lunedì 21 marzo 2011

L'URLO DEI PRECARI: «BASTA, IL NOSTRO TEMPO È ADESSO»

Si dice che i trentenni italiani debbano riprendersi il futuro. Ma il presente? Sono giornalisti, operatori di call center, architetti, ricercatori universitari, artigiani dello spettacolo, insegnanti. E sono precari. Nella professione e nella vita. Chi è sottopagato, chi deve dipendere ancora dai genitori, chi fugge a malincuore all’estero per vedersi riconosciuti studi e talento. Una «condizione insostenibile» secondo il comitato “Il nostro tempo è adesso”, che meritava una reazione: una grande manifestazione il 9 aprile a Roma, con la speranza che altre città seguano l’ esempio. All’ appello (www.ilnostrotempoeadesso.it) hanno aderito volti noti come gli attori Valerio Mastandrea e Jasmine Trinca, il sociologo Luciano Gallino, l’astronauta Umberto Guidoni. Ma soprattutto hanno aderito precari di tutti i settori, una delle parti più vulnerabili e più ignorate di questo paese. Scorrendo il lungo elenco delle adesioni troviamo infatti individualmente e collettivamente precari della ricerca, universitari, i sindacalisti della campagna “Non + disposti a tutto” della Cgil, ma anche operatori di call center, portuali, avvocati, gli stagisti della “Repubblica degli stagisti” e tanti giornalisti, sia a titolo personale che organizzati come il Coordinamento Giornalisti precari Campania o come Errori di Stampa, analoga struttura nata da poco ma molto attiva sul territorio capitolino. E poi gli operatori dello spettacolo. Tra di loro Ilaria Di Stefano, organizzatrice teatrale di 32 anni: «la mia è una vita precaria. Ho una laurea, un master, ho vissuto all’estero ma non serve a niente in Italia, nessuno ti riconosce i meriti». Racconta che lavorare «senza arrivare mai da nessuna parte è come sentirsi congelati; nessuno riconosce la dignità del nostro lavoro». Per questo ha sposato l’appello: «siamo arrivati a un punto che la nostra generazione non può accettare nient’altro». La mobilitazione è urgente perché la questione non è solo lavorativa: « La precarietà per noi si fa vita- si legge nell’appello - assenza quotidiana di diritti: dal diritto allo studio al diritto alla casa, dal reddito alla salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva. Soprattutto per le giovani donne, su cui pesa il ricatto di una contrapposizione tra lavoro e vita». «La generazione dei trentenni raramente si è manifestata in modo collettivo – nota Claudia Pratelli, del comitato organizzativo - nella nostra generazione l’idea dell’azione collettiva ha perso appeal rispetto a quella della salvezza individuale, che magari contrattando con il tuo capo potevi ottenere condizioni migliori, ma ormai è chiaro che questa cosa non funziona. Il passaggio che fa questa manifestazione e che bisogna continuare a fare dopo è di mettere in rete le realtà di lavoratori che si sono costituite sul territorio, dai call center ai giornalisti:tutti condividono le stesse insopportabili condizioni di vita». Ma la manifestazione vuole anche riappropriarsi del discorso intorno la precarietà: «il dibattito pubblico è monopolizzato dagli scandali sessuali del premier e quando si parla di precariato lo fa chi precario e giovane non è, Istat e Almalaura hanno dato un quadro ma siamo oggetto di un discorso fatto da altri, parliamo invece ora in prima persona delle nostre vite inutilmente faticose». Anche il titolo della manifestazione, Il nostro tempo è adesso, è un programma. Anzi, è il programma: «Abbiamo titolato sul presente perché sul futuro si fanno grandi retoriche ma oltre al futuro c’è un altro tema che è quello dell’oggi. Tanti trentenni non hanno una vita degna. Cosa bisogna aspettare ancora?».

