venerdì 7 dicembre 2012


«GLI ITALIANI SI VENDONO I GIOIELLI» COSÌ LE FAMIGLIE SOPRAVVIVONO

Italiani «oltre la sopravvivenza»: per contrastare la crisi hanno venduto i 'gioielli' di famiglia, oro, mobili e opere d'arte, hanno eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, mentre i redditi sono tornati indietro di vent'anni. È quanto emerge dal quarantaseiesimo rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese. «Negli anni '90 il reddito medio pro-capite delle famiglie - si legge nello studio - è aumentato, passando da circa 17.500 a 18.500 euro, si è mantenuto stabile nella prima metà degli anni 2000, ma a partire dal 2007 è sceso ai livelli del 1993:-0,6% in termini reali tra il 1993 e il 2011». Inoltre secondo il Censis, come ultima difesa di fronte al persistere della crisi, «2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro o altri oggetti preziosi negli ultimi due anni, 300.000 famiglie mobili e opere d'arte, l'85% ha eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, il 73% va a caccia di offerte e alimenti poco costosi».Sono dati che configurano, nella definizione del Censis, un vero e proprio «smottamento del ceto medio». «Il reddito medio degli italiani si riduce a causa del difficile passaggio dell'economia, ma anche per effetto dei profondi mutamenti della nostra struttura sociale, che hanno affievolito la proverbiale capacità delle famiglie di produrre reddito e accumulare ricchezza», spiega l'analisi. A fronte di un simile calo dei redditi, se negli ultimi vent'anni la ricchezza netta delle famiglie è aumentata del 65,4%, spiega il Censis, è grazie soprattutto all'aumento del valore degli immobili posseduti (+79,2%), laddove, invece, nel corso degli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria netta è passata invece da 26.000 a 15.600 euro a famiglia, con una riduzione del 40,5%. La quota di famiglie con una ricchezza netta superiore a 500.000 euro, si legge ancora nel rapporto, è praticamente raddoppiata, passando dal 6% al 12,5%, mentre la ricchezza del ceto medio (cioè le famiglie con un patrimonio, tra immobili e beni mobili, compreso tra 50.000 e 500.000 euro) è diminuita dal 66,4% al 48,3%. E c'è stato uno slittamento della ricchezza verso le componenti più anziane della popolazione. Se nel 1991 i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni detenevano il 17,1% della ricchezza totale delle famiglie, nel 2010 la loro quota è scesa al 5,2%.(AGI) - Roma, 7 dic. - Questa erosione del reddito del ceto medio ha avuto tra le conseguenze più evidenti un cambiamento delle abitudini di consumo e delle condotte economiche degli italiani. Con sempre maggiore frequenza si «mette in circuito» il patrimonio immobiliare affittando alloggi non utilizzati o inventandosi piccoli operatori alberghieri trasformando in bed & breakfast un appartamento o una parte della propria casa, un fenomeno che nelle città con più di 250mila abitanti riguarda il 2,5% delle famiglie. Sono invece 2,7 milioni gli italiani che coltivano ortaggi e verdura da consumare ogni giorno, 11 milioni quelli che preparano in casa pane, conserve e gelati. Diminuisce poi del 62,8% l'uso di auto e scooter (per non parlare degli acquisti di auto calati del 25% tra gennaio e settembre rispetto all'anno scorso) in favore della più ecologica, ma soprattutto economica, bicicletta. Nell'ultimo biennio, afferma lo studio, sono state vendute in Italia 3,5 milioni di biciclette. Un boom dettato dalla necessità, non da una moda. Un altro segnale preoccupante è costituito dalla caduta libera del numero di mutui concessi, che nel quadriennio 2008-2011 è sceso del 20%. Nel primo semestre del 2012 la domanda di mutui ha fatto registrare un'ulteriore contrazione del 44% rispetto allo stesso periodo del 2011».Sulle responsabilità della crisi economica che da qualche anno ha investito il nostro Paese, rendendo sempre più concreta la 'paura di non farcelà, quasi la metà degli italiani ha pochi dubbi: dipende anzitutto dal degrado morale della politica e dal dilagare della corruzione. Almeno il 43,1% degli italiani, stando al Censis, condivide questo pensiero. Il 26,6%, invece, attribuisce la colpa al debito pubblico legato a sprechi e clientele mentre un 26,4% chiama in causa l'evasione fiscale. Al quinto posto di questa classifica di fattori determinanti, c'è un 18% di italiani che punta il dito contro la politica europea e l'euro mentre il 13,7% se la prende con le speculazioni e i comportamenti delle banche di casa nostra. In questo momento di chiara difficoltà, il sentimento che accomuna il 52,3% dei cittadini è la rabbia, legata alla consapevolezza che la situazione drammatica di questi mesi imponga interventi drastici e fortemente penalizzanti per ampie quote di popolazione, soprattutto alla luce degli errori gravi che sono stati commessi nel passato. Seguono poi la paura (21,4%), la voglia di reagire (20,1%) e il senso di frustrazione (11,8%). Un 10,6%, però, si dice fiducioso che la realtà possa cambiare in meglio. Interrogati sulle proprie paure personali, invece, gli italiani - ricorda il Censis - temono per il futuro la malattia (35,9%) e la non autosufficienza (27%); a seguire il destino dei propri figli (26,6%), la situazione economica generale (25,5%), la disoccupazione e il rischio di perdere il lavoro (25,2%). Dall'indagine del Censis emergono le prove di quanto da noi sia radicato il malcostume e l'illecito: se la maggioranza dei cittadini europei è convinta che la corruzione sia un grosso problema nel proprio Paese, la percentuale sale in Italia all'87%. E ancora: mentre il 47% degli europei ritiene che negli ultimi tre anni la corruzione sia aumentata, in Italia tale percezione sale al 56%. Non solo, ma il 46% degli italiani, rispetto al 29% della media Ue, afferma di essere stato colpito personalmente dalla corruzione nella propria vita quotidiana. Questo spiega perchè il 64,1% degli italiani sia convinto che in futuro aumenteranno i comportamenti scorretti per fare carriera e che cresceranno l'evasione fiscale (58,6%), le tangenti negli appalti pubblici (55,1%) e la mercificazione del corpo (53,2%). Il doppio 'tsunamì della crisi economico-finanziaria e del crollo reputazionale di forze politiche e istituzioni ha travolto, inevitabilmente, i politici della Seconda Repubblica. E così nell'ultimo anno il 4,1% della popolazione (fra i giovani la quota sale al 13%) ha preso parte a iniziative di protesta contro la politica. Per il Censis, questa forte disponibilità dell'opinione pubblica all'indignazione e alla mobilitazione 'contrò si iscrive nel contesto più generale di crisi delle democrazie rappresentative che attraversa gran parte delle società europee, ma assume in Italia caratteri più radicali e una diffusione più consistente. Il risultato è che la politica rischia di rimanere sotto i riflettori solo come imputata, essendo ormai percepita dalla popolazione come un costo cui non corrispondono benefici, se non per i suoi adepti. Gli scandali giudiziari che si sono susseguiti negli ultimi mesi sembrano aver ormai smascherato una classe dirigente, rea, agli occhi di molti, di aver tutelato soltanto gli interessi personali.                 p.r.c.d.s.m.
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giovedì 6 dicembre 2012


