domenica 13 dicembre 2009

COMIZIO DI BERLUSCONI: COLPITO DA UN MANIFESTANTE

Era iniziato sulle note di “Meno male che Silvio c’è”, il comizio a Milano di Silvio Berlusconi concluso con un piccolo parapiglia. Il premier mentre andava via è stato colpito da un oggetto metallico brandito da un manifestante. Sembra si trattasse di una piccola riproduzione del Duomo di metallo. L'oggetto ha colpito il premier al labbro provocandogli una ferita. Berlusconi a quel punto è andato alla sua macchina ed è stato portato via. Il manifestante, un 45enne, è stato subito fermato dalla polizia e portato in questura. Avrebbe urlato "non sono nessuno...". «Dovete essere proprio matti a venire qui di domenica sera con questo freddo - erano state le prime parole pronunciate da Berlusconi verso la folla che sventolava bandiere tricolori e del partito - così rischiate di prendervi un accidente». «Solo per te presidente!», la risposta gridata in direzione del premier da diverse persone. «La maggioranza è forte, il governo funziona» ha detto subito il presidente del Consiglio. «Il Pdl è un partito democratico, tutte le decisioni vengono prese dagli organi preposti, non siamo un'oligarchia in cui decidono una o due persone». E poi si è augurato di avere almeno un milione di tessere. «Pensavamo che una campagna di tesseramento non fosse necessaria perché chiunque vota per noi e ama la libertà è tesserato, ma siccome viviamo in un momento di disinformazione totale» ci abbiamo ripensato, osserva. «Virgolettano frasi che non mi sono mai sognato di dire - prosegue - e fanno piovere su di me accuse diverse». Un gruppo di manifestanti di sinistra ha dato vita ad una contestazione in piazza Duomo nei confronti di Silvio Berlusconi scontrandosi verbalmente con i sostenitori del premier. «Noi queste cose non le faremmo mai con voi - ha replicato il premier - per questo dobbiamo contrapporci a voi». I due gruppi di contestatori e sostenitori di Berlusconi sono divisi dai cordoni delle forze dell'ordine. Il premier ha anche attaccato la Rai. «La tv di Stato, con i soldi di tutti, attacca governo e maggioranza, è l'unica tv al mondo che lo fa». E sulla Mafia ha detto stiamo facendo una lotta senza quartiere. «La sinistra, al contrario delle sinistre europee, in Italia è ancora fortemente impregnata dei principi del marxismo. Sono sempre gli stessi». In seguito alle contestazioni al premier alcuni militanti della Giovane Italia, impegnati nel servizio d'ordine, sono venuti alle mani con i contestatori: per sedare gli animi è intervenuta la polizia e la calma è tornata poco dopo. Il premier ha poi continuato parlando ancora di Mafia elencando i presunti successi del governo. «Questa è l'antimafia dei fatti contro l'antimafia delle calunnie e delle menzogne». E ancora sui giudici: «Non si possono accettare che ci siano dei giudici politicizzati che intervengono sull'azione del Parlamento, sull'iter delle leggi». Ancora, non si può accettare «che giudici politicizzati possano intervenire sul Parlamento cercando di influenzarne le decisioni» durante l'iter delle leggi o facendo «ricorso ad una corte», cioè quella Costituzionale composta da uomini che «provengono dalla sinistra». «Questi non sono attacchi - ha sottolineato - ma una fotografia di una situazione preoccupante». «Bossi è un alleato leale a cui siamo legati da amicizia e affetto». E anche per questa ragione, ha detto Berlusconi, «dobbiamo essere sereni e sicuri».E poi i soliti sondaggi. "Il governo ha il gradimento del 55% degli italiani, il presidente del Consiglio del 63% e il Pdl è vicino al 40%". Insomma, un già visto. L'unica vera notizia è la candidatura di Roberto Formigoni come governatore della Lombardia. Per il resto ancora battute sessiste. Una nei confronti della giovane Pamela tesserata numero uno per Giovine Italia. Berlusconi prima di passarle la parola e consegnarli la tessera le ha chiesto il numero di telefono. Il comizio si è chiuso con il coordinatore regionale della Lombardia del Pdl Guido Podestà, che è anche presidente della Provincia di Milano, che ha consegnato a Silvio Berlusconi la tessera numero uno del Popolo della Libertà.