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domenica 20 marzo 2011

BERLUSCONI PERDE CARISMA E GLI ELETTORI LO SALUTANO



In questi giorni, a leggere i sondaggi, si starebbe cominciando a incrinare inmodosignificativo il consenso intorno a Silvio Berlusconi. Ungiudizio confermato dalle manifestazioni di insofferenza nei confronti della sua persona che si sono avuti il 17 marzo durante le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità nazionale. A questa considerazione farei due postille: la prima, che i sondaggi vanno presi sempre con le molle; la seconda, che Berlusconi èungatto dalle cento vite. Guai a darlo per sconfitto; è una specie di fenice rinata molte volte dalle proprie ceneri. Ci sono tuttavia alcuni elementi che inducono a ritenere iniziata una crisi profonda di Berlusconi e del berlusconismo e vorrei provare ad argomentare questa mia tesi muovendo da quel motivo della carismaticità che è stato spesso, e opportunamente, utilizzato a proposito di Berlusconi. Un tratto costitutivo del potere carismatico è rappresentato dal vincolo di fedeltà e di identificazione che si stabilisce fra il capo e i suoi seguaci; ma questo vincolo funziona - ed è l’altro lato della carismaticità - finché il capo, il leader, è in grado di soddisfare i desideri, gli appetiti, le aspirazioni dei suoi seguaci. Quando questo non avviene, il potere carismatico crolla. È ciò che sta accadendo in questo periodo: oggi Berlusconi non è più in grado di soddisfare gli appetiti - molto concreti, molto materiali - dei suoi elettori, i quali stanno cominciando a distaccarsi perciò da lui. In questo distacco non agisce una critica di ordine morale relativamente al rapporto tra sesso e potere che Berlusconi ha incarnato in questi anni e ha trasmesso come una forma naturale del proprio potere personale. L’Italia è ormai un Paese per larga parte secolarizzato, compresi soprattutto gli elettori di Berlusconi che si sono anzi spesso compiaciuti delle sue prodezze sessuali. Il distacco, se avviene, si produce suun altro terreno: quello degli interessi concreti e materiali dei suoi seguaci i quali insoddisfatti dal loro leader cominciano a prendere in considerazione la possibilità di abbandonarlo. Ma è un processo tutt’altro che semplice e lineare, tutt’altro che scontato, proprio perché alla sua radice agiscono questi profondi e robustissimi interessi. Come si vede dalle aspettative di voto di questi giorni, resta tuttora alto il voto degli indecisi, come alto resta il numero delle schede bianche. In ciò agisce sicuramente anche una insoddisfazione degli elettori del centrosinistra che non si riconoscono nelle posizioni del Pd e, ad esempio, nelle politiche consociativistiche che il suo segretario continua a proporre ormai da un anno. Ma certamente in quel concentrato di astensione e di schede bianche c’è un ampio numero di elettori che cominciano a prendere le distanze da Berlusconi attestandosi, per ora, nella scelta dell’astensione o della scheda bianca. In questo modo essi si propongono di guadagnare tempo per cercare di capire in quale direzione evolvano effettivamente le cose e se Berlusconi sia in grado di riassumere le sue funzioni, oggi declinanti, di leader carismatico. È dunque una scelta di attesa. Qualunque sia il giudizio che si vuol dare, quella di oggi appare una situazione più aperta e più dinamica del passato. Ma perché questo movimento si rafforzi - e perché quel mare di sale di astensione cominci a sciogliersi - è necessaria un’iniziativa politica anzitutto dei partiti del centrosinistra. Essi invece continuano ad apparire statici e comunque non ancora pronti a confrontarsi con una nuova dinamica politica che non può ridursi a “unioni sacre” contro Berlusconima deve ricominciare a pensare in termini positivi una nuova prospettiva politica; e non può non incardinarsi in una robusta riaffermazione della dialettica bipolare come predicato imprenscindibile della vita politica, presente e futura, della nostra nazione. Il secondo aspetto, più importante, concerne la questione dei cosiddetti “legami”. La democrazia dispotica di tipo berlusconiano è incardinata sulla rottura sistematica di ogni vincolo, con l’eccezione di quello di tipo carismatico e con la riduzione di ciascuno in forme di individualismo senza porte e senza finestre. Questa è stata la condizione principale del suo dominio in questi anni. Ciò che invece colpisce nelle celebrazioni per i 150 anni è la ricerca di larga parte degli italiani di nuove forme di legami che si sono espressi in questi giorni nel raccogliersi intorno alle forme e ai miti costitutivi della nostra identità nazionale. Non bisogna naturalmente enfatizzare fenomeni di questo genere, ma certo nelle manifestazioni di questi giorni si è espresso qualcosa di nuovo, da cui deve prendere le mosse una politica che voglia proiettarsi oltre le colonne d’Ercole di Berlusconi e del berlusconismo.
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sabato 19 marzo 2011

PARMALAT, GOVERNO CONTRO LACTALIS: «DIFENDIAMO L'ITALIANITÀ»