BERSANI: «PDL IRRESPONSABILE SCARICA SUA CRISI SULL'ITALIA»

Il segretario del Pd ha commentato con durezza il comportamento del Pdl: "irresponsabile". «La situazione è molto molto seria. È grave. Il gesto compiuto oggidal Pdl è irresponsabile. Il Pd ha una posizione di lealtà: noi rimaniamo fedeli alla parola data al presidente Monti. Nessuno può pensare che abbiamo paura delle elezioni. Ma davanti al mondo non si può dare l'idea di un Paese senza solidità. Richiamiamo il Pdl ad assumersi le proprie responsabilita. Se il Pdl insisterà in questo atteggiamento irresponsabile il Capo dello Stato troverà i modi e le forme per condurre questa vicenda nel modo più ordinato possibile. Noi ci apprestiamo alla Camera a dare il voto di fiducia«.IL SEGRETARIO: NOI MANTENIAMO LA PAROLA CON MONTI «Passera ha diritto di parola. Ma non è questo il punto. C'è un problema di crisi interna al Pdl che si scarica di ora in ora sul sistema. La situazione sta prendendo una piega una problematica». Così Pier Luigi Bersani, lasciando l'ambasciata argentina, a proposito di una possibile crisi governo.Il Pd conferma il sostegno al governo Monti. «Ieri sera abbiam detto a Monti che siam gente seria e manterremo la parola data un anno fa fino alla fine questa legislatura. Questo abbiamo detto ieri e questo lo confermo», ha sottolineato Bersani. CONFERENZA STAMPA DI BERSANI E VERTICE CON CASINI Convocati nella sede del Pd i capigruppo di Camera e Senato, Anna Finocchiaro e Dario Franceschini, per discutere sulla tenuta del governo dopo la decisione del Pdl di astenersi sulla fiducia al Senato. Mentre da ambienti del Pd si apprende che Bersani incontrerà Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, alle 19 presso la Camera. Lo scambio di opinioni si rende urgente per valutare la possibilità di iniziative comuni nel caso di un'imminente crisi di governo che si potrebbe aprire da parte del Pdl.BERSANI: SE PDL INSISTE LA PAROLA A NAPOLITANO «Se il Pdl insisterà in questo atteggiamento irresponsabile, il capo dello Stato troverà i modi e le forme per condurre questa vicenda nel modo più ordinato possibile». BERSANI: IL PD NON HA PAURA DELLE ELEZIONI«Nessuno può pensare che abbiamo paura delle elezioni». Così Bersani durante una conferenza stampa convocata nella sede del partito, a Roma. Il Pd voterà la fiducia al decreto legge sui costi della politica, in programma nel pomeriggio alla Camera. «RICHIAMIAMO IL PDL ALLE SUE RESPONSABILITA'» «Richiamiamo il Pdl alle sue responsabilità. Se l'astensione al Senato rverrà confermata anche alla Camera assumeremo le valutazioni del caso. Noi del Pd - sottolinea Bersani - ci apprestiamo invece al dare il nostro voto di fiducia ancora una volta al governo. Il resto si vedrà».
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mercoledì 5 dicembre 2012





