domenica 16 ottobre 2011

BLACK BLOC, SCATTA TORMENTONE SU POLIZIOTTI INFILTRATI

Il giorno dopo gli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti a Roma, su Facebook compaiono le prime foto e i primi commenti su una possibile infiltrazione di poliziotti e carabinieri tra i violenti che hanno messo a ferro e fuoco le vie del centro della capitale. In un'immagine pubblicata sul gruppo 'Indignados Italia' del popolare social network, è già scattata tra gli utenti la segnalazione di un uomo, cerchiato in rosso, che assiste inerme alla devastazione della vetrina di una filiale della banca Carime da parte di due giovani con il casco in testa. La didascalia che accompagna la foto recita: «Fate girare. Diamo un nome a questo signore cerchiato. Se è un poliziotto questo dimostrerà che tutto era preventivo». Gli inquirenti della Procura di Roma cercheranno di ricostruire una «mappa degli scontri» e di individuare se c'è stato o meno una «strategia complessiva». Sono questi i primi incarichi che si sono dati gli investigatori applicati all'indagine su quanto avvenuto nel corso della manifestazione degli Indignati. In una prima fase bisognerà concludere gli interrogatori di convalida davanti al gip, poi - si spiega - verrà data ampia delega agli uomini della Digos e del Ros affinchè si proceda, ad esempio, alla identificazione dei soggetti che hanno assaltato e devastato, anche attraverso le immagini televisive e fotografiche. Le indagini saranno coordinate dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti, responsabile del pool antiterrorismo.                                                                            s.p.m.c.

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sabato 15 ottobre 2011

LA GUERRA, DEL GOVERNO TESTIMONIANZE SUGLI SCONTRI BERLUSCONIANI i DRAGHI: «CAPISCO GLI INDIGNATI POVERI »


 
BILANCIO SUGLI SCONTRI: 70 FERITI, TRE GRAVI


ROMA
Sale a 70 il bilancio delle persone ferite nel corso degli scontri durante il corteo degli Indignati. Venticinque persone sono state medicate nell'ospedale da campo montato dall'Ares 118 nei pressi di San Giovanni, gli altri 45 sono stati trasportati nei vicini pronto soccorso. Tre di loro sono gravi.


RIMOSSE BARRICATE ALL'ESQUILINO La situazione tesa si è spostata nel quartiere dell'Esquilino. La polizia ha rimosso le barricate. CARICA DELLA POLIZIA IN VIA MERULANA-Le forze dell'ordine hanno caricato i manifestanti del corteo di Roma che si erano asserragliati in via Merulana innalzando barricate. La carica è stata lanciata con dei blindati che hanno sfondato le barricate. BLINDATI SFONDANO BARRIERE BLACK BLOC-Almeno otto blindati della polizia hanno sfondato le barriere di reti metalliche e cassonetti dei black block su via Merulana. Una via Merulana al buio. Le luci sulla strada sono state tutte spente. Gli incappucciati indietreggiano.


BLINDATO CARABINIERI IN FIAMME


Incendiato blindato dei carabinieri. Può scoppiare.


30 I FERITI TRA FORZE DELL'ORDINE


Sarebbero circa 30 i feriti tra le forze dell'ordine


VIOLENTI A S GIOVANNi: CENTINAIA


Sarebbero qualche centinaio i black bloc in piazza S. Giovanni. CARICHE POLIZIA. ANCHE SU MANIFESTANTI


Cariche della polizia. Che investono anche i manifestanti pacifici.


SEL: MANIFESTANTE AGGREDITO DA INCAPPUCCIATI


Il manifestante che ha perso due dita per l'esplosione di un petardo nel corso del corteo degli indignati a Roma, è un militante di Sel «aggredito da un gruppo di incappucciati» mentre stava sfilando «pacificamente in via Cavour e protestava contro i violenti». Lo afferma Massimo Cervellini, coordinatore romano di Sinistra Ecologia e Libertà.


RAINEWS: POLIZIA INTERVENUTA TARDI


I reporter di Rainews raccontano: le forze dell'ordine sono intervenute in via Labicana quando la situazione era difficilmente controllabile.


DIVERSI FERITI TRA MANIFESTANTI


Diversi i manifestanti feriti da bombe carta e petardi. MARONI HA AUTORIZZATO L'USO DI IDRANTI


Un'agenzia riferisce che il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha autorizzato l'utilizzo degli idranti. SASSAIOLA IN SAN GIOVANNI


MA ARRIVANO I MANIFESTANTI PACIFICI


Sassaiola in piazza San Giovanni. Ma arriva il corteo dei pacifici da un'altra direzione. I più però hanno desistito. La situazione resta molto complicata e rischiosa. MANIFESTANTI CERCANO DI USCIRE


DA SAN GIOVANNI, MA E' CAOS- Manifestanti camminano a mani alzate dal sagrato cercando di uscire dalla piazza San Giovanni coperta da una nube di lacrimogeni. La polizia cerca di sgombrare la piazza: è un caos infernale. La gente che non c'entra con gli scontri si trova in mezzo. CORTEO PACIFICO CONTINUA IN VIA CAVOUR- Il corteo, nella parte che è partita molto più tardi, intanto prosegue da via Cavour in modo tranquillo e pacifico. Le immagini tv di Rainews rimandano due situazioni opposte: gli scontri da un lato, i colori dall'altro. MANIFESTANTI PACIFICI ASSERRAGLIATI.I manifestanti pacifici volevano sentire i comizi asserragliati sul sagrato. Chi è lì si trova in una situazione a imbuto. FERITO DA PIETRA FOTOGRAFO


Fotografo dell'agenzia Adnkronos ferito da una pietra lanciata dai black bloc. Che impediscono il riformarsi pacifico del corteo e proseguono con gli assalti.GRAVE IL MANIFESTANTE FERITO: BOTTIGLIATA AL VOLTO- E' grave il manifestante è stato ferito in via Cavour a Roma, all'altezza di via dei Serpenti, da una bottigliata al volto. Il sessantenne colpito dè stato trasportato al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni. I VIOLENTI DIVELGONO PIETRE- I violenti divelgono pietre. Ribadiamo: hanno deliberatamente sabotato il corteo per fare guerriglia. La piazza è diventata teatro di battaglia.PIAZZA SAN GIOVANI SVUOTATA CARICHE, BOMBE CARTA, UN FERMATO - All'angolo tra piazza San Giovanni e via Emanauele è guerriglia. Il grosso del corteo sparito. Bombe carta. Fermato un ragazzo dalla polizia. Vola di tutto. I violenti stanno riuscendo nel loro obiettivo: svuotare il corteo. La piazza che doveva concludere la manifestazione è stata svuotata dalla violenza. IN VIA CAVOUR POLIZIA NON INTERVENUTA