Dopo la mossa a sorpresa di Lactalis, che ieri sera ha annunciato di avere l'11,4% di Parmalat e di essere pronta a salire ancora, oggi politica e sindacati hanno invocato a più voci la difesa dell'italianità dell'azienda di Collecchio: acuto il timore che possa passare in mani francesi un altro pezzo del Made in Italy forte di marchi conosciuti in tutto il mondo. Tanto che il Governo stesso ha deciso di scendere in campo. Dopo il passaggio di Bulgari al colosso francese Lvmh, i tentativi di Groupama con Premafin e il rischio che Edison finisca in toto nelle mani di Edf, l'esecutivo ha annunciato contromisure per difendere le aziende italiane dall'avanzata della Francia. Nell'incontro a palazzo Chigi fra il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e l'ambasciatore francese in Italia, Jean-Marc de La Sabliere, il governo ha informato l'ambasciatore sull'intenzione di adottare in tempi rapidi un provvedimento a tutela delle imprese italiane che operano in settori strategici, come ad esempio l'energia. Sotto la lente in particolare i dossier Edison e Parmalat. Nell' attesa, si profila battaglia all'ultima azione per conquistarsi il consiglio di amministrazione di Parmalat: alla scadenza dei termini di presentazione sono infatti quattro le liste che il prossimo 14 aprile si contenderanno gli 11 posti nel board. Dopo il 20% del capitale scambiato in Borsa nelle ultime tre sedute, oggi è stata di nuovo una giornata di scambi intensi, con il 6% passato di mano. E c'è tempo fino al primo di aprile per comprare azioni utili per partecipare all'assemblea. Ieri, termine ultimo per depositare le liste, si sono delineati gli schieramenti per il controllo di Parmalat. Intesa Sanpaolo, che formalmente conta solo sul suo 2,14%, ricandida l'attuale a.d. Enrico Bondi e per il rinnovo del board stila una lista di nomi di primo livello, tra cui Luigi Gubitosi (a.d. Wind), Roberto Meneguzzo (Palladio Finanziaria), Annamaria Artoni (presidente Confindustria Emilia Romagna), Patrizia Grieco (a.d. Olivetti) ed Elio Catania (ex Ibm, ex Fs, attuale presidente Atm Milano). «La presentazione della nostra lista è un contributo a trovare un progetto industriale di lungo periodo nell'interesse degli azionisti di Parmalat ma anche del Paese», ha affermato il Ceo di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha invitato gli italiani a farsi avanti e a proporsi fino in fondo. La soluzione che potrebbe dare concretezza a questi proclami sarebbe quella di promuovere un'Opa con uno o più gruppi industriali italiani. A tal proposito si è parlato di una possibile aggregazione con Granarolo, di cui Intesa Sanpaolo è azionista al 19%. A quanto si apprende da fonti finanziarie, l'istituto guidato da Corrado Passera è dunque al lavoro alla ricerca di un «cavaliere bianco» per concretizzare l'operazione. Tra i nomi che si fanno c'è anche quello della Ferrero, che potrebbe essere stata contattata, come altri operatori del settore, per mettere in piedi una cordata italiana. A competere direttamente con Intesa Sanpaolo ci sono i fondi esteri Mackenzie, Skagen e Zenit (che detengono oltre il 15% di Parmalat) la cui lista di 11 nomi vede in cima Rainer Masera (da proporre come presidente) e Massimo Rossi (da proporre come amministratore delegato ad interim). E, appunto, Lactalis che ha depositato da ultima la sua lista di 11 nominativi guidata da Antonio Sala (top manager del gruppo francese in Italia) e della quale fanno parte tra gli altri anche Franceso Tatò e Riccardo Zingales. I fondi aderenti ad Assogestioni, che raggruppano un 2,28%, hanno depositato la loro lista di minoranza candidando capolista Gaetano Mele (a.d. di Lavazza), seguito da Nigel William Cooper e Paolo Dal Pino (ex a.d. Wind). I tre fondi esteri, per bocca del loro candidato alla guida di Parmalat, Massimo Rossi, hanno comunque marcato le distanze da Lactalis, professandosi difensori dell'indipendenza e dell'italianità di Parmalat, mentre Lactalis avrebbe un progetto differente.