GIOCO D'AZZARDO: PARADOSSI ITALIANI TUTTI GUADAGNANO TRANNE LO STATO

Anatomia di un paradosso: l’Italia, nel 2012, sarà il secondo Paese al mondo per diffusione del gioco d’azzardo, con un volume d’affari che si assesterà fra gli 88 e i 94 miliardi di euro contro gli 80 del 2011. Eppure l’Erario incasserà circa il 10% in meno da giochi e dalle lotterie rispetto all’anno precedente. Impossibile? Assolutamente no, stando almeno ai risultati del dossier «Azzardopoli 2.0» redatto da Libera e ai risultati della campagna nazionale “Mettiamoci in gioco” contro i rischi del gioco d’azzardo condotta da un cartello di associazioni fra le quali Acli, Anci, Arci, Cgil, Cnca, Uisp e Gruppo Abele. Numeri che certificano come, nonostante l’aumento esponenziale del volume d’affari della «terza impresa italiana», il gioco d’azzardo sia un affare colossale per le concessionarie private e per le mafie ma rappresenti un investimento in perdita per le casse statali. Che dal gioco d’azzardo, incredibilmente, incassano sempre meno in termini di tasse mentre sono costrette a spese sempre maggiori per far fronte ai costi sociali, in costante aumento, legati alle ludopatie e all’invasività delle mafie.UNO SGUARDO AI DATI- Nei primi otto mesi del 2012, secondo lo studio di Matteo Iori del «Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo», in Italia sono stati giocati 56,9 miliardi di euro, con un aumento del 17,7% rispetto a quanto successo nel 2011. Numeri che permettono di ipotizzare che il volume di affari legale, alla fine dell’anno, si aggirerà fra gli 88 e i 94 miliardi di euro contro gli 80 del 2011. Un aumento a cui non corrisponde il segno più per quanto riguarda invece l’incasso per l’Erario: nel primo semestre dell’anno in corso, infatti, l’Italia ha incassato 4,1 miliardi dal gioco d’azzardo con una diminuzione del 9,9% rispetto allo stesso periodo del 2011.Per cui, se la tendenza sarà confermata, alla fine dell’anno l’Erario incasserà dal settore del gioco d’azzardo una cifra inferiore agli 8 miliardi, numeri simili a quelli dell’anno 2008 quando però il volume d’affari complessivo era di circa la metà dell’attuale. E se le entrate per lo Stato nel 2004 rappresentavano il 29,4% del totale del fatturato, nel 2012 questo rapporto si assesterà ad un incredibile 8,4.«Che significa - spiegano i curatori del rapporto - una cifra più o meno simile di entrate fiscali mentre il fatturato è cresciuto di quasi il 400%». Questo perché, secondo Iori, «i giochi introdotti negli ultimi anni hanno una tassazione inferiore rispetto ai precedenti, a vantaggio del pay out per i giocatori e dell’industria del gioco». Se infatti dei proventi del Superenalotto l’Erario incassa il 44,7%, dai ben più«moderni» Poker Cash e casinò on line lo stato italiano incassa in tasse soltanto lo 0,6%. UN PAESE DI GIOCATORI- Nel 2011 l’Italia è stato il primo Paese europeo, il terzo al mondo, per volume d’affari del gioco d’azzardo. Con 18,4 miliardi di euro, infatti, il nostro paese ha rappresentato oltre il 15% del mercato europeo del gioco e più del 4,4% del mercato mondiale a fronte dell’1% della popolazione del globo. Un record non invidiabile che, secondo le stime, è destinato ancora a migliorare nel 2012 quando il nostro paese salirà al secondo posto nella classifica del pianeta.Segno che il gioco d’azzardo non conosce crisi e che gli italiani continuano a spendere per giochi e lotterie nonostante si siano ormai abituati a fare economia sulle spese alimentari (secondo l’Istat nel 2010 il 65,3% dei nuclei familiari ha comprato meno cibo) e siano crollati i risparmi delle famiglie (12%, il minimo dal 1995). La spesa pro capite degli italiani per il gioco d’azzardo, infatti, ha toccato quota 1703 euro (1.450 se si considerano anche i neonati) con picchi da 2.110 euro in Abruzzo e 2.078 nel Lazio. Impressionante anche il dato delle persone che hanno problemi di dipendenza che si assesta, secondo le stime, fra i 500 e gli 800mila. Numeri che costringono l’Italia a spendere una cifra compresa fra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro annui per far fronte ai costi sociali e sanitari che il gioco d’azzardo patologico comporta per la collettività.LE MAFIE INGRASSANO-A questi, poi, vanno aggiunti i costi difficilmente quantificabili legati alle infilatrazioni mafiose e alla crescita del fenomeno dell’usura. Perché quello dei giochi è un settore di punta nel business delle mafie: un volume d’affari che, secondo Libera, si aggira attorno ai 15 miliardi annui. Questo spiega perché, su tutto il territorio nazionale, sono stati censiti ben 49 i clan coinvolti nel controllo dei giochi illegali e non. Nomi che coinvolgono il gotha mafioso come i Casalesi, i Bidognetti, i Mallardo, i Santapaola, i Condello, i Mancuso, i Lo Piccolo e gli Schiavone.                                                                             p.r.c.d.s.m.
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martedì 4 dicembre 2012