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sabato 12 dicembre 2009

CASINI: «UN FRONTE ANTI BERLUSCONI. FINI? CI SARANNO SORPRESE». E IL PD APPREZZA

Pier Ferdinando Casini lancia il guanto di sfida a Silvio Berlusconi: se il premier scegliesse di andare al voto anticipato, potrebbe trovarsi davanti uno schieramento unico dell'opposizione in difesa della democrazia. «Se Berlusconi pensa di trasformare la democrazia italiana in una una monarchia, attaccando Napolitano e la Consulta, avrà risposte dure, nette, univoche e ci saranno sorprese», ha detto il leader dell'Udc a margine dell'assemblea del Movimento cristiano dei lavoratori, in corso a Roma. Ufficialmente l'appello a unire le forze è rivolto a Pd e Idv, ma inevitabile che il pensiero corra anche a Gianfranco Fini dopo la durissima polemica degli ultimi tempi con il presidente del Consiglio. «Io mi auguro che questa partita non si giochi e che Berlusconi risolva i problemi del Paese, ma se pensa di utilizzare la questione giudiziaria per trasformare la nostra democrazia, avrà delle sorprese», ha risposto sibillino Casini a una domanda sul possIbile coinvolgimento di Fini nello schieramento. Dal canto suo, il presidente della Camera non è voluto entrare nella questione, ma non ha rinunciato a una nuova frecciata polemica a Berlusconi. «Credo che sia giusto, quando si rappresenta l'Italia all'estero o comunque in un consesso internazionale, astenersi da qualsiasi commento che riguarda la politica italiana», ha detto da Stoccolma.Molti i commenti sul ballon d'essai lanciato da Casini. «Io non ci credo, non credo che Casini ceda all'antiberlusconismo di maniera», ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Per Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, quella dell'ex presidente della Camera è «una sortita sconcertante e grave». Non vede spazi di manovra Claudio Scajola: «C'è un governo solido che va avanti e che ha la maggioranza degli italiani», ha assicurato il ministro per lo Sviluppo economico. E dal fronte della sinistra arrivano le prime aperture. «Siamo d'accordo per uno schieramento che metta insieme tutte le forze anti Berlusconi ma a patto che si faccia una legge elettorale che riporti il Paese al proporzionale», ha detto Paolo Ferrero. Bersani e Franceschini hanno commentato positivamente le parole di Casini.
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40 ANNI DI CICLISMO RIPERCORSI IN UN CONVEGNO MERCOLEDÌ 16 DICEMBRE AL PALAZZO DEL TURISMO DI CESENATICO

di SERGIO CONTI

Si terrà mercoledì 16 dicembre alle 20,30 al Palazzo del turismo di Cesenatico, in viale Roma, la tavola rotonda sul tema "40 anni di ciclismo – Ciclismo amatoriale e professionistico, evoluzione tecnica e tattica". Il convegno è organizzato da Velosystem ed @Go!Communication in collaborazione con Gesturist, Comune di Cesenatico, G.C. Fausto Coppi. Sarà l’occasione per parlare con importanti personaggi del ciclismo di ieri e di oggi, di come si sia evoluto questo sport, sotto il profilo tecnico, con biciclette dietro la cui realizzazione vi sono studi sempre più approfonditi in tema di miglioramento delle performance, ma anche sotto quello tattico, di conduzione delle competizioni e non solo. A fornire, sotto questi aspetti, contributi molto importanti, saranno gli ospiti di elevata caratura. Arrigo Vanzolini, presidente onorario del G.C. Fausto Coppi, ripercorrerà i 40 anni delle Granfondo, la loro evoluzione nel tempo, fino alle sfide del domani. Claudio Savini ex professionista romagnolo e Manuel Belletti, giovane leader romagnolo del Team Colnago-Csf sottolineeranno l’evoluzione del mondo "Pro". Peraltro la Colnago-Csf sarà in ritiro prestagionale per due giorni (16-17 dicembre) proprio a Cesenatico e dunque avrà modo di prendere parte all’importante incontro al Palazzo del turismo, fornendo il proprio contributo in tema di tattiche di gara. Ad affrontare gli aspetti relativi all’evoluzione biomeccanica dello sport e della bicicletta, sarà Fabrizio Fagioli, dei laboratori di biomeccanica di Velosystem. A condurre la serata Davide Cassani ed Andrea Agostini.