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venerdì 18 marzo 2011

CAMPIONATO ITALIANO/EUROPEO MINIBIKE 2011 MOTODAYS – FIERA DI ROMA

di SERGIO CONTI


E’ stato un buon inizio di stagione per i Campionati Minibike. L’arena Motodays, all’interno della Fiera di Roma ha alternato gare di Minibike Cross e Motard, Minimoto, Mini GP, Maxiscooter, Minicross, Quad Motard e Supermoto. Una quattro giorni che ha richiamato oltre 150.000 spettatori, sicuramente una vetrina importante soprattutto per le piccole 4 tempi. La pista allestita e preparata da FX Action si è rilevata molto tecnica e ben curata, mentre le gare sono state agonisticamente interessanti. Una quarantina erano i piloti che si sono presentati il sabato , per la prima sfida della stagione, sul tracciato cross. La gara più interessante della giornata si è dimostrata quella delle Minibike con doppia validità: Italiano ed Europeo. Nella categoria PRO (Europeo) vittoria, in entrambe le manche, per il fuoriclasse transalpino Mike Valade che ha preso così, sin da subito, la vetta del UEM EUROPEAN MINIBIKE CUP 2011, alle sue spalle l’altro francese Alexandre Baptiste con un secondo e terzo posto di manche. Gli Italiani si sono fatti ben valere, la conferma è venuta da Massimiliano Dragonetti, del Wyss MX Team, ed iscritto anche all’ Europeo, che si è piazzato al terzo posto assoluto. Il forte pilota laziale, Campione in carica della Amatori 2010, è ora passato nella PRO dimostrando subito il tutto suo potenziale.Sempre nella PRO, con tutte le carte in regola per dare filo da torcere a Mike Valade, è sceso in arena anche Lorenzo Cucini, del Team Bernini, ma il toscano ha compromesso il suo risultato finale causa un guasto meccanico che lo ha costretto al ritiro in gara uno, considerato il fatto che gara 2 gli ha consegnato un’ottima seconda piazza, per Cucini si è trattato di un’occasione mancata. Nell’Europeo ottime le prestazioni di Ciro Morgera (Moto Club Cerbone), Sergio Abete (Lem Moto Club Diano Marina) e Nicola Buglioni (Moto Club Pellicorse).Per quanto riguarda la categoria Amatori (Europeo) la tabella rossa rimane incollata alla tabella del francese Clement Godefroy, vincitore nella scorsa stagione dell’unica prova disputata al Lingotto di Torino. Il pilota di Lione è sceso in pista a Roma per difendere la tabella N° 1, ha guidato bene in entrambe le manche e con un secondo e un primo posto ha raccolto il maggior punteggio. Ottima la prestazione del laziale Claudio Nicolamme (Moto Club Massantini) che ha conquistato la vittoria in gara 1 con grande determinazione. Questa categoria si è vissuta su grandi confronti, in entrambi le manche, e a tenere viva la zona alta della classifica ci hanno pensato anche i piloti italiani tra cui Lorenzo Grossi (Moto Club Massantini) con un quarto in gara 1 e un secondo posto in gara 2; Luca Martines (Team Bardahl) con due terzi posti. Entrambi, attualmente, si sono piazzati benissimo nell’Europeo e a pari punti nell’Italiano. Ottime anche le prove di Testa, Scacciotti, Stefano Miglionico, Pontecorvo e Moscatelli.Nella categoria PRO, per quanto riguarda il Campionato Italiano, bella sfida fin dall’inizio tra il marchigiano Alceste Pallotta (AX Racing Team) e Gimmy Bosio (Moto Club 100 Torri di Alba). Attualmente i due risultano a pari punti in vetta alla classifica, al terzo posto troviamo Massimiliano Dragonetti (Wyss MX Team), poi nell’ordine Ciro Morgera del Moto Club Cerbone, Sergio Abete (Lem MC Diano Marina) e Nicola Buglioni (Moto Club Pellicorse).Nella categoria Rookie è da elogiare, sicuramente, il giovanissimo ligure Yannick Sega su Lem e tra le ragazze Martina Mariotti, portacolori del Moto Club Pellicorse, che con grande grinta si è gettata nella mischia della categoria più affollata. Prossimo appuntamento con il Campionato Italiano Minibike MX il giorno di pasquetta, 25 Aprile, sulla pista di Grottazzolina a Ponzano di Fermo, mentre per l’Europeo si sta definendo la seconda prova che si dovrebbe svolgere con tutta probabilità in Francia. La pioggia si è scatenata nell’ ultima giornata del Motodays. La giornata domenicale preservava al pubblico un programma alquanto intenso con le gare di Supermoto, Quad Motard e Minibike Motard, manche che si sono svolte tutte sotto l’acqua. Le piccole 4 tempi hanno sfidato le intemperie e gli “irriducibili” si sono dati battaglia in condizioni di gara bagnata con la parte di sterrato che non è stato escluso, assaporando così, finalmente, il vero motard Alceste Pallotta (AX Racing Team), che dopo la vittoria in gara 1 sembrava ormai proiettato verso la conquista anche di gara 2, verso la fine della corsa ha dovuto cedere alcune posizioni quando il suo motore ha iniziato a scoppiettare causa l’acqua penetrata nelle parti vulnerabili, costringendolo alla quarta posizione di manche ed al secondo assoluto di giornata. Pertanto la vittoria è andata al forte compagno di squadra, Vincenzo Testa, che con un secondo e un primo ha guadagnato la vittoria assoluta di questo ambito Trofeo Motodays, alla sua seconda edizione dedicato alle Minibike Motard. Terzo assoluto il siciliano Giovanni Caruso (Moto Club V. Lanteri), quarto il giovanissimo Ivan Chiariotti del Moto Club Fagioli, quinto il ligure Sergio Abete su Dream Moto Club Diano Marina e sesto posto assoluto per Mirko Papini.Nella gara riservata alla Supermoto grande spettacolo per i Campioni della specialità con la vittoria di Christian Ravaglia (Suzuki-G.S. Fiamme Oro), dietro sono giunti nell’ordine Massimo Beltrami (Honda-G.S. Fiamme Oro), terzo Massimiliano Porfiri su Honda, quarto Teo Monticelli su Honda, quinto Davide Gozzini su KTM.
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INTERNAZIONALI D’ITALIA MOTOCROSS POCO FRUTTUOSA LA TRASFERTA DI FAENZA PER IL TEAM MOTO IDEA

