domenica 6 marzo 2011

8 MARZO, LE DONNE 'SI RIPRENDONO' L'ITALIA


Che cosa succede quando l'anniversario dell'Unità d'Italia incontra le donne? Che cosa succede quando le donne decidono di riprendersi il Risorgimento, di scendere in piazza e dire 'la rimettiamo al mondo noi l'Italia'?Succede che 150 anni di storia si ritrovano in un giorno, che non è il 17 marzo, nascita dell'Italia unita, ma l'8 marzo, data simbolo che quest'anno per molte sarà il proseguimento di quel 'Se non ora quando' che il 13 febbraio scorso ha visto la piazza riempirsi di un milione di donne (e di uomini) in tante città italiane. Succede che 150 anni di narrazioni sul ruolo delle donne nella vita del Paese diventano autonarrazione delle donne sul loro ruolo nella società italiana. Con un compito, che è anche l'appello della manifestazione: 'Rimettiamo al mondo l'Italia'. Già, perchè non è la prima volta. Del resto si dice madrepatria, la parola nazione si declina al femminile, Italia è un nome di donna.Perchè? Da dove viene e dove conduce una identificazione così forte? Certo è che non sono state le donne a sceglierla, così come non sono loro a decidere oggi di raccontarsi come spesso fanno i mezzi di comunicazione. Maria Serena Sapegno, Nadia Urbinati, Ida Dominijanni e Olivia Guaraldo spiegano che cosa c'è dietro l'immaginario italiano del genere femminile e che cosa vuol dire (nel bene e nel male) scendere in piazza martedì prossimo per riprendersi il Risorgimento e rimettere al mondo l'Italia. «Dire 'rimettiamo al mondo l'Italia'- spiega Sapegno, professoressa di Letteratura italiana all'università di Roma La Sapienza e membro del comitato 'Se non ora quando?'- è un fatto simbolico, perché bisogna proprio cambiarla l'Italia, e devono cambiarla le donne. Serve una nascita simbolica di un'altra Italia. Vuol dire questo, non 'siamo tutte madri'». Ci tiene a precisarlo, perché il dibattito sulla manifestazione (così come su quella del 13 febbraio) aperto all'interno al femminismo è tutto su questo. «Non vuol dire siamo di nuovo costrette in quel ruolo - precisa - ma che l'Italia ha bisogno che anche le donne la producano, perchè fino ad ora non è stato così». E poi c'è «questo gioco verbale sul mondo: a causa di questa cultura orrenda tutto il mondo ride di noi. Ma se le donne possono raccontarla in un modo diverso, allora l'Italia si riapre al mondo. Oggi, dopo 150 anni, la rifacciamo noi, perchè c'è bisogno di una nazione più giusta e più egualitaria per tutti».'Se non ora quando?': è d'accordo Olivia Guaraldo, professore aggregato di Filosofia politica all'università di Verona e coautrice di 'Filosofia di Berlusconi', «perché se c'è un momento in cui bisogna scendere in piazza è proprio questo, anche se i toni usati per convocare la manifestazione del 13 febbraio erano troppo tradizionali. Dire 'la dignità delle donne è la dignità della nazione' significa mettere in campo un'equivalenza che può essere strumentale, perché le donne vengono prese e usate quando c'è bisogno di rafforzare la nazione».Per quanto riguarda l'8 marzo, Guaraldo spiega che «il Risorgimento evocato oggi potrebbe essere la necessità di mettere in discussione questi modelli», per far capire «alla società che non ci può essere una democrazia compiuta senza che al centro ci sia l'autodeterminazione femminile e la libertà femminile».Ma per rimettere al mondo l'Italia - conclude - è necessario coalizzare diversi soggetti: non solo ed esclusivamente le donne, ma tutte le persone che non si riconoscono in questo Paese.Non così per Ida Dominijanni, editorialista de Il Manifesto e membro della comunità femminile Diotima, secondo la quale "dietro le quinte della manifestazione del 13 e delle celebrazioni del 150esimo dell'Unità d'Italia si stia giocando un conflitto non dichiarato sulla figura della madre". Perché "se si richiama l'immaginario che identifica la donna con la nazione, l'ideale onnipotente della donna che può far 'rinascere' l'Italia, il rischio è di ritornare alla figura tradizionale della madre garante dell'ordine patriarcale, così come etimologicamente suggerisce la parola madrepatria: madre del padre". Per Dominijanni si tratta del "paradigma della donna brava, che lavora, mette al mondo dei figli e salva la comunità in pericolo, contrapposto alle presenze perturbanti delle ' donne permale' che circondano il Sultano". Ma non è solo questo il punto: "A me pare evidente che il Berlusconi-gate, mettendo in scena l'estrema miseria di un certo modello di virilità, colpisca la dignità degli uomini prima che quella delle donne, e dovrebbe costringerli a mettersi di fronte alle proprie responsabilità e complicità rispetto a quel modello". TUTTE LE INIZIATIVE- La discussione divide e appassiona, ma tra poche ore si torna in piazza. Basta con le mimose e i regalini, l'8 marzo deve tornare a essere una festa laica del lavoro delle donne e un momento per rilanciare le rivendicazioni: al grido di «riprendiamoci l'8 marzo», il Comitato «Se non ora quando» vuole dare in questo modo continuità a ciò che la piazza del 13 febbraio, quando ha mobilitato un milione di persone, ha espresso.In una conferenza stampa, il gruppo di donne - attrici, registe, politiche, storiche, giornaliste - ha spiegato di aver scelto il simbolo della coccarda rosa per celebrare quest'anno la Giornata mondiale della donna. Un fiocco da appendere a una statua, a un albero, alla borsa, al motorino, alla finestra, alla giacca o al finestrino della macchina.E anche un fiocco «virtuale» con cui «legarsi tutte, nel 150.mo dell'Unità d'Italia, per una rinascita del nostro Paese». Ma nessuna manifestazione organizzata: troppo vicino il 13 febbraio, e poi quella era la «loro» manifestazione mentre l'8 marzo è una data che vede storicamente protagonisti tutti i movimenti femminili. A Roma, comunque, ci sarà un «punto di presenza» a piazza Vittorio e altri tre punti in altrettante piazze della periferia; le 4 piazze saranno «collegate» da due camioncini che attraverseranno la città. Di rilievo l'iniziativa delle donne torinesi, che porteranno in dono alle «sorelle» della Locride alcune bandiere con il loro «Se non ora quando» da far sventolare nei loro paesi.TUTTE LE ALTRE INIZIATIVE DI 'SE NON ORA QUANDO'- E all'universo delle donne italiane si rivolge la piattaforma di richieste che il comitato lancia in occasione della festa: congedo di maternità obbligatorio e indennità di maternità, congedo obbligatorio di paternità, norme che impediscano il licenziamento «preventivo» come le dimissioni in bianco sono le questioni rilevanti. «Bisogna tornare a considerare la maternità a carico della fiscalità generale» ha sottolineato Valeria Fedeli, ex sindacalista. Al centro, il tema della precarietà, che colpisce in modo massiccio le donne e soprattutto le ragazze. «L'8 marzo può essere - ha spiegato Flavia Perina, direttrice del 'Secolo d'Italia' e parlamentare del Fli - l'occasione per aprire un dialogo su questa piattaforma - perché non confrontarsi anche su questo?». «Nessun passo indietro rispetto ai temi del 13 febbraio - ha aggiunto rispondendo alle domande - ci sarà occasione di riprendere quel discorso, a cominciare dal 17 marzo, festa dell'Unità d'Italia». «Riapriremo dopo l'8 marzo - ha assicurato Francesca Izzo - la grande discussione su cosa le donne vogliono fare e come contare sulla scena pubblica».