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IL MINISTRO FITTO RINVIATO A GIUDIZIO


Il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, è stato rinviato a giudizio per i reati di corruzione e illecito finanziamento ai partiti in concorso con l'imprenditore ed editore romano (di Libero e del Riformista) Giampaolo Angelucci, anch'egli rinviato oggi a giudizio. È stato prosciolto da vari altri reati tra i quali associazione per delinquere e concussione. Lo ha deciso poco fa il gup del tribunale di Bari Rosa Calia Di Pinto. I fatti si riferiscono al periodo in cui Fitto era presidente della Regione Puglia.I reati di corruzione e di illecito finanziamento ai partiti contestati al ministro fanno riferimento a una presunta tangente di 500.000 euro che l'editore Angelucci avrebbe versato al partito di Fitto 'La Puglia prima di tutto' per ottenere - secondo l'accusa - nel 2004 l'aggiudicazione dell'appalto settennale da 198 milioni di euro per la gestione di undici Residenze sanitarie assistite (Rsa). Oltre che per i reati di corruzione e illecito finanziamento, Fitto è stato rinviato a giudizio per due contestazioni di abuso d'ufficio e per un peculato che avrebbe riguardato fondi riservati alla presidenza della Regione, tutti episodi minori nell'ambito dell'inchiesta. È stato prosciolto, oltre che dalle accuse di associazione per delinquere e concussione, da tre contestazioni di falso. «L'impostazione accusatoria risulta demolita dalla sentenza del gup. Eliminata l'associazione per delinquere con 'copertura politica', eliminata la concussione, eliminati i falsi, ridimensionata fortemente l'ipotesi di corruzione alla sola fase finale (che è facile dimostrare essere inconsistente), il processo nei confronti di Raffaele Fitto può ritenersi polverizzato». Lo ha detto uno dei difensori di Fitto, Francesco Paolo Sisto, dopo la lettura del provvedimento del giudice di Bari. «Finalmente - ha sottolineato il legale - la presenza di un giudice terzo è servita a fare luce dopo il buio pesto della fase delle indagini».
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venerdì 11 dicembre 2009

AMINATU PRIGIONIERA DI UN AEROPORTO, IN NOME DEI SAHARAWI
Non mangia da ventisei giorni, decisa a far valere il diritto di tornare a casa dai suoi due figli con l’unica arma che ha: se stessa. Con quel suo corpo magro, steso su un materassino nell’aeroporto di Lanzarote, Aminatu Haidar è riuscita a diventare un problema ingombrante. Per le autorità di Madrid soprattutto, che mai vorrebbero vedersela morire come un randagio in terra spagnola. Per lo stesso Marocco che l’ha messa alla porta, vista la sua ostinazione a dichiararsi alla frontiera come saharawi e non marocchina, come vorrebbe la logica dell’occupante. Rabat che ne ha fatto una questione d’onore, da lavare con pubbliche scuse e manifestazioni di pentimento, deve sorbirsi ora i rimbrotti internazionali e una pressione crescente. Hillary Clinton ha chiamato giovedì scorso il ministro degli esteri del Marocco, Taieb Fassi-Fihri. L’Onu e la Ue hanno chiesto a Rabat di rispettare i suoi «obblighi internazionali in materia di diritti umani», lasciando che Aminatu torni a casa. Quarantasei anni, alle spalle una vita tormentata come il suo paese mai nato, ingoiato dal Marocco nel far west che è stata la decolonizzazione spagnola. Anni in cella, torture, violenza per aver sostenuto il diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi. Aminatu Haidar non ha perso in tutto questo tempo la sua forza gentile, la capacità di resistere. Dal carcere, con la complicità di un cellulare fattole arrivare clandestinamente, ha spedito le immagini delle terribili condizioni dei detenuti saharawi: i 2700 chilometri di muro costruiti per isolare il Sahara occidentale non sono riusciti a fermare la sua denuncia. Il suo impegno le è valso nel 2008 il premio Robert Kennedy per i diritti umani, lo stesso anno Aminatu è stata candidata al premio Nobel per la pace, nel 20005 il suo nome era stato proposto per il premio Sacharov. Oggi il limbo in cui il Marocco ha confinato Aminatu Haidar, costringendola a salire sul primo volo per le Canarie per punirla della sua ostinata difesa dei saharawi, è diventato una tribuna, il suo caso quello di tutto un popolo, come lei rimasto sospeso in una terra di nessuno, tra l’arbitrio del Marocco e una generica solidarietà mai conseguente (la Ue che dà lezioni di diritti umani, per dire, non si è mai posta il problema di firmare con il Marocco convenzioni per lo sfruttamento della pesca nelle acque rivendicate dai saharawi). Parlamentari Usa hanno fatto pressione sulla segretaria di Stato Clinton. Tre premi Nobel, José Saramago, Günter Grass e Dario Fo hanno firmato una petizione promossa da artisti e scrittori chiedendo che il re di Spagna interceda presso Mohamed VI. Il governo spagnolo tentenna: non vorrebbe coinvolgere Juan Carlos senza la ragionevole certezza che la sua mediazione potesse andare a buon fine. Bisogna lavorare di fino e in fretta. Aminatu quasi non riesce più a parlare. Maria Fernandez de la Vega, vicepremier del governo Zapatero, ha detto che farà di tutto per impedire che muoia in terra spagnola. Lunedì è già in agenda un incontro tra il ministro Moratinos e Hillary Clinton. Quasi trent’anni di lotta non violenta, invocando lo svolgimento di un referendum già deciso ma perennemente accantonato. Aminatu Haidar, con la sua bocca che non ingoia cibo, è il simbolo di questa lotta. «Se muore finiranno gli argomenti per continuare la via pacifica», ha detto Taleb Omar, primo ministro dell’autoproclamata Repubblica democratica araba dei Saharawi. «Noi difendiamo diritti nei quali l’Occidente dice di credere - ha detto Aminatu -. Eppure l’Occidente non difende noi saharawi. La nostra sola colpa è di chiedere la libertà. Ma questo in Marocco è un reato».
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BERLUSCONI NON SI FERMA: «LA VITTIMA SONO IO. LA COSTITUZIONE È VECCHIA»

