martedì 9 ottobre 2012


LE FINTE DIMISSIONI DI PODESTÀ LA RETROMARCIA IN POCHE ORE


«Oggi credo che ci sia il motivo per non dare» le dimissioni. Lo ha detto il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà in conferenza stampa, dopo aver annunciato, in tarda mattinata, le sue dimissioni. «Esiste un patto con il territorio che porta a difendere l'interesse dei cittadini anche quando è scomodo, anche quando ti senti abbandonato da chi ci rappresenta a Roma», ha detto Podestà. Circa un paio d'ore prima, lo stesso Presidente della provincia di Milano aveva annunciato le proprie dimissioni, convocando una conferenza stampa per spiegare le sue ragioni. PODESTA': «Mai detto mi dimitto» «Non ho detto che mi dimettevo, ma che avrei parlato delle ragioni delle dimissioni». Guido Podestà ha replicato così a chi, citando il comunicato stampa con cui ha convocato la conferenza stampa di oggi, gli ha chiesto spiegazioni sull’ annuncio di dimissioni fatto poche ore fa e che poi il presidente della provincia di Milano non ha concretizzato. «Non ho parlato di dimissioni, ma di ragioni di dimissioni - ha detto Pisapia-. Restare qua è un atto che ha un significato: chiamare tutti di più al rispetto dell'interesse generale dei cittadini». Podestà ha quindi escluso che la sua decisione sia legata all'inchiesta sulle firme false per le elezioni regionali 2010 che lo vede coinvolto: «Ciò che pesa - ha detto - è il patto con la gente e con gli amministratori. Mi sembra di vivere una situazione di neo centralismo che avanza sempre di più. Mi sembra che ci sia il rischio che si muoia di asfissia. Noi parliamo con gli esponenti del governo e con i partiti che ci rappresentano e troviamo una non comprensione di quello che sta avvenenendo sul territorio». Podestà, incalzato sull'argomento, ha negato di aver indetto una conferenza stampa per spiegare le ragioni delle sue dimissioni: «Ho ragionato a lungo, anche ieri sera con la mia famiglia se fosse opportuno proseguire con tutte le difficoltà. Non ho mai detto mi dimetto». Ma, ha aggiunto: «Non si può neanche essere così legati a un incarico. Ma chiedere che si possa lavorare con serenità, chiarezza sulle risorse per i servizi ai cittadini, non è chiedere la luna». Podestà ha quindi affermato di non aver parlato del suo proposito, poi rientrato, con Silvio Berlusconi ma con Angelino Alfano, con il quale «ho solo spiegato le ragioni di questa scelta».QUEL TWEET...A quanto si era appreso da ambienti di Palazzo Isimbardi, la decisione sarebbe stata dettata dalla volontà di dare una «sferzata al governo» per denunciare i tagli all'istituzione imposti dalla spending review avviata dall'esecutivo. E lo stesso Podestà - prima della retromarcia sulle dimissioni - su twitter aveva scritto: «Governare una Provincia in queste condizioni è (quasi) impossibile».
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lunedì 8 ottobre 2012