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LE DONNE PDL: «NON SIAMO OCHE SE SIAMO QUI CE LO MERITIAMO»


Più che «Fattore D» avrebbero dovuto definire questa kermesse «Fattore B». B. di Berlusconi, ovvio. Tutte le donne del Pdl in campo per difendere il Capo dagli attacchi strumentali «di una magistratura politicizzata», della sinistra e di una piazza, quella del 13 febbraio, «demagogica», con donne, come certifica il ministro per le pari opportunità Mara Carfagna, che manifestavano accompagnate «dai loro maschietti, accecate dal furore ideologico». «Un corteo di insulti con l’unico obiettivo di chiedere che Berlusconi si dimettesse».Il «Fattore D» del Pdl, che si riunisce all’Auditorium della Tecnica di Roma promettendo di parlare di lavoro e occupazione femminile, lancia un attacco frontale al movimento «senonoraquando» e alle inchieste milanesi, senza rinunciare ad un po’ di propaganda ad uso interno sul «grande lavoro che solo i governi di destra hanno fatto per le donne»: la legge sullo stalking, più posti di lavoro, nuovi asili nido (mai arrivati), le quote rosa. Più che un appuntamento di lavoro sembra un incontro consolatorio. Il risveglio dell’orgoglio delle azzurre, portatrici sane di «valori sani», famiglia, figli, lavoro e promotrici di una nuova rivoluzione «alla fine della quale saranno gli uomini a chiedere le quote». Scettici i maschi presenti in sala. Paolo Bonaiuti consegna il messaggio scritto del premier, mentre Beatrice Lorenzin, responsabile del Dipartimento Pari Opportunità invita la stampa «a lasciare respiro ai ministri in prima fila» e la governatrice del Lazio Renata Polverini, si mette in posa: «Dajè famose ‘na foto». Michela Vittoria Brambilla distribuisce sorrisi, il ministro Sacconi prende posto, non si vedono Daniela Santanché e Stefania Prestigiacomo.Si parte con le parole del premier: «Care amiche, me lo avete sentito dire tante volte: voi donne siete più brave di noi». Assicura: «Noi uomini riconosciamo questo talento in ogni ambito della vita e vogliamo che diventi un fatto normale e non eccezionale, che le donne ricoprano ruoli decisionali nella vita nostra società». Se qualcuno si aspetta una nota critica per i fatti dell’Olgettina, le prestazioni sessuali retribuite con ruoli istituzionali, macchine e gioielli, vuol dire che non ha capito nulla dello spirito di questa iniziativa. Il problema non è qui, è di là, a sinistra. Giorgia Meloni parte con toni pacati: «Qui dentro non c’è odio, noi siamo portatrici di altri sentimenti, di amore per la nostra nazione. Noi scegliamo di rispondere con concretezza e umanità». Poi sfodera gli artigli: «Noi siamo prima di tutto dei militanti non siamo delle oche. Veniamo sempre tacciate di essere “fasciste esaltate” o “prostitute” o delle “gallinelle del potere”, cito il copyright di un signore che qualcuno si ostina a chiamare “intellettuale” e che porta il nome di Giorgio Bocca». Carfagna rivendica: «Non siamo mica state catapultate dall’alto nelle stanze del potere». Ed è anche ora di finirla con questo «senso di inferiorità» rispetto alle colleghe di sinistra, «non abbiamo nulla da imparare» perché adesso «loro dovrebbero prendere lezione da noi». Cinzia Bonfrisco urla: «Siamo le sorelle d’Italia, siamo le migliori, le più capaci, nessun governo della Repubblica ha mai avuto ministre così brave e così belle». Applauso scrosciante. Gelmini alle manifestanti: «Rispetto la loro indignazione ma dico anche l’indignazione non è l’undicesimo comandamento e non ha neppure prodotto grandi risultati in questo paese». Il caldo si fa insopportabile, le sedie si svuotano quando ancora Carfagna deve iniziare a parlare per chiudere i lavori. La tavola rotonda con le parti sociali e il ministro Sacconi viene compressa nei tempi. «Ne faremo un’altra». Gianni Alemanno fa un’analisi dei fatti: «C'è una retorica del femminismo, c'è una strumentalità della sinistra che viene utilizzata in ogni circostanza. Ma la realtà di fatto è che in questi anni se l'universo femminile ha fatto qualche passo avanti» è stato per merito del centrodestra. Quanto alla violenza sessuale, Alemanno non ha dubbi: affonda le radici in «una cultura consumista, edonista, che ha presentato il sesso come una merce da consumare. Noi che crediamo nei valori della famiglia e della persona dobbiamo contestare questa cultura, nata quando si sono sradicati i valori tradizionali della società e il radical progressismo ha imposto una logica materialista». Vada a spiegarlo al premier che il Pdl è contro il sesso come merce da consumare.