Il presidente del consiglio non si ferma e si scaglia nuovamente contro la Corte Costituzionale e il presidente Napolitano, il giorno dopo l'intervento al congresso del Ppe a Bonn. Proprio al Presidente della Repubblica – che aveva parlato di «attacchi violenti» - è rivolta la risposta del Cavaliere: «Semmai sono io a subirli, Napolitano pensi all'uso politico della giustizia contrario alla democrazia e alla libertà». Niente elezioni anticipate - «Non ci ho mai pensato» - e rilancio della modifica della Costituzione, che «è vecchia» e si può cambiare anche da soli. «Quando leggo le parole del capo dell'opposizione mi cadono le braccia. Le modifiche le porteremo avanti comunque». Insomma, un perseguitato: «Avete visto quante me ne hanno dette: dal presidente della Camera al presidente della Repubblica al presidente del Pd. Ce l'hanno tutti con me». Il presidente della Camera Gianfranco Fini però non perde l'occasione di bacchettare nuovamente Berlusconi, ricordandogli che «nel capo dello Stato si riconoscono tutti gli italiani» e che «in politica ci si scontra ma si rispetta l'arbitro e si rispettano le regole. Nella politica servono valori condivisi e la parola avversaria è tipica del gergo sportivo. Come in Milan-Inter o Roma-Lazio ci si scontra ma si rispettano l'arbitro e le regole del campionato». Il capo dello stato è tornato sull'argomento in un messaggio inviato all'assemblea fondativa di Alleanza per l'Italia, il nuovo partito di Rutelli e Tabacci: «Apprezzo l'intendimento espresso di contribuire a far uscire il Paese da una contrapposizione politica esasperata, promuovendo - attraverso l'aggregazione con altre forze ed evitando ulteriori frammentazioni del sistema politico - una più ampia partecipazione dei cittadini ed in particolare dei giovani alla vita politica ed un costruttivo confronto nelle istituzioni saldamente ancorato 'a serie basi etiche e precisi obiettivi programmatici».
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giovedì 10 dicembre 2009