Emerge dalle cronache che in via Cavour la polizia all'inizio degli incidenti non è intervenuta. I vigili del fuoco, per il numero di persone in strada, hanno avuto difficoltà a raggiungere le auto in fiamme. IDRANTI E LACRIMOGENI IN SAN GIOVANNI


All' imbocco di piazza San Giovanni le forze dell'ordine sparano acqua con gli idranti. La tensione si sta spostando lì: ci sono giovani con i caschi in testa. I VIOLENTI IN PIAZZA S. GIOVANNI: CARICHE


Dopo gli scontri in via Emanuele Filiberto i blac bloc si sono spostati. Carica della polizia, finanza e carabinieri a San Giovanni. Ma tutto il corteo è arrivato fino alla piazza sotto il ricatto di questi violenti: tra i manifestanti c'era rabbia e anche paura verso i violenti che hanno fatto irruzione nella piazza. Lì ci sono palloncini colorati che dicono "il fine non giustifica i mezzi". POLIZIA CARICA, BARRICATE ERETTE E SGOMBRATE DA PEZZO CORTEO


Corteo deviato dai Cobas, all'incrocio con via Manzoni i violenti hanno eretto barricate sgombrate dagli stessi manifestanti. La polizia carica i violenti. Che hanno rovesciato cassonetti e incendiato un'agenzia interinale. Sassi contro gli agenti. FUMOGENI, SASSI CONTRO ASSESSORATO Fumogeni e lacrimogeni della polizia all'incrocio tra via Labicana e via Merulana che cerca di contenere gli incappucciati. Nella loro marcia violenta per le vie del corteo degli indignados, i blac block hanno assaltato un edificio in via Labicana con all'interno uffici del ministero della Difesa; sono entrati nel palazzo, hanno sfondato vetri e dato alle fiamme altre auto in strada. Colpita anche una struttura probabilmente dismessa della Guardia di finanza. Hanno lancio sassi contro l'assessorato delle Politiche sociali. PIAZZA SAN GIOVANNI TRANQUILLA- Piazza San Giovanni si sta riempiendo, la situazione qui è tranquilla. Qui deve confluire il corteo come meta finale. COLONNA DI FUMO DAL CENTRO DI ROMA- La tensione resta alta. Una densa colonna di fumo si leva dal centro della città ed è visibile da lontano in una giornata assolata. I VIOLENTI VOGLIONO CAOS PER SABOTARE IL CORTEO


I violenti sanno di sabotare la manifestazione ed è chiaro: a questo puntano: al caos per deligittimare un corteo partito in modo variopinto. Non possono avere scusanti né appigli. La reazione dei manifestanti lo dimostra. Come è chiaro che gli attacchi erano pianificati. Torna la domanda: chi sono?SESSANTENNE FERITO DAI VIOLENTI- Un ferito in via Cavour a Roma: si tratta di un militante dei Cobas, di circa 60 anni, rimasto ferito mentre stava tentando di impedire ad altri manifestanti di lanciare bottiglie contro i vigili del fuoco intervenuti per spegnere le auto date alle fiamme. L'uomo è rimasto ferito in modo non grave da una bottigliata al volto. I VIOLENTI ASSALTANO CASERMA- Assaltata caserma dell'esercito dalle parti di via Labicana, sfondato un portone, lanciano fumogeni, lacrimogeni, bottiblie, bruciata un'altra auto, distruggono motorini. Il resto del corteo cerca di isolarli e continua a urlare: bastardi, fascisti, smettetela. MANIFESTANTI CONTRO I VIOLENTI: BUFFONI


MA I BLACK BLOC LANCIANO BOMBA CARTA


Un fumogeno e una bomba carta sono stati lanciati contro la ex sede Agenzia delle entrate a via Labicana. Alcuni manifestanti hanno urlato «buffoni» contro i teppisti ma questi non hanno desistito e ad un certo punto i manifestanti sono fuggiti per paura di «vendette» e ritorsioni da parte dei violenti. E' sempre più chiaro che chi provoca disordini è in contrasto con chi manifesta. PANNELLA AL CORTEO: INSULTATO- Marco Pannella è stato insultato durante la manifestazione romana degli Indignados. Il leader storico dei Radicali è stato apostrofato con un «bastardo» dai manifestanti per il comportamento dei Radicali in aula ieri alla Camera durante la fiducia al governo che - diversamente dall'opposizione - hanno votato sin dalla prima chiama alla fiducia del governo. INCAPUCCIATI BLOCCANO CORTEO,


COBAS LI CONTESTANO- Un gruppo degli incappucciati sta bloccando il corteo all'altezza del Colosseo. I Cobas da un camion li contestano con molta durezza: andate via, abbiamo la crisi a cui pensare, smettetla.


AGGREDITE DUE TROUPE DI SKYA erai300MILA I MANIFESTANTI- La manifestazione è imponente. Saranno forse 300mila o più. SPEZZONE DI VIOLENTI: OCCUPIAMO FORI IMPERIALI- Lo spezzone che ha fatto incidenti ha annunciato che non andrà a San Giovanni perché - dicono - non li rappresentano. Vogliono occupare i Fori Imperiali. L'hanno annunciato al megafono. MANIFESTANTI TRA ROVINE DI MASSENZIO- Prima gli incappucciati, poi una parte di manifestanti entrato nella Basilica di Massenzio. Tra le rovine romane. Lì non ci sono guardie. "Riprendiamoci i nostri spazi", urlano alcuni. Ancora tensione. CLIMA MENO FESTOSO


La manifestazione partita in modo festoso ha ora un clima più serio: l'ironia dopo gli incidenti si è affievolita. SARANNO TRECENTO I VIOLENTI


NEL CORTEO NON SANNO CHI SONO Quelli che provocano disordini saranno chi dice 40-50, ad altri sembrano di più. In realtà saranno trecento. Alcuni hanno i caschi. Di sicuro i partecipanti al corteo non sanno chi sono. ANCHE GENTE DA' DI FASCISTA AI "NERI"


La parte più dura è arrivata ai Fori Imperiali. Blindati impediscono di andare verso piazza Venezia. Gente comune insulta quelli vestiti di nero e incappucciati: anche loro gridano loro "fascisti". DUE LE AUTO A FUOCO- Auto a fuoco, arrivano i vigili, un palazzo avvolto dal fumo, il corteo si spezza e si è fermato. Un incendio è stato spento dai vigili. In città si vede la colonna di fumo nero. Un'auto è una Mercedes. QUELLI DEI NO TAV CONTRO I VIOLENTI: NO VIOLENZA- La contestazione agli incappucciati è molto forte. Quell i vestiti di nero si mescolano allo spezzone dei no tav, ma quelli dei no tav a volto scoperto brandiscono bandiere hanno e urlanourlaTo no alla violenza, la violenza fa reprimere il movimento . I MANIFESTANTI AI BLAC BLOC: FASCISTI


Molti manifestanti contestano i black bloc, uralno loro che non si fa così e gli dicono fascisti. SFONDATE VETRINE DA INCAPPUCCIATI DI NERO