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sabato 5 marzo 2011

BERLUSCONI AL PROCESSO VUOL FARE UN COMIZIO


Il presidente del Consiglio avrebbe deciso di presentarsi ai giudici. Ghedini, uno dei legali del premier: «Ogni lunedì sarà in aula». L'intenzione non dichiarata di Berlusconi è di usare il tribunale per fare campagna elettorale presentandosi come un perseguitato e una vittima della giustizia. Ghedini assicura: in aula ogni lunedì. Giustizia: «Giovedì riforma epocale». Silvio Berlusconi rilancia: sulla giustizia il centrodestra «darà vita a una riforma epocale» e andrà avanti su tutto, a partire dalla riforma delle intercettazioni, visto che ormai «sono venuti meno i no preventivi» che Fini diceva «quando presentavamo provvedimenti sulla giustizia». In collegamento telefonico con una convention di 'Noi riformatori' in Abruzzo, il presidente del Consiglio è tornato anche ad attaccare l'opposizione. Attacco all'opposizione. «Tutti sostengono che io attacco le istituzioni. Noi abbiamo questa palla al piede della sinistra, una sinistra che si inventa di tutto, adesso anche un mio attacco alle istituzioni, mentre è falso, sono io che subisco attacchi senza soluzione di continuità da 17 anni».Messaggio a conferenza donne Pdl. Già stamattina, in un messaggio inviato alla prima Conferenza nazionale sul lavoro e occupazione femminile del Pdl, il premier aveva contestato alla «sinistra» di non esitare «di fronte a nulla nell'ultimo disperato tentativo di ottenere con scorciatoie mediatico-giudiziarie quello che non riesce a ottenere nelle urne. Chi cerca di strumentalizzare politicamente le donne non le difende, ma le mortifica». «Non ci sarà voto anticipato» Ma Berlusconi - durante la telefonata in Abruzzo - ha colto l'occasione anche per sgombrare il campo da ipotesi di voto anticipato: «Non ci saranno elezioni politiche anticipate. Sarebbe veramente un danno - ha detto - per il nostro Paese dare un segnale di non avere stabilità di governo: sia per la finanza internazionale, che per quanto succede in Egitto in Tunisia e in Libia, è molto importante avere un governo stabile e nel pieno dei poteri». Dopotutto, secondo il premier, «i sondaggi ci dicono che siamo sempre il primo partito in Italia, nonostante gli attacchi della sinistra e dei giornali: siamo al 30,6% quindi andiamo avanti con grande consenso», sottolineando che la sua maggioranza può contare sul 51% degli italiani e che è ora più solida anche grazie al fatto che non c'è più Fini con i suoi «no pregiudiziali a ogni riforma della giustizia».

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venerdì 4 marzo 2011

RUBY, PAPI RICARICAVA PURE LE CARTE DI CREDITO...