BERLUSCONI: «CONTRO IL PARTITO DEI GIUDICI CAMBIERÒ LA COSTITUZIONE». SCONTRO ISTITUZIONALE L’IRA DI NAPOLITANO:«ATTACCO VIOLENTO»
Di nuovo a testa bassa contro i giudici. E contro tutte le istituzioni di garanzia, a cominciare dalla Corte Costituzionale. Da Bonn, durante il suo intervento al congresso del Ppe, Berlusconi si scatena e provoca uno scontro istituzionale senza precedenti. Furioso contro la magistratura: «La sovranità in Italia è passata dal parlamento ai giudici», tuona. E contro l'opposizione: «La sinistra è allo sbando e cerca di avere ragione di me attraverso i processi», dice di fronte alla platea internazionale. «Dopo che il Lodo Alfano è stato abrogato dalla Corte Costituzionale è ricominciata la caccia all'uomo da parte dei pm», accusa senza giri di parole. Tanto più lo «calunniano» e più è forte, assicura: «Sono un premier super, con oltre il 60% degli apprezzamenti - spiega-. Fino a qualche tempo fa il gradimento per il premier era intorno al 68% -. Poi la sinistra ha cominciato con le sue calunnie...che tuttavia - aggiunge, quasi correggendosi - mi hanno rafforzato».Ad ascoltarlo ci sono anche Angela Merkel, Jean-Claude Juncker, Josè Manuel Barroso. Purtroppo alla fine Berlusconi verrà anche applaudito. Il Cancelliere tedesco, per la verità, ride. Chissà se approva. «In Italia - spiega loro Berlusconi - succede un fatto particolare di transizione a cui dobbiamo rimediare: la sovranità, dice la Costituzione, appartiene al popolo» e il Parlamento «fa le leggi, ma se queste non piacciono al partito dei giudici questo si rivolge alla Corte Costituzionale» e la Corte «abroga la legge». Spiega così. La Corte Costituzionale da «organo di garanzia» si è trasformato in «organo politico», spiega ai suoi colleghi di tutta Europa, visto che 11 giudici su 15 sono di sinistra nominati da presidenti della repubblica di sinistra. Infatti preannuncia davanti al consesso internazionale la sua riforma contro. La maggioranza - fa sapere -«sta lavorando per cambiare questa situazione anche attraverso una riforma della Costituzione». Le conclusioni poi le ha affidate a una delle "sue" barzellette. «Sono stato un pò troppo serio - ha detto - e allora finisco raccontandovi l'ultima storiella su Berlusconi andata in onda ieri sera su una tv privata». Vecchissima barzelletta di capi di stato e di paracadute. I siti online soprattutto tedeschi, tanto per capire, hanno riportato essenzialmente la barzelletta, spiegando come al premier italiano piaccia fare interventi chiassosi che riportano buon umore.L'attacco alla Consulta, imbarazzante nelle forme e nei toni, ha provocato l'ira del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, costringendo il Quirinale a una nota ufficiale: «In relazione alle espressioni pronunciate dal presidente del consiglio in una importante sede politica internazionale, di violento attacco contro fondamentali istituzioni di garanzia volute dalla costituzione italiana, il presidente della repubblica - si legge in una nota - esprime profondo rammarico e preoccupazione. Il capo dello stato continua a ritenere che, specie per poter affrontare delicati problemi di carattere istituzionale, l'Italia abbia bisogno di quello 'spirito di leale collaborazione e di quell'impegno di condivisione che pochi giorni fa il senato ha concordemente auspicato».A prendere le distanze dal Cavaliere anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini: "Non condivido. Berlusconi chiarisca". «Le parole di Silvio Berlusconi, secondo cui la consulta sarebbe un organo politico, non possono essere condivise; mi auguro che il premier trovi modo di precisare meglio il suo