Sfondata una vetrina di un supermercato in via Cavour all'altezza di via dei Serpenti, dei ragazzi hanno preso merci tra cui alcolici e distrutto auto a colpi di mazzate. Al centro del corteo ci sono gruppi incappucciati, vestiti nero. CORTEO VERSO I FORI IMPERIALI, IN MIGLIAIA ANCORA A PIAZZA ESEDRA Con la testa del corteo degli indignati già all'altezza di via dei Fori Imperiali, ci sono ancora migliaia di persone ferme in piazza della Repubblica. BRUCIATA BANDIERA DELL'ITALIA E DELL'UE- Alcuni dimostranti che stanno sfilando per via Cavour si sono arrampicati sopra l'ingresso dell'hotel Atlantico e stanno lanciando alla folla decine e decine di volantini con su scritto «È arrivata la vendetta precaria». I manifestanti, mascherati con l'immagine di Guy Fawkes, hanno anche dato fuoco, usando alcuni fumogeni, a una bandiera italiana e a una dell'Unione Europea. CAMION TEATRI OCCUPATI, MOMENTI DI TENSIONE CON UN GRUPPO DI 'INCAPPUCCIATI' Un gruppo di ragazzi vestiti di nero, felpa con cappuccio in testa e il volto coperto da sciarpe, è passato vicino al camion dei teatri occupati: momenti di tensione mentre il corteo attraversa piazza della Repubblica. CORTEO GIA' PARTITO DA PIAZZA ESEDRA Il corteo dalla piazza è già partito, in anticipo rispetto alle 14. Lo aprono i Comitati per l'acqua, seguono i Cobas. Alla manifestazione partecipa anche la Fiom. CORTEO PARTITO DALLA SAPIENZA In testa c'è il camion dei quattro spazi occupati: il cinema palazzo nel quartiere di San Lorenzo, il teatro Valle, il teatro di Ostia, il teatro Marinoni di Venezia, ovvero spazi culturali autogestiti. Il camion è molto colorato, dietro segue il dragone dei Draghi ribelli. Nel corteo alcune migliaia di studenti, saranno due-tremila. DALLA SAPIENZA, STRISCIONE 'LADY VENDETTA' «Ci avete detto di studiare per essere libere. Ci avete detto di lavorare per emanciparci. Ora ci volete rinchiudere in casa? La vendetta sarà lady». Contiene questa frase lo striscione calato dalla facciata principale dell'università La Sapienza di Roma. Due camion aprono lo spezzone di manifestazione che partirà da piazzale Aldo Moro. Tra gli altri striscioni: «Siamo il 99% e siamo in credito, studenti e precari in rivolta permanente» GLI OCCUPANTI DEL TEATRO VALLE


Con i manifestanti arrivano anche gli artisti e tecnici che occupano il Teatro Valle di Roma.






STRISCIONE ALLA SAPIENZA: 'NON E' IL NOSTRO DEBITO'


Molti manifestanti sono già in piazzale Aldo Moro, davanti all'università La Sapienza dove si sono dati appuntamento studenti, precari e docenti da tutta Italia. Srotolato un grande striscione con la scritta: «non è il nostro debito». Il corteo convergerà nella manifestazione che partirà alle 14 a piazza Esedra, vicino alla stazione Termini. CORI ANTI BERLUSCONI ALLA TERMINI- A Termini un treno di 'indignatì che hanno riempito la stazione di Roma di cori contro Berlusconi. Circa 400 le persone giunte con un regionale da Pisa. Sceso dal treno un corposo gruppo di ragazzi ha iniziato a gridare: «Livorno antifascista», «Bandiera Rossa» e «Berlusconi pezzo di m....». DONNE IN VIA DEL CORSO: 'EVA CONTRO IVA"


Al grido 'Noi la crisi non ve la paghiamo' un ordinato corteo di circa 50 donne si è snodato su via del Corso, davanti al Parlamento, nei pressi di Largo Chigi. Hanno distribuiti volantini. 'Eva contro Iva: o la Borsa o la vita', si legge su uno dei piccoli poster affissi su una vetrina della Galleria Alberto Sordi, che è stata percorsa dalle «indignate col sorriso», come si sono definite alcune delle partecipanti alla protesta. «Basta shopping». Lanciata una borsa di carta rossa contro un portone degli uffici della Presidenza del Consiglio che affacciano su via Santa Maria. CHIUSE STRADE, 4 STAZIONI METRO E SITI ARCHEOLOGICI Scatta intorno alle 12 a Roma la chiusura delle strade del centro e di quattro stazioni della metropolitana per la manifestazione degli Indignati prevista per le 14 da Piazza della Repubblica. Sono 500 i vigili urbani previsti in servizio per oggi nelle strade mentre per la sicurezza ci saranno 1500 uomini delle forze dell'ordine. Alle 12 chiuse le stazioni metro Barberini, Spagna, Cavour e Colosseo, mentre l'Atac devia 39 linee bus. Chiusi per tutto il giorno i siti archeologici centrali come Colosseo, Fori Imperiali, Foro Romano, Mercati Traianei e Colle Oppio, ai quali non si potrà accedere per tutto il giorno. I PUNTI PIU' TEMUTI


Previsti sbarramenti lungo il percorso della manifestazione che arriverà a piazza San Giovanni attraverso via Cavour, via dei Fori Imperiali, via Labicana e viale Manzoni. I passaggi ritenuti più pericolosi, e che quindi verranno sbarrati e presidiati, si trovano all'incrocio tra via dei Fori Imperiali e via Alessandrina, via Napoleone III e via Gioberti, largo del Tritone, Piazza del Popolo all'angolo con il Tridente (Via del Babbuino, Via di Ripetta e Via del Corso). Due elicotteri della polizia sorvoleranno la capitale. DEVASTATE CARROZZE TRENO A CASSINO, UN FERMATO -La Polfer Lazio riferisce che alcuni manifestanti che intendevano partecipare al corteo degli Indignati a Roma hanno devastato due carrozze di un treno diretto dal sud a Roma all'altezza di Cassino, nel Frusinate. Una persona è stata fermata e quattro denunciate. PRIMI ARRIVI IN PIAZZA REPUBBLICA PER CORTEO ROMA- Sono arrivati in piazza della Repubblica a Roma i primi partecipanti alla manifestazione nazionale del movimento degli Indi