UN NATALE 'POVERO': SETTE ITALIANI SU DIECI DECIDONO DI TIRARE LA CINGHIA

Spese di Natale, sette italiani su dieci cercheranno di risparmiare, condizionati dall’incertezza del futuro e dal fardello di tasse tariffe. Ma i prezzi non spaventano più. Le spese natalizie, quest’anno, saranno influenzate soprattutto dal sentimento di insicurezza che si è diffuso tra gli italiani a causa di una crisi apparentemente senza fine. Articoli correlati SOS CODACONS «Crescono i prezzi» VACANZE Solo 1 su 5- Colpito Babbo Natale- Solo tredicesime e festività salveranno gli acquisti di Natale. CondividiSecondo il sondaggio Confesercenti-SWG quasi sette italiani su dieci (il 68%) spenderanno meno dello scorso anno: il 26% punta a un risparmio del 50%, il 20% tra il 30% e il 50% e il 21% degli intervistati fino al 30%. Solo il 2% segnala di voler aumentare le spese, mentre il 30% si terrà sugli stessi livelli del 2011.Tra gli ostacoli alla spesa, l’11% del totale segnala l’erosione del risparmio: un dato grave, e che sembra indicare uno «sfinimento da crisi». Un aspetto che sembra confermato dal 14% degli intervistati che indica proprio la lunghezza della crisi economica come uno dei fattori condizionanti le spese per il prossimo Natale. Un fattore sentito di piu’ dagli uomini: lo ha selezionato il 23,5% del campione maschile contro il 20,3% di quello femminile. I REGALI - Anche quest’anno gli italiani limiteranno un pò le spese per i regali, per un risparmio medio del 14%: la stessa contrazione registrata nel 2011. E se il numero medio di beneficiari rimane fisso a 6, come ormai avviene dal 2010, a fare le spese della ‘spending review’ natalizia saranno soprattutto parenti e amici: per i loro regali il 17% dei nostri connazionali cercherà di risparmiare. Il 15% limiterà le spese per sè, mentre solo l’8% (lo scorso anno era il 10%) risparmierà sul dono al partner. Il 5% si troverà costretto a stringere la cinghia anche per i regali ai bambini. Crescono di un punto percentuale, raggiungendo il 5%, coloro che non faranno doni, e del 3% (dal 6 al 9) la quota di chi regalerà soldi. NEGOZI E ONLINE - Dove acquisteranno gli italiani i regali di Natale? Continueranno a prediligere lo shopping ‘reale' scelto dal 73%, contro quello on-line, che comunque passa dall’11% del 2011 al 17%. Gli acquisti di Natale: sempre piu’ viaggi e libri, scendono giocattoli e abbigliamento. In occasione delle festività natalizie, gli italiani compreranno soprattutto prodotti alimentari e vino, indicati dall’82% degli intervistati,contro l’83% dello scorso anno.Aumentano invece i libri,che passano dal 51% al 55%, ed i viaggi, che crescono di quattro punti percentuali sul 2011, raggiungendo il 14% dei rispondenti. Rimangono stabili abbigliamento (54%), profumi e cosmetici (35%), elettrodomestici (18%) e auto, moto e scooter (2%). In calo i giocattoli, scelti quest’anno dal 45% contro il 49% del 2011, e gioielli, che scendono dal 10 al 7% delle preferenze. Anche a Natale 2012 i gadget tecnologici sotto l’albero continueranno ad essere numerosi: quest’anno il 27% degli italiani (il 29% tra chi percepisce la tredicesima) regalerà ad altri o acquisterà per sè un prodotto Hi-Tech: una quota inferiore solo di un punto percentuale a quella registrata nel 2011 (28%).
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domenica 2 dicembre 2012


IMU:ECCO LA STANGATA IN ARRIVO RISCHIO TREDICESIME IN FUMO


In arrivo la stangata del saldo Imu per le famiglie, che per molti assorbirà l'intera tredicesima. Entro il 17 dicembre è atteso il pagamento dell'ultima rata della tassa sulla casa e ci saranno esborsi medi che arriveranno fino a 1.200 euro. L'importo complessivo medio, tra acconto e saldo, sarà di 278 euro per la prima casa e di 745 euro per la seconda. Ma nelle grandi città siamo abbondantemente sopra i 1.000 euro per gli immobili non di abitazione con Roma che è al top sia per la prima che per le altre case. I dati sono dell'Osservatorio periodico sulla fiscalità locale della Uil Servizio Politiche Territoriali, che ha esaminato le delibere dei 6.169 Comuni pubblicate sul sito del ministero dell'Economia. I calcoli sono sul 76,2% dei Comuni e dunque molto vicini a quello che effettivamente sarà,tanto che la Uil calcola anche il gettito complessivo finale: 23,2 miliardi di euro, un paio in più rispetto a quelli che erano stati preventivati con il Salva-Italia.E con importi di questa misura «sarà un Natale amaro - commenta Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil - per lavoratori dipendenti e pensionati che dovranno far fronte alla rata disaldo dell'Imu con le tredicesime». Complessivamente, l' Imu sulla prima casa costerà, in media, 278 euro a famiglia con punte di 639 euro a Roma; di 427 euro a Milano; 414 euro a Rimini; 409 euro a Bologna; 323 euro a Torino. Per le seconde case, l' Imu peserà mediamente 745 euro, con punte di 1.885 euro a Roma; di 1.793 euro a Milano; di 1.747 euro a Bologna; di 1.526 euro a Firenze. Con il saldo di dicembre, le famiglie italiane dovranno pagare mediamente 136 euro per la prima casa, con punte di 470 euro a Roma; mentre per una seconda casa il saldo peserà mediamente 372 euro con punte di 1.200 euro nelle grandi città. Il 31,2% del campione (1.924 municipi) ha aumentato le aliquote per la prima casa, tra cui 41 città capoluogo di provincia; il 62,2% (3.826 Comuni) ha confermato l'aliquota base del 4 per mille; soltanto il 6,8% (419 comuni) l'ha diminuita. Il 62,6% del campione (3.863 comuni) ha aumentato l'aliquota per la seconda casa, tra questi 98 sono Comuni capoluogo di provincia; il 36% (2.221 comuni) ha deciso, invece, di confermare l'aliquota di base del 7,6 per mille; soltanto l'1,4% (85 Comuni, per lo piu concentrati nel Sud) ha deciso di diminuirla. Il combinato disposto di tali decisioni da parte dei Comuni, continua Loy, porta l'aliquota media nazionale sulla prima casa al 4,36 per mille, in aumento del 5,6% rispetto all'aliquota base decisa dal governo Monti; mentre per le seconde case l'aliquota media è dell'8,78 per mille in aumento del 15,5% rispetto all'aliquota base. Dei 23,2 miliardi di euro di gettito (3,8 per la prima casa), 14,8 miliardi di euro saranno incassati dai Comuni, mentre lo Stato incasserà 8,4 miliardi di euro.                                                                 d.c.r.m.p.s.
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sabato 1 dicembre 2012