pensiero ai delegati del congresso del Ppe per non ingenerare una pericolosa confusione su quanto accade in Italia e sulle reali intenzioni del governo», dice in una nota il Presidente della Camera. Fini ricorda che «è certamente vero che "la sovranità appartiene al popolo", ma il presidente del Consiglio non può dimenticare che esso "la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzionè (art. 1). ed è altresì incontestabile che gli articoli 134 e 136 indicano chiaramente il ruolo di garanzia esercitato dalla corte costituzionale». Parole che non sono piaciute affatto al premier. Scuro e tirato in volto ha subito controreplicato a Fini: "Basta, sono stanco delle ipocrisie. Nulla da chiarire". Intanto, Bossi spiega che c'è preoccupazione per i danni all'immagine del paese derivanti dalle dichiarazioni del pentito Spatuzza e da quelle che potrebbero arrivare dai fratelli Graviano sulle stragi del '92, ma è convinto che tutto questo sia la conseguenza «dei colpi» sferrati dal governo Berlusconi contro Cosa Nostra. Il senatur assicura: «Andremo avanti». E assicura: «Berlusconi è l'unico che ha le palle e non è molto preoccupato della magistratura». Dure le reazioni all'affondo del premier. «Credo che le affermazioni gravissime di Berlusconi faranno il giro d'Europa e drammatizzeranno ancor più il caso Italia», commenta amaramente il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. «Parole eversive» quelle del premier, accusa il Pdci. Silvio Berlusconi «straccia la Carta costituzionale, da primo rendendo inutile il Parlamento, ridotto a servizio privato per le leggi ad personam, ora abrogando la Consulta, ultimo baluardo della Costituzione. Se non è fascismo questo cosa ci vuole, l'olio di ricino?», commenta il leader dell'Idv Di Pietro.Critica anche l'Udc: «Ritengo del tutto improprie, sbagliate nel metodo e nel merito, le parole del presidente del consiglio, e sbagliata la sede». Così il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, ha commentato in aula alla camera le dichiarazioni del premier sulla giustizia prununciate al congresso del Ppe. "Trasferire all'estero questi temi è autolesionista per gli interessi del paese, noi riteniamo che chi vince le elezioni - ha proseguito Casini - non sia il padrone del paese e si debba confrontare con pesi e contrappesi». L'Udc, ha concluso Casini, sta dalla parte «del presidente della repubblica, della Consulta, della Costituzione, del parlamento e con tutti gli organi e le istituzioni che sono parte integrante della democrazia».«È sconcertante che Berlusconi parli in una sede internazionale dei suoi processi. Sconcerta l'attacco brutale alla magistratura. Peraltro, anche contraddittorio con se stesso, visto che nello stesso discorso ha detto di essere stato assolto. E chi lo ha assolto se non i magistrati?» Questo, ai microfoni di CNRmedia, il commento di Piero Fassino al discorso di Berlusconi al PPE. «Il presidente del Consiglio, -continua Fassino- in una sede autorevole, non ha trovato di meglio che parlare dei suoi processi. Mi sarei aspettato un intervento sulla crisi economica, che parlasse dell'Europa, della conferenza di Copenaghen. L'unica cosa che sappiamo esportare sono i processi di Berlusconi». Continua Fassino: «È inaccettabile l'attacco ai tre presidenti della Repubblica di questi anni. Chiunque conosca Scalfaro, Ciampi e Napolitano sa con quanto rigore abbiano svolto il loro ruolo. L'attacco di Berlusconi è indecente».
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CIO:NOVITÀ IN VISTA DI LONDRA 2012. NEL CICLISMO ESCONO MADISON E CORSA PUNTI, ENTRA L'OMNIUM. INTRODOTTO IL DOPPIO MISTO NEL TENNIS