gnati prevista per le ore 14. Zaini e sacchi a pelo alla mano sono giunti con i pullman da Milano alla stazione Anagnina e da qui si sono spostati nella zona di Termini. «La passione politica non ha prezzo - recita uno dei primi cartelli esposti in piazza - per tutto il resto c'è Berluscard». «Siamo del popolo viola di Milano - dice Pino, tra i primi arrivati in piazza della Repubblica -. Siamo arrivati con dieci pullman alla stazione Anagnina e di qui alcuni sono andati a San Giovanni dove è in corso un'assemblea pubblica, altri stanno facendo un giro per Roma in attesa dell'inizio del corteo». «Perchè mi sento un indignato? - dice Pino - Perchè mio figlio guadagna 700 euro al mese, assiste disabili ed è costantemente precario e non può costruirsi un futuro. Spero che oggi non ci siano scontri, ma la tensione credo sarà inevitabile». ATTESI MANIFESTANTI DA 80 PROVINCE, 750 PULLMAN DAVANTI A UNIVERSITÀ SAPIENZA PRIMI GRUPPI DI CORTEO Sono circa 80 le province italiane dalle quali si prevede l'arrivo di manifestanti per il corteo degli Indignati di oggi pomeriggio a Roma. Tra le province con il maggior numero di partecipanti attesi alla manifestazione ci sono Milano, Genova e altre dell'Emilia Romagna e della Toscana. Intanto ai caselli autostradali intorno alla capitale sono già in transito i pullman: ne sono attesi circa 750. Gli organizzatori stimano che per l'I-Day potrebbero sfilare in corteo tra le 100 mila e le 200 mila persone. Di fronte all'Università La Sapienza, in piazzale Aldo Moro, si stanno radunando i primi gruppi di studenti, il cui corteo è previsto che si muova verso le 12 per confluire in quello principale che partirà da piazza della Repubblica. NOVECENTO CITTA'


Oltre novecento città in tutto il mondo si preparano alla manifestazione degli 'indignatì. Giovani, disoccupati e precari replicheranno la protesta organizzata a Madrid lo scorso 15 maggio, con presidi ininterrotti dei luoghi cruciali della capitale spagnola. In alcune città la mobilitazione si attende imponente: a Roma - a partire dalle 12 - sono attesi fino a 150mila partecipanti, una folla eterogenea di organizzazioni extraparlamentari, sigle sindacali, movimenti no global, così come collettivi studenteschi e singoli cittadini. Il corteo occuperà il cuore della Città eterna, da Piazza della Repubblica fino a Piazza San Giovanni, passando per il Colosseo (chiuso come altri siti archeologici all'accesso ai visitatori), i Fori Imperiali e via Manzoni. Duemila, gli agenti cui spetterà il compito di tenere sotto controllo la situazione. Un appuntamento atteso anche in altri luoghi simbolo di una protesta che intende denunciare le responsabilità dei centri di potere politico e finanziario nell'attuale crisi: si va dalla marcia su Times Square promessa dagli 'indignatì statunitensi, al ritorno dei precari spagnoli sulla strada che porta dalla periferia di Madrid alla centralissima Puerta del Sol. Complice il fuso orario, il movimento si è già fatto sentire in Giappone, con una marcia che interessa le sedi della okyo Electric Power Co e del ministero dell'Economia.                       s.m.c.p.



