo Federico Capogna, con il patrocinio della FMI, del Comune e della Provincia di Latina, ha messo in moto la macchina organizzativa che chiamerà a raduno migliaia di «amici del Sic» per far sentire la loro vicinanza in questa gara di Supermoto a coppie, devolvendo completamente alla fonazione di Marco Simoncelli l’incasso dei due giorni. Il Sic Supermoto Day. La formula della manifestazione è accattivante: una coppia formata da uno specialista della Supermoto e da uno specialista della MotoGP o SBK o Motocross, si alternerà in una gara di endurance della durata di 58 giri. Della Supermoto saranno presenti molti dei campioni del mondo e nazionali da Lazzarini, Beltrami e Ravaglia freschi iridati nel SMON, a Gozzini, Verderosa, gli ex iridati Adrien Chareyre, Van Den Bosch, Chambon, così come Hermunen, Vermeulen e tutti i migliori italiani, ma anche gli stellari nomi delle altre specialità, con il fresco iridato della SBK Max Biaggi, Dovizioso, Pasini, Fabrizio, Scassa, Allessia e Alessandro Polita, Gramigni, Baiocco, Russo, Savadori, Bartolini e tanti altri in lista. Ospiti a gogò non solo tra le fila dei piloti con Meda e DJ Ringo che hanno deciso di salire in sella, ma anche Sanchini, Di Pillo e Beltramo che affiancheranno la cabina speaker. Hanno dato la loro adesione anche alcuni protagonisti delle fiction e personaggi del mondo dello spettacolo e del cinema, che non vogliono perdersi questa bella manifestazione per il Sic. Il programma prevede grandi spettacoli il sabato con Loris Capirossi che sarà in pista per deliziare i presenti con il Drifting, il traverso che piace sia a chi lo esegue alla guida sia a chi lo guarda. Spettacoli anche di acrobazia con Didi Bizzarro e con il Freestyle Ciccio White sia sabato che domenica. Ovviamente presente nei due giorni anche la famiglia Simoncelli al completo, e per l’occasione sarà a Latina anche il capotecnico del compianto campione di Coriano, Aligi Deganello.A completare il programma dell’evento laziale, il più importante dell’area pontina che festeggia proprio adesso gli 80 anni dalla nascita della città, ci sarà anche una interessante gara nazionale di Super Riders con gli specialisti della derapata che si sfideranno anche loro, a coppie, sulla lunghezza di 58 giri.Sic Supermoto Day è destinata, dunque, a diventare una grande festa del motociclismo in onore del Sic, e tutti vogliono esserci, come dimostrano le vendite dei biglietti che stanno dando fondo alle disponibilità fissate dagli organizzatori, sopratutto per la giornata di domenica, mentre per il sabato vi sono ancora biglietti. Prezzi a partire da € 20 per il sabato e € 30 la domenica. Ridotti FMI (300 biglietti sia sabato che domenica), non vendibili in prevendita, € 17 sabato e € 25 domenica. Per conoscere nel dettaglio i prezzi dei biglietti e le modalità di acquisto, è sufficiente collegarsi alla pagina Facebook: "SIC SUPERMOTO DAY 2012". IL PROGRAMMA DEI DUE GIORNI: Il sabato sono previste prove libere dalle ore 12, con spettacoli di Freestyle con Ciccio White, Drifting con Loris Capirossi,show con Didi Bizzarro e sessione autografi. Altre prove libere e prove di qualifica per All Stars e Super Riders dalle ore 11,50 in poi.La domenica warm up e gare dalle ore 9,00 per i due gruppi: All Stars con i big del motociclismo e Super Riders con tutti gli altri con le varie fasi che ci porteranno a conoscere i protagonisti assoluti di questa prima edizione del Sic Supermoto Day. Durante le pause spettacoli di Freestyle con Ciccio White, Drifting e show con Didi Bizzarro. COME RAGGIUNGERE IL CIRCUITO INTERNAZIONALE IL SAGITTARIO Via Pontina, 338 - Km 81.300 - 04010 Latina Provenienza Firenze A1: All’ uscita Roma Nord prendere il Grande Raccordo Anulare direzione Ciampino con uscita 26 blu per Latina - Pomezia. Alla finne delle 4 corsie prendere direzione Napoli.Provenienza Napoli A1:All’uscita Frosinone prendere la Monti Lepini e arrivare a Ceriara di Sezze, quindi girare a sinistra direzione Pontinia e raggiungere la S.S. Pontina direzione Latina.