MOLISE, FINANZA IN REGIONE SI INDAGA SU SPESE DEI GRUPPI

Si è concluso dopo cinque ore il blitz della Guardia di Finanza negli uffici del Consiglio regionale del Molise a Campobasso. I militari del Gico che erano entrati nell'edificio alle 9 di questa mattina sono usciti poco dopo le 14 portando via un paio di faldoni pieni di documenti acquisiti presso la Ragioneria. L'operazione, hanno spiegato dal Comando provinciale della Fiamme Gialle, è volta a ricostruire quanto erogato ai gruppi del Consiglio regionale negli anni 2009, 2010 e 2011, e come sono stati spesi questi soldi. Stando a quanto si è appreso il lavoro della Finanza negli uffici regionali non si è però concluso oggi ed è destinato aproseguire con nuove acquisizione di documenti nei prossimi giorni, inoltre le verifiche potrebbero presto essere estese anche ad altri anni. «Da parte nostra ci sarà la massima collaborazione alla Guardia di Finanza e alla Magistratura, visto anche il clima che c'è in giro». Così il presidente del Consiglio Regionale del Molise Mario Pietracupa, commenta alla Tgr Molise, l'acquisizione di documenti sulle spese dei gruppi consiliari. «Non sono sorpreso - aggiunge - ma non credo ci sia da preoccuparsi più di tanto. La contabilità dei gruppi, come è ben noto, viene portata all'interno dagli stessi e il Consiglio Regionale assegna le risorse in base ad una legge e quindi in maniera, direi, anche automatica».                               r.c.p.s.d.m.
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domenica 7 ottobre 2012


MARONI ALLA FESTA LEGHISTA: «VIA EQUITALIA DAL NORD»

«Disobbedienza civile, federalismo fiscale, via Equitalia dal nord per affermare il nostro programma rivoluzionario». È uno dei passaggi conclusivi del comizio di Roberto Maroni dal palco della Festa dei popoli a Venezia, da dove ha invitato «tutti i sindaci, anche quelli che non sono della Lega, a partecipare alla grande assemblea che faremo nel Veneto». L'assemblea, ha detto, servirà per «lanciare la nostra azione di protesta, la protesta da parte dei sindaci, contro il patto di stabilità e la rapina della tesoreria comunale: dobbiamo riprenderci il nostro futuro». Dal palco il segretario federale della Lega ha esortato gli amministratori ad «avere più coraggio sulle nostre battaglie: in Sicilia hanno usato i forconi, il movimento dei forconi, dobbiamo fare qualcosa di simile con i nostri sindaci, lo dico anche ai nostri governatori: non solo protestare, ma passare ad azioni concrete». In una Riva degli Schiavoni del tutto diversa da quella dell'era Bossi, Maroni ha debuttato da nuovo Segretario all'appuntamento annuale con la 'festa dei popoli della Padania', quest'anno senza la tre giorni di ampolle sul Monviso e risalita del Po. «La rivoluzione può partire dal Nord ma è una rivoluzione gandiana verso l'indipendenza nel segno della disobbedienza», ha detto Maroni illustrando il Manifesto in dodici punti tradotti poi nella proposta di legge di riforma costituzionale per la Macroregione del Nord sul quale la Lega 2.0 del nuovo segretario intende raccogliere «milioni di firme» e promuovere un referendum. Quanto ad alleanze e Governo, «siamo unica forza politica seria – rivendica Maroni - che osteggia il governo Falli-Monti» e con il Pdl nessun nuovo dialogo fintanto che starà nella maggioranza dell'attuale governo. Ha parlato anche Umberto Bossi: «Avremo davanti un periodo da grande battaglia: non litigate per il mio posto o quello di Maroni. Il nemico è il centralismo romano, è la che dobbiamo colpire». D'altra parte, «di Roma non ci si deve fidare, Monti ha postato il federalismo fiscale nel cestino della carta straccia. Responsabilità ce l'ha anche Napolitano, ha chiamato Monti».                    
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sabato 6 ottobre 2012