venerdì 14 ottobre 2011

FIDUCIA, 316 SÌ SALVANO ANCORA UNA VOLTA BERLUSCONI


Pdl in crisi di nervi per il voto di fiducia. Verdini a caccia dei voti necessari durante la notte. In aula l' opposizione non interviene. Parlano solo Cicchitto, Reguzzoni, Nucara (Pri), Iapicca (Misto), Silvano Moffa (Popolo e territorio). LE REAZIONI- Bersani, governo morirà di fiducia. Casini: B. ultimo dei mohicani. Orlando, Idv: governo è Titanic. Gasparri: da opposizioni trucchetti vergognosi. Bossi: soddisfatto Radicali decisivi per voto legale: deflagra il caso. Agonia di un governo di Pietro Spataro. IL DISCORSO DI BERLUSCONI IERI ALLA CAMERALE REAZIONI DELLE OPPOSIZIONI GALLERY: SBADIGLI, SMORFIE, INSOFFERENZA I 12 SBADIGLI DI BOSSI MAGGIORANZA ESULTA: 316 I SI'La maggioranza esulta nell'Aula della Camera quando vengono pronunciati i 316 sì per la fiducia al governo. Quindi 7 voti in più della maggioranza richiesta che era 309. Silvio Berlusconi seduto ai banchi del governo tra Tremonti e Maroni è visibilmente soddisfatto. Rimane fermo al suo posto per alcuni secondi. Maroni gli da una pacca sulla spalla. Poi il premier si alza e stringe le mani agli esponenti di maggioranza che gli vanno in contro mentre lascia l'Aula. 315 SI' ALLA PRIMA CHIAMA.Secondo i tabulati dell'assemblea di Montecitorio, la prima chiama del voto di fiducia al Governo si è chiusa con 315 sì e 7 no. PDL INSULTA OPPOSIZIONE: 'BUFFONI' Le opposizioni tornano in aula per la seconda chiama e dai banchi dell'opposizione si alzano grida e insulti. "Buffoni, buffoni", gridano onorevoli della maggioranza. BOSSI ASSENTE ALLA PRIMA CHIAMA- Il segretario della Lega Nord non ha risposto alla prima chiama. Il leader del Carroccio ha parlato a lungo con Berlusconi assieme al capogruppo leghista Reguzzoni. SARDELLI: «Ho detto a Berlusconi che non voto la fiducia e che dovrebbe fare un passo indietro e trovare una soluzione perchè così non si va avanti». così il deputato luciano sardelli, lasciando montecitorio. In precedenza il prermier aveva assicurato: «Sardelli c'è e voterà». PDL STIMA 317 DEPUTATI A FAVORE DELLA FIDUCIA Il governo dovrebbe ottenere la fiducia con 317 voti. Questa la stima data da autorevoli fonti Pdl, anche senza il voto di Luciano Sardelli che intercettato alla Camera aveva detto che non avrebbe partecipato al voto. Sulla carta, tolti Sardelli, Gava e Destro i voti della maggioranza apparivano a quota 316. OPPOSIZIONI NON INTERVENGONO: DIMOSTRINO NUMERO LEGALE POI VOTIAMO. Le opposizioni hanno deciso di non partecipare al voto fino a che la maggioranza non avrà il numero legale di 316 voti. In questo modo si dovrebbe riconvocare la seduta per un nuovo voto di fiducia e potrebbe così crearsi un blocco dei lavori della Camera. Oltre all'opposizione anche il deputato Santo Versace, passato dal Pdl al Misto, ha annunciato che voterà contro la fiducia, ma solo dopo che il governo avrà assicurato il numero legale. La decisione è stata presa in una riunione al gruppo del Partito democratico, presenti tutti i capigruppo dei partiti di opposizione: Pd, Udc, Idv, Api, Mpa e Libdem. CICCHITTO ATTACCA L'OPPOSIZIONE E LANCIA BORDATA A TREMONTI Il capogruppo del Pdl alla Camera si concentra sul decreto Sviluppo del Governo e dice basta al Tremonti dominus della maggioranza. Difende Berlusconi e attacca l'opposizione: «Disfattisti, ripetono sempre solito ritornello». SCAJOLA: SI' A FIDUCIA MA POI CAMBIO O SI VA A SBATTERE. Claudio Scajola non ha dubbi sul fatto che oggi il Governo otterrà la fiducia. Ma torna a chiedere un «grande cambiamento» altrimenti «si va a sbattere». L'ex ministro dello Sviluppo, fermato dai giornalisti in Transatlantico, spiega che «dopo la fiducia di oggi, di cui sono certo, bisogna fare un grande cambiamento, altrimenti - sottolinea - questi casi si moltiplicheranno e andremo a sbattere», conclude riferendosi alle assenze di alcuni deputati Pdl a lui vicini in occasione del voto di fiducia di oggi. REGUZZONI: BERLUSCONI APPROVI RIFORMA BOSSI-CALDEROLI  «Ieri e oggi l'opposizione ha dato uno spettacolo poco edificante di fronte al Paese. Noi della Lega, invece, siamo qui a dimostrare che non vogliamo perdere tempo. Essere assenti è un'offesa alla dignità delle istituzioni». Così il capogruppo della Lega, Marco Reguzzoni, durante le dichiarazioni di voto, in corso alla Camera dei deputati, sulla questione di fiducia posta ieri dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, sulla relazione di maggioranza. «La Lega è nata per cambiare sistema ed è per questo che fa paura - incalza Reguzzoni - La nostra ragion d'essere è avere un Paese nuovo. La Lega ha le idee molte chiare. Presidente del Consiglio, le chiediamo che sia approvata rapidamente la proposta di riforma istituzionale Bossi-Calderoli. Abbiamo bisogno di un'incisiva azione nel campo dell'economia. È urgente. Rinnoviamo la nostra fiducia al Governo». BERLUSCONI E LE TENSIONI NELLA MAGGIORANZA Dopo di me il diluvio. Silvio Berlusconi non ha nascosto ai parlamentari della maggioranza che in caso di crisi l'unica strada sarebbe il ritorno al voto. Proprio lo spettro delle urne anticipate è stato il detonatore che ha fatto esplodere il dissenso dell'ala scajoliana e dei mal di pancia di alcuni Responsabili. Oggi il Cavaliere è sottoposto al nuovo passaggio parlamentare "dentro o fuori" e, a sentire chi nel Pdl dorme con il pallottoliere, la forbice del centrodestra oscilla tra i 316 e i 319 sì. Appena sopra la maggioranza assoluta la cui eventuale mancanza, attraverso assenze dell'ultima ora, potrebbe essere il segnale che Claudio Scajola intende rivolgere al presidente del Consiglio. A sera era stato proprio il premier a negare «trattative in corso» con l'ex ministro e ha dipingere Scajola come un «protagonista» della vita politica. In realtà, raccontano che Berlusconi in persona non sia del tutto sereno. E, anzi, abbia timore di qualche defezione dell'ultimo momento, capace di far scendere la maggioranza sotto quota 316, tanto da spingere il premier in persona e Denis Verdini a passare la giornata con la cornetta in mano. Uno scenario potenzialmente pericoloso, perché se l'opposizione disertasse all'ultimo momento l'Aula, potrebbe invalidare il voto di fiducia facendo leva sulla mancata presenza della maggioranza dei componenti ( 316 deputati, appunto). Pare che in Fli e in altri settori dell'opposizione si sia ragionato fino a sera su questa possibilità, senza per ora modificare l'orientamento, che è quello di partecipare alla votazione. Ma è stato Scajola il protagonista indiscusso della giornata, trascorsa tra contatti con Casini, abboccamenti con Fli, riunioni allargate a deputati non strettamente d'area. Il risultato è stato, sembra, la scelta di votare la fiducia al governo. L'ha detto chiaramente nel corso di un colloquio davanti a un the con i suoi fedelissimi, nel centro di Roma. La battaglia, a sentire l'ex ministro, si giocherebbe invece sul dl sviluppo, dove potrebbe consumarsi un'ulteriore divaricazione fra l'ala scajoliana e l'esecutivo. Eppure anche a via dell'Umiltà non si considerano sicuri i voti dell«infortunatò Ascierto (convinto sostenitore del governo) e di almeno un paio di deputati scajoliani. Una è Giustina Destro, l'altro un pasdaran che al momento avrebbe il telefono staccato. Di certo uno tra Testoni, Russo, Gava, Antonione o Abrignani. Di certo, Scajola ha valutato attentamente la possibilità di non ostacolare alcune assenze mirate per segnalare una sorta di pre-strappo. Sembra inoltre che la scelta di non forzare la mano oggi sarebbe giunta al termine di colloqui con Pier Ferdinando Casini, 'colpevolè di non aver offerto ai dissidenti quelle garanzie di prospettiva politica e progettuale necessarie a compiere un passo così grave. Anche se, in casa centrista, si attribuisce alla sola titubanza di Scajola la scelta di non rompere. Indipendentemente dalla nascita dei gruppi, infatti, Scajola avrebbe potenzialmente in mano almeno quei sette voti necessari per segnare la fine del governo. Ora il mirino sembra spostarsi sul decreto sviluppo. Certo, il pallottoliere oggi indicherà le risorse a disposizione della maggioranza. Chissà se basterà la nota serale del Cavaliere per migliorare il rapporto con Scajola. Nel Pdl i più maligni indicano in cinque candidature sicure e due coordinamenti regionali alcune delle richieste avanzate dall'ala scajoliana al board di Palazzo Grazioli. Ma è lo stesso Berlusconi, nel comunicato ufficiale, a pronunciare una parola che sembra definitiva: «Intrattengo con Claudio Scajola un'amicizia quasi ventennale e in tutti questi anni non ci sono mai state con lui 'trattativè su alcunché».                                                                              p.s.m.