BERSANI A RENZI:«NON SFREGIARE LE PRIMARIE» IL SINDACO: «SE PERDO NESSUNO GRIDERÀ A BROGLI»

«Domami ci sarà l’epilogo di una splendida avventura che ha riavviato il rapporto fra politica e cittadini e che ha rimesso al centro del Paese il Pd e i progressisti, rafforzandoli. Tutto questo non merita né di essere turbato né sfregiato, ma rilanciato, messo a valore per la vera battaglia che ci aspetta tutti quanti, che è quella per il dopo».-Intervista a Matteo Renzi: mi attaccano ma sarà boomerang-Bersani ha appena lasciato Siena e sta raggiungendo Empoli. E durante il viaggio ragiona sulla tensione che si sta alzando proprio nelle ultime ore di campagna elettorale. È un clima che non gli piace. Anzi lo preoccupa.La vigilia del ballottaggio delle primarie è ancora infiammata dalla polemica sulle regole. Ai vari comitati provinciali sono arrivate 140 mila richieste di poter partecipare al voto da parte di chi non si è mai registrato. E il presidente dei garanti Luigi Berlinguer fa sapere che non può cambiare la platea elettorale e, come previsto dal regolamento, saranno accolte solo le domande di quelli che non hanno potuto farlo per gravi motivi.Ma intanto circolano email inviate dal sito domenicavoto.it attivato da Renzi in cui si invitano gli elettori ad andare comunque al seggio con la copia della richiesta. Il sindaco intanto attacca Bersan: da lui mi aspettavo più stile. Teme che possa sciupare le primarie e mandare un messaggio- Chi ha sfiducia nella politica «Io, sinceramente, spero che alla fine di questa storia possa essere stata accorciata un po’ di quella radicale sfiducia che le persone nutrono nei confronti della politica» dice. Ecco perché da Bersani arriva un duplice messaggio a Renzi. Un invito a non farsi reciprocamente del male. Perché al di là di quello che diranno le urne fra poche ore, poi ci sarà da pensare al lunedì.E allo stesso tempo un altolà a non far finire nel veleno una bella storia di partecipazione e democrazia. Che è anche la base su cui, da lunedì appunto, ricominciare assieme. «Sono convinto - ragiona Bersani - che tutti insieme riusciremo a fare anche di domenica una bella giornata di democrazia, rincuorando così tutti gli elettori del centrosinistra e facendoci guardare con attenzione, e perché no? anche con ammirazione, pure da chi non la pensa come noi.E così daremo un vero aiuto alla ricomposizione fra cittadini e politica senza la quale non c’è prospettiva per il Paese». Bersani arriva a Siena da Terni, dalle acciaierie. Nella città del Palio partecipa a una assemblea con tanta gente nell’aula magna dell’Università per stranieri. Ma prima, in un incontro ristretto, ha voluto parlare con alcune delegazioni di lavoratori delle aziende della zona. E lì prende appunti, segna nomi e problemi, quando gli spiegano che molte realtà sono in forte sofferenza: dall’agricoltura alla ricerca biomedica, al settore metalmeccanico.Gli dicono che i posti di lavoro si riducono e che la crisi che sta attraversando Mps e la Fondazione (che ne controlla gran parte del capitale) non fanno altro che togliere pezzi di speranza. Occorre invertire la rotta anche in una delle realtà da sempre in cima alle classifiche nazionali del benessere. Saranno poi le parole e le storie che si sente ripetere in serata a Livorno.Sollecitazioni a cui Bersani risponde spiegando che c’è da ritrovare il valore della parola uguaglianza. Che poi in concreto vuol dire che chi ha di più, deve dare di più e che anche il figlio di un lavoratore o di un cassintegrato deve avere la possibilità di andare all’università. «E invece per la prima volta - annota - sono calate le iscrizioni perché tante famiglie l’università non se la possono più permettere».Perché senza uguaglianza non si rimette nemmeno in moto la macchina produttiva del Paese. Se non si redistribuisce un po’ di risorse a chi lavora e a chi dà lavoro la spirale recessiva porterà sempre più giù questo Paese. Ecco, se il Pd invece di mettere «l’orecchio a terra» per ascoltare queste voci e per prepararsi a trovare le soluzioni quando gli toccherà di stare la governo, si divide su regole e cavilli, rischia grosso e quindi fa rischiare grosso anche il Paese.Il ragionamento di Bersani è sostanzialmente questo: «Le regole sono state condivise da tutte le forze politiche della coalizione, abbiamo fatto un patto. Anche i candidati le hanno condivise. Ma soprattutto sono state certificate da più di tre milioni di persone che, anche a prezzo di qualche sacrificio, hanno voluto partecipare».Quindi è una «turbativa» non riconoscerle anche perché questo sistema del doppio turno «ha una sua logica e una sua razionalità». Al ballottaggio per i sindaci non cambia la platea degli aventi diritto. La battuta che sintetizza tutto questo è che fra il primo e il secondo tempo di una partita non cambiano le regole del gioco. «È chiaro che cambiare le regole non è nella mia disponibilità, né in quella di Renzi» aggiunge. Ma anche se lo fosse, sarebbe sbagliato farlo. «Non daremmo un esempio giusto al Paese - spiega - perché chi si candida a governare, prima di ogni altra cosa, deve dare l’idea che nessuna regola può essere cambiata per questa o quella singola convenienza». Prima vengono le regole, poi il consenso, dice, perché sotto questo punto di vista «in questi anni abbiamo già dato». E così l’invito che fa ai suoi sostenitori è di andare a votare rispettando le regole e l’auspicio è che anche «Renzi dica le stesse cose ai suoi». Al segretario Pd soprattutto non va giù che proprio a lui che ha voluto le primarie ora arrivi l’accusa di voler limitare la partecipazione. «Ho fatto il massimo per promuoverla» dice mentre l’auto si avvicina a Empoli. E a dimostrazione di questo cita i successi ottenuti nelle grandi città dove «indiscutibilmente» c'è un forte voto d’opinione. Da parte sua del resto non fa mistero che i temi portati da Renzi e dagli altri concorrenti alle primarie siano un valore destinato a diventare patrimonio comune per il Pd e il centrosinistra. «La spinta al rinnovamento e al cambiamento ritengo che sia un mio impegno a farli diventare scelte concrete». Ma del «fuoco amico» il Pd e il centrosinistra non ne hanno bisogno. C’è già un abbondante fuoco nemico che ci ha messi nel mirino spiega Bersani.C’è la sfiducia, anche giustificata, del popolo nei confronti di politica e istituzioni da battere. E c’è la destra («una parola che il mio competitore non usa mai» annota con un po’ di malizia Bersani).Bersani vede un Berlusconi in campo e si aspetta che alle politiche ci sarà la «solita favola» sui comunisti che vogliono aumentare le tasse con l’aggiunta che tutta la crisi è colpa di Monti. Cercheranno cioè di nascondere il fatto che sull’orlo del baratro ci ha portato Berlusconi.Quanto a Monti, Bersani conferma che il Pd si muove sempre con lealtà e che non tutto ciò che è stato fatto l’ha trovato concorde. Ma rivendica anche dei successi significativi. Ultimo il sì all’ingresso della Palestina nell’Onu. «Siamo riusciti a far assumere al governo una posizione avanzata - spiega. - Una scelta per far vincere la pace e per far perdere le armi».
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giovedì 29 novembre 2012