Papi ricaricava anche le carte di credito alle sue ospiti del bunga bunga. Lo fa quattordici volte tra gennaio e dicembre 2010 per un totale di 30.328 euro, spiccioli - visto e considerato il tenore di vita delle ragazze - l’argent de poche per pagare benzina, assicurazione, visita medica dallo specialista, il caffè e l’estetista. Una sciocchezza rispetto agli undici milioni e 474.320 euro che le indagini hanno dimostrato essere la spesa del conto corrente bunga bunga, per l’esattezza il n°1.29 del Monte dei Paschi intestato a Silvio Berlusconi. Dimostrare che le serate ad Arcore erano pagate con ricompense quasi fisse e per lo più già concordate è uno dei punti chiave dell’inchiesta che ha portato il Presidente del Consiglio sul banco degli imputati per concussione e prostituzione minorile. La prostituzione è reato per cui servono due prove: l’atto sessuale e il passaggio di danaro. Sull’atto sessuale parlano testimoni e intercettazioni anche se Ruby si contraddice. Sui passaggi di denaro la procura di Milano ha concentrato buona parte delle indagini. Follow the money, segui il danaro, èuno dei principi cardine del modo di lavorare dell’aggiunto Ilda Boccassini. Nelle perquisizioni al residence dell’Olgettina sono spuntate fuori, magari dalla fodera diun cuscino, mazzette di banconote da 500 per importi di 5, 7 anche quindicimila euro. E poi gli affitti, le auto. Ma avrebbe potuto non essere sufficiente. Tra gli atti depositati in vista del processo che comincerà il 6 aprile, un lungo capitolo è dedicato alle indagini bancarie. Sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di Finanza della pg della procura, è finito il conto corrente di Berlusconi, i due Spinelli, i sette di Lele Mora e quelli di dodici ragazze che, a parte Alessandra Sorcinelli, non sono quelli che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi. Gli investigatori hanno prima analizzato le operazioni di bonifico. Il periodo sotto esame va dall’8 gennaio 2010 al 19 gennaio 2011. Si tratta di 287 bonifici per un totale di un milione e 120 mila euro. Nell’informativa non compaiono i nomi dei destinatari degli importi di danaromaè certo che si tratta di persone che hanno a che fare con il giro delle feste ad Arcore. Ancora più ricca, sullo stesso conto corrente, la movimentazione degli assegni. Tra l’11 gennaio 2010 e il23 dicembre 2011 gli investigatori hanno segnalato 77 assegni per un totale di 9 milioni e e 886 mila euro. Si tratta di importi che variano da mille e cinquecento fino a 400 mila euro. Ancora una volta i movimenti sono registrati nell’informativa senza però indicare inomi dei beneficiari. Da notare una concentrazione di assegni con importi alti - da un minimo di 250 mila fino a 400 mila - tra novembre e dicembre 2010. L’inchiesta è nota dal 26 ottobre. Il governo entra in crisi. Il 14 dicembre sarà votata la fiducia. . Tra il 7 gennaio 2010 e il 13 gennaio 2011 dal conto corrente MPS/1.29 intestato al premier partono 29 bonifici per un totale di 438 mila euro. Tra le beneficiate la più nota è Alessandra Sorcinelli a cui arrivano115mila euro sempre con bonifici di 10 mila con cadenze anche bimestrali. Maria Alonso ne riceve uno di 50 mila, Albertina Carraro di 30 mila e Anna Restivo di 32 mila euro. Astrid Girth incassa 16 mila proprio il 14 gennaio, il giorno in cui scattano le perquisizioni e Berlusconi apprende di essere indagato. E nulla sarà più come prima.
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giovedì 3 marzo 2011

NOEMI AI BUNGA BUNGA E LA MAMMA ANNA RICEVE 20MILA EURO


Noemi Letizia, la biondina di Casoria che per prima nell'aprile 2009 ha rivelato "papi" al resto del mondo, è stata ospite dei bunga bunga ad Arcore nel febbraio 2010. Ed è per questo, con buona probabilità, che lamammaAnna Palumbo ha ricevuto nel marzo 2010 un bonifico di ventimila euro direttamente dal conto corrente di Silvio Berlusconi. Tutte le storie ritornano. E questa di Ruby, dei festini del Presidente possibilmente con minori, delle «vergini che si offrono al drago» come scrisse Veronica Lario, torna più delle altre. Il particolare viene fuori dalla lettura degli atti depositati per il giudizio immediato di Silvio Berlusconi imputato di concussione e prostituzione minorile con la marocchina Karima el Magrough detta Ruby. Il 3 agosto 2010 Ruby rende due verbali di sommarie informazioni ai pmPietro Forno e Antonio San Germano. La procura, sezioni reati sui soggetti deboli, s'interessa alla ragazza dopo l'ormai noto affidamento a Nicole Minetti, la lite - una settimanadopo - con una prostituta brasiliana che la ospita e perché quella ragazza "problematica" e molto fantasiosa ai poliziotti che l'hanno fermata ha raccontato subito di essere "amica del presidente Berlusconi". I primi verbali risalgono al 2, 6 e 22 luglio, racconti della sua vita disperata e difficile, le bruciature provocate dal padre (fotografate dagli investigatori), la sorella gemella «che si chiama Rayla e vive in Marocco con la nonna materna», lo studio del Corano, i concorsi di bellezza, la fuga da Letojanni e l'arrivo a Milano nel dicembre 2009 che la porta dritta in un giro di escort che si prostituisce nelle case negli alberghi di lusso. Il 22 luglio fa mettere per la prima volta a verbale il nome di Silvio Berlusconi: «La persona che mi ha regalato la collana è Silvio Berlusconi che ho incontrato due volte ad Arcore (...) inzialmente avevo detto che avevo 24 anni; la seconda volta che ci siamo visti, sempre ad Arcore, Berlusconi aveva saputo da Lele Mora che in realtà io ho 17 anni».Undettaglio questo fondamentale per l’accusa nei confronti del premier che ha sempre sostenuto di non aver saputo fino al 27 maggio che Ruby era minorenne. L’inchiesta, a quel punto, va ben oltre gli indizi fino a quel punto raccolti. «Non mi sono mai prostituita - continua Ruby - nè ho maiaccettato rapporti sessuali a pagamento...». Sappiamo che in realtà, la stessa Ruby nelle intercettazioni e molti testimoni, hanno già raccontano e racconteranno il contrario. Ma torniamo al verbale del 3agosto. «Berlusconi - raccontaRuby- miha regalato varie sommedi danaro, in tre mesi, da febbraio a maggio, 187 mila euro» presi direttamente o perchè «inviati tramite il suo oautista Angelo». Il primo incontro è stato il 14 febbraio (...) «dopo la cena tricolore Berlusconimiha proposto di scendere per il bunga bunga dicendomi che il termine l’ha preso in prestito dal suo amico Gheddafi e indicava una sorta di harem nel quale le ragazze si spogliano e devono fargli provare piaceri sessuali. Fino a quel momento io avevo detto a Berlusconi che avevo 24 anni; il presidente mi condusse nel suo ufficio lasciandomi intendere che lamia vita sarebbe cambiata completamente se io avessi accettato di partecipare al bunga bunga insieme alla altre ragazze. Permenon stato difficile intuire che mi proponeva di fare sesso con lui (...)». In quella prima serata, febbario 2010, a scandalo Casoria e poi D’Addario già esplosi e digeriti, avviene l’incontro tra Noemi e Ruby. «Ebbi modo di conoscere Noemi Letizia conosciuta come “la cocca di papi”. Mi chiese quanti anni avevo, le dissi 24 e mi rispose che tanto la preferita di Silvio era lei.Hosaputo poi che tra Noemi e il Presidente c’era stata una relazione intima di natura sessuale». E’ un fatto documentato negli atti depositati che il 10 marzo 2010, un mese dopo quella serata ad Arcore, Anna Palumbo, mamma di Noemi, riceve «dal conto corrente 1.29 del Monte dei paschi intestato a Berlusconi Silvio un bonifico a titolo di prestito infruttifero di 20 mila euro ».