di PAOLA MAURIZIO

Esordio stagionale non troppo positivo per i ragazzi del TEAM MOTO IDEA che a Faenza fanno registrare un magro bottino. Ciucci e Bertuzzo commettono qualche errore di troppo, mentre Tonkov si fa notare per gli spunti iniziali. Ovviamente si rende noto che gli Internazionali d’Italia, quest’anno, si corrono a categorie unificate, per cui le MX2 del team risultano indubbiamente più difficili da emergere nel gruppo assieme alle più potenti MX1. Il Monte Coralli si è presentato sotto forma di terreno appesantito dalle abbondanti piogge. Molto fango che a costretto gli organizzatori a modificare il tracciato non facendo transitare i concorrenti sul tradizionale discesone faentino. Per fortuna che la giornata è trascorsa al meglio delle condizioni atmosferiche, con la pista che è andata via via asciugando ma lasciando profondi solchi davvero difficili da percorrere. Per il Team Moto Idea questo esordio ha portato alti e bassi. I ragazzi hanno commesso qualche errore di troppo, dettati anche dalla condizione fisica, ed i risultati sono mancati. Dei 3 alfieri della compagine emiliana si è fatto notare soprattutto il russo Tonkov autore di una prestazione pregevole sin dalle qualifiche nella MX2 dove ha fatto registrare il 3° tempo. Bertuzzo si è qualificato con il 15° tempo, mentre Ciucci 17° e per poter accedere alle manche ha dovuto passare per il recupero dove ha fatto segnare il settimo tempo. Le due gare, poi, sono state un calvario per i due italiani, mentre per il russo l’avvio è stato di tutto rilievo. Tonkov, dopo due partenze ottimali, è rimasto con i primi per la prima parte delle gare, con i migliori della categoria, rallentando successivamente per problemi alle braccia. Per lui un 26° e 16° posto nelle due manche. Ciucci è caduto subito in avvio di gara 1, durante la prima tornata, dovendo così rimontare e poi ancora una scivolata. Non ha fatto meglio del 31° posto. In gara 2, dopo un via ottimale, è transitato 17° al primo passaggio ma poi si è scontrato proprio con Bertuzzo che era anch’esso in pieno recupero, con Pierfilippo che ha avuto la peggio. Ciucci ha tentato nuovamente di recuperare ma ha avuto problemi alla spalla e ha anche forato, dovendosi così arrendere anzitempo. Per Bertuzzo il primo via, guardingo, è culminato con un 17° posto conclusivo. Mentre la seconda gara è finita a metà tempo per una caduta sul rettifilo di partenza che lo ha fatto uscire dal tracciato in barella. Per lui niente di male se non le ferite nell’orgoglio e qualche ammaccatura.Pierfilippo Bertuzzo: “Diciamo che lascio Faenza con il morale a terra. Anche l’anno scorso alla prima gara stagionale di Montevarchi ho lasciato la pista in barella, ma poi la stagione è andata alla grande, forse deve andare così… Comunque mi dispiace per non essere stato più positivo nei risultati.” Dawid Ciucci: “Una giornata da dimenticare. Già stamattina ero nervoso e nelle qualifiche è andato tutto storto. Non sono riuscito a guidare. E poi anche le manche sono state un disastro: sono caduto, ho forato, la spalla che è uscita… Insomma davvero male questa giornata, speriamo che sia la prima e anche l’ultima.” Aleksandr Tonkov: “Bene la qualifica ma poi in gara ho tenuto solo per 10 minuti e poi le braccia mi si sono indurite. Non riuscivo più a guidare su questi canali. Non ho ancora la condizione, ho ripreso da poco ed il maltempo mi ha impedito di allenarmi sulla resistenza per la gara. Devo lavorare sodo se voglio essere al meglio per la stagione.”

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CAMPIONATO ITALIANO MOTOCROSS UNDER 17 I PILOTI DEL CEVOLANI MX RACING TEAM SI DIFENDONO



Ancora fango al Monte Coralli di Faenza per il secondo appuntamento con il Campionato Italiano Under 17 abbinato agli Internazionali d'Italia. I piloti Michele Marchelli e Tommaso Vendramini escono da una giornata difficile, tutto sommato, con buoni risultati. Situazione nuovamente difficile per via del maltempo che ha limitato la percorribilità del tracciato faentino. Una parte di questo, infatti, è stato tagliato per permettere ai concorrenti di non trovarsi in seria difficoltà a causa del fango. La giornata è stata buona, con un po’ di sole che ha fatto capolino e il tracciato è andato via via asciugando durante la disputa delle manche. I ragazzi del Cevolani MX Racing Team hanno completato una giornata indubbiamente difficile sin dal mattino per via delle precarie condizioni di stabilità, ma sia Vendramini che Marchelli si sono ben difesi sin dalle qualifiche mattutine. Per il veronese undicesimo tempo nel gruppo B, mentre l’emiliano ha fatto registrare il quattordicesimo tempo nel gruppo A. Nella prima manche grande recupero di Vendramini partito attardato che dopo esser transitato 20° conclude al 13° posto finale. Migliore partenza per Marchelli che staziona in undicesima piazza per cinque tornate poi recupera su qualche avversario concludendo la sua gara con il 9° posto. Gara 2 con l’emiliano Marchelli che allo start esce con un buono spunto, transita 14° al primo rilievo cronometrico, ma poi per qualche giro si assopisce perdendo anche una posizione. A metà gara si risveglia e comincia la rimonta che lo porterà a concludere in 10^ piazza. Meglio fa Vendramini autore di una buona partenza. Il veronese transita 10° al primo giro, posizione che però non riesce a preservare per l’indurimento delle braccia. Alla fine chiude in 13^ piazza. Tommaso Vendramini: “Purtroppo non ho ancora la condizione fisica per la gara. A Metà manche mi si induriscono le braccia e non riesco più a guidare. Peccato perché in gara 2 ero partito davvero bene”. Michele Marchelli: “Sono abbastanza soddisfatto della giornata, nella seconda manche ho un po’ dormito nei primi giri ma poi mi sono rifatto. La pista era difficile e bisognava stare molto attenti. Tutto sommato va bene così anche se avrei voluto arrivare qualche posizione più avanti”.