VENDOLA AI SUOI:«VOTATE BERSANI»

Nichi Vendola intervistato da Lilli Gruber a Otto e 1/2 su La7. «Penso che stia dicendo parole che profumano di sinistra», ha detto oggi riguardo a Bersani. E poi nel programma fa il suo «endorsment» e invita a votare per Bersani domenica al ballottaggio: «Non è un cinico ed è vicino al socialismo europeo. Io sono contro il liberismo che sta soffocando l'Europa». SE VINCE RENZI SINISTRA A RISCHIO-Renzi cinico, domanda la giornalista? "E' il più vicino all'Europa conservatrice", risponde il leader di Sel. Se vince Renzi il rischio è che si sgretoli il centro sinistra", dichiara Vendola PERPLESSO SU DL ILVA DEL GOVERNO «Se il decreto fosse un modo per riprendere la produzione, esautorando la magistratura, sarebbe un fatto grave e di dubbia costituzionalità. Io sono per la primazia della salute». Lo afferma il Presidente della regione Puglia, che sottolinea come in questi anni la Puglia sia stata all'avanguardia sui temi della salute e della produzione. Vendola: «Noi dobbiamo rispondere alla parola 'cancro'. Non possiamo privare la magistratura del suo potere».SULL'ILVA HO LAVORATO PER DIRITTO ALLA SALUTE E AL LAVORO-La prima domanda della giornalista è sull'Ilva: non si era accortodi cosa accadeva non ha nulla da rimproverarsi? "Nel 2005 - risponde il governatore della Puglia - come primo atto da governatore con il Governo parlai dell'Ilva, feci avviare i monitoraggi con uno scienziato come Assennato. Nel 2008 avevamo i dati sulle diossine, affrontammo il problema in solitudine e senza l'attenzione dei mass media. E la materia ambientale non è di competenza della regione ma del governo: ambientalizzare gli apparati produttivi è stato uno dei nostri punti cruciali". "Ho ottenuto - dice ancora - che l'Ilva mettesse un ambulatorio Inail nella fabbrica. Ho il dovere di parlare con l'azienda, la mia preoccupazione era far avanzare il diritto alla salute e non far chiudere la fabbrica". VENDOLA: BERSANI DICE COSE DI SINISTRA «Penso che stia dicendo parole che profumano di sinistra». Nichi Vendola parla così di Bersani, con i giornalisti a proposito del ballottaggio per le primarie di domenica. E domani, giovedì 29 novembre 2012, alle 20, il segretario del Pd e il leader di Sel partecipano insieme a una manifestazione pubblica a Napoli, al Teatro Politeama in via Monte di Dio 80. Vendola usa il concetto evocato il giorno dopo il primo turno, come condizione per l'appoggio: «Bersani è un bravo socialdemocratico europeo, è stato un ministro molto attento, molto competente e molto operativo. È un leader politico che ha una qualità rara sulla scena pubblica; è un uomo di grande umanità, non è un cinico». «Trovare un leader che non sia un cinico - aggiunge - è per me veramente sorprendente. Quindi ho una grande amicizia e un grande affetto personale nei suoi confronti». A chi gli chiede se qualche giovane vendoliano potrà votare per Renzi risponde: «Io non sono il possessore dei 500mila voti che si sono riversati su di me domenica scorsa, né capisco cosa significhi giovane vendoliano. Se uno è vendoliano - conclude - vuol dire che è totalmente libero e che ha anche qualche tendenza anarchica». L'appuntamento di Napoli lo hanno organizzato i i segretari regionale e napoletano del Pd Enzo Amendola e Gino Cimmino e i vertici regionali di Sel Giuseppe De Cristofaro e Arturo Scotto che hanno celebrato oggi la loro comunione di intenti a sostegno di Bersani.                                                                                                                     