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giovedì 13 ottobre 2011

OPPOSIZIONI: «DISCORSO PENOSO». E BOSSI SBADIGLIA

«Ha fatto un discorso penoso sul piano politico e non ha risposto in nessun modo alle domande fatte dal Presidente della Repubblica», è il commento del segretario del Pd. Quanto alla strategia indicata dal premier per risolvere la bocciatura del rendiconto generale dello Stato, per Bersani «è un mezzuccio che non risolve la questione. L'unica via d'uscita sono le dimissioni del governo e noi rimaniamo su questa posizione». DI PIETRO, IDV: «SIAMO TRA WANNA MARCHI E LA MAFIA» «Siamo tra Wanna Marchi e la mafia. Non si può andare avanti con un Parlamento ai limiti dell'eversione», afferma il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. ANNA FINOCCHIARO, PD: «SOLO PROPAGANDA E BUGIE» «Purtroppo non c'è alcuna novità all'orizzonte. Da Berlusconi abbiamo sentito il solito discorso pieno di bugie, di propaganda e di arroganza». Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato. «E proprio l'arroganza è la questione che ci preoccupa di più - prosegue Finocchiaro - non ci aspettavamo nulla, visto che nulla può dire Berlusconi in termini di proposta politica al Paese, ma ci attendevamo un minimo di responsabilità. E invece abbiamo ascoltato le solite bugie sulle riforme, cento volte annunciate e mai realizzate, visto che gli unici provvedimenti portati avanti da questa maggioranza in Parlamento riguardano le intercettazioni e la prescrizione breve. Abbiamo ascoltato la solita propaganda sui meriti dell'Esecutivo in materia di economia, in realtà inesistenti. Abbiamo ascoltato la solita solfa sul decreto sviluppo, panacea di ogni male di cui però nessuno conosce il contenuto. Il tutto condito dal livore consueto contro le opposizioni». Ma quello che più infastidisce - sottolinea Finocchiaro - appunto, è l'arroganza di quest'uomo, che in un momento così difficile, nel momento più basso della sua esperienza di governo, e non lo diciamo noi ma lo dicono tutti i commentatori, non trova di meglio che ripetere l'ennesimo discorso fotocopia dei tanti fatti in questi mesi. Ancora una volta il Premier, nonostante quello che sta avvenendo, pensa che dopo di lui e Bossi ci sia il diluvio. È la sindrome di un uomo che ha perso il senso della realtà, ma la realtà è che potrà conservare i numeri in Parlamento ma dal punto di vista politico il suo governo è finito». DELLA VEDOVA, FLI: «SBADIGLI BOSSI MIGLIOR COMMENTO» «Il miglior commento al discorso di Berlusconi sono stati i continui sbadigli di un rassegnato Bossi», è commento del capogruppo di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova. «Un intervento lunare, cioè fatto da un premier sceso oggi dalla luna i soliti impegni generici, considerazioni astratte, buoni forse per l'inizio della legislatura. Nessuna verità, nessuna novità, purtroppo», conclude. ENRICO LETTA, PD: «VEDO NERO» «Vedo nero, vedo l'incancrenirsi della situazione per l' assenza di risposte da parte di Berlusconi alla crisi e l'avvitamento di una crisi che pesa sulle spalle degli italiani». Così Enrico Letta, vicesegretario del Pd, ha commentato il discorso del premier Berlusconi alla Camera. «Quelle di Berlusconi - ha detto Letta - sono parole che confermano la volontà di non farsi carico di un problema, confermano che questo governo non ce la fa, perchè la bocciatura del Rendiconto non è stato un incidente di percorso. Il problema è la quotidianità dell'azione di governo». «Berlusconi - ha proseguito il vicesegretario del Pd - ha evocato solo degli spauracchi: 'se non ci siamo noi c'è lo spuracchio delle opposizione, c'è lo spauraccio della crisI'; non c'è stata la risposta alla crisi profonda che ha colpito l'Italia in questi mesi. A questa crisi Lui risponde 'io rimango quI'». Infine secondo Letta, Berlusconi ha pronunciato una «frase infelice su Napolitano»: «Berlusconi ha detto che Napolitano non deve far politicA'; invece il presidente della Repubblica non è solo il massimo arbitro, infatti se l'I talia non è esplosa è grazie a lui». D'ALIA, UDC: «DISCO ROTTO» «Berlusconi ormai è un disco rotto: lo dimostrano le promesse, mai mantenute, di cui il suo discorso era pieno e gli sbadigli di Bossi», afferma il presidente dei senatori Udc, Gianpiero D'Alia, commentando l'intervento del presidente del consiglio. «Ormai è chiaro - conclude - il premier vuole proseguire la legislatura solo per tutelare i suoi 'inconfessabili' interessi».                                                                                  r.d.p.
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mercoledì 12 ottobre 2011

SCAJOLA PENSIONA BERLUSCONI: «FIDUCIA, MA POI VIA»

Il voto di fiducia è assicurato, ma la situazione così è insostenibile. Claudio Scajola, lo avrebbe ribadito ancora una vota al premier Silvio Berlusconi nel corso di un incontro a palazzo Grazioli. L'ex ministro dello Sviluppo Economico si è recato a via del Plebiscito dopo aver riunito nella mattinata i parlamentari a lui vicini. SCHEDA: Chi sono i frondisti Pdl- Il premier dubita di Alfano- L'ultimatum: «Maggioranza con o senza di te». Nel corso della riunione la linea emersa sarebbe quella di andare avanti con la costituzione di gruppi autonomi nel caso in cui il Cavaliere decidesse di non fare passi indietro. Un'ipotesi che il deputato ligure ha prospettato anche al premier al quale avrebbe chiesto di recarsi al Quirinale. La richiesta è quella di allargare i confini della maggioranza aprendo all'Udc, una condizione che presuppone il passo indietro dello stesso Berlusconi visto il niet dei centristi ad aprire qualsiasi canale di dialogo con una governo guidato dal Cavaliere.                                                                                          r.d.c.s.

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martedì 11 ottobre 2011

MEGLIO TARDI CHE MAI: DIANA FEDE «A EMILIO VOLEVO CHIEDERE I DANNI»
«Quando ho cominciato a leggere quelle cose sui giornali» e cioè dell’ incontro tra Emilio Fede e Ruby nel settembre del 2009 e del presunto reato di induzione alla prostituzione, «mi sono molto arrabbiata» e «ho pensato di andare dall’ avvocato e chiedere la separazione. Poi ci ho ripensato e ho deciso di non chiedere la separazione ma piuttosto i danni per 'lesione di immagine'. Sono un senatore della repubblica, la mia immagine è legata al nome della storia dell’ arte, della cultura, non voglio vederla appannata». Lo dice Diana De Feo, figlia di Italo De Feo (potentissimo direttore e poi vicepresidente RAI dal 1964 al 1975), senatrice eletta nelle liste del Pdl e moglie di Emilio Fede, ad A. «Sono andata da lui a Milano - racconta - e gli ho detto piuttosto bruscamente: 'Da te voglio un sacco di soldi, voglio essere risarcita'. Lui mi ha detto: «Diana lo sai, abbiamo tutti i conti in comune, quello che possediamo appartiene a entrambi, prenditi tutto quello che vuoi». E allora, mi sono resa conto che per me tutte queste cose hanno, in fondo, poca importanza rispetto al ricordo di tanti bei viaggi fatti insieme, abbiamo due figlie da seguire, i nipoti». Sull’ esito del processo, la senatrice si dice sicura: «Io lo sapevo come stavano le cose. Emilio è un bravissimo cronista e ha fatto lui personalmente le ricerche e le indagini». E conclude: «Sono fiduciosa anche perché di carattere sono ottimista, mi aspetto che tutto si sviluppi in modo positivo». Ma alla domanda su quale telegiornale segue, la risposta è lapidaria: «Quando sono a Roma vedo La7, quando sono a Napoli, per ragioni di decoder, vedo il Tg1».                                    p.m.s.
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lunedì 10 ottobre 2011