CIPRIANI: LATO B ROVINATO, E' BATTAGLIA LEGALE

Quanto vale il 'lato B' di una showgirl come Francesca Cipriani, ex Grande Fratello e la Pupa e il Secchione, gia' ospite di Silvio Berlusconi nelle cene di Arcore, ''rovinato'' da un intervento chirurgico malriuscito? E' attorno a questo quesito che si gioca la battaglia legale intrapresa dalla soubrette abruzzese, vittima, cosi' sostiene, di un'operazione di chirurgia estetica ai glutei condotta da un chirurgo brasiliano in una clinica privata milanese il 2 dicembre 2010, e rivelatasi un passo falso per la carriera della ragazza. Cipriani, difesa dall'avv. di San Severino Marche Giampaolo Cicconi, sostiene che il chirurgo stesso ha riconosciuto l'errore, mentre un parere medico legale acquisito presso uno specialista maceratese, il dottor Stefano Tombesi, quantifica nel 22% l'invalidita' riportata.La compagnia assicuratrice del chirurgo ha offerto alla soubrette un risarcimento di 50 mila euro, ma ''la mia assistita - spiega Cicconi - ha rifiutato, perche' la nostra quantificazione del danno e' di 150 mila euro''. Il legale ha presentato ricorso d'urgenza al presidente del Tribunale di Macerata chiedendo la nomina di un Ctu, ma il giudice si e' dichiarato incompetente per territorio. Un successivo reclamo di Cicconi si e' concluso con un'ordinanza del Collegio del Tribunale che conferma il provvedimento del presidente e dichiara la competenza del Tribunale di Milano.
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venerdì 5 ottobre 2012


L’EUROPA DEI FALCHI VUOLE TAGLIARE I FONDI ERASMUS

Rischia di restare a secco il programma che più di tutti ha diffuso l’identità europea nei giovani del vecchio continente. La voce allarmante non viene stavolta da piazze gremite di studenti ma dalla denuncia dell’eurodeputato conservatore francese Alain Lamassoure che presiede la commissione bilancio del Parlamento europeo. I tagli di bilancio infatti interessano non solo le finanziarie dei singoli stati membri anche quella di Bruxelles. Le politiche di austerity avevano finora evitato di colpire i fondi destinati alle politiche sociali e quelle per l’istruzione e la ricerca, maoggi la furia cieca dei tagli si abbatte anche su questi settori strategici. Purtroppo, sempre secondo Lamassoure, i tagli hanno già interessato il Fondo sociale europeo, che negli anni ha aiutato milioni di persone a sviluppare le proprie competenze e a combattere quindi la disoccupazione, e ora rischiano di mettere in pericolo il programma European Region Action Scheme for the Mobility of UniversityStudents, da tutti conosciuto come Erasmus. Il bilancio dell’Unione è strutturato attraverso una complessa procedura che coinvolge la Commissione Europea, il Parlamento ed il Consiglio, che stabiliscono un quadro settenale di impegni di spesa a cui ogni anno si deve far fronte attraverso i pagamenti che gli stati membri devono onorare. I falchi che in questi ultimi mesi hanno invocato forti misure di austerity, un gruppo di paesi che comprende stati come la Germania, la Finlandia, l’Olanda e altri paesi a guida conservatrice, non vogliono onorare gli impegni assunti ed ora, già dal prossimo mese, il porgramma Erasmus rischia di attraversare una grande crisi di liquidità. Questo è il segno che l’atteggiamento ottuso della cultura dell’austerity si abbatte non solo su inefficIenze e sprechi ma su quanto di più significativo l’Europa ha costruito sinora per diffondere le proprie idee tra le giovani generazioni. Il programma Erasmus permette dal 1987 a più di 200.000 studenti ogni anno di trascorrere un periodo di studio in una università estera vedendosi riconosciuti gli esami sostenuti. Un programma di successo che nacque su iniziativa di un’associazione studentesca, l’Aegee, che propose all’allora presidente della Repubblica francese François Mitterand di promuovere questa iniziativa a livello europeo. Da quell’anno l’Europa è entrata nella vita quotidiana di una generazione attraverso l’esperienza di vita vissuta di studiare insieme a ragazzi provenienti da tutta Europa e condividere con loro qualche mese del proprio percorso accademico.Lo stanziamento previsto per il periodo 2007-2013 è di 3,1 miliardi di euro e permette agli studenti partecipanti di ricevere una piccola borsa di studio e l'iscrizione gratuita nell’università ospitante: se i timori venissero confermati sarebbe difficile garantire anche queste piccole cifre. Gianni Pittella, vicepresidente democratico del Parlamento Europeo e membro della commissione cultura, è da sempre un grande sostenitore del progamma Erasmus, e ci conferma i timori del francese Lamassoure: «La situazione non è del tutto perduta, attraverso una lettera rettificativa gli stati membri si possono impegnare a coprire eventuali buchi di bilancio, ma questo comporterà sicuramente problemi, come ad esempio il ritardato pagamento delle borse di studio». Ma le preoccupazioni dell’europarlamentare italiano non si limitano alla difesa di un programma di enorme successo: «Il programma Erasmus andrebbe innazitutto potenziato, è stato il progetto che maggiormente ha diffuso una cultura europeista tra i giovani europei. Va difeso, ma soprattutto dobbiamo denunciare la politica irresponsabile dei governi conservatori europei che minaccia lo spirito stesso dell’Unione. Questo è un frutto avvelenato dell’austerity», una politica che, invece di rafforzare l’identità europea e di costruire un’unico spazio sociale, culturale e politico, smorza gli entusiasmi di migliaia di ragazzi. Che dopo avere studiato in greco, aver imparato il catalano, insegnato a cucinare in italiano, loro sarebbero sicuramente disposti ad offrire la propria solidarietà.                                   