                                                                                                              d.c.r.m.p.s.Aggregatore notizie RSSShareContatore visite gratuito



mercoledì 28 novembre 2012


TRA I DANNATI DELLE POLIZZE COSÌ L'INA SFRUTTA I PRECARI

Questo articolo inizia con un’avvertenza: le persone che troverete citate non hanno nome e cognome ma delle sigle. Sono riconoscibili con dei numeri. L’anonimato è una scelta concordata. Chi parla con noi ha paura di conseguenze legali o teme il licenziamento. D’altronde sono abituati ad essere trattati come numeri. Così li considera Ina Assitalia agenzia di Milano, la società per la quale lavorano o hanno lavorato, svilendo la loro dignità, spesso il loro conto in banca, quasi sempre la loro persona. Numeri, si diceva, utilizzati per rimpinguare il conto economico di una società che nelle assicurazioni è una corazzata e nel ramo delle polizze pensionistiche un modello di riferimento, ma che per molti dei dipendenti rappresenta solo un girone dantesco. Chi ci introduce negli inferi della sede in via della Liberazione, nella zona est della città, è il “lavoratore numero 1”. È un manager, meglio, un ex manager, visto che ha lasciato l’agenzia da qualche mese - la società fa capo alla Leonardo Assicurazioni srl di Gian Luca Buzzetti -, ma per noi è qualcosa di più: è anche una guida. Perché conosce tutta la struttura, gli ingranaggi, i metodi da «medioevo» utilizzati dall’assicurazione per fare soldi sulla pelle dei propri dipendenti. Il nostro viaggio all’interno dell’Ina Assitalia di Milano inizia dalla descrizione della sua struttura. La società ha una forma piramidale. In cima, come detto l’agente generale, che dirige sei responsabili di struttura, che controllano cinque o sei manager a testa, che a loro volta hanno mani libere sui consulenti a partita iva, (circa trecento persone frazionate in gruppi da 10-15 persone) «il carburante che alimenta una macchina che macina quattrini» come ricorda “lavoratore numero 2”, ventisei anni ancora assunto. All’interno del girone si accede attraverso il reclutamento fatto, ci dice «numero 1» da «una decina di belle ragazze incaricate di trovare le persone da inserire». Il verbo trovare è quello esatto «perché sono pagate in base al numero di individui che riescono a incastrare: e per questo ricevono gli incentivi». Non conta da dove vengono. Ad esempio, “lavoratore numero 3”, che ha ventiquattro anni e che si è licenziato poco prima dell’estate, ci spiega che lui il curriculum a Ina Assitalia non l’ha «mai mandato. L’avevo spedito ad un’altra azienda ma mi hanno contattato loro». I candidati – secondo il racconto di “numero 1” «devono avere due caratteristiche: «Una parte deve essere molto forte per poter crescere e diventare, un giorno, manager, gli altri devono essere plagiabili per poter fornire nuovi nominativi».Questi sono il valore aggiunto che l’azienda chiede ai suoi consulenti: la rete di conoscenze, i rapporti di parentela, gli amici, tutti numeri telefonici da poter contattare e poter far confluire in un “data base”: in una parola l’agenda. «Le referenze – dice “numero 4”, come molti venuti a Milano dal profondo Sud - sono obbligatorie. Quando entri la prima cosa che ti chiedono». Il reclutamento è a ciclo continuo. «Di media inseriscono 40 persone al mese – dice “numero 1” - questo fattore è decisivo perché più persone immetto in struttura più nominativi da chiamare possiedo, più contratti posso stipulare». Più che altro pensioni integrative. Come spiegano nel corso di preparazione al lavoro, fatto di sorrisi, strette di mano e illusioni. “Numero 4” racconta: «Non ti spiegano altro al di fuori delle polizze pensione, perché è il prodotto su cui puntano». Le polizze pensione sono quelle che creano più valore per l’azienda perché vincolano l’assicurato a versamenti per lunghi anni. E sono la polpa della rete commerciale, quella che assicura linfa alla società. «I responsabili di struttura e i manager - racconta “numero 1” vengono pagati con un fisso (da 1500 a 8000 al mese) più degli incentivi a raggiungimento del risultato. Significa che ogni mese viene deciso dall’agente generale un budget di area da raggiungere: se il manager raggiunge il budget, oltre al suo fisso riceve anche l‘incentivo, altrimenti riceve solo il fisso». Se non si raggiunge il budget un manager può essere degradato. I consulenti, invece, hanno un stipendio di 1000 euro lordi al mese e ricevono delle provvigioni sulle polizze che fanno (una da 1200 euro anno concede provvigioni intorno a 360 euro). Nonostante siano considerati dei liberi professionisti hanno un orario di lavoro dalle 8,30 alle 20,00 e sono obbligati ad una riunione alla mattina e una alla sera,in più sono costretti ad effettuare telemarketing (chiamate al mercato) dalle 18,00 alle 20,00. I consulenti devono produrre (fare polizze). “Numero 4”: «Lavoro 12-14 ore al giorno. Mi chiamano al telefono anche di notte, mi costringono a lunghissime sessioni telefoniche». Tutti i consulenti sono sottoposti a regole stringenti. «Nel contratto – spiega “numero uno”-sono imposti dei minimi produttivi al consulente. Deve fare almeno 3 polizze al mese altrimenti non riceve né il fisso previsto dal contratto, né le provvigioni”. Per sfruttare al massimo la macchina si crea un sistema di punizioni: al consulente si impongono orari di lavoro ulteriori, si impongono momenti di isolamento oppure si sottopone il lavoratore a una seduta di insulti (o «motivazione»).I consulenti non solo devono fare polizze ma devono controllare che i clienti continuino a pagare queste polizze. L’Ina di Milano non ha il problema del rischio di impresa, perché lo scarica sui consulenti. Nel caso in cui il cliente non paghi una rata questa viene scalata dallo stipendio del consulente. Se il cliente non paga anche le successive 2 rate al consulente vengono tolte le provvigioni che gli sono state versate. L’esempio ce lo fornisce l’ex manager “numero 1”: «Vendo una polizza da 1200 euro l’anno e ricevo 360 euro di provvigione. Se un giorno il cliente (per suo problemi personali) non paga la mensilità, vengono tolti 100 euro di stipendio. Se il cliente continua a non pagare vengono tolti altri 100 euro il secondo mese e 100 euro il terzo: dopo il terzo mese mi scalano tutta la provvigione: 360 euro». L’ultimo stipendio conquistato da “numero 4”, ad agosto, è stato di 70 euro. Questo comporta che i consulenti, quando si trovano costretti a fare polizze, cercano tutti i modi, legali od illegali per sopravvivere.Dice “numero uno”: «I responsabili di struttura ed i manager sono spietati: hanno potere di vita e di morte sui consulenti. Per tale motivo molto spesso è migliore diventare amico del manager o del responsabile: gli amici mantengono il lavoro». Gli antipatici vengono sempre, prima o poi, accompagnati alla porta anche se nel frattempo hanno portato dei risultati. Il licenziamento viene sempre evidenziato, per educare chi rimane. Formalmente nessuno si dimette, tutti vengono licenziati, perché non è immaginabile che qualcuno possa lasciare la compagnia. E poi ci sono le multe: il consulente che per sbaglio abbia contattato una persona iscritta al registro delle opposizioni rischia di dover pagare la multa dell’autority all’agenzia che arriva fino a 10mila euro. Per evitare questo la «lista dei non contattabili» viene esposta «ufficialmente» negli uffici: peccato che il consulente con la pagine bianche in mano debba fare telefonate continue per ore e non possa consultare mai questa lista. Naturalmente in azienda il sindacato è fuori legge: «Da noi – spiega Mimma Fersini della Fisac Cgil – arrivano molti ragazzi che ci chiedono aiuto. Forniamo assistenza legale, aiutandoli a recuperare i crediti, ma abbiamo le mani legate. Giuridicamente sono solo consulenti e anche se avviassimo una causa di lavoro nessuno di loro ha intenzione di tornare là dentro». Per chi parla, poi, c’è lo spettro dell’ufficio legale. I consulenti operano su mandato un contratto di 60 pagine che al momento della firma non è possibile leggerlo. «Chi chiede di leggerlo – dice “numero 1” - molto spesso viene mandato via subito. Ed è sempre fatto presente a tutti di non poter parlare di quello che succede negli uffici». Nessuno deve sapere. D’altronde sono numeri, non persone.                                        d.c.r.m.p.s.
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domenica 25 novembre 2012