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mercoledì 2 marzo 2011

«PAPI, VUOI SPIARE FINI?» LA CAMERA VOTERÀ IL «CONFLITTO»

Spunta un quasi Watergate italiano dalle carte depositate per il processo Ruby. E il verbale di interrogatorio di Michelle Oliveira De Santos Conceicao, prostituta brasiliana che ospitò Rubyprima e dopoil fermo in questura, è il racconto surreale di come il cellulare, il numero di casa nonchè dell’autista del presidente del Consiglio siano finiti in blocco nella rubrica telefonica della suddetta prostituta (lei si definisce «indossatrice») tra varie «troie» e “cabrito”, animali protettori. E’ ogni giorno più dura la battaglia in vista del 6 aprile quando comincerà il processo sul caso Ruby. Particolari inediti tra i 22 faldoni dell’inchiesta si sommano a strategie difensive («Ruby, la presunta parte lesa, sarà testimone della difesa, un teste a nostro favore» promette Ghedini) e lampi di guerra in Parlamento dove ieri è stato formalizzato il conflitto tra poteri dello Stato. E’ stato firmato dai capigruppo della Camera (Cicchitto pdl, Reguzzoni Lega, Sardelli per i Responsabili). Sostengono che le prorogative della Camera sono state «lese» dall'operato «omissivo» dei giudici di Milano e per questo chiedono a Montecitorio di «accertare la sussistenza delle condizioni per sollevareun conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Corte Costituzionale ». Alla lettera dei capigruppo inviata al Presidente della Camera Gianfranco Fini, che poi dovrà andare in Giunta e passare dal voto dell’aula, sono allegati una ventina di documenti: le testimonianze, oltre che delle ragazze, anche di Paolo Bonaiuti, Valentino Valentini e del ministro Frattini specifiche sulla questione Ruby nipote di Mubarak.
IL WATERGATE
Bunga bunga le figlie. Spioni i genitori. E’ una dedizione al premier - e ai suoi soldi - totale e famigliare quella che si legge nelle carte. Innocenzo Guerra - padre di Barbara Guerra, una delle ragazze dell’Olgettina a cui sono stati trovati nascosti nel cuscino 18 mila euro in banconote da 500 in quanto «pagamento delle serate ad Arcore» - ha una ditta di costruzioni e a gennaio ristruttura la sede di Fli in via Terraggio a Milano che definisce «la tana dei cospiratori». «Ho le chiavi della sede - dice alla figlia l’11 gennaio, tre giorni prima delle perquisizioni - posso mettere una microspia nella sede di Fli, così possono sentire le puttanate che dicono e quello che fanno». Barbara chiede al premier e poi al padre spiega: «Ho appena parlato, ha detto che forse è meglio non farlo, però vuole sapere dove è la sede». Papà Innocenzo ci resta quasi male. La figlia è più comprensiva: «Forse ha paura che esce qualcosa».
IL TELEFONINO DEL PREMIER
Il 14 gennaio in un ufficio della procura di Milano si trovano davanti l’aggiunto Ilda Boccassini e la prostituta brasiliana Michele de Conceicao, 33 anni, «senza permesso di soggiorno e senza fonte di reddito» - precisa il pm dopo una serie di domande - eppure in grado di pagare un affitto di mille euro grazie all’ex convivente L.D, sposato e di cui è l’amante. Michele è colei che la sera del 27 maggio avverte Berlusconi «con due telefonate e qualche sms cheRuby è in questura». E’un verbale di 22 pagine in cui spesso Boccassini contesta alla teste di dire«cose inverosimili», a un passo dal reato di favoreggiamento. Tra i vari punti contestati c’è la questione comei recapiti telefonici del premier siano finiti nella sua rubrica telefonica.
Pm: Può spiegare perché lei aggiunge a vari nominativi 'cabrito', per esempio: "Boloneze (cabrito), Carlo amico (cabrito)...
Conceicao: In portoghese 'cabritò significa animale, non so spiegare perchè lo scrivo
Pm: Nella rubrica del suo cellulare lei usa anche le espressioni “Troia Luca”, “Lins troia".
C.: E’ perchè avevo scoperto che Luca D. mi aveva messo le corna con queste persone.
Pm: Anche accanto al nome è indicato troia. Anche lei ha avuto una relazione con Luca?
C.: No. Ma non so spiegare perchè ho scritto troia.
Pm: Si rende conto che sono spiegazioni inverosimili?
C. : Mi rendo contomanon so spiegare perchè.
Pm: Sulla stessa rubrica lei ha registrato con l'indicazione 'papi silvio berluscone' un cellulare registrato il 24 maggio
C.:Horegistrato il numero del Presidente del Consiglio con l'indicazione 'papi' perché tutti lo chiamano così.
Pm: Nella stessa rubrica lei il 16 giugno 2010 ha registrato 'casa roma silvio' con un numero di telefono che corrisponde alla residenza romana del Presidente del Consiglio. Chi le ha dato questo numero?
C.: Non ricordo. Non escludo che me li abbia dati il Presidente, persona gentile, sempre disponibile anche se da lui non ho ricevuto nulla.