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giovedì 17 marzo 2011

NAPOLITANO: «L'ITALIA È UNA, VIVA LA REPUBBLICA»

Nel pomeriggio tutta l'aula di Montecitorio in piedi ha cantato l'Inno di Mameli eseguito da una banda interforze. Lo hanno cantato anche i cardinali Tarcisio Bertone e Angelo Bagnasco. Al termine Berlusconi, ha levato il braccio come in segno di vittoria e l'assemblea ha risposto con applauso lungo e corale. LE CELEBRAZIONI DELLA MATTINA- Questa mattina c'è stata la deposizione di una corona di alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d'Italia, al Pantheon. L'evento, che rientra nelle celebrazioni per il 150esimo dell'Unità d'Italia ha visto la presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano, del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e dei presidenti della Camera e del Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani. Alla cerimonia nella capitale hanno preso parte anche i membri della famiglia Savoia: Vittorio Emanuele con la moglie Marina Ricolfi Doria e il figlio Emanuele Filiberto con la moglie Clotilde Coureau. Alla cerimonia erano presenti anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il sottosegretario Gianni Letta, tra gli altri la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Provincia Nicola Zingaretti. Applausi per il capo dello Stato al termine della cerimonia. Mentre invece al presidente del Consiglio, Berlusconi in più momenti e luoghi della Capitale, i cittadini hanno riservato molti fischi.E Bossi,sulle contestazioni a Berlusconi, ha rilasciato un commento secco: «Peggio per lui».I primi fischi sono arrivati sotto la statua di Giuseppe Garibaldi. Il presidente del consiglio è stato accolto da una serie di urla e di insulti al suo arrivo: «buffone», «bunga bunga», «dimettiti, dimettiti». Un centinaio di persone, assiepato dietro le transenne al Museo della Repubblica romana, al Gianicolo, ha contestato chiaramente il primo ministro, ma pochi minuti dopo, all'arrivo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sono partiti invece applausi e incitamenti. Un solo, sparuto incitamento per il presidente del Consiglio: tra la folla al Gianicolo si è levato infatti anche un urlo 'positivo' verso il premier: «Resisti, resisti». Poi, Berlusconi è arrivato nella basilica di Santa Maria degli Angeli per prendere parte alla messa celebrata dal cardinale Angelo Bagnasco per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Al suo arrivo, in piazza della Repubbblica, accompagnato dal presidente del Senato Renato Schifani, il premier è statonuovamente accolto da numerosi fischi dei cittadini che si sono radunati in piazza per assistere alla sfilata delle autorità che partecipano alla celebrazione. Dai commenti della gente è spiccato qualche «vergogna», mentre in chiesa il Cavaliere è stato accolto anche da qualche applauso di incoraggiamento. Diversa l'accoglienza per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: un grande applauso della piazza e della chiesa ha salutato il suo arrivo. Applausi anche per il ministro dell'Economia Giulio Tremonti al suo ingresso nella Basilica.
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mercoledì 16 marzo 2011