                                                                                                              r.c.p.s.d.m.

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giovedì 4 ottobre 2012


TUTTE LE BICI D'ITALIA UNITE FANNO "LOBBY" A REGGIO EMILIA


Galvanizzati dalla notizia che in Italia nel 2011 si sono vendute più biciclette (1.750.000 contro 1.748.000) e con l'adesione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il 5 e 6 ottobre partono a Reggio Emilia gli Stati generali della bicicletta. Una due giorni organizzata da tutte le associazioni che fanno parte della sempre più larga lobby della bici che si misura contro la molto più potente delle auto. Dopo il successo della manifestazione del 28 aprile scorso con i Fori imperiali di Roma intasati dalla due ruote senza motore, #salvaiciclisti, Fiab (Federazione italiana amici della bici), Legambiente e Anci (l'associazione dei Comuni italiani) rilanciano. E puntano alla “realizzazione di un vademecum ad uso e consumo di amministratori nazionali e locali per rendere l’Italia un paese maggiormente a misura di bicicletta”. Nel comunicato di adesione della Presidenza della Repubblica si legge: “colmare il grave ritardo” rispetto all'Europa con “l'adozione di misure efficaci e lungimiranti capaci di definire un sistema integrato dei trasporti e di valorizzare forme alternative per lo spostamento quotidiano". Il programma della manifestazione è serrato e punta ad “arrivare a proposte sui temi della normativa (modifiche al codice della strada e altre normative correlate), organizzazione della mobilità urbana (con particolare attenzione alla moderazione del traffico, alla sicurezza e alla realizzazione delle Zone 30 e delle Zone a Traffico Residenziale Moderato secondo standard europei), governance (politiche nazionali, investimenti, incentivi/disincentivi), alla cultura ed educazione alla mobilità sostenibile (formazione, informazione, comunicazione ed educazione con l’ obiettivo di far crescere l’opinione pubblica sul tema) e reti ciclabili, nazionali e locali”. Gli Stati generali produrranno infatti “un Libro di impegni per le amministrazioni di ogni livello”. La cosa infatti è molto seria e meditata. “Saranno tre gli ordini di azione proposti: misure a breve periodo/costo zero; a medio periodo/costo lieve; a lungo periodo/costo più alto. La sottoscrizione del Libro verrà considerata un impegno per le amministrazioni attuali e future di tradurre in azioni concrete l’esigenza di una mobilità nuova, oggi dilagante nella società e che non deve essere sottovalutata”.                                                             s.m.p.r.d.c.
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mercoledì 3 ottobre 2012


«TRIBUTI ITALIA HA RUBATO I SOLDI ICI IN 400 COMUNI»