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martedì 1 marzo 2011

ROM E MIGRANTI, ASSALTI FRONTALI DALLA PARTE DEI DEBOLI



Dietro un anonimo cancello della periferia romana si apre un piccolo mondo colorato, pieno di bambini. Un piccolo mondo in cui si sono rifugiate alcune famiglie Rom espulse dai campi in cui stavano, espulse dal mondo esterno, quello che sta oltre il cancello. «Metropolis», così è stato battezzato lo spazio in cui vivono, occupato dopo anni di abbandono, è un’ex concessionaria di automobili, di fatto un grande capannone al cui interno è sorto un piccolo villaggio coperto, con casette costruite dai Rom stessi. Ci entriamo con Militant A, rapper di Assalti frontali che nel nuovo cd Profondo rosso (esce venerdì) racconta anche di loro, dell’occupazione di questo posto, della scuola dove incontra quotidianamente i bambini festanti che ci attorniano, compagni di scuola dei suoi figli. L’uscita del cd è quasi contemporanea al secondo sciopero dei migranti denominato Un giorno senza di noi che, dopo l’esordio dell’anno scorso, torna ad interrogarci sulle non-regole dell’economia liberista, che sfrutta manodopera a basso costo offrendo in cambio emarginazione e clandestinità. «Il primo Marzo - sottolinea Militant A - è un giorno di lotta per il diritto al lavoro, alla casa, alla scuola, che sono diritti di tutti e sono più che mai a rischio per tutti, non solo per gli immigrati». L’emarginazione sociale è un mostro che divora le vite delle persone fregandosene del loro passaporto, ma una cosa è certa: colpisce sempre i più deboli e fra i più deboli Rom e immigrati ci sono sempre. «Queste persone - continua il rapper romano - sono umanamente ricche, riescono ad avere una forza per andare avanti che è incredibile rispetto alle condizioni in cui spesso sono costretti a vivere. In loro possiamo ritrovare l’umanità che noi abbiamo perso». Sono Cool questi Rom è una canzone che Militant A ha dedicato a questa gente, a questa occupazione, nata per rispondere a un disagio ignorato dalle istituzioni: «Alemanno ha speso 30 milioni di euro in un anno e mezzo per non risolvere nulla, ha solo cacciato questa gente dai posti dove vivevano». Anche rispetto alle poche forme di assistenza nei confronti dei Rom, Militant A ha qualcosa da dire: «L’assistenzialismo è un business per chi lo fa e che costa alla collettività 1.000 euro al mese per ogni famiglia Rom. Con quei soldi ci si potrebbe pagare l’affitto di una casa, ma lasciare il problema irrisolto è utile alla propaganda politica della destra e serve a mantenere l’affare dell’assistenza. Questa sistemazione invece non costa un euro a nessuno e recupera anche un luogo abbandonato al degrado da anni». Profondo rosso è, come sempre quando si parla di Assalti frontali, un album pieno di realtà e di argomenti concreti, come nel caso di Lampedusa lo sa, dedicata ai migranti africani ma soprattutto alla gente dell’isola. IL CONCERTO A LAMPEDUSA«Noi siamo stati a Lampedusa - ci racconta - per un concerto contro i Cie, che sono una vergogna in sé e in cui i migranti, grazie a una legge del governo, possono rimanere rinchiusi, senza aver commesso alcun reato, non più due ma sei mesi. Proprio allora ci fu l’episodio del mercantile turco Pinar che aveva salvato dei migranti dal mare e che venne bloccato da una corvetta militare italiana per quattro giorni. In quell’occasione morì una giovane emigrata incinta. Noi siamo stati al funerale e c’erano tanti lampedusani, gente di grande dignità e umanità, che ben conosce e condivide il dramma dei disperati che approdano sulle coste dell’isola. Anche qui: se i miliardi di euro che si spendono per i Cie, per tenere in gabbia chi arriva sulle coste italiane in cerca di un futuro, venissero spesi per l’accoglienza, non sarebbe meglio per tutti? Ma per cambiare le cose bisogna partire dal basso, da noi stessi, trovare i modi per unirsi e lottare per diritti che riguardano tutti nello stesso modo. Io con Assalti frontali racconto queste storie e le canzoni nascono spesso da esperienze concrete, come questa con i Rom o quella di Lampedusa, le manifestazioni degli studenti, etc. Per me il Rap è raccontare quello che vivo ma anche comunicare un immaginario diverso da quello dominante, perché l’immaginario fa la differenza, è il punto di partenza per costruire una realtà diversa».
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lunedì 28 febbraio 2011

