lunedì 10 ottobre 2011

GLI EDITORI CONTRO IL DDL SULLE INTERCETTAZIONI

 Gli editori scendono in campo contro la legge sulle intercettazioni. A firmare un manifesto-denuncia Giuseppe e Alessandro Laterza, Stefano Mauri e Luigi Spagnol del Gruppo Mauri Spagnol e Marco Cassini e Daniele di Gennaro di Minimum fax. «L’attuale maggioranza di governo sta per approvare in Parlamento una legge che vieta la pubblicazione delle intercettazioni disposte dai magistrati (anche dopo la loro divulgazione alle parti del processo) – scrivono – Una legge, tanto per fare un esempio, secondo cui un’intercettazione potrebbe essere letta in pubblico dall’avvocato della persona intercettata ma non potrebbe essere pubblicata su un giornale. Una legge – per fare un altro esempio – secondo cui la replica di parte prevale sulla ricostruzione di giornalisti e autori neutrali, inquinando proprio l’informazione più responsabile e professionale». Non è la prima volta che gli editori si schierano contro il provvedimento voluto dal governo Berlusconi. Già nel maggio dell'anno scorso avevano fatto appello a lettori, lavoratori dell'editoria e semplici cittadini per far circolare la loro protesta. E al Salone del libro di Torino aderirono quasi 200 editori. A un anno di distanza, Laterza, Minimum Fax e Mauri-Spagnol tornano a scrivere: «Negli ultimi anni i tentativi di restringere in maniera drastica il diritto di informazione dei cittadini ha suscitato una vasta opposizione nel nostro paese che ha attraversato le più diverse categorie sociali e professionali. Significativamente, anche a livello internazionale, i provvedimenti proposti in Italia dall'attuale maggioranza sulle intercettazioni hanno sollevato forti perplessità perfino da parte di qualificati rappresentanti di istituzioni quali l'Osce, l'Onu e l'Unione Europea». Ecco quindi la sfida di far varcare alla protesta i confini nazionali e portarla alla Fiera di Francoforte: «Alla vigilia della Fiera internazionale del libro di Francoforte – dove potremo condividere la nostra preoccupazione con i colleghi editori di tutto il mondo – chiediamo al Governo e al Parlamento di recedere da questo nuovo tentativo di bloccare la diffusione di conoscenze rilevanti e significative sugli atti processuali».                                                  r.p.m.
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