martedì 1 dicembre 2009

IL FUORI ONDA DI FINI: «BERLUSCONI HA IL CONSENSO PER GOVERNARE NON L'IMMUNITÀ». PDL IN AGITAZIONE

"Lui confonde la leadership con la monarchia assoluta... il consenso popolare che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità...". Parole di Fini, anzi "rubate" al presidente della camera il 6 novembre scorso durante un convegno a Pescara. Fini parla con un magistrato al tavolo del convegno e non accorgendosi di essere registrato dà giudizi sul premier e la sua vocazione all'immunità. Il dialogo è una sintesi efficace di cosa pensa il presidente della Camera sul rapporto tra Berlusconi e il potere, anche giudiziario. E naturalmente ha creato un nuovo problema politico interno al Pdl che ora intima a Fini: "Deve chiarire". Ossia se sta col Pdl di Berlusconi o no. Fini, parlando col giudice Trifuoggi affronta prima il tema delle dichiarazioni del pentito Spatuzza: "Il riscontro delle dichiarazioni di Spatuzza (ndr il pentito Gaspare Spatuzza)... speriamo che lo facciano con uno scrupolo tale da... perché è una bomba atomica". Aggiunta: "Si perché non sarebbe solo un errore giudiziario, è una tale bomba che... lei lo saprà .. Spatuzza parla apertamente di Mancino, che è stato ministro degli Interni, e di ... (ndr Berlusconi?)... uno è vice presidente del CSM e l'altro è il Presidente del Consiglio..." Il magistrato interviene: "Però comunque si devono fare queste indagini". Fini: "E ci mancherebbe altro" Fini spiega: "No ma lui, l'uomo (ossia il premier ndr) confonde il consenso popolare che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di... qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo... magistratura, Corte dei Conti, Cassazione, Capo dello Stato, Parlamento... siccome è eletto dal popolo... "Commenta il magistrato: "E' nato con qualche millennio di ritardo, voleva fare l'imperatore romano". Fini: "Ma io gliel'ho detto... confonde la leadership con la monarchia assoluta.... poi in privato gli ho detto... ricordati che gli hanno tagliato la testa a... quindi statte quieto".Piacerà il Fini in libertà a Berlusconi? Probabile di no. Il portavoce di Fini Fabrizio Alfano ha gettato acqua sul fuoco: si tratta di concetti già espressi da Fini in pubblico. Però ha precisato su un riferimento a Mancino, vicepresidente del Csm, contenuto nel dialogo col magistrato: «Il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, nel citare il Presidente del Consiglio ed il Vicepresidente del CSM, si riferiva a quanto emerso dagli organi di informazione nel corso delle ultime settimane relativamente alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Brusca, Ciancimino e Spatuzza, in ordine alle quali intendeva sottolineare, a garanzia delle Istituzioni, la necessità di riscontrare con il massimo scrupolo l'attendibilità delle loro parole». Le parole di Fini tuttavia fanno rumore, visto che alcuni concetti coincidono con le critiche che l'opposizione fa a Berlusconi: ossia di confondere il consenso elettorale con la pretesa di immunità e di controllo da parte degli istituti di garanzia, a cominciare da magistratura, Corte costituzionale, presidenza della Repubblica, parlamento. Tanto che dopo un iniziale tentativo di minimizzare Capezzone ha chiesto ufficialmente a Fini di chiarire: «Tocca ora al presidente della Camera spiegare il senso delle sue parole rese note da Repubblica Tv e se con quelle ragioni è ancora d'accordo». «Non commentiamo i fuorionda», ha detto Capezzone, «nell'ultimo ufficio di presidenza del Pdl ci siamo espressi all'unanimità sull'utilizzo dei cosiddetti 'pentitì, sull'uso politico della giustizia, sul tentativo in atto di ribaltare il risultato della ultime elezioni politiche. Quel documento per tutti noi esprime la linea di fondo del Pdl. In pratica si chiede a Fini di accettare quella linea, oppure, come ha minacciato più volte Berlusconi, è fuori. Basta poi sentire le dichiarazioni di Brunetta e Romani, due fedelissimi del premier, per capire l'umore dei berlusconiani sul Fini-pensiero. «Dispiace che il presidente della Camera, terza carica dello stato, possa affrontare con tanta leggerezza e carenza di informazioni temi così delicati».
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