RUBY, SESSO CON BERLUSCONI PER TREDICI VOLTE 33 RAGAZZE PAGATE PER STARE CON IL PREMIER

Karima El Mahroug, non ancora Ruby Rubacuori, non aveva compiuto diciassette anni quando iniziò a prostituirsi grazie ai buoni uffici del direttore del Tg4 Emilio Fede,dell’agente Lele Morae del consigliere regionale della Lombardia Nicole Minetti . È quanto i magistrati della procura di Milano, gli aggiunti Forno e Boccassini e il pm Sangermano, scrivono nell’avviso di chiusura indagini depositato ieri e inviato ai difensori dei tre indagati, accusati di favoreggiamento e induzione della prostituzione delle ragazze (32 più la minorenne, ai tempi,Ruby) che avrebbero allietato le serate “bunga bunga” del presidente del Consiglio Berlusconi. Secondo i magistrati, infatti, i tre, per cui verrà a breve chiesto il rinvio a giudizio, avrebbero «indotto e favorito l’attività di prostituzione svolta dalla minore El Mahroug Karima » nel periodo dal settembre 2009 al maggio 2010. Ossia dai tempi del concorso di bellezza in Sicilia durante il quale Emilio Fede conobbe la giovane marocchina, fino al periodo del suo fermo per furto e del successivo rilascio dalla Questura di Milano grazie alla telefonata di Berlusconi, che per quelle pressioni è imputato per concussione. L’accusa di prostituzione minorile per cui Berlusconi è sotto processo a Milano, invece, al premier deriva dal fatto che, come hanno scritto i magistrati nell’ avviso di chiusura indagini di ieri, Ruby, grazie all’ interessamento e all’organizzazione di Fede, Mora e Minetti, «compiva atti sessuali con Silvio Berlusconi dietro pagamento di corrispettivo in denaro e altre utilità, presso la residenza in Arcore nelle date 14 febbraio, 20 febbraio,21 febbraio, 27 febbraio, 28 febbraio, 9 marzo, 4 aprile, 5 aprile, 24 aprile, 25 aprile, 26 aprile, 1-2 maggio 2010». In tredici occasioni, insomma, Ruby avrebbe partecipato alle feste hard del presidente del consiglio, quelle serate che i magistrati ricostruiscono e dividono in tre fasi a seconda del loro tasso erotico. Prima le cena, poi il “bunga bunga”: «che si svolgeva all’interno di un locale adibito a discoteca dove le partecipanti si esibivano in mascheramenti, spogliarelli e balletti erotici, toccandosi reciprocamente ovvero toccando e facendosi toccare nelle parti intimeda Berlusconi».Poi la terza fase, quando cioè il premier sceglieva «una o più ragazze con cui intrattenersi per la notte in rapporti intimi, persone alle quali venivano erogate sommein denaro ed altre utilità ulteriori rispetto a quelle consegnate alle altre partecipanti». Perché, secondo le accuse, tutte le ragazze «venivano informate sui corrispettivi le altre utilità economiche che avrebbero ricevuto a fronte della loro disponibilità sessuale, nonché istruite sulle modalità comportamentali da assumere e sulla natura e finalità delle serate». Una organizzazione di cui, a diverso titolo, si occupavano Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. Era infatti il direttore del Tg4, assieme al manager, ad occuparsi «dell’individuazione delle giovani donne disposte a prostituirsi» con Silvio Berlusconi «informandosi personalmente sulle caratteristiche fisiche delle ragazze disponibili e, in taluni casi, valutando di persona preventivamente la rispondenza dei requisiti estetici». Quanto al ruolo dell’ex igienista dentale, invece, secondo i magistrati milanesi «intermediava la sistematica erogazione di corrispettivi per l’attività di prostituzione» che consistevano tanto nella concessione degli appartamenti di via Olgettina quanto in «contributi economici corrisposti previo assenso di Silvio Berlusconi, per il tramite del suo fiduciario Spinelli Giuseppe». Secondo i magistrati le feste con prostitute organizzate ad Arcore andarono avanti fino al gennaio 2011. Ossia fino alle perquisizioni del 14 gennaio, all’esplodere dello scandalo e almandato di comparizione consegnato a Berlusconi.