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martedì 20 novembre 2012


SPINELLI, MA IL DOSSIER SU FINI E DE BENEDETTI, SILVIO L’HA VISTO?SEQUESTRO-LAMPO PER IL RAGIONIERE DI BERLUSCONI: VOLEVANO 35 MILIONI PER DOCUMENTI SUL LODO MONDADORI.  IL FATTO DENUNCIATO CON 24 ORE DI RITARDO: 6 ARRESTI. GIALLO SU 8 MLN DI EURO DI RISCATTO


«Dissi a Berlusconi che il filmato con Fini e i magistrati era autentico e che queste persone erano disposte a cederlo in cambio di una grossa somma di denaro, 35 milioni, il 6% di 560 milioni di euro la cifra che la Fininvest era stata condannata a pagare».  Ecco chi è Spinelli, il "bancomat" delle "olgettine". Giuseppe Spinelli viene sentito dalla polizia giudiziaria il 17 ottobre e srotola un verbale di sei pagine che fa acqua da tutte le parti, per la dinamica dei fatti e per il contenuto del misterioso dossier anti De Benedetti. Un verbale, e una storia, che racconta l’ennesimo ricatto estorsione con relativa offerta di materiale esplosivo di cui è costellata la vita dell’ex premier negli ultimi anni. I dossier di Lavitola su Fini, il giro di donne di Tarantini, le pen drive e le intercettazioni rubate sul caso Unipol offerte sotto l’albero di Natale dall’imprenditore Fabrizio Favata: tutte vicende per cui sono in corso processi e indagini e dove il Cavaliere in un modo o nell’altro è sempre parte offesa. Bersaglio di faccendieri senza scrupoli e di appetiti illegali. Un uomo costantemente sotto ricatto. Questo volta tocca al fedelissimo Spinaus, come lo chiamavano Nicole Minetti e le altre olgettine, inesauribile bancomat di vizi, molti, e virtù (meno). Il dossier di turno riguarda il nemico storico del Cavaliere, l’ingegner Carlo De Benedetti. E sfiora un altro assillo del Cav, Gianfranco Fini. Racconta Spinelli che il Capo della banda «mi ha fatto vedere un foglio A4 un po’ ingiallito e sgualcito su cui c’era scritto in alto Lodo Mondadori, De Benedetti, l’indicazione di due avvocati di cui una donna, i nominativi dei magistrati di primo grado, il dottor Forno, questo nome lo ricordo bene, secondo grado, c’era il nome di un presidente e di un giudice a latere ma non ricordo i nomi dei magistrati indicati». Nello stesso foglio, una sorta di indice che rinvia a un materiale più corposo, è scritto anche «di una cena di Fini con i magistrati e i nominativi». Il testo del foglio A4 - l’unica cosa realmente vista dal ragioniere - finisce qua. «Mentre leggevo - racconta ancora Spinelli - il terzo uomo mi dice a voce che nel corso di questa cena Fini avrebbe parlato ai magistrati pregandolo di aiutarlo a mettere in difficoltà Berlusconi e che per questo (Fini, ndr) gli sarebbe stato grato tutta la vita». Mentre parla, il Capo della banda «estrae dalla tasca e appoggia sulla testata del divano una chiavetta e un Dvd dicendomi che in quei supporti informatici c’erano sette ore e 41 minuti di registrazione di cose che avrebbero danneggiato De Benedetti sempre in relazione alla vicenda del Lodo Mondadori». Il verbale prosegue con l’esilarante racconto di come la banda e il ragionieri non siano riusciti in alcun modo a visionare né la pen drive nè il dvd. A casa Spinelli non esistono computer o altro in grado di leggere quel materiale. Gli albanesi riescono, notte tempo, e mentre fanno riposare i coniugi nella loro camera da letto «rimboccando loro la coperta (sic), ad accendere il computer della figlia. Tutto inutile. Il dossier è lì con tutto il suo carico di prova dal valore di 35 milioni ma nessuno riesce a vederlo. Almeno così sembra. Ma la verità potrebbe essere diversa. Spinelli racconta che Berlusconi e Ghedini «si mettono a ridere per quella frase riportata e cioè che Fini avrebbe dichiarato che sarebbe stato grato a vita se i magistrati lo avessero aiutato». Dicono che «non è nello stile di Fini» e che dunque tutta sta roba «poteva essere un falso». Spinelli riferisce ai sequestratori che «l’operazione si può fare ma prima bisogna vedere le carte». Vedere cammello, la prima regola di ogni commercio. «Mi spesi molto con il Cavaliere dicendo che si doveva fidare di me, che quello che avevo visto (ma in realtà Spinelli non ha mai visto nulla, ndr) era valido e che conveniva pagare. Per questo mi convocò ad Arcore e lui avrebbe rinviato i suoi impegni». Fin qui lo stentato verbale di Spinelli. Il punto è che il ragioniere va ad Arcore la mattina del 16. A mani vuote, però. Almeno così risulta. È vero anche che Berlusconi annulla per quel giorno e quello a seguire tutti i suoi impegni. Che per 24 ore Spinelli sparisce in località segreta con la scorta del Cavaliere. Che la denuncia del sequestro arriva 36 ore dopo i fatti. E che nelle cassette di sicurezza della banda compaiono 8 milioni di euro. C’è parecchio da scoprire, ancora.                                                                                  d.c.r.m.p.s.
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