GLI EDITORI CONTRO IL DDL SULLE INTERCETTAZIONI

 Gli editori scendono in campo contro la legge sulle intercettazioni. A firmare un manifesto-denuncia Giuseppe e Alessandro Laterza, Stefano Mauri e Luigi Spagnol del Gruppo Mauri Spagnol e Marco Cassini e Daniele di Gennaro di Minimum fax. «L’attuale maggioranza di governo sta per approvare in Parlamento una legge che vieta la pubblicazione delle intercettazioni disposte dai magistrati (anche dopo la loro divulgazione alle parti del processo) – scrivono – Una legge, tanto per fare un esempio, secondo cui un’intercettazione potrebbe essere letta in pubblico dall’avvocato della persona intercettata ma non potrebbe essere pubblicata su un giornale. Una legge – per fare un altro esempio – secondo cui la replica di parte prevale sulla ricostruzione di giornalisti e autori neutrali, inquinando proprio l’informazione più responsabile e professionale». Non è la prima volta che gli editori si schierano contro il provvedimento voluto dal governo Berlusconi. Già nel maggio dell'anno scorso avevano fatto appello a lettori, lavoratori dell'editoria e semplici cittadini per far circolare la loro protesta. E al Salone del libro di Torino aderirono quasi 200 editori. A un anno di distanza, Laterza, Minimum Fax e Mauri-Spagnol tornano a scrivere: «Negli ultimi anni i tentativi di restringere in maniera drastica il diritto di informazione dei cittadini ha suscitato una vasta opposizione nel nostro paese che ha attraversato le più diverse categorie sociali e professionali. Significativamente, anche a livello internazionale, i provvedimenti proposti in Italia dall'attuale maggioranza sulle intercettazioni hanno sollevato forti perplessità perfino da parte di qualificati rappresentanti di istituzioni quali l'Osce, l'Onu e l'Unione Europea». Ecco quindi la sfida di far varcare alla protesta i confini nazionali e portarla alla Fiera di Francoforte: «Alla vigilia della Fiera internazionale del libro di Francoforte – dove potremo condividere la nostra preoccupazione con i colleghi editori di tutto il mondo – chiediamo al Governo e al Parlamento di recedere da questo nuovo tentativo di bloccare la diffusione di conoscenze rilevanti e significative sugli atti processuali».                                                  r.p.m.
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domenica 9 ottobre 2011

CENSIMENTO AL VIA, ANCHE ON LINE MA IL SITO SI BLOCCA. PROTESTE


«Complimenti vivissimi! Dopo avere sbandierato l'obbligo di compilare il censimento, possibilmente il 9/10 e preferibilmente on-line, da bravo cittadino mi sono seduto stamani davanti al computer per compilare on-line, il questionario e, dopo un'ora di tentativi di connettermi al sito e aprire il modulo, è comparso un messaggio, chissà perchè in inglese visto che siamo in Italia, che mi dice che il servizio di compilazione on-line al momento non è disponibile». Lo scrive in una nota l'ex consigliere comunale di Bologna Nicolò Rocco di Torrepadula. In effetti altri tentativi di altre persone hanno avuto lo stesso esito: «Ho provato allora - prosegue Rocco - a chiamare il numero verde 800.069.701 per avere assistenza ma, dopo essere riuscito a trovare la linea libera, cosa tutt'altro che facile, una sbrodolata di parole, 95% inutili, mi ha detto semplicemente che nessun operatore era al momento disponibile e di richiamare più tardi o mandare una mail a:infocens2011 istat.it, cosa che sto facendo. Se la buona riuscita di questo censimento si vede da questo inizio, che definirei tragicomico, auguri per il prosieguo! Già il censimento in sè è una rottura di scatole e una perdita notevole di tempo, in più si aggiungono tutte queste difficoltà: siete sicuri di avere adottato le giuste procedure?? Il pastore sardo che vive in un nuraghe del Sulcis o un contadino dei monti della Sila o un nonnetto di 96 anni dell'Alto Adige come pensate che possano riuscire in questa impresa? Auguri !! Un cittadino molto, molto,inca....to».                                                                                                  r.d.c.
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sabato 8 ottobre 2011

IL NUOVO (PERFETTO) NOME DEL PDL? DA "FORZA GNOCCA" A "FORZA PUFFO"



Di sicuro gli esperti a cui Berlusconi si rivolge per trovare in fretta il marchio del nuovo partito in grado di frenare l’emorragia di consensi del Pdl prima opoi ci arriveranno: non sarà “Forza Silvio”; non sarà “Forza Gnocca” (“Go Pussy”, secondo la traduzione delle testate internazionali); sarà invece “Forza Puffo”. Il primo marchio avrebbe puntato tutto sulla figura carismatica del leader, ma siccome è stanca e appannata potrebbe rivelarsi controproducente. Il secondo non diciamo su cosa punta, perché in questi giorni lo si è detto abbastanza e perché lasciamo ai seguaci del Cavaliere il compito di giustificare simili volgarità. Il terzo, invece, porta con sé la soluzione. L’aiuto decisivo a trovare la giusta panacea ai malanni del centrodestra viene dalla felice (si fa per dire) congiuntura: è da poco uscito nelle sale il film sui puffi, e la rivista «Alfabeta 2» ha rimesso prontamente in circolo il brillante saggio che Umberto Eco dedicò a suo tempo ai piccoli puffi. Sicché basterà che i comunicatori del Cavaliere vorranno dargli una scorsa e il gioco sarà fatto: un puffetto azzurro, bassino ma simpatico, campeggerà sulle bandiere del nuovo soggetto politico. Cosa infatti spiegava Eco in quel saggio? Nient’altro che il sorprendente funzionamento del linguaggio puffo. I puffi, questi amabili e spensierati pupazzetti, non fanno altro che puffare tutto il santo giorno: mettono cioè coniugazioni e declinazioni della parola «puffo» ovunque ci si capisca benissimo anche in assenza dei termini propri della lingua. Che io dica: «non c’è niente da puffare » o «non c’è un puffo da fare», si capisce che in un caso e nell’altro non c’è niente da fare. Un linguaggio del genere, pur ingolfato all’inverosimile di omonimie, funziona ugualmente per due ragioni: perché il contesto, ossia la vignetta, aiuta a disambiguare la frase, e perché «puffo» e i termini derivati compaiono sempre in luogo di espressioni stereotipate, idiomatiche e ipercodificate. Questo è il punto: «puffo» va benissimo tutte le volte in cui con la parola non ci si aspetta che si voglia dir nulla più di quanto non si sappia già. Tutte le volte che diciamo «passami questo» o «prendi quello» in fondo non facciamo che puffare: la parola non dice nulla, e tuttavia ci capiamo lo stesso. Ora, cosa c’è di meglio, di più efficace sul piano comunicativo e di meno impegnativo su quello politico, di una parola che non vuol dire nulla e che tutti capiscono? D’altra parte, cosa sono divenuti in tutti questi anni i nomi e i simboli che il centrodestra ha usato nelle proprie bandiere? Parole che hanno progressivamente perso qualunque connotazione: cosa vuol dire «Italia», per un partito il cui leader pensa – almeno privatamente o nei momenti di amarezza - che questo sia un Paese di merda, e che si allea con una forza, la Lega, che di quel pensiero non fa invece mistero e anzi mena pubblicamente vanto? Quanto a popolo della libertà: al massimo «popolo» vuol dire oggi popolarità (ed è pure in calo), e nulla più che abbia a che fare con i bisogni popolari. E la libertà: non c’è giorno che non si alzi qualcuno, nello stesso centrodestra, per dire che la maggioranza ha smarrito la sua originaria ispirazione liberale, ed effettivamente non si vede in cosa saremmo più liberi dopo la cura berlusconiana (mentre ormai è chiaro a tutti chi sia il più licenzioso). Dunque le parole non contano. Al limite si potrebbe scrivere sulle bandiere “Forza questo!” ed esser pronti per l’ennesima campagna elettorale, la sesta, del Cavaliere. Il fatto è però che una politica ridotta a votare per «questo», anche se accompagnata da barzellette e pacche sulle spalle, non è una politica: è il suo svuotamento, la sua finale destituzione di senso. Ed è quello che già adesso accade, in questioni decisive per il Paese: dal decreto per lo sviluppo alla nomina del nuovo governatore, si tratta sempre meno di indicare prospettive per il Paese, e sempre più soltanto di chi la spunti fra «questo» e «quello». L’avventura di Silvio Berlusconi ha avuto inizio con Forza Italia. Che finisca con Forza Puffo suona ironico – ci si capisce benissimo anche senza rendere esplicito su cosa si sta facendo ironia e su chi faccia la figura del puffo – ma è purtroppo l’epilogo tristemente congeniale a questa storia. Che qualcuno deve pur aiutare, però, a scongiurare, prima che si finisca tutti nel ridicolo.     r.c.d.p.s.
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venerdì 7 ottobre 2011