NUOVO SCANDALO PER GALLIANO DICE «I LOVE HITLER» IN UN VIDEO


Un nuovo scandalo per John Galliano e di nuovo accuse di anti-semitismo. Il tabloid britannico 'The Sun' è entrato in possesso di un filmato in cui il designer, sospeso dalla Maison Dior per insulti dal tono anti-ebraico contro una donna in una brasserie di Parigi, si lancia in altri commenti razzisti e conclude con un «I love Hitler». Dalla padella nella brace, mentre non accennano a placarsi le polemiche legate all'incidente della scorsa settimana che ha portato Dior a tagliare i ponti con il suo direttore creativo almeno fino a quando non si avranno i risultati dell'inchiesta. Lo stesso Galliano, accompagnato dal suo avvocato Stephane Zerbib, si è recato oggi in commissariato per un confronto con Geraldine Bloch, la donna che lo ha denunciato. Ma a quanto pare adesso non sarebbe più un episodio isolato e per Zerbib il compito si fa più difficile anche perchè, oltre al video ottenuto dal Sun, lo stilista è stato denunciato per ingiurie da una donna di 48 anni che sostiene di esser stata aggredita verbalmente nella stessa brasserie del Marais, ma in ottobre. Analoga la conversazione, pesantissimi e 'personalì gli insulti arrivati, secondo la denuncia, senza una ragione apparente: «Sei talmente brutta che non sopporto la tua visione. Hai stivali di bassa qualità, gambe di basso livello, non hai capelli, le tue sopraciglia sono immonde. Non sei che una puttana e si vede». Il video del Sun potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Risale a dicembre ed è girato nello stesso locale, la Perle, uno dei più trendy della capitale, dove la scorsa settimana lo stilista avrebbe insultato la Bloch e minacciato di uccidere il suo amico Philippe Virgitti. Cappello in testa, bicchiere sul tavolo, il designer nato a Gibilterra si rivolge a una ragazza fuori campo di cui si sente la voce: «Gente come te dovrebbe essere morta. Tua madre, i tuoi antenati sarebbero tutti finiti nelle camere a gas», dice John con la voce incerta di chi ha alzato un pò troppo il gomito. La ragazza chiede a Galliano se ha qualche problema: «Ho un problema con te. Sei brutta». «Da dove vieni?», chiede una persona seduta accanto: «Vaff....», è la replica. La scena, scrive il Sun che ha acquistato il video dal sito Citizenside, sarebbe stata filmata da un amico della coppia insultata: un francese e un'italiana, nessuno dei due ebrei. «Sedeva solo davanti al suo bicchiere quando alcuni di noi si sono seduti al tavolo vicino», ha raccontato: «Continuava a inserirsi nelle nostre conversazioni. Noi sapevamo chi era ed eravamo stupiti da quel che diceva, ma poi ha cominciato a pronunciare insulti antisemiti. Era disgustoso. Ed era chiaro che le ragazze italiane non erano benvenute e che avrebbero dovuto andare a casa. Era razzismo allo stato puro».
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domenica 27 febbraio 2011