CORRUZIONE, CANCELLIERI AI PARTITI: «NON CANDIDATE PERSONE NON SPECCHIATE»

Corruzione, forte monito del ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri al mondo della politica sul tema spinosissmo della formazione delle liste elettorali. Il provvedimento sulla corruzione "e' gia' definito ed e' un segnale forte perche' i cittadini devono stare tranquilli. Ma serve anche un appello alla politica perche' non candidino persone che non sono specchiate". Lo ha detto, Cancellieri, arrivata a Casalecchio per partecipare alla rassegna culturale "Politicamente scorretto" curata dallo scrittore Carlo Lucarelli. Avvicinata dai giornalisti, Cancellieri ha poi affrontato altri temi sul tappeto del dibattio istituzionale. Primo fra tutti quello relativo agli scontri accaduti nei giorni scorsi. Primo problema quello dell'identificazione dei poliziotti. "Sono processi lunghi-ha spiegato Cancellieri-che richiedono riscontri, è una discussione abbastanza lunga, che prevede un eventuale percorso anche con un confronto sindacale. Sono tutte questioni che si sviluppano nel tempo". In ogni caso su questo il governo è impegnato: "Vogliamo dare un segnale forte perché i cittadini devono stare tranquilli". Sempre sul tema delle manifestazioni, dopo i disordini della settimana scorsa e la ''bella giornata in cui ha vinto la democrazia'' di ieri, secondo il ministro dell'Interno e' necessario lanciare ''un messaggio di rispetto reciproco''.Sul tema della criminalità organizzata infine il ministro dell'Interno ha parlato della necessità di una norma sulle imprese confiscate alle mafie, ha giudicato l'operazione di Milano importantissima e ha ammonito: "Bisogna tenere alta la guardia".
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