Arrestato, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere del tribunale di Chiavari, Giuseppe Saggese, l'amministratore delegato della società chiavarese di riscossione «Tributi Italia». Secondo il procuratore Franco Cozzi, che ha visto accolta dal gip Fabrizio Garofalo la sua richiesta di custodia per Saggese e quattro altre persone, da ieri agli arresti domiciliari, la società, avrebbe sottratto illecitamente alle casse dei Comuni per cui prestava servizio circa 100 milioni di euro, presi da Ici, Tarsu, Tosap e altre tasse.Le ordinanze sono state eseguite dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Genova che hanno portato a termine nove perquisizioni e sequestrato denaro e beni mobili e immobili per circa nove milioni di euro. Le perquisizioni sono state effettuate in abitazioni ed uffici situati in varie località, in particolare in provincia di Genova, nella zona del Tigullio, a Roma ed in provincia di Piacenza. Le indagini hanno portato ad accertare gravi irregolarità gestionali da parte di Tributi Italia che esercitava la propria attività a livello nazionale, occupandosi della riscossione di tributi locali (Ici, Tosap ed altre entrate), per incarico ricevuto da oltre 400 Comuni, distribuiti in varie regioni del territorio nazionale. «L'azienda - spiegano in una nota i finanzieri - una volta introitate le somme provenienti dalla riscossione tributaria, anzichè riversarle agli enti a cui spettavano, al netto dell'aggio di sua competenza, le tratteneva sui propri conticorrenti,appropriandosene.I fondi, poi, attraverso rapporti, privi di effettive ragioni economiche, con altre società, riconducibili a Saggese,vero'dominus'e artefice di tutta l’operatività aziendale, venivano distratte a suo beneficio». Gli approfondimenti investigativi, considerato il meccanismo attraverso il quale i fondi uscivano dalla società di riscossione, sono stati concentrati sulle operazioni con le 'imprese collegatè, spesso documentate come consulenze o piani di riorganizzazione aziendale, verificando, altresì, alcune operazioni societarie di natura straordinaria, come aumenti di capitale e costituzione di nuove società, risultate funzionali, anche queste, a distrarre ingenti somme. Una delle consulenze, per le quali è stato corrisposto un compenso di circa 2 milioni di euro, ha riguardato l'acquisizione di una società di riscossione brindisina, già indebitata per circa 43 milioni di euro; tale operazione ha comportato un irreparabile pregiudizio per il patrimonio della stessa società. L?impresa di riscossione, inoltre, a causa di una cattiva gestione e delle numerose denunce presentate nei suoi confronti per la scorretta attività gestionale, da parte di vari Comuni vittime delle sottrazioni di fondi, che gli avevano revocato le concessioni per l'esazione tributaria, è entrata in stato d'insolvenza, venendo, conseguentemente, dichiarata fallita dal Tribunale di Roma, dove l'azienda ha la sede legale e dove la competente Procura procede per violazioni della legge fallimentare. L'indagine avrebbe consentito, sinora, di provare, in modo certo, l'avvenuta appropriazione di fondi per un ammontare di circa 20 milioni di euro; i soggetti indagati,in tutto 9, cioè quelli sottoposti alle misure cautelari, più altri 4 perseguiti 'a piede liberò, sono accusati, dall'autorità giudiziaria. chiavarese, di peculato e reati fiscali.                                                          p.s.m.r.d.c.
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martedì 2 ottobre 2012