PRIMARIE TORINO, BOOM DI VOTANTI SITI WEB: EXIT POLL, VINCE FASSINO
Piero Fassino è in netto vantaggio secondo l'exit poll di Termometro politico sulla base di duemila interviste all'uscita dai seggi delle primarie. Ecco i risultati pubblicati sul sito di Tp che stima l'affluenza in almeno cinquantamila persone: Fassino 47-51%, Gariglio 24-28%, Passoni 14-18%, Curto 5%-8%, Viale 1-2%. -Gli interventi di Marcenaro e Christillin - Piero Fassino: «Se sarò sindaco giunta con metà donne» SEGGI APERTI- Si sono aperti regolarmente a Torino i 74 seggi nei quali gli elettori del centrosinistra potranno recarsi oggi per scegliere fra cinque candidati quello che sfiderà il centrodestra nella corsa alla successione del sindaco del capoluogo piemontese, Sergio Chiamparino, la prossima primavera. Le operazioni di voto, finora svoltesi regolarmente, sono cominciate alle 8 e proseguiranno fino alle 20. Lo spoglio comincerà subito dopo, e si prevede che i primi risultati parziali saranno disponibili a partire dalle 22. Il quartier generale delle operazioni sarà presso la sede del Pd, dove saranno fatti affluire i registri del voto. Oggi si vota anche a Novara, in quattro seggi che resteranno aperti dalle 9,30 alle 21,30. I cittadini in questo caso potranno scegliere fra tre candidati: Andrea Ballarè (Pd), Nathalie Pisano (Radicali), e Nicola Fonzo (Sel). Ultime ore infuocate di campagna elettorale, poi silenzio, la parola passa ai torinesi e domani con le primarie si scioglierà il nodo. Chi sarà il sindaco che guiderà Torino dopo Sergio Chiamparino, “Il Chiampa”, si saprà intorno alla mezzanotte perché state certi che quel nome sarà lo stesso che il 15 e 16 maggio vincerà le amministrative. Qui, sotto la Mole Antonelliana, la prima capitale d’Italia resta una certezza, mentre tutto intorno muta, Roberto Cota guida la Regione, la Lega avanza come un esercito deciso a mangiare i territori che una volta erano “rossi” e oggi vai a capire, qui il centro sinistra resta maggioranza che può vincere addirittura al primo turno. Davide e Piero. I giocatori in campo sono cinque, ma due i veri contendenti, entrambi del Pd: Piero Fassino e Davide Gariglio. Diversi come la notte e il giorno per formazione politica e culturale, uno con le radici nel vecchio Pci, l’altro nella vecchia Dc, uno laico, l’altro cattolico, 61enne il primo, 43enne il secondo, eppure con tratti simili. Entrambi conunsorriso che sembra non prenderli mai fino in fondo, lunghi e sottili (uno molto più dell'altro), mani nervose, pane e politica a pranzo e a cena. In questi ultimi giorni di campagna elettorale se ne sono dette di tutti i colori: Gariglio ha affondato la lama sulla data di nascita, sui “poteri forti” che sostengono Fassino, la nomenklatura e tutto il repertorio che tanto piace ai giovani; l'ex ministro ha spinto il pedale sui «mister preferenze o capibastone torinesi, che sostengono “il rinnovatore”». Se le sono cantate di santa ragione anche l’altra sera, durante il confronto a cinque inuna gremitissima sala conferenze dell'istituto tecnico Avogadro iniziato all'insegna del fair play, «certo che mi avvarrei del contributo dei miei sfidanti se diventassi sindaco», «sarei lusingato», e finito con accuse reciproche di attacchi infondati. Questa partita si gioca sul numerodi coloro che andranno a votare: se si supera la soglia dei 34mila Gariglio ha perso la sfida della sua vita, come lui stesso l'ha definita. Sotto quel numero il risultato è aperto perché il 43enne conta sul pacchetto preferenze di Roberto Placido e Mario Laus che pesa oltre 13mila voti; sul mondo cattolico; sull'appoggio di alcuni manager influenti come il presidente dell'azienda di trasporti Gtt (di cui Gariglio è stato Ad) Francesco Brizio, del vicerettore dell' Università Salvatore Coluccia. Sergio Chiamparino, amato dai torinesi non solo di centrosinistra, ha indicato quale suo «erede» proprio Piero Fassino, per il quale non si è risparmiato, macinando chilometri fra la gente e mettendoci, letteralmente, la sua faccia. Lui e Piero sorridenti immortalati nella foto- simbolo di questa maratona da primarie. Lungo l'elenco di coloro che si sono schierati con l'ex ministro, oltre 300 nomi di peso, da Alessandro Baricco a Furio Colombo, Tullio Levi, Wladimiro Zagrebelsky, Cesare Damiano, Mimmò Luca, Roberto Tricarico (che all'inizio voleva candidarsi) e i massimi dirigenti del partito nazionale. Ieri anche il vincitore del festival di Sanremo, Roberto Vecchioni ha lanciato un appello: «Fassino si è sempre dedicato alla democrazia, alla storia di Italia e del nostro pensiero con passione straordinaria ed è una persona perbene. Per questo invito a votare per Piero Fassino». Giovedì al mercato di via Pavese, «Piero» lo chiamavano «sindaco ».«Mi succede spessissimo», spiega lui. Da un sondaggio effettuato da Game Managers & partner è quello più noto ai torinesi, il più gradito come primo cittadino, (con lui la coalizione vincerebbe al primo turno con il 57%) ed è dato al 56,3% come vincitore domenica. I sindacati ufficialmente non si sono schierati ma la Cgil ha un voto sbilanciato su Fassino (come l'attivo della Uilm metalmeccanici), anche se quella della Asl to2 si è schierata con Gianguido Passoni (la Fiom è divisa tra lui e Michele Curto). Il presente e il futuro. Tace per ora il Rettore del Politecnico, Francesco Profumo, il nome attorno a cui si erano trovati tutti i partiti ma che alla fine è stato archiviato proprio da Sergio Chiamparino. «Parlerò lunedì – dice al telefono – quando il dibattito dovrà necessariamente spostarsi sul futuro della città». Il presente della città racconta di una Torino che in dieci anni ha cambiato pelle, si è aperta al mondo, ha una ritrovata vita culturale, è stata capace di fare della de-industrializzazione un’opportunità per ricovertirsi, ha lucidato i suoi vecchi tesori e esposto i nuovi, come il Museo del Cinema. Ma oggi deve fare i conti con il 31%di disoccupazione, il10%in più della media nazionale, e con 119 milioni di ore di cassa integrazione,nel2010,nel comparto metalmeccanico . E poi c' è la periferia dove l' opera di riqualificazione non può fermarsi e necessita di uno sguardo profondo nelle sacche di sofferenza più acuta in una società sempre più multietnica (a Torino il 13% della popolazione è immigrata) e sempre più a rischio solitudine. Equesta sarà la vera sfida da vincere.
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