di SERGIO CONTI

L’Executive Board del CIO, che si è riunito oggi a Losanna, ha approvato l’introduzione della prova di doppio misto, nel tennis, a partire dai Giochi Olimpici di Londra 2012, accogliendo la proposta avanzata dall’ITF. Questa novità non modifica il numero degli atleti e può costituire, secondo il Comitato Olimpico Internazionale, un valore aggiunto per la possibilità di far competere, sullo stesso campo di gara, uomini e donne. Contestualmente il CIO ha anche dato seguito ad alcune richieste dell’UCI, rivedendo il programma olimpico del ciclismo. In particolare le prove di ciclismo su pista femminili passano dalle tre di Pechino alle cinque di Londra e vengono equiparate a quelle maschili (che scendono quindi di due unità rispetto alle sette di Pechino). Le specialità, uguali per uomini e donne, saranno: sprint individuale, sprint a squadre, inseguimento a squadre, keirin e omnium, la vera novità, una sorta di decathlon del ciclismo su pista, già inserito dall'UCI nel programma dei Mondiali, che comprenderà sei gare. Escono dal programma olimpico corsa a punti e Madison.
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mercoledì 9 dicembre 2009

ARCHIVIATO CON SUCCESSO IL CAMPIONATO REGIONALE INDOOR ROWING ANDATO IN SCENA NELLA PALESTRA DI PORLEZZA

di PAOLA MAURIZIO

Un evento storico per la Canottieri Menaggio che, oltre ad aver curato la regia, ha festeggiato un grande traguardo: il cinquantesimo compleanno. Un organizzazione coi fiocchi, tutto curato nei minimi dettagli. È stato il connubio tra tecnologia e forza umana a dare il valore aggiunto all’evento, tanti i volontari che hanno lavorato duramente per permettere ai partecipanti di gareggiare nel migliore dei modi. 530 atleti e 27 società, numeri da Campionato Italiano che testimoniano come il canottaggio in Lombardia sia compatto anche negli appuntamenti invernali. La società del Presidente Edo Galli si è voluta distinguere anche nelle premiazioni, a tutti i vincitori infatti è stata consegnata la coppa del campione.Tutte queste componenti, unite al grande lavoro dei giudici arbitri, hanno permesso di spegnere i riflettori sull’evento un’ora prima rispetto al programma, un trionfo per tutte le società presenti.Ad onorare il campo, oltre ovviamente alle varie rappresentanze politiche capitanate da Achille Mojoli Assessore allo Sport della Provincia di Como, il Presidente Federale Enrico Gandola, il Presidente del Comitato Lombardia Antonio Bassi con cinque consiglieri: Gianni Bonesi, Lorenzo Lissoni, Stefano Martinoli, Leonardo Binda e Stefano Mentasti.I veri protagonisti però sono stati gli atleti che durante le 46 regate hanno agitato il pubblico per tutto il percorso della gara. I tifosi infatti hanno vissuto le fatiche dei ragazzi dalla partenza al traguardo accompagnandoli con urla e cori da stadio. I ritmi molto sostenuti e la grande rivalità hanno regalato anche 3 regate concluse a pari merito. Grande vittoria per Andrea Cereda e Pietro Ruta, due atleti Campioni del Mondo, due personaggi che tutti volevano battere. Andrea ha siglato la vittoria in singolo, Pietro ha gareggiato con lo storico compagno Andrea Bonesi e hanno chiuso con un punta a punta vincendo di qualche decimo. Importanti presenze anche per il canottaggio femminile, in prima linea ben tre atlete che pur essendo in partenza per il primo raduno stagionale hanno deciso di non mancare: Giada Colombo, vincitrice in singolo, Giulia Longatti e Gaia Marzari medaglia d’argento in quattro di coppia.Forte il messaggio lanciato dal CT Paola Grizzetti per il settore Adaptive Rowing: “se ogni società portasse a gareggiare un’atleta disabile l’Italia avrebbe la Nazionale più forte del Mondo”.Che il canottaggio entri nel cuore lo si sapeva da tempo, che i grandi campioni lo amino è un dato di fatto. Anche ieri però è arrivata la conferma di questa importante affermazione. Alle 14 da una porta di servizio è entrato un’icona sportiva per il canottaggio comasco: Daniele Gilardoni. Non aveva nessuna gara in programma, semplicemente ha deciso di trascorrere un pomeriggio nel mondo che ama. Non solo campioni di canottaggio in palestra, in prima linea per tutta la giornata infatti anche le atlete della squadra di pallavolo “Volley 2 laghi” che si sono trasformate vallette. Porlezza ha anche l’onore di avere due Campioni del Mondo di Karate: Stefano e Gabriele Cacciaranza. Anche loro si sono presentati al mondo del remo dimostrando ancora una volta come tanti sport possano ritrovarsi per onorare appuntamenti di livello come l’indoor rowing. La regata più divertente però è stata quella tra dirigenti ed allenatori, 5 al via e 500 i metri da percorrere. Un grande punta a punta tra Marco Fattoretto (Arolo) ed Antonio Bassi (Tucano Urbano). Alla fine Fattoretto passa, Bassi è argento. Terza posizione per Franco Checola (Menaggio) e, a seguire, Piero D’Antona (Corgeno) ed Oscar Donegana (Lario).L’ultima novità del Comitato Lombardia, presentata ieri ufficialmente, è il merchandising. È la prima volta a livello nazionale che un Comitato crea una linea di abbigliamento per gli appassionati di questo sport. Un’idea nata per unire la “famiglia regionale” e per supportare il Comitato per la prossima stagione remiera che, visti i tagli, si preannuncia abbastanza difficile. A chiudere la lunga giornata di sport è stata una premiazione alla quale tutti sperano di poter concorrere: il premio alla miglior società. Con solo cinque punti di scarto la prima piazza è volata a Gavirate, Lario è seconda con 195 punti. L’appuntamento per tutti è prima di Natale, il Comitato Lombardo sta organizzando una grande soprasa. Tra qualche giorno la presentazione.
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