LEGGE ELETTORALE, SI RIPARTE LA BASE È LA PROPOSTA CALDEROLI


La commissione Affari costituzionali del Senato potrebbe votare giovedì prossimo un testo base sulla riforma della legge elettorale superando lo stallo di questi mesi. Un «punto di partenza e non di arrivo», sottolineano sia Pd che Pdl, ma che rappresenta «una speranza», «uno spiraglio concreto di accordo». La 'quadrà è stata trovata dopo mesi di trattative tra partiti con la mediazione di Roberto Calderoli. È sulle tracce del testo del senatore leghista che la commissione è partita per arrivare a un punto di sintesi. Il modello è quello 'spagnolo': La proposta della Lega prevede mini-collegi con liste molto piccole (al massimo di tre candidati) e un premio di maggioranza importante (l'entità è ancora da definire) che venga dato alla coalizione che supera una soglia del 45 per cento (il Pd sarebbe per una percentuale più bassa magari al 40 per cento). Restano sul tappeto il nodo preferenze e i collegi, ma questo viene giudicato un inizio. L'accordo trovato oggi dai gruppi parlamentari non è sulla sostanza ma almeno sul metodo sì. La base di partenza è quella ipotizzata da Calderoli, padre dell'attuale sistema di voto ribattezzato 'porcellum', e da lui stesso definito una porcata. Il nodo delle preferenze e quello dei collegi, spiegano i rappresentati dei partiti in commissione, che si può superare, magari con emendamenti, anche dopo aver adottato il testo base. Domani quindi ci sarà una pausa in cui i partiti si confronteranno con i due relatori Enzo Bianco (Pd) e Lucio Malan (Pdl). La commissione tornerà a riunirsi giovedì e, se ci sarà un testo comune dei due relatori (che come base di studio hanno la traccia di Calderoli), quel testo verrà messo ai voti. Se invece non ci sarà un testo Bianco-Malan, allora si sceglierà, con un altro metodo quale dei ddl depositati usare come base (in tutto sono 46). Giovedì il presidente della commissione Carlo Vizzini, dopo l'esito della seduta, andrà a riferire a Renato Schifani per capire se alla commissione in capigruppo potra essere concesso più tempo (magari un'altra settimana) prima di andare in aula. Oppure per verificare se con un testo base individuato le modifiche si potranno demandare direttamente all'assemblea.                                                  

                                                                                                              p.c.m.s.r.d.
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lunedì 1 ottobre 2012


DELITTO MACERATA, FERMATI IN DUE TRADITI DA IMPRONTE SCARPE

Sono due le persone fermate dai carabinieri per il duplice omicidio degli anziani coniugi di Montelupone. Sarebbero un macedone di 24 anni e un marocchino di 40, in regola con i permessi di soggiorno, e residenti nella stessa zona in cui è stato commesso il delitto. Entrambi sono ora in caserma per essere interrogati. Non sarebbe stata ancora trovata, invece, l'arma usata per uccidere la coppia. Mentre sarebbero state trovate alcune tracce sul luogo del delitto. I carabinieri del Ris, da ieri sul posto per i sopralluoghi, hanno repertato impronte di scarpe e di penumatici dai quali gli investigatori confidano di trarre elementi utili alle indagini. Oggi gli esperti del Ris sono di nuovo nel casolare, nella parte abitativa, al piano superiore, dove si è sviluppato un principio di incendio, nel tentativo dell'assassino di dare fuoco alla casa e cancellare ogni traccia. Si aspettano gli esiti degli accertamenti, anche per chiarire se ad agire sia stata una sola o più persone ma gli elementi raccolti finora e il quadro complessivo dell'indagine fanno propendere per un solo assassino. L'ipotesi privilegiata è che sia stata una rapina finita male. La casa era a soqquadro, rovistata ovunque. Ma una banda organizzata difficilmente avrebbe scelto quel casolare, una costruzione modesta, al piano terra la legnaia e altri locali di pertinenza della frugale masseria, di proprietà dei due anziani coniugi, ex agricoltori che vivevano solo della pensione.
                                                                                                                                                                             
                                                                                                            p.c.s.m.r.d.c.

domenica 30 settembre 2012



FINI E CASINI LANCIANO IL MONTI - BIS: «LISTE CIVICHE IN TUTTA ITALIA»