«IL NUOVO PARTITO? 'SIAMO ITALIA'PIACE MOLTO A SILVIO E A MARINA»

 

«Quella sera a Palazzo Grazioli ho mangiato ottimi maccheroni cacio e pepe, ero seduto alla sua sinistra. Mi ha detto: 'Moretti, lei è un compagno ed è pure interista, un vero disastro. Ma da stasera voterà per me'. Votare anche no, ma posso dare una mano. Se nel Pd la voglia di fare viene letteralmente boicottata, il Pdl oggi è impresentabile. Io ho messo la palla sul dischetto e la porta è vuota: il rigore può tirarlo Silvio ma possono tirarlo Luca Montezemolo, Pier Casini o chi per loro. L'unico escluso è la Lega Nord». Sauro Moretti, insomma, ci mette le idee: «Ce le mettevo anche come consigliere comunale a Forlì, per 10 anni nel gruppo Pds-Ds», ma lì niente da fare. L'imprenditore forlivese ha già registrato il marchio 'Siamo Italia' alla Camera di Commercio di Ravenna in sei differenti categorie merceologiche («partito, associazione culturale, giornale, bandiera, abbigliamento… tutto»). Silurati 'Forza Silvio', 'Italià e il 'Partito della gnocca', è 'Siamo Italia' la ragione sociale che a quanto pare oggi stuzzica il premier Silvio Berlusconi e soprattutto la figlia Marina. 'Si« in verde, 'amò in rosso e 'Italià in bianco. La linea del logo di Moretti è, allo stesso tempo, rivalutare il passato e guardare al futuro: infatti, in 'Siamo Italia' regnano il tricolore e quell'azzurro già tipico del Pdl, della vecchia An ma soprattutto di Forza Italia »i cui delusi ora potrebbero essere recuperati«, avanza l'imprenditore. Il pezzo forte del possibile nuovo simbolo del centrodestra berlusconiano è la sigla, suggeriscono gli ideatori: se 'Siamo Italia' diventasse partito ecco il Psi, se si collocasse come movimento ecco l'Msi. Più che altro, se davvero tutto andrà in porto l'imperativo è declinare il marchio a livello regionale, provinciale, comunale. Berlusconi avrebbe apprezzato davvero e così alcuni suoi ministri come Maurizio Sacconi, che l'avrebbero visionato nel corso di alcuni vertici più o meno informali di Governo. Il segretario Angelino Alfano sarebbe al corrente di tutto e a sua volta gradirebbe. «Sono andato a Palazzo Grazioli il giorno in cui, di mattina, c'era stato Nicolas Sarkozy (martedì 26 aprile, ndr). Io ci sono rimasto dal pomeriggio fino a tarda notte a parlare di lavoro, feste zero». Anche se «Silvio e Marina» sarebbero già pronti, E sul simbolo del nuovo partito di Berlusconi, hanno parlato anche le donne del Pdl, smentendo - in una lettera a più firme - che il premier abbia mai pronunciato il famigerato «Forza Gnocca»: «Tutto falso, Silvio Berlusconi non ha mai fatto la battuta. Lo affermano, a 24 ore dal fatto, sei deputati del Pdl: Barbara Mannucci, Alessandra Mussolini, Melania Rizzoli, Renato Farina, Nunzia De Girolamo, Gabriella Giammanco. «Vogliamo smentire quello che tutti i media strillano ai quattro venti - scrivono in una nota - e cioè che il Presidente Berlusconi, ieri in aula a Montecitorio, abbia fatto la battuta di voler cambiare il nome del partito in 'Forza Gnocca'. Interveniamo solo il giorno dopo - spiegano - perché era inimmaginabile che un fatto così insignificante potesse avere tanto rumore. È incredibili come ciò che dice Berlusconi venga regolarmente alterato. Noi deputati eravamo presenti e affermiamo che le cose non sono andate come dice la stampa». Questa la versione dei 6 deputati: «Eravamo una decina di deputati intorno al premier che parlava di politica e di economia. In ultimo Berlusconi ha espresso il pensiero di voler cambiare nome al partito dicendosi aperto a suggerimenti. Sono stati allora alcuni deputati presenti a tirare in ballo il nome 'Forza Gnocca', facendo il verso a Dagospia che da tempo sarcasticamente ci appella in questo modo volgare. Di fronte a questa battuta, non pronunciata quindi da Berlusconi, il premier ha semplicemente ribadito la volontà di trovare un nome nuovo da sostituire a il Popolo della Libertà». «Dunque - concludono i deputati Pdl - quanto è accaduto è diverso dalle versioni riportate dai media, ma, come accade di frequente, la stampa non perde occasione per stravolgere i fatti. Ci rammarica inoltre constatare che, oltre all'opposizione, anche tra le fila del Pdl, qualcuno non ha perso l'occasione per unirsi al coro di critiche, senza per altro neppure informarsi su come sono andate realmente le cose».                r.d.c.


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