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martedì 15 marzo 2011

CONCIA CONTRO BINDI?
E' UNA TRAPPOLA

Sono molto preoccupata della piega che sta prendendo la discussione sulle coppie di fatto in commissione diritti.Trovo inquietante che la discussione esterna alla commissione si stia concentrando su un battibecco tra Paola Concia e Rosy Bindi e temo, lo temo fortemente, che questo possa spostare l’attenzione sul vero problema: l’incapacità di quel tavolo di rappresentare la vera posizione del Pd. Per questo voglio assolutamente sorvolare sulla questione tra Rosy e Paola che non considero figlia della politica altrimenti la Bindi non avrebbe affidato il ruolo di relatrice a Paola e avrebbe spedito dallo psicologo anche una buona parte di coloro che compongono la commissione, Scalfarotto compreso. Vorrei che Rosy comprendesse la rabbia che tutti abbiamo dentro, che significherebbe anche ammettere, finalmente, la nostra discriminazione e dall’altra vorrei che Paola fosse all’altezza del suo ruolo e sopportasse, per noi tutti, di sentire dire cose omofobe e non si sentisse sola perché sola non è. Ogni volta che glielo sento dire mi sento personalmente ferita così come è ingiusto affermare – da parte di siti non firmati la cui proprietà intellettuale è però nota a tutti - che Scalfarotto e Marino non erano schierati con Paola sui temi. So che è difficile, cara Paola, ma quella è la sede del dolore, come lo è una sala operatoria per intenderci. Quello è il luogo ultimo dove dobbiamo resistere, il luogo dove si decidono le sorti non del partito, ma del Paese. E’ inutile ripetere che se il Pd non scioglie quel nodo e non si libera dai gangli dell’omofobia difficilmente riusciremo, in Italia, ad avere una legge decente. Siamo nel Pd per questo. Certo non per stare comodi ed al caldo e di sicuro non per fare sconti per avere posti al sole come qualcuno ha accusato, vigliaccamente, Ivan Scalfarotto che ha invece fatto un discorso accorato e bellissimo e che prima ancora che il movimento italiano ci arrivasse, chiedeva il matrimonio e le adozioni e si sentiva dire dai leader del movimento che aveva posizioni troppo avanzate e non opportune. E’ visibile ormai anche ai ciechi che le posizioni della dirigenza Pd su questi temi non rappresentano le posizioni degli iscritti e nemmeno degli elettori. Questo non significa che noi omosessuali e lesbiche del partito, insieme a tutte le persone eterosessuali (la maggioranza di questo partito) non dobbiamo rispettare le difficoltà che hanno alcuni democratici. Amo dire che l’accettazione che ognuno di noi ha affrontato su di sé o la pazienza con cui ha dovuto aspettare che i propri genitori capissero è il microcosmo che si ripete anche nel macrocosmo politico. Ma la pazienza ha un limite e questo non significa che io non sia incazzata ed esasperata per le resistenze reazionarie che ci troviamo a combattere. Chi pensa di riproporre i Dico, può scordarseli perché non sarà accettabile da parte nostra e delle persone intelligenti uno strumento così offensivo. Non dobbiamo cadere in questa trappola della diatriba personale che manda a nozze giornalisti da quattro soldi o i nostri detrattori in malafede e che non ha nulla di politico: serve solo a spostare l’attenzione. Questa, in ultimo, non è una guerra tra gay e cattolici. Questo è quello che fa piacere pensare e millantare a molti omosessuali di professione fuori e dentro il Pd e a molti cattolici. Da una parte chi fa il combattente solitario ed eroico dicendo di essere solo contro tutti e dall’altra a quei cattolici in malafede che possono dire che la posizione è minoritaria. Noi non dobbiamo cadere in questo tranello. La nostra battaglia è di molti e valorizzarlo sarà la nostra vera forza. Per questo sono contraria alle associazioni esterne, ma vicine al Pd (mentre sono a favore di associazioni come 3D che invece sono associazioni ufficialmente legate al senso del partito democratico) o a chi spara comunicati stampa con sigle di propria proprietà quando ha la tessera del Pd in tasca. Voglio politici che sappiano valorizzare i compagni delle proprie battaglie, che siano generosi e che nello stesso tempo quando parlano parlino sotto la bandiera del partito. Fa comodo a tutti che si parli sotto altri simboli. Così quella bandiera resta in mano a chi non è dalla nostra parte. E io non ci sto più ed è uno dei motivi per cui insieme al partito romano stiamo costruendo una consulta aperta a tutti ed ampia, una novità assoluta a chi era abituato a fare ghetti per moltiplicare poltrone. Io in quella consulta voglio tutto il partito: giovani e vecchi, cattolici e atei, omosessuali ed eterosessuali. Insomma: ci voglio il Paese. Questa nostra guerra è squisitamente la guerra tra chi è in buona fede e chi non lo è e molti, moltissimi, credenti sono dalla nostra parte e si rendono conto che non riconoscere diritti alle famiglie omosessuali sarebbe un atto disumano, così come riconoscere solo parte dei diritti, come se i nostri amori non meritassero la stessa interezza, la stessa forza. L’atto di limitazione politica è un atto di giudizio dell’intimità, una violazione, una considerazione dei sentimenti di milioni di persone. Un atto di superbia fondamentalista. Per questo faccio appello alle persone in buona fede dentro quella commissione di resistere dandosi però un termine perché la resistenza ha un limite. Un limite che però deve essere politico e non personale e collettivo e non individuale. Nel momento in cui la posizione di una commissione costruita a tavolino per approvare la posizione della Bindi dovesse palesarsi (proponendo per esempio i Dico e che Dio ce ne scampi) sarà necessario ricorrere ad un altro strumento che non dovrà avere alcuna paternità personale o di corrente. Lanciamo il referendum tra gli iscritti, strumento previsto dallo Statuto, e verifichiamo se davvero la posizione del Partito diffuso è quella che qualcuno vuole farci credere. Il Pd è molto più avanti dei suoi dirigenti. Dimostriamolo con coraggio mostrando la nostra leadership politica, guidando il partito finché la questione non sarà risolta. In ultimo mi appello alla presidente di quella commissione Rosy Bindi affinché applichi la stessa durezza che sta applicando con Paola Concia anche al primo dei non eletti nel Lazio tale Mario Adinolfi, iscritto visibile e mediatico di questo partito, che semina odio omofobico dal proprio blog e dalla propria pagina di Facebook e per il quale, appellandoci al nostro bello statuto, abbiamo chiesto l’espulsione che sarà discussa tra poche settimane. Mi chiedo però: se avesse detto che i neri erano inferiori o che gli ebrei sono un popolo criminale, non sarebbero intervenute le più altre cariche del partito a censurarlo? Non vi approfittate della calma di alcuni di noi o dell’irascibilità di altri per considerare gli uni più moderati o gli altri da isolare come schegge impazzite. Perché quando sarà il dunque noi saremo tutti insieme compatti e saremo tantissimi.

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