I leader di Fli e Udc uniti nell'idea di una lista civica nazionale che chiami a raccolta le energie sane del Paese nel nome di Mario Monti. Fini vuole evitare che il governo attuale sia una parentesi: «Incontro tra buona politica, che c'è anche nei partiti, e settori della società organizzata che la politica la fanno nel quotidiano». Gli fa eco Casini, disposto a «una lista che sta tra Pdl e Pd e sia alternativa al grillismo». E aggiunge: «Se c'è qualcuno che pensa che Monti sia un incidente di cui liberarsi è fuori di senno, il premier è un interlocutore, in tutto il mondo e in Europa». LA CONVENTION- È iniziata stamattina ad Arezzo l'assemblea dei "Mille" con Gianfranco Fini. Alla convention prende parte anche Pier Ferdinando Casini, ma anche esponenti della società civile. Ospite dell'assemblea anche Paolo Rossi, campione del mondo nel 1982 con la Nazionale italiana. Alle spalle del palco non c'è il simbolo di Fli, ma solo la scritta 'Mille per l'Italia'. «Da domani - se approverete il documento che uscirà dall' assemblea dei Mille - si moltiplichino in ogni città i comitati dei Mille per l'Italia, lavorando a stretto contatto con le forze politiche - come Fli - che ci vogliono stare e che sanno che occorre cambiare approccio ed essere meno autoreferenziali. Si tratta di fare un patto con la società organizzata, di candidarne insieme esponenti e capire cosa fare per l'Italia per mantenere il passo creato con il governo Monti», ha detto il Presidente della Camera e leader di Fli Gianfranco Fini, parlando durante l'assemblea dei Mille ad Arezzo. «Una buona politica è tale se è capace di determinare un processo di miglioramento della società. Voglio salutare Casini, un altro segretario di partito che con umiltà è venuto qui per ascoltare e per capire che cosa una politica virtuosa possa fare per migliorare la società. Questa è un'assemblea politica, non dobbiamo vergognarci di pronunciare questa parola, perché sarebbe come negare l'impegno di milioni di persone portato avanti per decenni, e voi siete persone che fate politica quando dedicate qualche ora del vostro impegno alla causa comune», ha aggiunto Fini. «Non si tratta di assemblea preconfezionata», ha sottolineato Fini, spiegando che il documento che sarà approvato durante la convention di Arezzo è aperto al contributo di chi interverrà durante l'incontro. «Da oggi si potrà guardare con maggiore fiducia non alla sorte di un partito, ma della nostra adorata Italia», ha concluso. «Monti ha detto che la luce comincia a vedersi e credo abbia ragione. Ma molto dipenderà anche dalle scelte che faranno gli italiani. Monti ha detto che se il popolo lo riterrà, attraverso l'esito del voto, è disponibile a continuare. È una scelta che non spetta solo ai partiti ma agli italiani». Lo ha detto il leader di Fli Gianfranco Fini, aggiungendo: «Bisogna fare in modo che questa fase non si chiuda e non venga archiviata come una parentesi scomoda». «Con il governo Monti c'è una ritrovata credibilità e si tocca con mano la capacità di fare le riforme, forse impopolari ma inevitabili», ha detto Fini, rilevando: «Molti, anche tra quelli della maggioranza parlamentare che sostiene Monti, pensano che sia meglio per l'Italia archiviare questo momento quando andremo al voto. È evidente che nascerà un governo squisitamente politico e che chi avrà la maggioranza formerà un governo, ma se gli elettori dovessero archiviare questa fas allora anche la possibilità di risalire sarebbe archiviata». «Casini e io siamo tra quelli che hanno assunto delle scelto e si sono presi delle responsabilità non per tornaconto, ma per favorire una difficile e necessaria prospettiva che può essere utile in nome dell'interesse nazionale», ha concluso. Se creiamo un contenitore che «sta tra il Pdl e il Pd», alternativo al «grillismo», «io aderisco a questa lista». Così il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha aperto alla lista per l'Italia, lanciata in vista delle elezioni Politiche da Gianfranco Fini durante l'assemblea dei Mille in corso ad Arezzo.                                             
                                                                                                              m.c.r.d.p.s.
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